Diocesi di Alife, Visita Apostolica del 1907

a cura di Armando Pepe

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FONTE

Archivio Apostolico Vaticano, Congr. Concist., Visita Ap. 2, Alife

I) Stato generale della diocesi e sua popolazione

[1] La popolazione di questa Diocesi raggiunge appena 25000 abitanti, e di questi, 4000 sono nel paese di Alife, dove trovasi la Chiesa Cattedrale, e 7000 in Piedimonte d'Alife, dove risiede il Vescovo e dove i Chierici hanno il loro Seminario; gli altri 14000 sono sparsi ne' 14 paesi o villaggi della Diocesi.
Il popolo in genere non è cattivo, vi si scorge molto sentimento religioso; ma è anche vero che specialmente nella cittadina di Piedimonte e nel paese di Prata vi regna un po' d'indifferenza pratica nell'adempimento dei doveri cristiani; come pure quasi per tutto domina un pochino la bestemmia, la profanazione delle feste, la disonestà, l'ubriachezza e l'usura.
In Piedimonte poi da qualche anno si sono propagate in una parte del popolo delle idee e principi di Socialismo e vi hanno arrecato un po' di guasto.
Di Sacerdoti se ne contano in tutto 57 ed, oltre al Capitolo di Canonici della Cattedrale di Alife vi sono altresì due Capitoli di Collegiate nella città di Piedimonte.
Nel Seminario gli alunni sono 44. Comunità religiose di uomini sono due, i Frati Minori in Piedimonte ed i Frati Servi di Maria a Prata; [a Piedimonte] vi sono ancora due Comunità di Monache Benedettine, come pure una Casa di Suore figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli con orfanotrofio ed asilo.
In questa Diocesi-, stante lo zelo e l'attività del suo Vescovo Monsignor Settimio Caracciolo [di Torchiarolo]-, si è costituita la Direzione Diocesana, il Circolo Ricreativo Cattolico, la Cassa Rurale Cattolica, e già han dati ottimi risultati. Tutto fa sperare che se il Vescovo verrà corrisposto e coadiuvato nelle sue sante intenzioni dai Sacerdoti, la moralità dei costumi, e l'istruzione Religiosa, andrà sempre migliorando in mezzo a queste popolazioni. È necessario peraltro ad ottenere un tanto bene che si tolga dal Clero ogni motivo di disunione e di attrito-, come vi è purtroppo al presente-, specie fra i Canonici della Cattedrale e quelli delle due Collegiate; e questo potrà facilmente ottenersi da cotesta Sacra Congregazione come accennerò in appresso.

II) Del clero in generale e dei parroci

[2] Il Clero, come ho già accennato, è sufficiente ai bisogni di queste popolazioni, poiché di Sacerdoti se ne contano 57. Nella generalità sono buoni, quantunque vari di essi siano mancanti di quello zelo tanto necessario per procurare la salute delle anime. Ho notato ancora che fra di loro c'è poca unione e carità, per cui talvolta hanno data ammirazione al popolo e dispiacere al povero Vescovo.
Di Sacerdoti veramente cattivi per condotta immorale attualmente ve ne sono tre soli: Don Giuseppe Cornelio, mansionario in Cattedrale, Don Marcellino Civitillo e Don Francesco Avecone.
Il Vescovo li ha corretti e puniti più volte, ma segni di una vera resipiscenza non li hanno mai dati, perché sono soggetti oramai abituati nel vizio, che meriterebbero di essere sospesi in perpetuo. A questi tre aggiungo il Canonico Teologo Don Fortunato Fonseca, del quale la condotta morale è alquanto dubbia, ed è noto a tutti essere egli ambizioso, superbo e maldicente. Costui è stato sempre il martello dei poveri Vescovi passati, e lo è anche del presente. Tornerò a parlare di lui in seguito di questa relazione.
I Sacerdoti che maggiormente si distinguono per zelo e bontà di vita, e godono meritatamente tutta la fiducia del loro Vescovo, sono i seguenti: Don Domenico Macchiarelli, Canonico Primicerio; Don Giuseppe Canonico Amato; Don Giuseppe Nicola Canonico Colella, Parroco della Cattedrale; Don Vincenzo Tartaglia, Arciprete Curato della Collegiata di Santa Maria Maggiore in Piedimonte; Don Lodovico Caso, Parroco a Sepicciano; e Don Andrea Maciocio, Parroco Arciprete a Sant'Angelo1 di Santa Maria della Valle.
Le Parrocchie in Diocesi sono 17. I Parroci soddisfano discretamente ai loro doveri. Quasi tutti hanno ottenuto dal Governo l'aumento di congrua e quasi tutti altresì convivono colle loro rispettive famiglie.
Le Chiese nella generalità sono tenute benino. Ho però notato anche qui che vi tengono esposte contemporaneamente diverse statue della Madonna sotto diverso titolo; come pure in quasi tutti gli altari le predelle-, invece di essere di legno-, sono in mattoni o marmo; pe' Ministri non usano il banco, come viene prescritto dalla Sacra Congregazione dei Riti, ma o gli sgabelli o i seggioloni; e sopra gli altari con troppa facilità espongono le immagini di semplice carta, ovvero oleografie senza tela al disotto. La Parrocchie sono tutte di libera collazione e vengono conferite mediante concorso.
[3] Tanto il Clero residente in Alife, come l'altro in Piedimonte, si aduna mensilmente per la soluzione del Caso Morale e Liturgico, non così fanno i Sacerdoti che trovansi ne' vari paesi della Diocesi.
In Alife non si è tenuto mai il Sinodo Diocesano, però è in vigore quello dell'Archidiocesi di Benevento ch'ebbe luogo l'anno 1895.
Sarebbe cosa ottima per mantenere la disciplina Ecclesiastica, e crescere nel Clero il fervore di Spirito, se il Vescovo stabilisse che ogni due o tre anni i suoi Preti attendessero ad un corso di Santi Spirituali Esercizi, perché questi ho potuto costatare che sono stati trascurati abbastanza nei tempi passati.

III) Del seminario

Il Seminario di questa Diocesi trovasi nella cittadina di Piedimonte d'Alife. È un locale discreto; bei corridoi e dormitori arieggiati abbastanza, scuole discrete, officine comode e ben tenute, la Cappella interna poi è un vero gioiellino. Vi è un cortile per comodità dei giovani, come pure un orto di mediocre grandezza. Tutto il fabbricato trovasi in una parte quasi direi remota della città, e solamente da un lato del medesimo vi sono alcune case piuttosto prossime, ma di nessun pericolo ai giovani. Il locale è ben mantenuto, ed in tutto si nota una grande pulizia e decenza.
Il Rettore attuale è il Reverendissimo Signor Don Pietro Del Prete, Canonico della Cattedrale di Calvi2, il quale ha ottenuto, previo Rescritto Pontificio, di dimorare in Piedimonte come Rettore, mettendo a Calvi per l'officiatura del Coro un suo sostituto. Conta circa 40 anni d'età; egli soddisfa discretamente al suo officio. Vice Rettore ed Economo insieme è il Canonico Curato della Collegiata di Santa Maria Maggiore in Piedimonte, Don Giangiuseppe Pacella; mi è sembrato un ottimo Sacerdote e molto capace per l'amministrazione. Il Padre Spirituale, il Canonico Don Giuseppe Nicola Colella, non abita in Seminario, ma vi si reca due volte per settimana da Alife, dov'è Parroco. Questi veramente è un uomo di Dio e dirige molto bene quei giovanetti nella via spirituale. Il Rettore poi spesso tiene loro una conferenza morale.
In Seminario-, oltre al Rettore e Vice Rettore-, vi abitano i due Prefetti di ordine e vari Professori.
Vi sono i quattro Deputati per l'economia e due per la disciplina, e pare che vengano adunati regolarmente ne' tempi stabiliti.
[4] Gli inservienti sono cinque e-, a quanto pare-, sono ottimi cristiani; di questi uno solo abita nelle ore notturne in Seminario, il portinaio.
Non v'è Casa di villeggiatura pe' giovani Seminaristi, e durante i due mesi di vacanze dimorano presso le loro rispettive famiglie.
Il vitto che viene somministrato agli alunni è alquanto limitato; la mattina non hanno caffè, ma un solo panino. A pranzo hanno una minestra ed una sola pietanza, frutta ed un bicchiere di vino. La retta annuale per ciascun giovane è di £ 275.
Il Seminario di Alife non ha patrimonio; un tempo era in possesso di 40 cartelle al Debito Pubblico di cinquecento Lire ciascuna, e trovavansi in deposito presso la Cassa Diocesana; ma nel tempo che amministrava questa Diocesi il Cardinale [Camillo Siciliano] di Rende3, Arcivescovo di Benevento, questi-, com'è noto a cotesta Sacra Congregazione-, prese tanto il deposito suddetto del Seminario come altre somme; è morto poco dopo ab intestato, tutto è andato perduto. Attualmente il Seminario tiene depositate nella Cassa Diocesana £ 11.200 e questo è tutto il Patrimonio che possiede.
Gli alunni presentemente sono 44, divisi in tre camerate. Due di essi studiano Teologia, quattro Filosofia, e gli altri, quasi tutti giovanetti da' 10 ai 14 anni, attendono alle scuole Ginnasiali ed Elementari.
Ho ascoltato in privata conferenza quelli della camerata dei grandi e, per verità, li ho trovati tutti animati da rette e sante intenzioni, e molto fervorosi nelle pratiche di pietà.
E tutte le mattine attendono per lo spazio di un quarto d'ora alla meditazione, e quindi ascoltano la Santa Messa; la sera-, prima del passeggio-, fanno la visita al Santissimo Sagramento, e dopo la cena, premesso l'esame di coscienza, recitano il Rosario. Ogni anno per lo spazio di cinque giorni attendono ad un corso di Santi Esercizi.
La scuola l'hanno solamente la mattina, dalle 8 alle 11, e dalle 12 all'una pomeridiana.
L'insegnamento pare che sia impartito discretamente. I giovani di Ginnasio non passano alle scuole Liceali se non hanno conseguita la licenza Ginnasiale. I quattro alunni che attendono alle scuole Liceali mi si mostrano non troppo contenti del Professore di Belle Lettere, che è lo stesso Signor Rettore, e ciò, non perché non sia capace, ma perché-, stante le sue occupazioni-, non vi può attendere con molto impegno.
Gli autori di testo per le scienze sono i seguenti: Teologia Dommatica, [Adolphe] Tanquerey; Teologia Morale, Del Vecchio; Ermeneutica Biblica, Janssens; Diritto Canonico, De Luca; Filosofia, Sanseverino.

IV) Case religiose e confraternite

[5] In questa Diocesi vi è un Convento di Frati Minori in Piedimonte d'Alife con una comunità abbastanza numerosa, essendo Casa di Noviziato, ed un altro Convento di Frati Servi di Maria, nel paese di Prata, dove si trovano quattro Religiosi.
Nella stessa città di Piedimonte si trovano due Monasteri di Clausura appartenenti a Monache Benedettine, ma uno trovasi proprio al termine della sua esistenza, poiché le Monache sono ridotte a due solamente ed in età di ottanta anni! Appena avverrà la loro morte, il locale, già concesso al Municipio, verrà adibito ad uso civile. L'altro Monastero, sotto il titolo di San Benedetto, è stato ricomprato dal Demanio, e vi sono attualmente 7 Monache fra Coriste e Converse. L'osservanza in parte è in vigore, ma non v'è vita perfettamente comune, né vi potrà essere se cotesta Sacra Congregazione non l'impone colla sua autorità, giacché al Vescovo per quanto abbia fatto non gli è riuscito ottenerla.
Di Suore non vi sono altro che le Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, le quali trovansi in Piedimonte alla direzione dell'Orfanotrofio, Asilo Infantile ed Istituto per Signorine. A quanto ho inteso, si portano bene assai e sono di molta utilità alla gioventù femminile.
In Piedimonte vi sono varie Confraternite, ed alcune di esse hanno la Chiesa propria, officiata da un Cappellano. Per l'amministrazione dipendono esclusivamente dall'Autorità Civile; nondimeno fin qui hanno fatto soddisfare ai vari legati di Messe. In tutti gli altri paesi della Diocesi ve ne sono egualmente dove una, dove due e tre ancora, e dipendono dal Parroco rispettivo; ma oramai purtroppo non corrispondono più al fine per cui furono istituite. Il loro scopo attuale si è ridotto a prendere parte alle Processioni, celebrare Feste, nelle quali si fa pompa di fuochi artificiali, bande e divertimenti, ed il minimo della moneta viene speso per il Culto.

V) Del capitolo

[6] Il Capitolo di questa Cattedrale si compone di 12 Canonici e 6 Mansionari, ma di questi attualmente ve ne sono due soli. Le dignità del Capitolo sono egualmente due: l'Arcidiacono e il Primicerio. Il Canonico Teologo Don Fortunato Fonseca è laureato in Teologia; questi per un privilegio ottenuto dalla Sacra Congregazione, solo quindici volte durante l'anno tiene in Cattedrale le lezioni Scritturali. Il Penitenziere è stato nominato da poco tempo, ed ancora non ha preso possesso canonico.
L'officiatura del Coro procede discretamente, i Canonici godono il privilegio dell'alternativa, settimana per settimana. Hanno le loro Costituzioni e sono di data recente-, 1900-, approvate con Decreto del Vescovo. Godono altresì vari privilegi, come la Cappa magna, la Sottana violacea, la Mozzetta violacea con orlo di ermellino, l'anello, etc. etc. etc., ma nell'Archivio del Capitolo-, come anche in Curia-, non esiste alcun documento che ne accerti la concessione ottenuta dalla Santa Sede.
I Canonici hanno in media dalle 700 alle 900 Lire annue ciascuno; i Mansionari appena 150. Il Capitolo possiede un piccolo patrimonio di poche migliaia di Lire, ed il fruttato serve pel mantenimento della Cattedrale e spese di Culto. Detta Cattedrale è abbastanza vasta e ben tenuta, come pure è fornita di tutto l'occorrente necessario in parati e vasi sacri.
In questo Capitolo vi sono stati quasi sempre degli attriti fra i Canonici a causa della Chiesa Cattedrale di Alife, e del Privilegio che godono della non residenza; ma presentemente questi attriti si sono maggiormente accentuati pe' seguenti motivi.
È noto a cotesta Sacra Congregazione che l'Episcopio ed il Seminario di questa Diocesi si trovano nella piccola città di Piedimonte, la Cattedrale invece è nel paese di Alife, un tempo antichissima e popolosa città del Sannio, ma che-, distrutta nella massima parte dall'orribile terremoto del 1688-, venne poi pian piano ricostruita ed ora gli abitanti raggiungono il numero di 4000.
Piedimonte è distante da Alife circa cinque chilometri, ed i Canonici-, stante il privilegio della non residenza-, cinque dimorano stabilmente nella stessa Alife, quattro nella città di Piedimonte, due nel paese di Sepicciano, ed un altro nel paese di Castello. Naturalmente questi sette Canonici, per recarsi in Alife ad officiare nella Cattedrale, devono fare ogni volta un ben lungo tragitto in legno4 con non poco incomodo, specie nella stagione invernale, come [7] ne' grandi caldi di Estate, e con spesa niente indifferente, avuto riguardo alla tenue prebenda che godono.
Ad evitare alquante gite di andata e ritorno, ottennero i Canonici di recitare nelle ore antimeridiane il Vespro e la Compieta mediante due Rescritti Pontifici, il primo in data del 5 maggio 1596, il secondo del 28 settembre 1726. Detto privilegio fu accordato senza alcuna distinzione fra i giorni feriali e festivi; ma il fatto sta che per lo spazio di due secoli non se ne sono mai giovati ne' giorni festivi, ed ora che i Canonici residenti in Piedimonte vorrebbero giovarsene è sorta una questione fra loro. Fecero ricorso al Vescovo i Canonici non residenti in Alife, ma questi giustamente e prudentemente si ricusò di decidere in proposito, cosicché alcuni di essi hanno consegnato a me due istanze da presentarsi a cotesta Sacra Congregazione, invocando di potersi giovare da ora innanzi dei Privilegi suddetti.
A queste due suppliche si aggiunge un esposto del Canonico Teologo Don Fortunato Fonseca, nel quale, prescindendo io dalla questione giuridica, ma solo giudicando del modo com'è fatto l'esposto, l'ho trovato abbastanza impertinente, poiché tratta con pochissimo rispetto il suo Vescovo Monsignor Settimio Carraciolo [di Torchiarolo]; e sento tutto il dovere della mia coscienza di giustificare quell'ottimo e degno Prelato.
Innanzi tutto premetto che il Signor Fonseca-, come già ho accennato più addietro-, è un uomo dominato dalla superbia ed orgoglio, e non è ben visto dalla maggior parte dei suoi colleghi, verso dei quali egli non solo non mostra stima, ma positivo disprezzo; ed anche presso il pubblico non gode molta fama per la sua condotta morale alquanto dubbia. Costui ha fatto sempre tribolare tutti i Vescovi di Alife quante volte non l'abbiano compiaciuto nel suo grande amor proprio. Ora poi se l'è presa contro di Monsignor Caracciolo [di Torchiarolo], e pare che non lasci passare circostanza alcuna senza che non ne parli male, sindacando ogni sua azione anche più santa. Nel suo esposto adunque, al capitolo terzo, parlando contro del Vescovo-, che non si è creduto in dovere di permettere ai Signori Canonici non residenti in Alife di dispensarsi dalla recita del Vespro e della Compieta nelle ore pomeridiane ne' dì festivi-, dice fra le altre cose che: «Non apprezzando il Vescovo il servizio di sagrifizio che essi Canonici fanno, si è posto in contraddizione con tutti i suoi antecessori, perché pauroso di perdere i lauti prandia, munia et munuscula degli astuti, ambiziosi Alifani». Tutto ciò è falso; primieramente Monsignor Caracciolo [di Torchiarolo] non ha bisogno dei pranzi e dei regali dei Canonici Alifani, eppoi non mi sembra che si possa condannare un povero Vescovo se quattro o cinque volte all'anno-, fatto il Pontificale in Alife e l'Omelia al popolo-, si fermi in casa del Canonico Primicerio per [8] prendere una zuppa! I regali poi-,che riceve durante l'anno-, sono tre o quattro paja di capponi, e non so se qualche fiasco di vino nuovo per assaggio. Tutte cose queste che i Canonici di Alife le hanno sempre praticate anche con gli antecessori di Monsignor Caracciolo.
Al termine del quarto capitolo dell'esposto, il Signor Fonseca-, alludendo alla negativa del Vescovo, dice che: [i Canonici della Cattedrale non residenti in Alife,] «avendo presentata l'istanza per godere ciò che da due secoli indietro era stato loro concesso da due Sommi Pontefici, il Vescovo se ne offese. Ma quale la vera causa di questa creduta offesa? Chi lo sa? Forse non altro ch'egli-, dopo circa 9 anni d'Episcopato-, conta ancora 44 anni d'età, e rimane ancora Vescovo di Alife con la metà della Mensa».
Queste espressioni sanno d'insinuazioni maligne contro del Vescovo, quasiché egli sia voluto rimanere in Alife nonostante che gli fosse stato proposto l'Arcivescovado di Chieti e di Aquila per fini non buoni. La condotta di Monsignor Settimio Caracciolo è irreprensibile e utinam5 che in tutte le Diocesi ci fossero Vescovi come lui. S'è voluto rimanere ancora in Alife è segno che si è affezionato alla sua Diocesi, dove ha fatto un gran bene, e questo certamente gli fa onore. [Il Vescovo Caracciolo] Ci sta, è vero, colla metà della rendita, perché così porta la condizione attuale di quella povera Diocesi e perché non è punto avido di moneta; anzi, aggiungo che in 9 anni dacché si trova nella Diocesi di Alife, non ha speso meno di 15.000 Lire del suo privato patrimonio solo per provvedere oggetti di Culto, restauri di Chiese, etc. etc., senza poi dire ciò che ha dovuto spendere pel suo privato mantenimento, non essendo sufficiente ciò che gli resta della Mensa, dovendone far parte al suo antecessore Monsignor Antonio Scotti. Neppure è vero che il Vescovo s'offendesse vedendosi presentare l'istanza firmata dai Canonici non residenti in Alife. Egli disse loro che non credeva fosse nelle sue attribuzioni di concedere quanto chiedevano, ecco tutto.
Al capitolo quinto, al termine del paragrafo 2, dice il Signor Fonseca che «Il Vescovo interrogò tre Parroci della Diocesi se volevano accettare il Canonicato della Penitenzieria, e tutti e tre si rifiutarono perché non c'era il loro tornaconto; offertolo poi al nuovo eletto, questi, dopo conosciuta la tassa da pagarsi per la Bolla Pontificia, disse al Vescovo: "o mi fate diminuire dalla Dataria anche questa tassa, o non se ne parli più"». Tutto ciò, se non è apertamente falso, almeno non è esatto. Il nuovo eletto alla Penitenzieria, conosciuto che doveva pagare £ 240, pregò umilmente il Vescovo che gli facesse diminuire la tassa, stante la ristrettezza delle sue finanze, e così, dietro raccomandazione dello stesso Vescovo, la Dataria ridusse la tassa a poco più di 100 Lire.
[9] E qui mi permetta cotesta Sacra Congregazione di accogliere un mio voto, che si mandi cioè un monito severo al Signor Don Fortunato Fonseca, Canonico Teologo di Alife, sia a giustificazione dell'ottimo Vescovo Monsignor Caracciolo, e sia per frenare un poco la grande audacia, temerità ed insolenza dello stesso Fonseca.
Altro inconveniente esiste nella stessa città di Piedimonte d'Alife, e anche questo a causa del Clero delle due Collegiate che vi sono, di Santa Maria Maggiore e della Santissima Annunziata; nella prima si trovano attualmente cinque Canonici e tre Mansionari, nell'altra i Canonici son sei e un Mansionario.
Queste due Collegiate furono ripristinate dallo zelo di Monsignor Vescovo Caracciolo [di Torchiarolo], e riguardo all'officiatura del Coro, nettezza e decenza delle due Chiese e funzioni sacre, nessuna osservazione ho da fare in proposito. Peraltro, siccome queste due Chiese sono state-, a quanto pare-, edificate contemporaneamente, quindi ciascuna si contende la precedenza sull'altra. Tali questioni di precedenza sono purtroppo causa di qualche attrito fra i Canonici, ed anche di ammirazione talvolta presso dei semplici secolari. Non volendo i Canonici cedere ai loro pretesi diritti, accade che ciascun Capitolo sta a sé, e avviene purtroppo che le stesse funzioni Religiose non vengano eseguite con tutto quel decoro e maestà che si potrebbero se ci fosse unione fra loro. Accennerò alcuni di tali inconvenienti.
In Piedimonte d'Alife non è possibile, stante la questione di precedenza, che il Vescovo possa ottenere che nel giorno del Corpus Domini venga fatta una Processione decorosa per tutta la città. Le due Collegiate si trovano una al principio e l'altra all'estremità di Piedimonte, e ciascun Capitolo fa la sua Processione entro i limiti della sua Parrocchia; cosicché contemporaneamente hanno luogo due Processioni, le quali poi-, trattandosi di una piccola cittadina e di un Clero limitato-, riescono meschine quanto mai.
Così pure, nelle due Processioni solenni che hanno luogo nell'anno, dell'Immacolata-, che si venera nella Chiesa della Santissima Annunziata-, e di San Marcellino, Patrono della città-, che si venera nell'altra Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore-, sempre per la medesima ragione di precedenza vi prende parte solamente il Clero della rispettiva Collegiata dove si celebra la Solennità; come anche per questo medesimo motivo ogni anno avvengono delle questioni pel suono delle campane nel giorno del Sabato Santo.
Ora, ad eliminare questi inconvenienti è bene che il Vescovo non vi prenda parte attiva e prosegua a mantenersi neutrale, e così non suscitare ire contro di lui; ma faccio voto perché cotesta Sacra Congregazione colla sua autorità determini quale [10] delle due Chiese Collegiate deve ritenersi come primaria, ed imponga-, insieme-, che la Processione del Corpus Domini sia una sola, e tanto in questa, come nelle altre due dell'Immacolata e di San Marcellino, vi prenda parte tutto il Clero, dando la precedenza a quello della Collegiata dichiarata primaria.
Riguardo poi ad eliminare l'attrito esistente fra i Signori Canonici della Cattedrale per ragione dei Vespri e della distanza da Piedimonte ad Alife, io ardisco proporre a cotesta Sacra Congregazione di concedere anche pe' Vespri della Domenica l'alternativa fra i Canonici come ne' giorni feriali-, eccetto le principali Solennità dell'anno-, ma di non permettere mai che vengano dispensati del tutto, perché ciò potrebbe dare motivo a commenti non pochi da parte del popolo.
A togliere l'inconveniente che lamentano alcuni Canonici della distanza da Piedimonte ad Alife per l'officiatura del Coro, sarebbe cosa ottima se cotesta Sacra Congregazione definisse una volta per sempre che-, ritirato il Privilegio della non residenza-, da ora innanzi chiunque fosse nominato Canonico della Cattedrale avesse a risiedere stabilmente nel paese di Alife, dove, come ho potuto costatare de visu, vi sono abitazioni discrete, aria eccellente, acqua buonissima e cibarie salubri come in ogni altra città.
Solo bisognerebbe in tal caso che venisse concesso per privilegio che tanto il Provicario Generale, come il Rettore del Seminario ed il Segretario del Vescovo-, qualora fossero Canonici-, potessero risiedere in Piedimonte, dove appunto si trovano l'Episcopio, la Cancelleria ed il Seminario.

VI) Del vescovo

[11] La Mensa Vescovile di questa piccola Diocesi sarebbe discreta, avuto riguardo alla popolazione di appena 25.000 abitanti; rende al netto Lire 8.000; ma il Vescovo Monsignor Settimio Caracciolo [di Torchiarolo] ne deve passare annualmente 4.000 al suo antecessore Monsignor Antonio Scotti; quindi, a tirare innanzi e far fronte a tutte le occorrenze necessarie e indispensabili ad un Vescovo, è costretto a rifonderci del suo patrimonio, tanto più che qui i poveri da soccorrere non mancano, e vi sono delle esigenze dalle quali non può il Vescovo esimersi senza andare incontro ad inconvenienti non pochi.
L'Episcopio non è molto vasto, ma è discreto e ben mantenuto; annesso all'Episcopio si trova un piccolo giardino ed una lunga striscia di terreno con olivi, proprietà della Mensa. Il Vescovo non ha Segretario poiché-, trattandosi di una piccola Diocesi ed essendo assai giovane di età-, può benissimo disimpegnare tutto da sé o per mezzo del Cancelliere di Curia. Tiene a suo servizio due uomini di età abbastanza inoltrata e sono amendue ottimi cristiani.
Monsignor Caracciolo nulla lascia a desiderare nella sua condotta e nel disimpegno del suo ministero. La sua vita è modestissima e-, quantunque sia nato ed educato negli agi della sua famiglia patrizia-, non fa pompa davvero della nobiltà del suo casato. Esatto nel fare, ne' tempi debiti, le Visite Pastorali, nella vigilanza del Clero-, specie del suo Seminario-, dove egli stesso fa scuola ai giovani di Teologia Dommatica; esatto nell'amministrare il Sagramento della Cresima ai bambini, nel tenere i Pontificali e fare le Omelie al popolo; esattissimo, poi, nell'accertarsi-, per quanto è possibile-, della vera vocazione dei giovani aspiranti al Sacerdozio. La residenza ancora l'osserva con scrupolosa esattezza. Un solo difetto ho notato in lui: talvolta, stante il suo carattere abbastanza vivace, ha degli scatti che sembrano a taluni moti rabbiosi, ma è vero ancora che si raffrena e modera moltissimo, essendo abbastanza pio e virtuoso.
Vi sono di quelli in Diocesi che lo tacciano di troppo rigore col Clero; a me però non è sembrato tale, anzi dai vari fatti accaduti ne' nove anni del suo governo-, ed a me ben noti-, ho potuto conoscere che [12] si è sempre regolato entro i limiti della vera carità e giustizia. Un così degno e dotto Prelato a me sembra che potrebbe occupare una sede assai più importante che non è certamente quella di Alife.

VII) Della curia

Qui in Alife non vi è attualmente il Vicario Generale, ma il Vescovo ha nominato come suo Delegato Generale per la Diocesi il Reverendissimo Canonico Primicerio Don Domenico Macchiarelli. Questi è un ottimo Sacerdote, d'ingegno limitato,- è vero-, ma pieno di santo zelo per la salute delle anime, e riscuote venerazione e stima tanto dalla maggior parte dei Sacerdoti della Diocesi come dai secolari.
Il Cancelliere di Curia è il giovine Sacerdote Don Daniele Renzo, Canonico della Collegiata della Santissima Annunziata. Costui è di carattere piato6 per natura, ma buono di spirito e discretamente capace per l'Officio che occupa, quantunque non lo faccia molto volentieri.
La Cancelleria è tenuta benino; solo bisognerebbe che vi fosse un poco più di esattezza nel conservare con ordine gl'incarti dei Matrimoni, dei concorsi per la collazione dei Benefizi e de' Decreti delle Sacre Visite. Mancano poi del tutto i duplicati tanto dei Battesimi come dei Matrimoni.
Le tasse di Curia sono minime, né vi sono inconvenienti a lamentare per la riscossione delle medesime.
Esiste in questa Diocesi la Cassa Ecclesiastica, tenuta in tutto conforme alle prescrizioni della Santa Sede. Il capitale attuale ivi esistente è di 25.000 Lire; altro capitale consimile trovasi in amministrazione presso il Vaticano.
Nel tempo che questa Diocesi era tenuta in amministrazione dall'Eminentissimo Cardinale di Rende esisteva nella Cassa Ecclesiastica un capitale assai più vistoso che non è quello presente, ma il Cardinale-, com'è noto a cotesta Sacra Congregazione-, prese detto capitale di 80.000 Lire-, unitamente alle 20.000 del Seminario-, e ciò forse lo fece-, com'è da credersi-, allo scopo di amministrarle con maggior vantaggio della stessa Diocesi di Alife; ma il fatto sta che dopo non molto tempo cessò quasi improvvisamente di vivere, senza aver fatto alcun testamento, e [13] dall'erede del Cardinale, solo per vie legali, ha potuto riavere fin qui la Diocesi di Alife circa 27.000 Lire.
Ecco in breve quanto ho potuto conoscere di questa piccola Diocesi, dietro l'ascolto fatto di Monsignor Vescovo, dei Canonici, vari Parroci, Seminaristi e persone secolari, dopo aver fatto loro premettere il solito giuramento, come pure da altre indagini da me praticate nel breve tempo che mi trattenni nella Diocesi suddetta.

Pietro Paolo dell'Immacolata Concezione7

Sacerdote Passionista

[14]
Alife
Visita Apostolica
158/5

12 Iunii8 1907

Riferimenti bibliografici e collegamenti intertestuali

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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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