Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo
Benedetto Di Falco (Napoli, XVI sec.) è stato uno scrittore, letterato e geografo. Oltre ai rilevanti contributi letterari e filologici, Di Falco lega il suo nome alla Descrittione de' luoghi antiqui di Napoli, un itinerario geografico tra i luoghi, i monumenti e le attività di Napoli e del suo territorio, che rappresenta la prima descriptio urbis dell’età moderna.
Cenni Biografici
Benedetto Di Falco nasce a Napoli nei primi anni del XVI secolo. Attivo nella vita culturale e letteraria partenopea, è membro dell’Accademia Pontaniana e dell’Accademia degli Incogniti con il nome di Astemio. Di Falco esprime il proprio canone nella scelta dei dieci autori del Rimario, edito nel 1535, lo stesso anno del primo libro, la Descrittione de' luoghi antiqui di Napoli e del suo amenissimo distretto. Tra i dieci classici del Rimario, la prima opera del genere non limitata ad un solo scrittore, a scapito della scarsa considerazione che gli era attribuita Di Falco annovera Dante, al quale avrebbe anche dedicato un’Apologia, a lungo ritenuta perduta. Tale progetto in realtà confluisce parzialmente in un altro testo ancora consacrato al canone, la Dichiaratione. Nel 1541 Di Falco pubblica il De origine Hebraicarum Graecarum ac Latinarum literarum, lavoro profondamente influenzato dal platonismo rinascimentale, dalla cabbala e dall'aritmologia. Piuttosto singolare nella produzione dell’autore, il De origine, secondo taluni interpreti, risente dell'apporto di un cenacolo di studiosi, collegato all’astrologo salentino Matteo Tafuri (1492-1584), consueto del circolo intellettuale dei fratelli Giovan Vincenzo e Giovan Battista Della Porta (1535-1615). Ritirandosi dalla scena intellettuale napoletana, nel 1545 Di Falco entra a servizio di Vincenzo Tuttavilla, conte di Sarno, in qualità di precettore dei giovani vassalli. Successiva al 1568, la data di morte è ignota.
Contributo alle scienze naturali in Napoli
Redatta nel 1535, in occasione della visita di Carlo V a Napoli, nel campo degli studi geografici ed antiquari del Mezzogiorno rinascimentale la Descrittione de' luoghi antiqui di Napoli rappresenta la prima completa guida alla corografia di Napoli e dell’area circostante, configurandosi perciò come un significativo contributo allo sviluppo delle scienze naturali in questo specifico contesto. Il viaggio nella regione partenopea, spesso arricchito da parentesi storiche e citazioni, in particolare di Giovanni Pontano (1429-1503), comprende una parziale esposizione della morfologia e dell’orografia del territorio, con le emergenze più rilevanti, come i Campi Flegrei, Capo Miseno, Procida e Capri. Oltre agli elementi del paesaggio, la Descrittione accoglie anche un elenco piuttosto minuzioso delle attività antropiche presenti a Napoli e nella sua provincia, dalle aree coltivate alle botteghe artigianali, fino alla produzione alimentare ed enologica.
L’itinerario della città e del territorio limitrofo inizia da Posillipo e comprende paesi vicini al capoluogo, come Cuma e Pozzuoli, Di Falco enumera un ampio catalogo di edifici, luoghi e monumenti, che spesso sconfina nell’aperta laudatio dell’architettura greca e romana, giudicata notevolmente superiore a quella dei contemporanei. Nelle pagine del libro, l’intento apologetico, deciso ad esaltare le attrazioni di Napoli e del golfo e la loro importanza storica, risulta piuttosto marcato. L’interesse documentario è comunque notevole, poiché Di Falco offre anche la prima effettiva descrizione di chiese e monumenti fino ad allora non testimoniati.
Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale
Nei primi anni di circolazione l’opera incontra un discreto successo, al punto da influenzare la stesura del Del sito et lodi della Città di Napoli con una breve historia degli re suoi, di Giovanni Tarcagnota (Napoli, 1566). Il favore è confermato dalla terza stampa, licenziata nel 1568, e dalle successive edizioni postume del 1580 e del 1589. In seguito la fortuna della Descrittione cresce, tanto da costituire un modello per gli eruditi napoletani della seconda metà del Cinquecento e del secolo seguente.
Bibliografia
Opere di Benedetto Di Falco
- Descrittione de' luoghi antiqui di Napoli e del suo amenissimo distretto, Napoli, 1535, 1549, 1568; ristampa a cura di Raffaele Tobia Toscano, con un saggio di Gennaro Toscano, testo critico a cura di Marcella Grippo, CUEN, Napoli 1992.
- Rimario, Napoli, 1535.
- Trattato di Amore per Messer Benedetto di Falco Napolitano alla Eccellente sua Segnora, la Segnora Faustina Carrafa Contessa di Pacentro, Napoli, 1538.
- Syllabae poeticae ad rem poeticam necessariae commodiori atque faciliori ordine quam pridem ordinate a Benedicto Falco Neapolitano, Neapoli, 1539.
- La dichiaratione de molti luoghi dubbiosi d’Ariosto e d’alquanti del Petrarca. Escusation fatta in favor di Dante per Benedetto di Falco Napolitano (s.d.t., ma: 1539).
- De origine Hebraicarum Graecarum ac Latinarum literarum deque numeris omnibus, Neapoli, 1541; Id., L’origine degli alfabeti e dei numeri, curatela e ristampa di Gino Leonardo Di Mitri, traduzione di Fabio Sartor, Congedo, Galatina, 2004.
- Multa vocabula barbara a Latinae linguae uero ac Germano usu remota atque alia studiosis iuuenibus per necessaria ad institutiones grammaticas pertinentia, Sarni, 1548.
Studi
- Roland Béhar, "Il ridervi de la goffezza del dire": Niccolò Franco et la satire napolitaine du pétrarquisme, in «Renaissance and Reformation / Renaissance et Réforme», Vol. 40, No. 1 (2017), pp. 187-210.
- Raffaele Colapietra, La storiografia napoletana nel secondo Cinquecento, in «Belfagor», XV, 4 (1960), pp. 415-436.
- Benedetto Croce, Il primo descrittore di Napoli: Benedetto Di Falco, in Aneddoti di varia letteratura, I, Laterza, Bari 1953, pp. 274-292.
- Gino Leonardo Di Mitri, Scienza cabbalistica, astrologia e “Reformatio” fra i seguaci salentini di Benedetto Di Falco, in Benedetto di Falco, L’origine degli alfabeti e dei numeri, cit., pp. V-XLI.
- Gianfranco Formichetti, Di Falco, Benedetto, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39, Treccani, Roma 1991, pp. 800-801.
- Gianluca Genovese, Ariosto a Napoli. Vicende della ricezione del Furioso negli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento, in “Tra mille carte vive ancora”. Ricezione del Furioso tra immagini e parole, a cura di L. Bolzoni, Pacini Fazzi, Lucca 2010, pp. 339-356.
- Giorgio Masi, Scampoli di sartoria testuale: Benedetto Di Falco, Giovan Battista Carafa e Pandolfo Collenuccio, in Furto e plagio nella letteratura del classicismo, a cura di R. Gigliucci, Bulzoni, Roma 1998, pp. 301-322.
- Giorgio Masi, Dal Collenuccio a Tommaso Costo: vicende della storiografia napoletana fra Cinque e Seicento, Editoriale Scientifica, Napoli, 1999, pp. 117-119.
- Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Sansoni, Firenze, 1971, p. 346.
- Ornella Olivieri, I primi rimari italiani, in «Lingua nostra», III (1941), pp. 97-102.
- Tommaso Pedio, Storia della storiografia nel Regno di Napoli, Frama, Chiaravalle Centrale ,1973, pp. 76-89.
- Vincenzo Tisano, Dante, Bembo e la grammatica volgare del Cinquecento in uno sconosciuto opuscolo del napoletano Benedetto di Falco, in «Rivista di letteratura italiana», VIII, n. 3 (1990), pp. 595-637.
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- Tobia Raffaele Toscano, Per la storia editoriale della “Descrittione dei luoghi antichi di Napoli” di Benedetto di Falco, in «Quaderni dell’Istituto nazionale di studi sul Rinascimento meridionale», n. 9 (1993), pp. 89-131.
- De Dante à Chiabrera. Poètes italiens de la Renaissance dans la bibliothèque de la Fondation Barbier-Mueller, Catalogue établi par Jean Balsamo avec la collaboration de Franco Tomasi, Préface de Carlo Ossola, II, Droz, Genève, 2007, pp. 333-334.
ARTICLE WRITTEN BY MARCO GHIONE | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2020
Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]
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Storia della Campania. Risorse in rete per la storia del territorio e del patrimonio culturale
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3899882
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