Cavolini, Filippo

Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo


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Filippo Cavolini (Vico Equense/Napoli, 8 aprile 1756 - Napoli, 13 o 15 marzo 1810), è stato un naturalista, zoologo e botanico. Nel 1808 gli viene assegnata la cattedra Delle teorie generali della storia naturale dimostrata con le osservazioni, presso l’Università di Napoli. Gli studi condotti da Cavolini danno l’avvio alla scuola zoologica napoletana.

Cenni biografici

Filippo Cavolini nasce a Vico Equense, per alcuni a Napoli, l’8 aprile 1756, dall’avvocato Nicola e da Angela Auriemma. Nel corso dei suoi studi, ha come maestri, tra gli altri, Domenico Cirillo per la botanica, Saverio Macrì per la zoologia, Vincenzo Petagna per l’entomologia, Domenico Cotugno e Bruno Amantea per l’anatomia. Alla morte del padre, abbandona la carriera legale a cui era stato indirizzato, per cominciare invece a dedicarsi alle scienze naturali. Nella sua villa a Posillipo, quindi, allestisce un laboratorio di biologia marina con gli esemplari, piante e animali, raccolti nel golfo di Napoli, utilizzati per le sue osservazioni.
Nel 1808 gli viene assegnata la cattedra Delle teorie generali della storia naturale dimostrata con le osservazioni, presso l’Università di Napoli. Tuttavia, dopo soli due anni, il 15 marzo 1810, muore per i postumi di una caduta in mare durante una spedizione scientifica in barca, mentre esplorava le coste di Posillipo e Nisida alla ricerca di invertebrati.

Contributo alle scienze naturali in Napoli

Nell’Elenchus Zoophytorum del 1776, lo zoologo tedesco Peter Simon Pallas aveva lamentato e criticato la negligenza dei naturalisti italiani che non si occupavano abbastanza degli animali marini locali, come le Gorgonie. Intendendo rispondere e rimediare a tali accuse, Cavolini indirizza le sue ricerche sugli invertebrati marini del Mediterraneo, producendo lavori che susciteranno poi l’ammirazione dello stesso Pallas.
Nel 1778 dà alle stampe il suo primo lavoro zoologico, la Memoria sopra il pulce acquaiolo, mostrando subito caratteri innovativi per il suo approccio fisiologico e non soltanto descrittivo nello studio dell’organismo, il che lo accomuna a scienziati come Spallanzani e Bichat.
Nello stesso anno vede la luce la Memoria per servire alla storia compiuta del fico e della caprificazione, in cui fornisce un’accurata descrizione delle piante e del processo di fecondazione da parte di due insetti (Ichneumon Cynips psenes e ficarium). La Memoria riceve entusiastica accoglienza, tra gli altri, dei botanici abate Fontana e Attilio Zuccagni che gli richiedono anche esemplari per realizzare modellini in cera per il Museo di Storia Naturale a Firenze.
Con le Memorie per servire alla storia dei Polipi marini, del 1785, Cavolini intende colmare una lacuna proponendo un contributo alla conoscenza di questo gruppo di organismi ancora poco conosciuto dai naturalisti, fornendo anche indicazioni più complete sul loro habitat e sulle abitudini. I disagi e le difficoltà connesse all’osservazione dei polipi marini avevano scoraggiato i naturalisti ad approfondire il loro studio, diversamente da quanto era successo con il polipo d’acqua dolce studiato da Abrahm Trembley. Sostiene Cavolini nelle sue Memorie (pp. 3-4): «I Polipi marini che e per numero, e per le cotanto svariate forme avanzano di lunga i palustri, non hanno finora avuto la sorte di essere esaminati da uno spirito vivace, per manifestarsi. Giacciono lontani (e questa è la comunale credenza), e fuori la sfera degli sguardi del Filosofo: onde niuno coraggiosamente finora ha impreso a penetrare, per così dire, nelle acque marine, e famigliarizzarsi con quei suoi abitatori. Così sono scarse le osservazioni in questo genere, che vere e reali si possono dire, e così ravviluppate tra la moltitudine degli errori, che difficile, e forse impossibile cosa sarebbe il capire parte dell’economia di questi esseri animali, non che formarne un chiaro compiuto sistema.» Polipi, Coralli e Madrepore, i cosiddetti “piantanimali” sono alla base della catena degli esseri e rappresentano un anello con cui la natura collega il regno vegetale con quello animale.
Nella Memoria sulla generazione dei pesci e dei granchi, data alle stampe nel 1787, il nostro zoologo si occupa in una prima parte della descrizione anatomica di alcuni teleostei, per poi procedere con informazioni biologiche, che riguardano in particolar modo i periodi di maturità sessuale. Descrive le sue osservazioni sulla gestazione esterna dei Syngnathus e sugli embrioni di questi come di altri teleostei, sottolineando le somiglianze con lo sviluppo degli anfibi studiati da Spallanzani e le differenze con lo sviluppo degli Amnioti. Le ricerche svolte lo portano a escludere per i pesci ovipari una fecondazione interna, ammettendo invece una esterna. La seconda parte della Memoria riguarda la biologia di diverse specie di crostacei, laddove provvede alla descrizione anatomica del sistema circolatorio, nervoso, respiratorio, oltre all’esame degli organi della riproduzione, con osservazioni sull’accoppiamento, sulla muta e sul nutrimento. L’opera fornisce un contributo alla conoscenza della riproduzione di questi gruppi di animali ovipari, scoprendovi anche fenomeni di ermafroditismo (nelle Perche), come sottolineato da Charles Bonnet nelle lettere inviate a Cavolini.
Gli studi condotti da Cavolini danno l’avvio alla scuola zoologica napoletana.

Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale

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Filippo Cavolini svolge la sua attività di ricerca a Napoli, ma la sua notorietà viaggia oltre i confini del Regno. Le sue opere conoscono una notevole circolazione non solo in Italia; anche al di là delle Alpi, vengono lette e apprezzate da scienziati italiani e stranieri che instaurano con lui una fitta corrispondenza, come Pallas, Bonnet, Cuvier, Humboldt, Fontana, Zuccagni e Spallanzani. La Memoria sulla generazione dei pesci e dei granchi viene tradotta in tedesco dallo zoologo Eberhard A. W. Von Zimmermann (1792) mentre Petrus C. Abildgaard intitola a lui il genere Cavolinia (1791).
Varie accademie lo annoverano tra i suoi membri, tra queste, la Linnean Society di Londra, l’Accademia delle Scienze di Torino e l’Accademia dei Geogofili di Firenze oltre che l’Accademia delle Scienze e il Reale Istituto d’Incoraggiamento alle Scienze Naturali di Napoli.
L’importanza delle sue ricerche sugli invertebrati marini del golfo di Napoli viene subito riconosciuta, per aver gettato luce su organismi ancora poco conosciuti e per il suo approccio biologico allo studio dell’organismo, considerato nell’insieme delle sue funzioni, ribadendo la necessità dell’osservazione diretta e della sperimentazione. «[…] nelle cose naturali tanto sappiamo, quanto possiamo osservare; perché ogni cosa esiste da se, ed ha la ragione intrinseca di esistere, posta oltre la penetrazione del nostro intendimento».

Bibliografia

Opere di Filippo Cavolini

  • Memoria sopra il pulce acquaiolo, 1778
  • Memoria per servire alla storia completa del fico e della caprificazione, 1778
  • Memoria per servire alla storia dei polipi marini, 1785
  • Memoria sulla generazione dei pesci e dei granchi, 1787
  • Memorie postume sceverate dalle schede autografe di Filippo Cavolini, ad opera di Delle Chiaie, Benevento, tip. delle Streghe, 1853
  • Opere di Filippo Cavolini ristampa a cura della Società dei Naturalisti in Napoli, Napoli, Detken & Rocholl, 1910

Studi

  • Lorenzo Camerano, Filippo Cavolini e i suoi concetti di filosofia naturale, in «Bollettino dei Musei di Zoologia e Anatomia comparata dell’Università di Torino», n. 632, vol. xxv, 1910, pp. 1-11.
  • Antonio Della Valle, La scuola zoologica napoletana, Morano, Napoli, 1883.
  • Stefano Delle Chiaie, Necrologia, in Atti R. Ist. d’Incoraggiamento alle scienze naturali, Napoli, Fernandes, 1821.
  • Francesco Saverio Monticelli, Discorso commemorativo di Filippo Cavolini, in «Bollettino della Società dei naturalisti di Napoli», vol. 24, 1911, pp. 35-52.
  • Salvatore Serrapica (a cura di), Lettere a Filippo Cavolini, Napoli, Città del Sole, 2008.
  • Salvatore Serrapica, Filippo Cavolini, in Gli scienziati e la rivoluzione napoletana del 1799, Napoli, 2000, pp. 31-38.
  • Salvatore Serrapica, Critica dell’analogia: Cavolini e Bonnet, in Le scienze della vita nel Settecento meridionale, in «Bollettino di studi vichiani», n. 2, 2008, pp. 99–106.

Nota bene

Questo contributo rientra nelle linee di ricerca del PRIN 2017, The uncertain borders of nature. Wonders and miracles in early modern Kingdom of Naples (Cod. 2017EX5AC3).

ARTICLE WRITTEN BY ROSSELLA DE CEGLIE | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2020

Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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