Pontano, Giovanni

Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo


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Giovanni Gioviano Pontano (Cerreto di Spoleto 1429 - Napoli 1503), è stato un poeta, astrologo e uomo politico italiano. Protagonista della vita culturale e politica napoletana, la sua fisica astrologica avrebbe influenzato diversi astrologi e filosofi naturali per tutto il XVI secolo.

Cenni biografici

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Giovanni Gioviano Pontano nasce a Cerreto di Spoleto nel 1429. Si forma a Perugia dove, dal 1441, lo zio Tommaso ricopre la carica di cancelliere. Dopo aver rinunciato alle proprie eredità a favore delle sorelle, dal 1448 è a Napoli. Qui entra nella «sodalitas» di Alfonso il Magnanimo, che diverrà successivamente l’Accademia pontaniana.
In prosa scrive un De rebus coelestibus, di argomento astrologico, nonché alcuni scritti filosofici e morali come il De prudentia, il De obedientia, il De fortitudine e il De fortuna (quest’ultimo, particolarmente ricco di elementi astrologici). Scrive, poi, numerosi dialoghi, tra cui il lucianesco Charon, nel quale coraggiosamente denuncia le superstizioni popolari e la corruzione del clero.
Intellettuale di primissimo piano alla corte aragonese, gli viene affidata l’educazione dei due principi Carlo di Navarra e Alfonso, figlio di Ferdinando I. Successivamente, prende servizio negli uffici della segreteria reale. Tra il 1458 e il 1464, partecipa alle lotte che Ferdinando deve sostenere contro il pretendente angioino. Alle sue gesta, consacra il De bello neapolitano. Nel 1481, egli è al fianco di Alfonso nella missione di riconquista di Otranto; negozia la pace di Bagnolo nel 1484 e, nella guerra contro Venezia, nel 1486, si occupa delle trattative tra Ferdinando e il pontefice. Succede ad Antonello Petrucci nella carica di segretario del re. Alla morte di Ferdinando, dopo il breve regno di Alfonso, nel febbraio del 1495 Carlo VIII entra in Napoli. Il nuovo re, Ferdinando II, esula sciogliendo i sudditi dal giuramento di fedeltà. Pontano rende così omaggio al conquistatore. Al ritorno di Ferdinando II, nel luglio 1495, Pontano non rioccupa il suo ufficio, pur ricoprendo ancora alcuni incarichi. Muore a Napoli nel 1503.

Contributo alle scienze naturali in Napoli

Il maggiore apporto di Pontano alle scienze naturali del suo tempo riguarda l’astrologia.

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Oltre a produrre importanti scritti intorno a questa disciplina naturale, Pontano traduce anche l’opera astrologica di Claudio Tolomeo, la Tetrabiblos (il Quadripartitum), stampata per la prima volta nel 1535 come parte della prima edizione di Joachim Camerarius che include anche il testo greco.
Facendo scuola nel contesto napoletano, Pontano fonda la previsione astrologica sulla philosophia naturalis di Aristotele, «rerum naturae indagator solertissimus», come lo definisce nel Proemio del ponderoso De rebus coelestibus. Tuttavia, a riprova della complessità dei rapporti tra aristotelismo ed ermetismo in questo particolare contesto geografico e storico-culturale, nel suo commento al Centiloquium (Commentationes in centum sententiis Claudii Ptolemaei, 1512) – che si configura come un testo di medicina astrologica con accentuazioni “magico-operative” – egli riesuma le qualità terapeutiche delle immagini e degli amuleti astrologici, che erano state espunte nel commento di Alì.
Pontano compone due poemi nei quali affronta questioni concernenti l’astrologia: Urania e Meteororum liber. A questa tematica, dedica poi due importanti testi in prosa: i già citati, De rebus coelestibus e De fortuna. Se, in Urania, l’ineluttabilità e l’immutabilità del fato rendono vano il ricorso alla preghiera e al sacrificio, pur non essendo escluso che l’uomo possa trasformare e migliorare tanto la natura, quanto il suo stesso destino, nel Meteororum liber, facendo ricorso ad elementi riconducibili alla tradizione aristotelica, Pontano mostra come le forze che ordinano e organizzano il cosmo siano saldamente impiantate nel regno naturale. Queste forze sono identificate dall’umanista con l’energia astrale del sole e della luna, nonché con quella fecondatrice di Venere. La combinazione delle energie dei tre astri è così sufficiente a spiegare tutti i fenomeni, compresa l’animazione dei corpi.
Nel De rebus coelestibus, unendo elementi della cosmologia aristotelica a spunti fisici, per lo più stoici, che gli sembrano soggiacere alle concezioni dell’universo di alcune fonti antiche, quali Manilio e Firmico, Pontano traccia una coerente teoria degli influssi celesti, proponendo anche una descrizione della vita sia fisica, che psichica dell’universo. Tutto il cosmo è immaginato come un grande animale, del quale solo una parte, i cieli incorruttibili, hanno il ruolo di fecondare il piano terrestre: come fa il maschio con la femmina. Di questo organismo vivente, la terra è l’utero, la parte femminile che accoglie gli influssi, mentre il cielo è la parte maschile del mondo. In questo ordinato meccanismo, un ruolo privilegiato ha il Sole, il cuore pulsante del grande animale. Per mezzo dell’aër sublunare – pneuma che diffonde e moltiplica gli influssi, rendendoli misurabili nella quantità e nell’intensità – il cielo feconda il piano terrestre, la parte femminile del cosmo. È l’aër che presiede alla generazione dei diversi tipi di spiritus presenti nel sangue, dai quali poi provengono i vari temperamenti e quindi i diversi tipi di inclinazioni e desideri degli uomini. Successivamente, sollecitato da altri imput provenienti dal Sole, quest’aër diviene anima vegetativa. In questo modo, esso dà forma a ogni animale, unendolo all’ambiente, alle restanti anime vegetative e a tutti i fenomeni atmosferici. Infine, accogliendo l’aspetto regio che promana dall’influsso solare, l’aër si trasforma in intelligenza. Tale intelligenza è in grado di combattere la forza dei cieli, ma resta pur sempre sottoposta alla loro forza, nonché a quella dei temperamenti creati in precedenza dall’influsso delle stelle. Si tratta di posizioni che Pontano ribadisce nel commento al Centiloquium e nel liber tertius del De fortuna, dove si legge che tutto ciò che avviene per opera delle stelle, come i moti che in noi sono suscitati dall’aër, va ricondotto in toto alle stelle.
Ciò che vale la pena precisare è il significato attribuito da Pontano alla nozione di influxus, poiché godrà di grande fortuna a Napoli, specie nell’opera di Giovan Battista Della Porta. Ciò che, afferma Pontano nel De fortuna, solo volgarmente si definisce influxus, è in realtà una propensione che permette alle virtù degli enti terrestri di attualizzarsi. Secondo un’impostazione che rievoca la dottrina dell’inchoatio formae di Alberto Magno, gli aspetti del cielo provocano le virtù insite nella materia, di modo che esse passino dalla potenza all’atto. Secondo Pontano, le indicazioni iniziali del cielo sono poste quasi in moto, e fanno progressivamente il loro corso, dalla potenza all’atto. Come accade nelle piante – scrive nel De fortuna – che all’inizio mettono fuori quasi delle gemme, poi si rivestono di fiori, quindi di frutti, i quali, pian piano, giungono a maturazione. Questo frutto – rimarca Pontano – è promesso fin dall’inizio, fin dall’apertura delle gemme.
L’influxus o propensione che promana dalle stelle agisce sul mondo vegetale e animale, ma pure sul carattere dell’uomo, sottoposto anch’esso – come le virtù occulte riscontrabili nel mondo dei minerali, delle piante e degli animali – alle leggi dell’influenza astrologica del cielo.

Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale

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Giovanni Pontano è uno dei primi intellettuali che, fra XV e XVII secolo, respingeranno la condanna dell’astrologia promossa dalle postume Disputationes adversus astrologiam divinatricem (1496) di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494). Quella di Pontano non va intesa come una semplice difesa dell’astrologia quale tecnica di previsione del futuro. Della critica di Pico, anzi, egli sembra condividere la parte relativa all’abuso delle previsioni individuali, così in voga nelle corti del Rinascimento. Egli, perciò, vuole fare di più, ossia rifondare l’intera scienza astrologica, presentandola come necessaria a intendere e a integrare tutte le altre scienze, fisiche, psicologiche e morali, riaffermando, dopo Pico, la realtà dell’influsso. In altre parole, in Pontano, attento lettore di Tolomeo, astrologia è sinonimo di fisica e cosmologia. La stessa riaffermazione della realtà dell’influsso astrologico da parte di autori di primo piano come Agostino Nifo, Francesco Storella o Della Porta può essere fatta risalire, pur nelle peculiarità delle varie soluzioni di volta in volta adottate, all’esempio di Pontano. L’idea, di derivazione pontaniana, di un piano celeste fisico che, tramite l’influxus e l'aër, governa ogni aspetto del cosmo (comprese le propensioni "morali" degli individui), godrà di particolare fortuna nella filosofia naturale di Della Porta. Difatti, inclinazioni psicologiche, caratteriali e morali umane (come, per esempio, la propensione alla lascivia delle prostitute) saranno ricondotte da Della Porta all’azione astrologica (indiretta) del cielo e a quella (diretta) del temperamento.
Come aveva insegnato Pontano, Della Porta è ben cosciente che il temperamento, causa prossima delle inclinazioni umane, è pur sempre sottoposto, nel suo “attuarsi”, all’influenza delle stelle.

Bibliografia

Opere di Giovanni Pontano

  • Giovanni Pontano, De rebus coelestibus libri XIIII, Basileae, 1530.
  • Giovanni Pontano, Commentationes super centum sententiis Ptolemaei, Naples, 1512.
  • Giovanni Pontano, Poemi astrologici, in Mauro De Nichilo, I poemi astrologici di Giovanni Pontano. Storia del testo, Dedalo, Bari, 1975.
  • Giovanni Pontano, La fortuna, a cura di F. Tateo, Napoli, 2012.

Studi

  • Franco Bacchelli, Appunti sulle concezioni religiose di Giovanni Pontano, Antonio Galateo, Mario Equicola e Pier Andrea da Verrazzano, in Il pensiero simbolico nella rima età moderna, a cura di A. Angelini e P. Caye, Olschki, Firenze, 2007, pp. 21-57.
  • Nicola Badaloni, I fratelli Della Porta e la cultura magica e astrologica a Napoli nel ‘500, «Studi storici», I, 1959-60, pp. 677-715.
  • Francesco Bottin, Strumentalismo e ‘macchinismo’ nell’universo astrologico di G. Pontano, in Platonismo e aristotelismo nel Mezzogiorno d’Italia, (secc. XIV-XVI), testi della VII Settimana Residenziale di Studi Medievali, Carini, 19-25 ottobre 1987, a cura di G. Roccaro, Officina di Studi Medievali, Palermo, 1989, pp. 159-172.
  • Ornella Pompeo Faracovi, In difesa dell’astrologia: risposte a Pico in Bellanti e Pontano, in Nello specchio del cielo, Giovanni Pico della Mirandola e le Disputationes contro l’astrologia divinatoria, Atti del Convegno di studi, Mirandola, 16 aprile 2004 – Ferrara, 17 aprile 2004, a cura di Marco Bertozzi, Olschki, Firenze 2008, pp. 47-66.
  • Bruno Figliuolo, Pontano Giovanni, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015), pp. 729-740.
  • Donato Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento. La magia naturale di Giovan Battista Della Porta, Firenze University Press, Firenze, 2018, pp. 47-51.

ARTICLE WRITTEN BY DONATO VERARDI | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2020

Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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