Torboli, Aniello

Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo


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Aniello Torboli o Turboli (XVI secolo) è stato un naturalista, discepolo e collaboratore di Francesco Storella, cui procurò un ‘vetustissimo’ codice di Ermete Trismegisto e un testo di Aristotele sulla preparazione e le qualità dell'acquaforte.

Cenni biografici

Aniello Torboli o Turboli (XVI secolo), è stato un naturalista operante a Napoli. Non si hanno dettagli sulla sua biografia.

Contributo alle scienze naturali in Napoli

Torboli è discepolo e collaboratore di Francesco Storella (Alessano 1529 ca. - Napoli 1575), professore di logica presso lo Studium di Napoli negli anni '50 e '70 (1574-1575) del XVI secolo. Le uniche notizie a oggi note sull'attività di Torboli ci vengono proprio da Storella, che lo cita nell'Adnotatio cap. LXX: de Alchimia della sua edizione commentata del 1555 del Secretum secretorum, ossia di quella lunga lettera scritta, secondo la leggenda, da Aristotele ad Alessandro Magno, per discutere questioni che riguardano, insieme, la politica, la medicina, la fisiognomica, l’alchimia e l’astrologia. Storella non ha dubbi sulla paternità aristotelica dell'opera. Il diligente allievo Torboli è chiamato in causa, nello specifico, per aver procurato a Storella un ‘vetustissimo’ codice di Ermete Trismegisto, elemento che ci aiuta a comprendere la complessità dell'aristotelismo napoletano promosso da Storella, aperto alle istanze dell'ermetismo. Il diligente Torboli è ricordato anche nella Enumeratio librorum Aristotelis qui perierunt (che è del 1554) per aver mostrato a Storella un testo nel quale Aristotele si sarebbe interessato della preparazione dell'acquaforte e delle sue trenta qualità.
Dal punto di vista di Storella e, con ogni probabilità di Torboli, l'attribuzione di quest'opera ad Aristotele appare ampiamente coerente col fatto che lo Stagirita, nel Secretum secretorum, ha fatto riferimento tanto agli insegnamenti di Ermete, ritenuto autore di testi alchemici, quanto all’alchimia come disciplina lecita.

Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale

L’esperienza di Torboli ben rappresenta il ruolo di molti “piccoli” operatori delle scienze naturali del XVI secolo che, sovente, gravitano intorno a un maestro, collaborando attivamente alla costruzione della sua filosofia naturale. Pur non avendo la loro opera un impatto filosofico individuale ben identificabile, tali personaggi contribuiscono comunque – come fa Torboli, procurando a Storella testi rari di alchimia – alla crescita delle conoscenze scientifiche nello specifico contesto in cui operano.

Bibliografia

  • Antonio Antonaci, Francesco Storella, filosofo salentino del Cinquecento, Editrice Salentina, Galatina, 1966.
  • Francisci Storellae Alexanensis Philosophi … Catalogus ac censura operum quae an Aristotelea sint est dubitatum. Enumeratio librorum Aristotelis qui perierunt vel nondum in lucem venerunt. Observationes ex Graecis super Aristotelis commentariis. Ambr. S. 79 sup. Sec. XVI, cart., misc., ff. 219r-249v.
  • Secretum secretorum Aristotelis ad Alexandrum Magnum. Matthiam Cancer, Neapoli, e anche Venietiis, s. e., 1555.
  • Donato Verardi, Francesco Storella e l'Aristotele «negromante», in «Bruniana e Campanelliana» 2, 2019, pp. 541-549.
  • Donato Verardi, Francesco Storella e le "arti magiche" del Segreto dei segreti: l'astrologia, la chiromanzia, la magia naturale, l'alchimia, in Filosofia e Magia nel Rinascimento in Terra d'Otranto, a cura di L. Rizzo, Agorà & Co., Lugano, 2019, pp. 89-101.

ARTICLE WRITTEN BY DONATO VERARDI | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2020

Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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