Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d'Alife (1921-1943)

A cura di Armando Pepe

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Pagina principale di riferimento: Fonti per la storia economica di Terra di Lavoro in età moderna e contemporanea

Fonti archivistiche, bibliografiche e abbreviazioni

  • Roma, Archivio Storico della Banca d’Italia (ASBI), vigilanza sulle aziende di credito, pratiche, n° 8028.0, fascicolo 1 "Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife".
  • Statuto organico della Cassa rurale di risparmio e prestito di S. Gregorio d'Alife, costituita con atto del 27 dicembre 1921, Stabilimento Tipografico Enrico Di Matteo, Piedimonte d'Alife 1924.

Don Giacomo Vitale e la finanza etica nel Matese

L’azzurro del limpido cielo, la trasparenza delle fresche acque, il verde piumoso degli alberi; se volessimo descrivere il Matese usando i colori, non avremmo che l’imbarazzo della scelta: la scala cromatica inviterebbe a comporre una favola pastorale. Aderendo alla realtà, invece, osserveremmo lo snodarsi di una storia piuttosto lunga, ossia l’esistenza della Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife (ora San Gregorio Matese), microcosmo montano non favorito dalle vie di comunicazione ma anche laboratorio politico e civile grazie soprattutto all’intraprendenza del sacerdote Don Giacomo Vitale1, sensibilissimo al tema caritativo-economico in quanto discepolo di Giuseppe Toniolo e apostolo del cattolicesimo sociale nelle plaghe dell’Appennino centro-meridionale. Per ragioni di compiutezza occorre inquadrare i concetti e i dati su cui poggiava l’azione di Don Giacomo Vitale2, svolta in un’atmosfera empiricamente individuabile e tenace, materiata di cristiana fiducia nell’avvenire. L’istituto creditizio di San Gregorio d’Alife, che annoverava soci e depositanti anche da Castello d’Alife, fu costituito il 27 dicembre 1921 e, messo d’imperio in liquidazione nel 1926, durò fino a gennaio 1943. Si tenga pure presente che dal 1927 al 1945 San Gregorio appartenne alla provincia di Benevento, data l’abolizione di quella di Caserta. Paolo Pecorari3, tra i massimi studiosi della nascita del credito cooperativo nazionale, rileva che: «Le prime Casse sorgono in Italia nel 1883, per opera di Leone Wollemborg, sul modello degli istituti concepiti in Germania dal Raiffeisen e in contrapposizione, per vari aspetti, alle banche popolari del tipo Schulze-Delitzsch, promosse da Luigi Luzzatti. Esse nascono laiche, non confessionali, benché il clero spesso coadiuvi le iniziative filantropiche del Wollemborg. A dare loro una matrice cattolica è Don Luigi Cerutti, il quale, nel febbraio 1890, ne fonda una a Gambarare, in comune di Mira, presso Venezia». Puntualizza Giovanni Zalin4 che: «La comparsa dei cattolici, e quindi dei cristiano-sociali, nel settore del credito rurale, in cui raccolsero l’eredità del Wollemborg, fu il naturale coronamento dell’interesse che da tempo essi andavano manifestando per le sorti delle contrade agricole e degli uomini che in esse faticavano duramente. Da un certo punto di vista può anche stupire che essi siano arrivati all’obiettivo più tardi di talune personalità del cosiddetto schieramento liberale. Con il classico senno di poi, la spiegazione di ciò va forse ricercata nella necessità di approfondire il dibattito all’interno del movimento − sempre nell’ambito dell’Opera dei Congressi − prima di lanciarsi in forze in un campo che è stato particolarmente delicato e che, per la prima volta dopo la istituzione dei gloriosi Monti di Pietà alla fine del 1400, avrebbe condotto non meno di allora il clero secolare ad impegnarsi in maniera diretta». Posso ragionevolmente presumere con Pietro Cafaro5 che: «La Rerum novarum [enciclica emanata da papa Leone XIII nel 1891] certamente accelerò le dinamiche dell’impegno dei cattolici nel sociale, ma non ne fu certo motivo dell’avvio. Si potrebbe viceversa pensare all’enciclica leonina come allo strumento con il quale la Chiesa-istituzione diede una giustificazione formale alle tante iniziative sul campo, fornendo loro una base teorico-dottrinale e prendendone fattivamente la direzione». Osserva con acume Paolo Pecorari6 che i principi cardine del pensiero economico del Toniolo erano: «Sostituire gradualmente al mutuo privato ipotecario, concesso alla grande proprietà, i prestiti a lungo termine per mezzo di istituti di credito fondiario; preferire, anche per il credito commerciale, gli istituti bancari ai mutui privati, dando a tali istituti non la forma di una società lucrativa, bensì di un ente di personalità giuridica con patrimonio proprio, capace di tutelare la pubblica utilità; favorire il diffondersi di società di credito capaci di fornire garanzie etico-giuridiche, nel senso che non prescindano dalle qualità morali, sia di chi è chiamato a svolgervi funzioni amministrative, sia della clientela, e insieme privilegino la responsabilità personale». Mette in evidenza con acribia Pietro Cafaro7 che: «Con il regio decreto legge n° 1830 del 16 novembre 1926, contenente le norme a tutela del risparmio, le casse rurali vennero unificate sotto la definizione di aziende di credito a tutte le aziende che raccoglievano risparmio e furono poste sotto il controllo dell’Istituto di emissione (Banca d’Italia). In particolare fu la legge n° 656 del 6 giugno 1932 a mutare profondamente la struttura delle casse rurali, trasformandole praticamente in banche, sia pure con un raggio d’azione limitato. In questo modo esse persero la loro indipendenza finanziaria, nel senso che poterono utilizzare la massa dei depositi raccolti solamente attenendosi alle disposizioni che arrivavano da Roma». Molti sono i paradigmi interpretativi plausibili ma, per cominciare a studiare la vita di un paese di montagna durante la prima metà del XX secolo, il mio canone preferito resta il romanzo "Fontamara" di Ignazio Silone8, che propone le drammatiche e costanti lotte per la libertà e la giustizia in un paese del Mezzogiorno ove gli abitanti sono assuefatti alla cronica sofferenza e al sopruso da parte dei pochi benestanti. Tuttavia, per un’attenta storiografia del Matese in età contemporanea non è dato prescindere dall’opera assistenziale, filantropica e paternalistica portata avanti con abnegazione da Don Giacomo Vitale, che credeva nell’inscindibile legame tra parole e cose.

Statuto

Preambolo

Art.1. È costituita una società cooperativa in nome collettivo con la denominazione “Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di S. Gregorio d’Alife”. Art.2. La Cassa Rurale si propone l’elevazione morale, economica e sociale dei soci, facilitando e promuovendo le loro iniziative, individuali o associate, mediante il retto uso del credito e funzionando da centro organico della vita agricola dei Comuni di S. Gregorio e Castello d’Alife. Art.3. La società avrà la durata di anni novantanove dalla data dell’atto costitutivo e può essere prorogata. Il recesso, la decadenza o l’esclusione dei soci non producono lo scioglimento della società. Art.4. Per far parte della società occorrono i seguenti requisiti: 1. Avere piena capacità giuridica. 2. Dare affidamento di onestà. 3. Appartenere alla popolazione di San Gregorio e Castello d’Alife o tenere in detti Comuni relazioni per operazioni agricole. 4. Non fare parte di altre società a responsabilità limitata. Art.5. Chi desidera essere socio della Cassa deve farne domanda scritta al Consiglio d’amministrazione, indicando: 1. Nome, cognome, domicilio del richiedente e sua professione o condizione. 2. Località, estensione e natura degli immobili attualmente posseduti o lavorati. 3. Cognome, nome, paternità e domicilio del proprietario o di chi esercita il dominio diretto, nel caso che il richiedente sia affittuario, mezzadro o enfiteuta. Dichiarazione di assoggettarsi a tutti gli obblighi derivanti dalla legge, dal presente statuto, dai regolamenti interni e dalle deliberazioni sociali. All’atto della sottoscrizione il socio verserà come quota sociale la somma di Lire una. Il Consiglio d’amministrazione delibererà l’accettazione o la ripulsa della domanda. Contro la ripulsa il richiedente può ricorrere ai sindaci. Art.6. La qualità di socio si perde per recesso, per decadenza o per esclusione. Il recesso è libero. La decadenza ha luogo in caso di morte, fallimento, o perdita di qualunque dei requisiti di cui ai numeri 1-2-3- 4 dell’art.4. L’esclusione può aver luogo quando il socio perda uno dei requisiti di cui al numero 2 dell’articolo 4; quando non ottemperi alle disposizioni di Legge, del presente Statuto, dei regolamenti sociali o delle deliberazioni sociali; quando non adempia le sue obbligazioni verso la società, o comunque quando si renda immeritevole di appartenere alla società. Il recesso, la decadenza e l’esclusione sono pronunziate dal consiglio d’amministrazione. Contro la deliberazione del Consiglio d’amministrazione è concessa la facoltà di ricorrere ai sindaci.

Organi sociali

Art.7. Sono organi della società: 1. L’assemblea generale. 2. Il Consiglio d’amministrazione. 3. Sindaci.

A) Assemblea generale
Art.8. L’assemblea generale dei soci si riunisce in sedute ordinarie e straordinarie. Essa è convocata dal Consiglio d’amministrazione mediante avviso affisso nella sede sociale e inviato a ciascun socio non meno di cinque giorni prima di quello fissato per l’adunanza. L’avviso deve indicare l’ordine del giorno degli argomenti da trattare, il giorno, l’ora e il luogo dell’adunanza, e la data dell’eventuale seconda convocazione. Se questa non è indicata, l’assemblea si intenderà di seconda convocazione un’ora dopo la prima. I soci hanno l’obbligo d’intervenire alle adunanze; se impediti per malattia o per altri motivi riconosciuti giustificati dal Presidente della Società, possono farsi rappresentare, con delega scritta, da un altro socio che non copra alcuna carica sociale. Il socio che, senza motivo riconosciuto giustificato dal Presidente, non interviene ad una adunanza, dovrà pagare la multa di una Lira. Art.9. L’assemblea generale è validamente costituita in prima convocazione con l’intervento della metà dei soci e, in seconda convocazione, qualunque sia il numero dei soci intervenuti. Essa delibera a maggioranza assoluta di voti in caso di nomine; se due soci ricevono lo stesso numero di voti, si intenderà eletto il più anziano di età. Gli articoli 2- 25- 35- 37 e 38 dello statuto e il presente capoverso non possono essere modificati se non col voto favorevole dei quattro quinti dei soci iscritti. Le altre deliberazioni di cui all’art 158 del Codice di Commercio devono ottenere il voto favorevole di almeno un terzo dei soci iscritti. Art. 10. L’Assemblea generale è presieduta dal presidente della società o da chi ne fa le veci. Ne è segretario il segretario della società. Su invito dello stesso presidente, oppure dietro domanda anche verbale di due Sindaci o di un decimo dei soci presenti, l’Assemblea può designare per quella adunanza il suo presidente. Il presidente designa fra i presenti due scrutatori. Le deliberazioni sono constatate mediante processo verbale, approvato e sottoscritto in segno di autenticazione dal presidente, dal segretario e dai due scrutatori. Art. 11. Le votazioni per le elezioni delle cariche e per ogni altro caso riguardante persone hanno luogo a scrutino segreto; per gli altri oggetti hanno luogo per alzata di mano. Art. 12. Nella seduta ordinaria, che si terrà entro il marzo di ogni anno, l’assemblea generale delibera sui seguenti oggetti: 1. Approvazione del bilancio annuale, udita la relazione dei sindaci. 2. Elezioni del presidente, del vice presidente e degli altri membri del Consiglio di amministrazione ed elezione dei sindaci. 3. Determinazione della somma massima che un socio può prendere a prestito o per la quale una stessa persona può garantire sui debiti dei soci. Art. 13. L’assemblea generale è convocata in seduta straordinaria ogni volta che il Consiglio d’Amministrazione lo creda opportuno o che ne sia richiesto dai sindaci o da uno dei soci con domanda motivata.

B) Consiglio d’Amministrazione
Art.14. Il Consiglio d’Amministrazione è composto dal presidente, dal vice presidente, e da altri cinque consiglieri. Il presidente rimane in carica due anni, gli altri consiglieri sono rinnovati per metà ogni anno. Nel primo anno la decadenza è determinata dal sorteggio, negli anni successivi dall’anzianità di nomina. I consiglieri morti, dimissionari o decaduti si surrogano oltre agli uscenti. In questo caso quelli fra i nuovi eletti che hanno ottenuto il minor numero di voti, e a parità di voti i più giovani, assumono l’anzianità dei morti o dei dimissionari. Il presidente e il vice presidente dimissionari cessano di far parte del consiglio di amministrazione. Tutti i consiglieri sono rieleggibili. Tutti sono esonerati dal prestare cauzione. Le loro funzioni sono gratuite. Art.15. Non possono far parte del Consiglio di amministrazione i parenti e gli affini dei sindaci. Art.16. Il Consiglio di amministrazione si raduna ordinariamente ogni quindici giorni, dietro inviti anche verbali. Il processo verbale è firmato dal presidente e dal segretario. Il Consigliere che senza giustificato motivo non intervenga a cinque sedute consecutive del Consiglio può essere dal medesimo dichiarato decaduto. Art.17. Il Consiglio di amministrazione delibera validamente con la presenza di almeno quattro consiglieri e col voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti. I consiglieri devono astenersi dal votare in ogni deliberazione riguardante operazioni nelle quali siano personalmente interessati o vi siano interessati i loro parenti o affini fino al terzo grado. Tali deliberazioni, come pure quelle riguardanti operazioni nelle quali siano personalmente interessati gli impiegati, devono essere votate per scrutinio segreto. Art.18. Il Consiglio di amministrazione: 1. Si pronunzia sull’ammissione, sul recesso, sulla decadenza e sulla esclusione dei soci; 2. Delibera, entro i limiti stabiliti dall’Assemblea generale, sulla concessione dei prestiti ai soci, vigilandone la destinazione e la puntuale restituzione. Di tale vigilanza il Consiglio potrà anche incaricare caso per caso un singolo consigliere, sotto la sua responsabilità particolare. 3. Fissa i saggi d’interesse sui depositi e sui prestiti. 4. Contrae, entro i limiti stabiliti dall’Assemblea generale, i prestiti passivi. 5. Provvede al collocamento dei fondi disponibili. 6. Nomina, sospende, licenzia impiegati, fissa la loro retribuzione o gratificazione, ne vigila costantemente l’operato. 7. Esercita tutti gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione, che dal presente statuto non siano espressamente riservati all’assemblea generale. Art.19. Il presidente rappresenta la società in giudizio; ha la firma sociale, ma tutti gli atti che prevedano un impegno economico per la società devono essere controfirmati da un altro consigliere. Nel caso di assenza o d’impedimento, il presidente sarà sostituito dal vice presidente.

C) Sindaci
Art.20. I Sindaci sono cinque; tre effettivi e due supplenti; possono essere soci e non soci. Essi sono eletti ogni anno e sono rieleggibili. Essi devono: 1. Vegliare alla esatta osservanza delle Leggi, dello statuto, dei regolamenti, e delle deliberazioni sociali, specialmente nei riguardi degli amministratori. 2. Procedere, collegialmente almeno una volta ogni mese, e singolarmente, ogni volta che lo credano opportuno, a improvvise e particolareggiate ispezioni della cassa, dei valori di qualunque specie e in genere dell’intera gestione. 3. Vigilare che le scritture siano tenute regolarmente a giorno. 4. Decidere in grado d’appello, definitivamente e inappellabilmente, ogni controversia che sorga fra il Consiglio d’amministrazione e i soci, o tra i soci per affari inerenti la società. Non è ammesso reclamo in via giudiziaria. 5. Esercitare in genere tutte le funzioni loro demandate dalla legge. I sindaci hanno facoltà di assistere, con voto consultivo, alle adunanze del Consiglio d’amministrazione; hanno obbligo di parteciparvi con voto deliberativo, nei casi dell’Art.17 del presente statuto e dell’Art.125 del Codice del Commercio; essi possono esercitare le loro funzioni per turno, secondo proprie designazioni. Le loro funzioni sono gratuite. Impiegati. Art.21. L’esecuzione delle operazioni sociali regolarmente deliberate dal Consiglio d’amministrazione è affidata al Segretario, al cassiere e, in caso di bisogno, ad altri impiegati. Essi vengono nominati, licenziati e sospesi dal Consiglio d’ amministrazione. Inizialmente le cariche di Segretario e di cassiere possono essere coperte da una stessa persona. Il Segretario interviene alle adunanze del Consiglio di amministrazione con voto consultivo. Art.22. Gli amministratori, i Sindaci, e gli impiegati sono tenuti al segreto d’ufficio su tutte le notizie concernenti la società o i singoli soci. Operazioni. Art.23. La Cassa Rurale raccoglie depositi fiduciari e concede prestiti. Le eccedenze di cassa sono depositate a interesse presso Istituti di credito e, quando superino di molto il fabbisogno per i prestiti, potranno essere parzialmente investite in titoli di rendita di assoluta fiducia. Ove i depositi fiduciari siano insufficienti al fabbisogno dei prestiti, la Società, entro i limiti fissati dall’assemblea generale, può procurarsi fondi mediante prestiti passivi a risconto del proprio portafoglio o per apertura di credito in corrente presso Istituti di Credito. Art.24. I depositi fiduciari possono essere accettati da soci e non soci, entro i limiti fissati dall’assemblea. Un regolamento interno stabilirà le condizioni del servizio. Art.25. I prestiti possono essere comuni ai soli soci, entro i limiti fissati dall’assemblea generale, per l’esercizio e il miglioramento delle loro aziende e specialmente della loro agricoltura. Art.26. Ogni prestito dovrà essere domandato per iscritto. La domanda deve indicare: 1. La somma domandata. 2. L’uso che intende farne. 3. Le garanzie che offre. 4. I termini e i modi nei quali si impegna a restituirla. È vietato al Consiglio di amministrazione di concedere prestiti se non è dichiarato l’uso e questo non sia riconosciuto utile al richiedente, come pure di concedere prestiti ai soci per conto di terzi. Art.27. I prestiti sono fatti ordinariamente in forma cambiaria. Le cambiali non possono avere scadenza superiore a sei mesi e sono rinnovabili secondo le rate di rimborso pattuito. Art.28. Ogni prestito deve essere garantito: a) con avallo, il quale può essere prestato anche da persona non appartenente alla società; b) con privilegio agrario, ai termini delle leggi vigenti sul credito agrario, eccezionalmente con pegno e con ipoteca. Art.29. Le restituzione delle somme date a prestito possono essere fissate a rate in relazione con l’uso del prestito. E’ vietato al Consiglio di amministrazione di concedere prestiti senza fissare i termini della restituzione. Art.30. Nessun prestito può essere concesso per una durata superiore ai cinque anni. Art.31. Il sovvenuto ha sempre il diritto di restituire le somme pagate, anche parzialmente prima dei termini pattuiti, col compenso degli interessi. Art.32. La società ha sempre il diritto di esigere la restituzione dei prestiti restringendo o aumentando i termini pattuiti quando, a giudizio del Consiglio di amministrazione, si verificano i seguenti casi: 1. Che i depositi fiduciari da essa ricevuti o i prestiti passivi da essa contratti siano rispettivamente ritirati o denunziati in forti proporzioni. 2. Che il sovvenuto usi delle somme prese a prestito per scopo diverso da quello dichiarato. 3. Che il sovvenuto divenga insolvente o che le garanzie personali o reali da lui prestate scemino o vengano meno, anche per causa altrui, senza essere sostituiti con altre di gradimento del Consiglio d’amministrazione. 4. Che il sovvenuto non rispetti le scadenze pattuite. Art.33. Finché non sia possibile costituire, anche d’iniziativa della cassa, una società apposita per le operazioni di cui in appresso, la Cassa Rurale, con deliberazione dell’assemblea generale, potrà occuparsi di acquisti collettivi di prodotti utili all’agricoltura, dietro prenotazione e anticipo dei soci, e di acquisto di macchine agricole da noleggiare ai soci, dietro loro impegno preventivo e in base a un rigoroso piano di ammortamento. Art.34. Ogni operazione diversa dalle precedenti dovrà essere deliberata dall’assemblea generale e non essere in contraddizione col presente statuto. Sono però vietate le operazioni e le forme aleatorie, e di regola la società si limiterà a fare operazioni di credito ai soci.

Patrimonio Sociale

Art.35. Il patrimonio della società è costituito: 1. Dalle quote sociali versate dai soci ai termini dell’articolo 5. 2. Dal fondo di riserva. Il patrimonio sociale è collettivo e non si può deliberarne la divisione fra i soci. Art. 36. L’esercizio sociale va dal primo gennaio al 31 dicembre di ogni anno. Il bilancio di ciascun esercizio dimostrerà con esattezza ed evidenza lo stato delle attività e passività dell’azienda sociale, lo stato del patrimonio, gli utili conseguiti o le perdite sofferte. Art. 37. Gli utili netti di ciascuno esercizio, dopo aver coperto le spese d’impianto, saranno devoluti al fondo di riserva per intero, finché il patrimonio non abbia raggiunto la proporzione di un ventesimo delle passività sociali; successivamente in misure non inferiori alle seguenti: a) Per metà finché il patrimonio non abbia raggiunto la proporzione di un decimo delle passività sociali. b) Per un quarto negli anni successivi. Della parte residuale degli utili, l’Assemblea disporrà nell’interesse collettivo dei soci, a scopi conformi allo spirito della società, anche con erogazioni da farsi dagli Amministratori nel corso dell’esercizio. È vietato al Consiglio d’amministrazione di fare erogazioni a qualsiasi titolo, all’infuori di quelle consentite dal presente articolo. Art. 38. Nel caso che la società si sciolga, l’eventuale patrimonio netto, per deliberazione dell’Assemblea generale, sarà devoluto nell’interesse collettivo dei soci, a istituzioni di pubblica utilità esistenti o da fondarsi nel Comune di S. Gregorio, o alla istituzione di un’altra Cassa Rurale.

Disposizioni generali

Art. 39. Per tutto quanto non è previsto dal presente statuto, la società s’intende regolata dalle Leggi e consuetudini vigenti, e specialmente dalla Legge 7 luglio 1907 N°526. Art. 40. Il Consiglio d’amministrazione potrà emanare regolamenti esecutivi.

Documenti (ASBI)

1926

(1)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Estratto del Verbale dell’Assemblea generale ordinaria dei soci del giorno 21 marzo 1926.
Articolo 5. Liquidazione della Cassa Rurale

Il Presidente fa rilevare che la Cassa raggiunge gli utili, di cui ogni anno parla il Bilancio, per lo spirito di abnegazione degli impiegati, i quali complessivamente (segretario, contabile, cassiere, bidello) ricevono una gratificazione di Lire 2.050 e per le cognizioni tecniche-bancarie di cui è fornito esso Presidente; mancando le due condizioni bisognerebbe mettere in Bilancio somme cospicue, di cui una gran parte sarebbe assorbita dallo stipendio che un ragioniere non mancherebbe di richiedere. Ebbene gli utili o non ci sarebbero più o si terrebbero a prezzo d’aumento degli interessi sui prestiti; aumento che durante l’anno è stato necessario effettuare in seguito all’elevazione dell’interesse fissato dal Governo al 7% per cui si è avuta una spesa di Lire 929,55 per interessi sui debiti verso banche (Banco di Napoli, Cassa di Risparmio; conto corrente garantito da titoli e buoni). Così la Cassa, che finora ha emesso per lunghi anni prestiti al 5% e poi ultimamente al 6% e quindi 6½% cesserebbe d’offrire ai Soci denaro a simile interesse, ch’era il suo vanto e il suo carattere distintivo. E allora quale vantaggio avrebbe più il Socio? Quale proporzione vi sarebbe tra l’essere responsabile in solido e l’ottenere un prestito che alle medesime condizioni d’interesse potrebbe essere ottenuto presso qualsiasi Istituto di Credito? Onde sorge il problema se non sia il caso di trasformare la Cassa in un Istituto per azioni a somiglianza della Banca Cooperativa del Matese, offrendo ai più grossi depositanti il modo di tutelare i propri interessi, proponendo o facendo dei nomi di fiducia; quindi dovrebbero poi figurare tra i componenti del Consiglio d’Amministrazione e del Sindacato. Tutto ciò porterebbe allo scioglimento della Società e alla erezione di un’altra di tipo diverso o alla fusione di tipo che si preferirebbe meglio. Tutto ciò naturalmente dovrebbe essere oggetto di natura esterna; e la scelta, qualunque essa sia, sarebbe sempre un po’ figlia delle circostanze. L’Assemblea, udito il Presidente, ritenuto quanto sopra, all’unanimità delibera: 1. Lo scioglimento della Società per addivenire alla tutela degli interessi dei depositanti e dei soci. 2. Affidare l’incarico per tutte le conseguenze di legge a Giacomo Vitale che curerà la liquidazione dell’Ente; studierà il tipo del nuovo Ente da crearsi o quello con cui sarà unito; inviterà tutti gli attuali Soci a prendere le azioni dell’eventuale Ente (se si crederà opportuno che sorga per azioni). 3. Il Presidente in proposito terrà debito conto di ogni eventuale proposta che in proposito gli possa venire per parte dei Soci; così anche i Soci assenti potranno far sentire il loro parere.
Per copia conforme
Il segretario Il presidente
Lucio Ferritto Giacomo Vitale


1927

(2)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 1° febbraio 1927

Egregi Soci,
Il Governo Nazionale, con Regio Decreto Legge 7 settembre 1926 n° 1511 e 6 novembre 1926 n° 1830, ha emanato provvedimenti legislativi per la tutela del risparmio e gli obblighi delle Casse Rurali. La nostra Cassa, che ha l’orgoglio d’aver sempre offerto garanzie e tutela al Risparmio che si accumula nell’Istituto e che perciò ha meritato la crescente fiducia dei risparmiatori, paesani e forestieri, si è affrettata a soddisfare gli obblighi specifici cui le Casse Rurali devono sottostare e, quindi: 1. Ha aderito all’Associazione Nazionale tra le Casse Rurali ed Enti ausiliari. 2. Ha chiesto la propria iscrizione nell’albo delle Aziende di Credito esistente presso il Ministero delle Finanze. 3. Ha compilato il bilancio, copia del quale sarà inviato all’Istituto di Emissione, destinando nove decimi degli utili annuali all’aumento del Fondo di Riserva. Come risulta infatti dalle proposte del Consiglio di Amministrazione l’utile netto dell’esercizio, in Lire 11.891,21 viene così distribuito: a) il Fondo di Riserva Ordinaria Lire 6.896; b) il Fondo di Riserva Speciale Lire 3.869. Totale Lire 10.765. Solo la parte residuale degli utili, che è un po’ meno di un decimo, in Lire 1.126,21 sarà devoluta dall’Amministrazione a scopi conformi allo spirito della Società. Rimane così, in forza del dispositivo di legge, quella parte dell’articolo 37 dello Statuto, che fissava un’altra distribuzione degli utili netti. Per questi motivi l’opera e il bilancio presentato da questa Amministrazione meritano la Vostra approvazione.
Il Consiglio dei sindaci: Alfonso Loffreda, Antonio Minichillo, Alfonso Della Paolera, Raffaele Stocchetti.

(3)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale ordinaria dei soci

L’anno 1927 il giorno 27 febbraio, nella sala di proprietà della Cassa Rurale, si è riunita l’Assemblea generale ordinaria dei soci alle due pomeridiane in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato quindici giorni prima, a norma dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Rinnovazione delle cariche sociali. 3. Prestiti eccedenti Lire 10.000. 4. Cambiali in giacenza. 5. Comunicazioni sulla liquidazione. 6. Proposte varie. Alle tre pomeridiane, trascorsa un’ora dalla convocazione, a norma dello Statuto, il socio Giacomo Vitale, proclamato presidente dell’assemblea, assistito dal segretario Alfonso Caso, ha dichiarato aperta la seduta. Presenti n° 41 soci nelle persone dei signori: Vitale Giacomo, Ferritto Vincenzo, Ferritto Michele, Ferritto Francesco, Ferritto Filomeno, Caso Angelantonio, Caso Alfonso, Caso Saverio, Langellotti Alfonso, Langellotti Antonio, Minichillo Antonio, Loffreda Alfonso fu Antonio, Loffreda Alfonso di Domenico, Loffreda Gaetano, Loffreda Pietro di Alessandro, Napolitano Andrea, Mezzullo Antonio, Mezzullo Luigi, D’Onofrio Raffaele, Stocchetti Raffaele, Stocchetti Mario, De Lellis Alfonso, De Lellis Liberato, De Lellis Michele, Vecchione Vincenzo, Zappoli Gregorio, Zappoli Arturo, Iameo Concetta, Boiano Beniamino, Boiano Antonio, Catarcio Michele, Catarcio Gabriele, Della Paolera Alfonso, Sponda Angelo, Nutile Virgilio, Rossetti Francesco, Pastore Pasquale e Gianfrancesco Gregorio fu Placido. Gli altri hanno giustificato la loro assenza. Incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno: 1. Il presidente del Consiglio d’Amministrazione legge e illustra le voci del Bilancio, rileva il costante sebbene leggero aumento dei depositi nonostante la rarefazione del medio circolante e la concorrenza delle numerose banche dei paesi circonvicini che fanno una vera caccia ai risparmiatori. Spiega le ragioni economiche e patriottiche che hanno determinato il Consiglio d’Amministrazione a fare una remora ai prestiti. La Cassa non può isolarsi né mettersi contro le direttive generali del Governo e della Banca d’Italia. Pur facilitando, in tutti i modi, il credito agrario, sarà più esigente e più oculata di fronte alla domanda di prestito e dimostrerà il proprio appoggio alle iniziative che diano serie garanzie. La Cassa ha contribuito al Prestito del Littorio con la conversione di Lire 37.000 di Buoni quinquennali, di Lire 55.000 di Buoni annuali, e con la sottoscrizione di Lire 5.000 in contanti. Poi il presidente chiarisce le voci dei profitti e delle perdite e propone all’assemblea di approntare il Bilancio che si chiude con un avanzo di Lire 11.891,21. Viene poi letta la relazione dei Sindaci e, dopo brevi chiarimenti dei soci Raffaele D’Onofrio e Antonio Minichillo, il Bilancio viene approvato all’unanimità, astenutisi gli Amministratori e i Sindaci. 2. Vengono eletti a sindaco capo Catarcio Michele (con voti 30), a sindaci effettivi D’Onofrio Raffaele (con voti 18) e Della Paolera Alfonso (con voti 16), a sindaci supplenti Minichillo Antonio (con voti 9) e Stocchetti Raffaele (con voti 6). Hanno funzionato da scrutatori Catarcio Michele e Gabriele. 3. Il presidente propone e l’assemblea approva di non concedere ulteriormente prestiti eccedenti le Lire 10.000 se non in casi d’eccezionalità. 4. Il presidente comunica il nome dei soci che hanno cambiali in giacenza, le quali ammontano a Lire 34.250. L’amministrazione, pur rendendosi pieno conto delle difficoltà del momento, aggravate localmente dalla scarsa raccolta agricola, non può essere longanime come pel passato e con l’approvazione dell’assemblea dichiara che agirà d’ora in poi come per legge. 5. Il presidente ricorda le deliberazioni prese dall’assemblea l’anno scorso di liquidare la Società per costituirla su nuove basi e spiega le difficoltà che si sono frapposte nell’attuazione del deliberato. Richiama l’attenzione dell’assemblea sulle nuove disposizioni legislative per la creazione di nuove Casse Rurali e sulle difficoltà quindi che si incontrerebbero per procedere alla liquidazione dell’Ente e alla costituzione di uno nuovo. L’Assemblea, udito il presidente circa le difficoltà incontrate e che si incontrerebbero per la costituzione di un nuovo Ente, delibera di confermare quanto fu deciso nell’assemblea dell’anno 1925, salvo di rimettere alla discrezione e al giudizio del socio Giacomo Vitale l’attuazione o meno dello scioglimento e della costituzione del nuovo eventuale Ente. 6. Sull’ultimo articolo dell’ordine del giorno, parlano Saverio Caso, Antonio Minichillo e Raffaele D’Onofrio facendo raccomandazioni e presentando voti per l’acquisto di concimi per conto dei soci. Letto e confermato il presente verbale viene sottoscritto come appresso.
Gli scrutatori: Gabriele Catarcio, Michele Catarcio.
Il segretario Il presidente
Alfonso Caso Giacomo Vitale

1928

(4)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestito di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 15 gennaio 1928

Egregi Soci,
Abbiamo proceduto ad un esame coscienzioso dei libri contabili e alla verifica delle attività e passività della Cassa, che abbiamo trovato conformi alle situazioni mensili e al Bilancio, così come presentato dal Consiglio di Amministrazione. In quest’anno di crisi generale che si è ripercossa in modo sensibile anche nel nostro comune, il Consiglio ha esercitato un’azione guardinga e prudente, encomiabile sotto tutti i rapporti. L’esercizio si chiude con un utile netto di Lire 11.604,93, ammontare che avrebbe potuto raggiungere una cifra più alta se il Consiglio di Amministrazione prudentemente non avesse escluso dal conteggio notevoli interessi attivi maturati e non riscossi. Per questi motivi il Bilancio merita l’approvazione dell’Assemblea.
I sindaci: Catarcio Michele, Raffaele D’Onofrio, Minichillo Antonio, Alfonso Della Paolera.

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale ordinaria dei soci

L’anno 1928, anno VI, il giorno 19 febbraio nell’aula di proprietà della Cassa Rurale, ove ha sede, s’è riunita l’Assemblea generale ordinaria dei soci alle due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato quindici giorni prima a norma dello Statuto per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. Relazione Amministrazione e Sindaci. 2. Rinnovazioni cariche sociali. 3. Comunicazione liquidazione e modifiche Statuto. 4. Eventuali proposte Soci. Alle ore tre pomeridiane, trascorsa un’ora dalla convocazione, a norma dello Statuto, il socio Vitale, proclamato presidente dell’Assemblea, assistito dal segretario Lucio Ferritto, ha dichiarato aperta la seduta; presenti n° 39 soci nelle persone dei signori: Giacomo Vitale, Lucio Ferritto, Raffaele D’Onofrio, Vincenzo Ferritto, Filomeno Ferritto, Francesco Ferritto, Alfonso Della Paolera, Michele Catarcio, Gabriele Catarcio, Antonio Minichillo, Gregorio Zappoli, Concetta Iameo, Angelo Sponda, Raffaele Stocchetti, Mario Stocchetti, Alfonso Langellotti, Michelangelo Langellotti, Marcellino Fattore, Antonio Fattore, Adolfo Mezzullo, Luigi Mezzullo, Antonio Mezzullo, Alfonso Loffreda, Antonio Loffreda, Gaetano Loffreda, Liberato De Lellis, Michele De Lellis, Alfonso De Lellis, Amedeo De Lellis, Luigi Ciccarelli, Antonio Ciccarelli, Francesco Rossetti, Virgilio Nutile, Giovanni Faella, Angelantonio Caso, Alfonso Caso, Saverio Caso, Antonio Boiano, Luigi Mezzullo, Antonio Mezzullo e Sebastiano Navarra. Gli altri hanno giustificato la loro assenza. Incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno: 1. A nome dell’Amministrazione il Presidente dà relazione dell’indirizzo amministrativo seguito. L’annata è stata di crisi per l’agricoltura locale. Il medio circolante è mancato anche a coloro che negli anni antecedenti ne ebbero in sovrabbondanza. La Cassa, fedele agli impegni presi nell’anno antecedente, alle direttive generali della Federazione e del Governo, ha contenuto i prestiti nei limiti dei bisogni veri dei soci e delle solide garanzie, resistendo a pressioni di quanti, ignari del momento delicato, avrebbero voluto spingere l’Amministrazione sulla via disastrata della finanza allegra e sconsiderata. Il contegno fermo e prudente del Consiglio, se è dispiaciuto a più d’uno, ha giovato alla consistenza dell’Ente ed anche a molti soci che, volenti o nolenti, sono stati richiamati alla realtà e alla prudenza, continuando a premunirsi contro i soci che avevano una situazione economica tale da destare qualche preoccupazione sia pure lontana. Sono state accese ipoteche (col consenso delle parti) sulle proprietà del socio Marcellino Caso e del socio Alfonso Della Paolera (con avallo degli effetti a firma di Marco Procacci). Così la situazione dell’Ente si va sempre più consolidando e rafforzando. Il Bilancio e, più, le situazioni mensili mostrano la quantità insolita degli effetti in giacenza verificatasi durante l’esercizio: indizio della crisi degli agricoltori e della deficienza del medio circolante. La tolleranza del Consiglio è stata di aiuto alla soluzione, al superamento di momenti difficili; e come risulta dall’esame comparativo delle situazioni mensili e del Bilancio, il marasma è andato via via attenuandosi e deve scomparire. Bisogna rientrare nella puntualità più assoluta. Ciò serva di monito a tutti. È ora che il debitore si educhi al gran principio economico di tener fede ai propri impegni nel giorno e nel tempo fissato. Illustrando a mano a mano le voci del Bilancio, il Presidente si ferma a spiegare, nei profitti e perdite, la ragione della diminuzione in Bilancio della voce “Interessi sui Titoli di Credito” da Lire 19.067,30 a Lire 16.110,20; la diminuzione si deve al fatto della conversione dei Buoni annuali in Prestito del Littorio; i Buoni sono ancora a tutt’oggi presso la Tesoreria Provinciale per la sostituzione dei titoli definitivi e pel pagamento degli interessi. Nonostante la diminuzione dell’entrata (per il motivo di cui sopra) di Lire 2.957,10, e le spese di accomodo ingenti nei locali della sede per Lire 839,90, il Bilancio si chiude con un utile netto di Lire 11.604,93. Da cui, detratto il decimo a norma del Regio Decreto 7 settembre 1926 n° 1511 e Regio Decreto 6 novembre 1926 n° 1830, in Lire 1.160,93, si propone la seguente situazione delle rimanenti Lire 10.444,00: a) al Fondo Riserva Ordinaria Lire 5.000; b) al Fondo Oscillazione Valori Lire 3.000; c) al Fondo Riserva Speciale Lire 2.444, per la Somma di Lire 10.444. Viene poi letta la relazione dei Sindaci, e dopo chiarimenti e delucidazioni ai soci Minichillo e Nutile (il primo presenta un voto per la diminuzione degli interessi sui Prestiti, il secondo raccomanda di elevare le gratificazioni agli impiegati) il Bilancio viene approvato con plauso all’unanimità, astenuti Amministratori e Sindaci. 2. Procedendosi all’elezione del Presidente e del Vice-Presidente scaduti, vengono confermati all’unanimità per Presidente il socio Giacomo Vitale e per Vice-Presidente il socio Vincenzo Ferritto. In sostituzione dei tre consiglieri decaduti vengono eletti: 1° Raffaele D’Onofrio con voti 18; 2° Alfonso Langellotti con voti 14; 3° Filiberto Caso con voti 11. Il Consiglio di Sindacato risulta composto da: 1° Alfonso Della Paolera con voti 23 (Sindaco capo); 2° Michele Catarcio con voti 22 (Sindaco effettivo); 3° Antonio Minichillo con voti 12 (Sindaco effettivo); 4° Francesco Rossetti con voti 11 (Sindaco supplente); 5° Angelantonio Caso con voti 10 (Sindaco supplente). 3. Il Presidente richiama quanto ebbe a riferire nell’Assemblea dell’anno precedente sulla difficoltà della ricostituzione della Cassa Rurale su nuove basi, date le difficoltà economiche e finanziarie del momento. La liquidazione della Società, per ricostituirla, avrebbe potuto ingenerare allarmi e preoccupazioni che non hanno ragione d’essere. Per questo motivo egli, cui era affidata la liquidazione e la ricostituzione, non ha creduto conveniente procedere all’attuazione del deliberato dell’Assemblea. Superata la crisi del momento, serenati gli spiriti, si potrà procedere a quanto fu deliberato; solo così la liquidazione apparirà ricostituzione e non desterà preoccupazioni di sorta. L’Assemblea prende atto e conferma l’incarico al socio Vitale per l’anno 1929, se ed in quanto lo permetteranno le condizioni finanziarie del momento e le disposizioni degli animi, e qualora il prestigio della Cassa non abbia a soffrire detrimento. Il socio Minichillo richiama e raccomanda quanto in proposito circa il nuovo futuro Ente fu stabilito nell’Assemblea del 1925. Il Presidente assicura che si atterrà a quanto fu deliberato. Intanto provvisoriamente viene votata e approvata la seguente modifica allo Statuto, proposta dall’Assicurazione Nazionale fra Casse Rurali con circolare n° 463 del 20 gennaio 1928: “L’Assemblea generale dei soci si riunisce in sedute ordinarie e straordinarie. Straordinariamente essa è convocata dal Consiglio d’Amministrazione mediante avviso da pubblicarsi sulla rassegna La Finanza Cooperativa (organo dell’Associazione Nazionale fra Casse Rurali, Agrarie ed Enti Ausiliari) almeno quindici giorni dalla data di convocazione”. Il Presidente avverte che le sedute ordinarie dell’Assemblea saranno convocate, come per il passato, in seguito ad avviso personale scritto. Rimane infine fissato, a scanso di equivoci, che per ragioni speciali l’Assemblea ha accettato la proposta dell’Assicurazione solo per quanto riguarda le convocazioni straordinarie dell’Assemblea, non avendo voluto, almeno per le ordinarie, rinunziare alla comodità dell’avviso personale scritto. 4. Il socio Michele Catarcio parla a nome dei soci di Castello d’Alife, che egli dice in uno stato di minorità rispetto a quelli di San Gregorio; fa varie raccomandazioni che il Presidente accoglie, promettendo di provvedere. Letto e confermato, il presente verbale viene sottoscritto come appresso.
Gli scrutatori: Michele Catarcio, Gabriele Catarcio.
Il presidente Il segretario
Giacomo Vitale Lucio Ferritto

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Al Sig. Direttore della Spettabile Banca d’Italia, Benevento.
Comunicazioni del presidente della Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
San Gregorio d’Alife 22 aprile 1928, Anno VI

Mentre vengono approntati d’urgenza i documenti richiesti mi affretto a dare chiarimenti che sono sicuro dimostreranno lucidamente alla Signoria Vostra non esservi stata da parte dell’amministrazione trasgressione dell’articolo 3 del Decreto Legge 6 novembre 1926 numero 1830. L’amministrazione della Cassa, anteriormente al citato decreto, per dimostrare in modo tangibile ch’essa teneva presente e provvedeva in tempo alle perdite che si sarebbero potute verificare dalla svalutazione dei titoli e dalla riscossione degli effetti, aveva adottato il sistema di presentare il Fondo di Riserva sotto una triplice ripartizione: 1. Fondo di Riserva (propriamente detto). 2. Fondo Oscillazione Valori. 3. Fondo Speciale (Fondo Cambiali), che nel Bilancio 1926 presentava questi dati: Fondo di Riserva Lire 16.000, Fondo Oscillazione Valori Lire 12.000, Fondo Speciale Lire 2.066, per un totale di Lire 30.066. Questo terzo fondo figura in Bilancio sotto la voce “Creditori diversi” ma nel “Libro dei giornali” è conglobato sotto l’unica voce “Quote sociali e riserve”. Dell’utile netto 1926, in Lire 11.891,21 fu assegnata alla riserva così ripartita una cifra leggermente superiore a quella che Vostra Signoria riconosce indispensabile e cioè Lire 10.721 in luogo di Lire 10.702,10 distribuendola così: a) al Fondo di Riserva Ordinaria Lire 6.856; b) al Fondo di Riserva Speciale Lire 3.865; per un totale di Lire 10.721. Di guisa che, nel 1927, il Fondo di riserva si presentava così: a) Ordinario, Lire 22.856; b) Oscillazione Valori, Lire 12.000; c) Speciale, Lire 5.931; per un totale di Lire 40.787. Il Consiglio di Sindacato, nella relazione del Bilancio 1926 inviata alla Signoria Vostra, notava all’uopo espressamente: “Il Governo Nazionale, con Decreto 7 settembre 1926 n° 1511 e 6 novembre 1926 n° 1830, ha emanato provvedimenti legislativi per la tutela del Risparmio e gli obblighi delle Casse Rurali. La nostra Cassa, che ha l’orgoglio di avere sempre offerto garanzie e tutele al Risparmio e che perciò ha meritato la crescente fiducia dei risparmiatori paesani e forestieri, si è affrettata a soddisfare gli obblighi specifici cui le Casse Rurali devono sottostare e quindi […] ha compilato il Bilancio (copia del quale sarà inviato all’Istituto di Emissione) destinando i nove decimi dell’utile annuale all’aumento del Fondo di Riserva”. D’altronde, se non è quistione di uomini ma di cose, l’Amministrazione non solo non ha derogato allo spirito − almeno! − del citato decreto ma ha migliorato leggermente la consistenza del Fondo di Riserva stesso nel suo complesso, avuto riguardo a quanto la legge prescrive. Difatti, mentre secondo le disposizioni della Signoria Vostra, devono essere destinate al Fondo di Riserva pel 1926 Lire 10.702,10, pel 1927 Lire 10.444,05 per un totale di Lire 21.146,15, l’Amministrazione vi destinò in complesso Lire 21.165 (anno 1926 Lire 10.721, anno 1927 Lire 10.444, per un totale di Lire 21.165). Resta così la sola quistione formale; resta la disposizione della Signoria Vostra di compilare il Bilancio devolvendo l’intero utile netto alla sola voce “Riserve”. Spogliata così d’ogni ombra e d’ogni macchia, questa è modificazione formale cui l’Amministrazione ottempera immediatamente, senza eccezione. Quel che preme è che la Signoria Vostra abbia un buon concetto dell’Amministrazione, che non ha distratto, in deroga alla legge, fondi di cui non aveva la libera disponibilità. Né del resto la Signoria Vostra ha fatto questo rilievo. Per quel che riguarda il Portafoglio, esso è sano e saldo; la voce del Bilancio “Effetti in sofferenza” segna impropriamente gli effetti semplicemente non regolarizzati, non per insolvibilità, ma per quella deficienza di educazione e di puntualità bancaria che è caratteristica della nostra regione. Quale sia l’energia con cui l’Amministrazione ha provveduto tempestivamente, quando occorreva, risulta dal fatto che i mutui ipotecari accesi a garanzia di effetti sono presentemente elevati da Lire 32.560 (cifra del Bilancio 1927) a Lire 69.870. Lieta l’Amministrazione d’aver potuto fornire questi dati dimostrativi, ha la buona certezza che la Signoria Vostra li degnerà d’autorevole approvazione.
Con perfetta osservanza.
Il presidente
Giacomo Vitale

1929

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 20 febbraio 1929, Anno VII

Egregi Soci,
Lo scioglimento della Cassa, che voi unanimi voleste, è un fatto compiuto. Con la avvenuta pubblicazione dei vostri deliberati sul Foglio degli annunzi legali della Provincia di Benevento il 27 ottobre 1928 l’atto dello scioglimento è giuridicamente perfetto. Per legge il Liquidatore non era obbligato a convocarvi né a sottoporvi bilanci da approvare. Se vi ha convocato è stato unicamente perché egli vuole mettervi al corrente dello stato finanziario dell’Ente all’atto dello scioglimento e della liquidazione che è in corso, e ciò per conforto vostro, che tanto avevate a cuore la vita della Cassa Rurale, e per uccidere prima di nascere allarmi che non hanno ragione d’essere e che fortunatamente non sono sorti. Nel Bilancio troverete alcune buone novità: i Titoli sono stati svalutati e calcolati leggermente al di sotto della quotazione di Borsa al 31 dicembre; svalutate le azioni di società; svalutate le voci “Macchine” e “Immobili”; svalutati i mobili e le spese d’impianto ad una lira. La distribuzione degli utili nelle tre Riserve, che secondo le vostre deliberazioni avrebbe dovuto figurare così: Quote sociali Lire 131; Riserva Ordinaria Lire 27.856; Riserva Speciale Lire 9.841; Oscillazione Valori Lire 15.000, per un Totale di Lire 52.858, figura invece così ripartita: Quote sociali Lire 131; Riserva Ordinaria Lire 37.146,15; Riserva Speciale Lire 3.550,85; Oscillazione Valori Lire 12.000, per un Totale di Lire 52.828. E ciò in forza di una disposizione della Banca d’Italia, la quale stabilì devolversi alla sola Riserva Ordinaria gli utili netti del 1926 e del 1927, che l’Amministrazione della Cassa aveva ripartiti tra la Riserva Ordinaria, la Riserva Speciale (per eventuali perdite sui prestiti) e il Fondo Oscillazione Valori. La divisa distribuzione non muta però la consistenza del Fondo Riserva, che rimane sempre di Lire 52.828, anzi risulta a fine d’anno aumentato a Lire 53.943,35, per Lire 1.115,38 di utili passati a fine d’anno ad aumento della Riserva Speciale, che da Lire 3.550,85 si è perciò elevata a Lire 4.666,23. Con le modifiche di cui sopra, il bilancio è più solido di prima; e chiude inoltre con l’utile 1928 che passerà alla Riserva Ordinaria di Lire 12.953,97. Se voi dunque continuerete ad appoggiare con la vostra calda fiducia l’opera necessariamente lenta, graduale e abile della liquidazione, avrete provveduto all’interesse della Cassa Rurale, che è poi il vostro interesse, e insieme l’interesse dei due paesi che si beneficano della riuscita della liquidazione, oltreché avrete reso possibile la costituzione del nuovo Ente da voi vagheggiato.
Distintamente vi salutiamo.
I sindaci: Antonio Minichillo, Angelantonio Caso, Alfonso Della Paolera, Francesco Rossetti, Michele Catarcio.

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 28 marzo 1929, Anno VII, nella sede della Cassa Rurale, si è riunita l’Assemblea generale ordinaria dei soci alle due pomeridiane in seguito ad avviso scritto debitamente comunicato 15 giorni prima, a norma dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Relazione del liquidatore del Consiglio d’Amministrazione e di Sindacato. 2. Bilancio di liquidazione. 3. Varie. Erano presenti i Soci: Giacomo Vitale; Vincenzo Ferritto; Alfonso e Antonio Langellotti; Angelantonio, Alfonso e Saverio Caso; Vincenzo Vecchione; Vincenzo e Giovanni Della Paolera; Antonio Minichillo; Antonio e Luigi Mezzullo; Marcellino e Lorenzo Fattore; Michele De Lellis; Raffaele e Alfonso D’Onofrio; Valentino Santini; Angelo Sponda; Luigi e Antonio Ciccarelli; Alfonso, Gaetano e Antonio Loffreda; Antonio Boiano; Raffaele Stocchetti. Gli altri giustificarono la loro assenza. Alle tre pomeridiane, trascorsa un’ora dalla convocazione a norma dello Statuto, il socio Giacomo Vitale, proclamato Presidente dell’Assemblea, ha dichiarato aperta la seduta e s’inizia lo svolgimento dell’ordine del giorno: 1. Il Liquidatore prende la parola e fa un’ampia e dettagliata relazione, che il Consiglio d’Amministrazione ha fatto sua e sottoscritto in ogni parte. Lo scioglimento della Cassa, che l’Assemblea unanime volle e ben tre volte deliberò il 26 marzo 1926, il 17 febbraio 1927 e il 19 novembre 1928 è un fatto compiuto e perfetto con la pubblicazione dei deliberati di cui sopra nel Bollettino degli Annunzi legali della Provincia di Benevento il 28 ottobre Anno VII. Tutto fa ritenere che tra breve i Soci possano essere chiamati a partecipare al nuovo Ente che l’Assemblea designò nelle linee generali e che gli interessi dei due Comuni, cui prima si estendeva il beneficio della Cassa Rurale, affrettano coi voti. Disciolta la Cassa Rurale, iniziata la graduale liquidazione, questa convocazione dell’Assemblea non era obbligatoria. Ma la volle il Liquidatore per mettere al corrente i Soci delle condizioni in cui si svolge; per riferire sulla consistenza patrimoniale dell’Ente a revisione avvenuta di tutte le attività; per chiedere il volenteroso appoggio di tutti, poiché è interesse di tutti che la liquidazione avvenga in una serena e confidente aspettazione. Per questo il Liquidatore richiede l’appoggio ed il quotidiano controllo del vecchio Consiglio d’Amministrazione; per questo fu richiesto l’esame e il parere del Consiglio di Sindacato, che è stato esibito all’Assemblea; per questo è richiesta all’Assemblea l’approvazione del 1° Bilancio di Liquidazione. Fatto l’inventario, come per legge, la Cassa si trovava ad avere, al 31 dicembre 1928, un’attività per Lire 845.431,45, tra cui meritano speciale esame le seguenti voci: a) La Cassa Rurale ha in proprietà Titoli al 3½% per Lire 12.300; Titoli di Consolidato al 5% per Lire 128.000; Titoli del Littorio per Lire 112.100; Buoni novennali per Lire 101.500; Totale Lire 353.900 nominali. Sono stati svalutati al disotto della quotazione di borsa del 31 dicembre e figurano in bilancio per Lire 303.000. Saranno venduti a seconda delle necessità e delle condizioni del mercato. b) Azioni di Società. Sono costituite dalle azioni della Banca del Lavoro per Lire 3.000, con le cedole degli interessi non riscossi di due annate e di Polizza Combattenti di Lire 1.000, passate in proprietà della Cassa. Figurano in Bilancio Lire 3.000. c) Mobili e spese d’impianto sono segnate in Bilancio per Lire 100. d) Macchine. Lo svecciatoio è stato svalutato a Lire 500. e) Immobili. La sede della Cassa è stata svalutata a Lire 10.000. Nonostante tutte queste riduzioni, il 1° Bilancio di liquidazione si chiude con un avanzo di Lire 12.953,97. Conseguentemente, oggi il Patrimonio sociale della Cassa è così costituito: Quote sociali Lire 131; Fondo di Riserva Lire 37.146,15; Fondo Oscillazione Valori Lire 12.000,00; Fondo Speciale Lire 4.666,23; Avanzo del bilancio di liquidazione Lire 12.953,97, per un Totale di Lire 66.897,35. L’ammontare del Patrimonio è dunque tale da assicurare contro ogni eventuale, dolorosa sorpresa. La felice riuscita della liquidazione si può assicurare fin d’ora. Ma essa non dipende solo dalla forte consistenza del Bilancio; dipende anche e per non piccola parte dalla fiducia dei depositanti veramente calda e fattiva; questi, di fatti, non assediano gli sportelli; secondo il bisogno più che per volontà, chiedono rimborsi e permettono così un sereno, sicuro, graduale smobilizzo che giova all’Ente e giova ai Soci, giova all’economia del paese e giova agli stessi depositanti. Neppure il crollo del Credito Meridionale − che era in notorie trattative con la Cassa Rurale per rilevare il Portafoglio − e le relative insinuazioni dei nemici in mala fede, hanno avuto potere di scuotere la fiducia dei depositanti e di creare panico. Ore che furono di qualche apprensione per parecchi istituti anche solidi, furono per la Cassa caratterizzate da nessuna richiesta di rimborsi, neppure ordinaria. Questa fiducia fa onore al paese, all’Amministrazione e alla Cassa stessa. 2. Viene poi letto e commentato a parte a parte dal liquidatore il Bilancio in tutte e singole le voci; viene finalmente letta la relazione dei Sindaci (col 1° Bilancio di liquidazione sottoscritto e fatto proprio dall’antico Consiglio d’Amministrazione e di Sindacato) e poi sottoposta all’approvazione dell’Assemblea che, dopo alcune raccomandazioni del socio Antonio Minichillo, l’approva all’unanimità. Su proposta del Sindaco supplente Angelantonio Caso, appoggiato dal socio Antonio Boiano, si approva un’ulteriore svalutazione degli immobili dalle Lire 10.000, che attualmente figurano in Bilancio, a Lire 2.000, prelevandosi detta somma dal Fondo di Riserva, che rimane così ridotto da Lire 37.146,15 a Lire 29.146,15. Tenuta poi presente la consistenza delle ipoteche accese dalla Cassa Rurale e della voce “Creditori Diversi”, che principalmente abbraccia gli interessi non corrisposti dai debitori dei mutui ipotecari per misura precauzionale (salvi tutti i diritti della Cassa da far valere come per legge) si propone la svalutazione del fondo “Mutui Ipotecari” di Lire 10.000 e la svalutazione del fondo “Debitori Diversi” di Lire 2.953,97 colle somme che figurano come avanzo di Bilancio, il quale così modificato chiuderebbe invece in pareggio. Tali proposte mentre non ledono i diritti della Cassa e non intaccano le reali consistenze della medesima, danno del Bilancio una fisionomia che corrisponde meglio alla realtà. Il Liquidatore accetta di modificare il Bilancio in tali sensi, convinto che la realtà sarà molto più rosea delle previsioni. L’Assemblea approva. 3. Il socio Raffaele D’Onofrio presenta un ordine del giorno da inviare a Sua Eccellenza il Prefetto Oreste Cimoroni perché voglia tenere in considerazione i motivi d’ordine principalmente economici che militano contro un’eventuale aggregazione del Comune di San Gregorio al Comune di Piedimonte d’Alife. Il Presidente dell’Assemblea lo fa suo e lo illustra ampiamente. L’Assemblea approva per acclamazione. La seduta si scioglie. Letto, approvato e sottoscritto dal Presidente, dal facente funzioni di Segretario Alfonso Caso e da due scrutatori, nominati nelle persone di Vincenzo Della Paolera e di Lorenzo Fattore.
Il presidente e liquidatore Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso


1930

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 12 febbraio 1930

Egregi Soci,
Per legge noi non dovevamo sindacare il Bilancio 1929 che il Liquidatore da voi nominato ha compilato e presentato all’esame e all’approvazione dell’Assemblea. È stato questo un di più che egli, come l’anno scorso, ha voluto compiere, perché sia noto a tutti l’indirizzo da lui seguito e il metodo di liquidazione adottato, calmo, lento, progressivo, senza urti e senza sbalzi, tenendo presenti i supremi interessi della Cassa e le condizioni della vita agricola paesana. È confortante che, nonostante il periodo critico che è caratteristico di ogni liquidazione, siano stati richiesti rimborsi per sole Lire 156.411,50 e che la differenza fra spese e profitti sia stata all’incirca quella degli esercizi normali e cioè di Lire 11.418,48. Nel Bilancio l’utile netto dell’esercizio figura in Lire 501,05 ma ciò solo perché con misura prudenziale, forse eccessiva ma ad ogni modo encomiabile, si sono fatte delle svalutazioni per Lire 10.917,43, salvi sempre, s’intende, i diritti dell’Ente e i risultati definitivi della gestione. Per questi motivi, riteniamo che il Bilancio così com’è, (che ha una realtà molto più rosea dell’apparenza), meriti la vostra approvazione e il vostro encomio, e che l’avanzo di Lire 501,05 figuri nella situazione, sotto la voce “Sopravanzo dell’esercizio precedente da liquidare”.
I sindaci: Catarcio Michele, Minichillo Antonio, Caso Angelantonio, Rossetti Francesco, Della Paolera Alfonso.

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 2 marzo 1930, Anno VIII, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea ordinaria dei soci, alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima, a norma dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio; 2. Relazione del liquidatore sottoscritta dall’antico Consiglio d’Amministrazione; 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Lucio, Vincenzo e Francesco Ferritto; Alfonso, Saverio, Angelantonio e Marcellino Caso; Alfonso, Michelangelo e Roberto Langellotti; Antonio, Alfonso, Gaetano e Pietro Loffreda; Raffaele D’Onofrio; Angelo Sponda; Marcellino e Lorenzo Fattore; Antonio e Luigi Ciccarelli; Raffaele e Mario Stocchetti; Antonio Minichillo; Mario Vecchione; Gregorio e Arturo Zappoli; Pasquale Pastore; Luigi e Antonio Mezzullo; Liberato, Amedeo e Michele De Lellis; Michele Catarcio; Alfonso Della Paolera; Francesco Rossetti; Virgilio Nutile; Giovanni Faella e Concetta Iameo. Viene eletto Presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale, funge da Segretario Alfonso Caso, da Scrutatori Virgilio Nutile e Lorenzo Fattore. Alle ore tre pomeridiane, trascorsa un’ora dalla convocazione, a norma dello Statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta ed incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. e 2. Bilancio. Il liquidatore legge ed illustra le varie voci del Bilancio. Fa notare con compiacenza il procedere lento, graduale e senza scosse della iniziata liquidazione; si sono avute richieste di rimborso per Lire 156.411,50 di fronte ad acconti o saldo prestiti per Lire 113.577, di guisa che lo smobilizzo del Portafoglio è bastato da solo, con gli utili vari, a far fronte alle domande senza intaccare i titoli che sono rimasti e rimangono a garanzia del c/c passivo, a cui si può ricorrere in ogni evenienza. Il risultato è tanto più confortante, qualora si consideri che volontariamente si sono rimborsati depositi vincolati per Lire 50.000 circa; il rimborso a richiesta, d’una cifra relativamente così cospicua, a cui l’Ente non era tenuto, dimostra la consistenza dell’Ente, l’accortezza del piano di smobilizzo e la fiducia dei depositanti nella loro benemerita Cassa Rurale. Sono iniziate le pratiche legali per il pagamento dei due mutui ipotecari scaduti contro Caso Marcellino e Feola Antonio; tutto fa sperare la liquidazione del credito nei primi mesi del 1930. Il Bilancio chiude con un utile netto di Lire 501,05, dopo aver proceduto ponderatamente per semplice misura precauzionale a svalutazioni per la somma complessiva di Lire 11.418,48, salvi sempre i diritti della Cassa e i risultati definitivi di gestione, e cioè: a) per svalutazione Titoli dello Stato Lire 3.000 (da Lire 303.000 a Lire 300.000); b) per svalutazione valori privati Lire 2.100; c) per svalutazione effetto Procacci Marco Lire 3.080. L’effetto veniva minorato con gli interessi maturati annualmente sul libretto vincolato n° 145 “Procacci Marco”, che era stato dato a cauzione dell’appalto “Strada Macchia”. Sorte le note difficoltà nell’atto del collaudo e la vertenza tra il Comune di San Gregorio e l’impresa Procacci, il denaro depositato è in contestazione. Per sola misura precauzionale, salvi tutti i diritti della Cassa, da far valere come legge (nella lontana ipotesi che non possano più utilizzarsi gli interessi via via maturati a minorazione del credito), vengono registrate in perdita le Lire 3.080 residuali; d) per svalutazione dei mutui ipotecari per Lire 2.200; e) per svalutazione degli interessi sui mutui per Lire 537,43; l’una e l’altra svalutazione, come tutte del resto, per soli eccessi di prudenza nella peggiore ipotesi di liquidazione dei mutui. Insomma, il Liquidatore, confortato dall’appoggio del Consiglio d’Amministrazione, s’è prospettato le possibilità più vere, per conchiudere ancora una volta, costatando la solida consistenza delle attività della Cassa. L’utile del Bilancio, dopo le svalutazioni di cui sopra, in Lire 501,05, si propone che figuri nella situazione contabile sotto la voce “a sopravanzo dell’esercizio precedente da liquidare”. 3. Viene poi data lettura della Relazione dei Sindaci, che approva il Bilancio e le proposte del liquidatore e del Consiglio d’Amministrazione. Finalmente, dopo ampie comunicazioni date dal Presidente sulla nuova “Cassa Rurale Matese”, già costituita e in procinto di funzionare, dopo chiarimenti e assicurazioni in proposito, si chiude la discussione generale con l’approvazione del Bilancio e con un voto di plauso del socio Michele Catarcio a favore del liquidatore per il modo abile e accorto da lui tenuto nello smobilizzare le attività progressivamente, secondo le contingenze del momento, senza il minimo turbamento dell’economia cittadina e senza danno dell’Ente, tra la fiducia completa dei depositanti e dei Soci.
Letto, approvato e sottoscritto.
Il presidente Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso


1931

(11)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 29 marzo 1931, Anno IX, nella propria sede, si è riunita l’Assemblea ordinaria dei soci alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Relazione del liquidatore, sottoscritta dal Consiglio d’Amministrazione. 2. Bilancio. 3. Relazione dei Sindaci. 4. Varie ed eventuali. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Lucio Ferritto; Michele Catarcio; Luigi, Alfonso, Giovanni e Vincenzo Della Paolera; Alfonso, Saverio e Angelantonio Caso; Vincenzo Ferritto; Alfonso Langellotti; Antonio Minichillo; Mario e Raffaele Stocchetti; Luigi e Antonio Mezzullo; Michele e Amedeo De Lellis; Concetta Iameo; Antonio e Gaetano Loffreda; Angelo Sponda; Antonio e Luigi Ciccarelli; Francesco Rossetti; Virgilio Nutile; Raffaele D’Onofrio; Gregorio Zappoli; Lorenzo Fattore. Viene eletto Presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da Segretario Alfonso Caso; da Scrutatori Virgilio Nutile e Lorenzo Fattore. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle ore tre pomeridiane il Presidente dichiara aperta la seduta a norma dello Statuto e incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Relazione del liquidatore, sottoscritta dal Consiglio d’Amministrazione. Il liquidatore ricorda che, nella relazione 1929, egli aveva detto: “Sono iniziate le pratiche legali per il pagamento dei due mutui ipotecari scaduti contro Caso Marcellino e Feola Antonio; tutto fa sperare la liquidazione del credito pei primi mesi del 1930.” così scrivendo il Liquidatore faceva i conti senza le lungaggini del Tribunale; siamo difatti al 29 marzo 1931 e la liquidazione non è ancora avvenuta; l’asta per l’aumento del ventesimo è però fissata pel 31 marzo. È dunque quistione di giorni. Il ritardo del Tribunale ha portato con sé conseguentemente un ritardo nel ritmo della liquidazione. Come appare anche da un esame superficiale del Bilancio, liquidati i mutui ipotecari, la liquidazione si può dir fatta, poiché le cambiali in Portafoglio possono essere riscontrate dal Banco di Napoli e i titoli venduti da un giorno all’altro. Il farlo, oggi o domani, è quistione non di possibilità, ma di maggiore o minore convenienza ed opportunità. Ed è quistione anche di maggiore o minore richiesta di rimborsi. La Cassa rimborsa e vieta i depositi liberi, e, a richiesta, pur non essendo obbligata, ha rimborsato anche i depositi vincolati. Questo fatto è uno dei fattori precipui della fiducia di cui gode la Cassa e della serenità che accompagna l’opera sempre difficile della liquidazione. Ed a sua volta questa fiducia si ripercuote sull’ammontare dei rimborsi, per cui si nota che il saldo prestiti e il pagamento degli interessi sono stati da soli sufficienti a coprire le domande di rimborso; dico, da soli, perché la Cassa non riceve, come sapete, più depositi; e perciò la liquidazione basta a se stessa. Sono stati rimborsati per oltre 10.000 Lire depositi vincolati non scaduti. Ciò dimostra la facilità con cui procede la liquidazione. Il sopravanzo dell’esercizio precedente da liquidare in Lire 501,05 è passato tra gli utili del presente esercizio; e perciò il Bilancio chiude con un utile netto di Lire 7.050,59 e più precisamente con Lire 6.549,54 cui è stata aggiunta la somma rimasta a disposizione nel 1929 di Lire 501,05. Tale utile complessivo, in Lire 7.050,59 si propone che nella situazione contabile figuri nella voce “Sopravanzo dell’esercizio precedente da liquidare” e ciò in previsione di possibili perdite che si possono verificare nella riscossione dei mutui ipotecari contro Caso e Feola. 2. Viene poi data lettura del Bilancio, le cui partite vengono illustrate a parte a parte; chiedono chiarimenti i soci Minichillo, Loffreda Antonio e Raffaele D’Onofrio. 3. Il Sindaco capo dà lettura della relazione dei Sindaci, poi propone un voto di plauso al liquidatore per avere in un momento particolarmente difficile condotto la liquidazione con accorgimento e saviezza, conservando alto il prestigio della Cassa Rurale. Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Nutile Virgilio, Fattore Lorenzo.
Il presidente liquidatore Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso

(12)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 31 marzo 1931

Egregi Soci,
Il liquidatore ha presentato quest’anno il Bilancio, dopo aver chiesto preventivamente ed ottenuta l’adesione e l’approvazione dell’antico Consiglio di Amministrazione, e ciò nell’interesse dell’Ente, la cui consistenza reale egli vuole conosciuta e seguita nelle diverse fasi diligentemente da tutti. Il Bilancio presentato alla vostra approvazione si chiude con un utile di esercizio di Lire 6.549,54, cui va aggiunta la somma a disposizione di Lire 501,05 dell’esercizio precedente che, come voi prudentemente deliberaste, rimase inassegnata; dimodoché il sopravanzo effettivo ora da liquidare o assegnare è di Lire 7.050,59. Noi accettiamo la proposta del liquidatore di lasciare l’intera somma alla voce “Sopravanzo dell’esercizio precedente da liquidare o assegnare” e ciò per misura prudenziale, essendo tuttora in corso la liquidazione dei mutui ipotecari che, data la scarsezza di medio circolante e lo svilimento dei terreni e dei fabbricati, potrà presentare eventuali perdite. Costatiamo con piacere che la liquidazione procede senza sorprese dolorose nonostante le difficoltà del momento, e che il Liquidatore intensifica l’opera sua affinché, pure essendo graduale, sia la più rapida possibile nelle attuali circostanze. Potete – perciò − serenamente approvare il Bilancio 1930 così come vi è stato presentato.
Con osservanza.
Il Consiglio di sindacato: Antonio Minichillo, Angelantonio Caso, Francesco Rossetti, Alfonso Della Paolera, Michele Catarcio.

1932

(13)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 25 febbraio 1932, Anno X

Egregi Soci,
Pure attraverso la crisi tremenda che ha attraversato la nostra economia agricola e armentizia con la caduta dei prezzi, spesso al di sotto di ogni valore redditizio, e nonostante la disoccupazione dei mesi invernali che gli altri anni era attenuata, se non soppressa, dai lavori della strada provinciale n° 76, ora sospesi, abbiamo costatato con piacere che il Bilancio si chiude con un utile di Lire 3.743,66. Il Portafoglio può dirsi saldo, sia in sé, sia per il fatto che i prestiti non sono accentrati, ma spezzettati in cambiali di piccolo taglio, con la conseguenza della distribuzione del rischio su di un numero più grande di persone. La massa dei Titoli, valutata al disotto del prezzo di Borsa, una garanzia per i depositanti, costituisce una forza per la Cassa, che ha così i mezzi per far fronte ad ogni eventuale rimborso. Con queste liete constatazioni vi invitiamo ad approvare il Bilancio 1931 così come viene presentato dal liquidatore e sottoscritto dagli amministratori.
I sindaci: Della Paolera Alfonso, Caso Angelantonio, Sac. Catarcio Cav. Michele, Francesco Rossetti.

(14)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 28 marzo 1932, nella propria sede, si è riunita l’Assemblea ordinaria dei soci alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima in conformità dello Statuto per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione dei Sindaci. 3. Varie. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo e Lucio; Caso Saverio, Alfonso e Angelantonio; Langellotti Alfonso; Minichillo Antonio; D’Onofrio Raffaele e Alfonso; Mezzullo Luigi; Loffreda Gaetano; De Lellis Liberato e Michele; Vecchione Vincenzo; Stocchetti Raffaele; Ciccarelli Luigi; Zappoli Gregorio; Catarcio Gabriele e Michele; Nutile Virgilio; Rossetti Francesco; Fattore Lorenzo; Faella Giovanni; Della Paolera Vincenzo e Alfonso. Viene eletto presidente dell’Assemblea il socio Vitale, scrutatori Virgilio Nutile e Raffaele Stocchetti, segretario Alfonso Caso. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle ore tre pomeridiane, in conformità dello Statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta e incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Il liquidatore, a nome proprio e del Consiglio d’Amministrazione, legge ed illustra a parte a parte le voci del Bilancio. Riferisce sulle difficoltà incontrate per ottenere, quest’anno, la regolarizzazione degli effetti. La disoccupazione, la crisi dell’industria agricola e armentizia hanno fatto sentire la penuria di medio circolante, hanno creato condizioni di disagio per tutti, per i soci e per gli amministratori, che hanno dovuto, in qualche caso, ricorrere a mezzi legali per ottenere la minorazione e il pagamento degli interessi. Fortunatamente il punto critico dell’annata è superato. Vi sono state delle dispiacenze ma la legge è legge e gli interessi della Cassa sono superiori agli interessi dei Soci. Stando il giudizio di graduatoria sui mutui ipotecari a carico di Caso Marcellino, Antonio Feola e altri debitori, la voce “Mutui Ipotecari” in Bilancio non solo non è stata aumentata dagli interessi maturati, anzi è stata diminuita da Lire 47.800 a Lire 42.505. Le azioni di Società “Banca del Lavoro”, che in Borsa sono valutate Lire 3.000, figurano in bilancio per Lire 900. I mobili, del valore di parecchie migliaia di Lire, figurano per Lire 1 e così tutte le voci dell’attivo. Del Portafoglio parlerà il Consiglio dei Sindaci. Nonostante tutto questo, il Liquidatore, col Consiglio d’Amministrazione, propone che l’intero utile netto vada a rafforzare il patrimonio, rinunziando alla libera disposizione del denaro concesso dalla legge. 2. Il Sindaco capo, Catarcio Michele, rileva la consistenza del Portafoglio; tutti i debitori, nella massima parte piccoli debitori, hanno terreni, case e armenti; possono trovarsi in momentaneo disagio, ma sono onesti e solvibili. Propone un voto di plauso al liquidatore per l’energia e il tatto mostrati, specialmente nella difficoltà di ottenere la regolarizzazione e il pagamento degli effetti maturati. 3. Prende la parola il socio Zappoli il quale, a nome anche di qualche socio assente, chiede maggiore mitezza in certi casi particolarmente difficili nel momento presente. Risponde il Liquidatore che egli non può sostituire la pietà alla legge e all’interesse superiore della Cassa. L’assemblea unanime si associa alle parole del liquidatore e all’unanimità, astenuti i Sindaci e gli Amministratori, approva il Bilancio 1931, che chiude con l’utile netto di Lire 3.743,66, deliberando che sia devoluto al Fondo di Riserva.
Letto approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Nutile Virgilio, Raffaele Stocchetti.
Il presidente Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso


1933

(15)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 12 febbraio 1933, Anno XI

Egregi Soci,
Abbiamo esaminato i libri contabili della Società e fatto diligentemente il riscontro Cassa e il riscontro Valori; e abbiamo trovato la corrispondenza perfetta con le cifre presentate in Bilancio. Al 31 dicembre si verificava in Borsa un miglioramento notevole nel valore dei Titoli, ma il Liquidatore, per misure prudenziali, non ha creduto tenerne conto, elevando i Titoli nella compilazione del Bilancio al limite dei miglioramenti verificatisi nel mercato. E ciò non solo non nuoce ma giova alla consistenza vera del Bilancio, che ha così una solidità maggiore di quella tradotta in cifre. Per questo potete approvare il Bilancio 1932, che si chiude con un utile netto di Lire 18.233,80 che saranno devolute alla Riserva Ordinaria.
I sindaci: Alfonso Della Paolera, Raffaele Stocchetti, Angelantonio Caso, Michele Catarcio.

(16)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 26 marzo 1933, Anno XI, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea generale dei soci alle ore una e mezzo pomeridiane in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Relazione del Liquidatore. 2. Bilancio. 3. Relazione dei Sindaci. 4. Sostituzione del sindaco Antonio Minichillo, defunto. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo e Francesco; Caso Alfonso, Saverio e Roberto; Stocchetti Raffaele e Mario; Loffreda Alfonso, Antonio e Gaetano; Zappoli Gregorio; De Lellis Michele e Alfonso; Iameo Concetta; Langellotti Alfonso e Antonio; Ciccarelli Luigi e Antonio; D’Onofrio Raffaele; Mezzullo Salvatore e Luigi; Della Paolera Alfonso. Viene eletto presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da segretario Caso Alfonso; da scrutatori Ciccarelli Luigi e Loffreda Alfonso. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle ore due e mezzo, il Presidente, a norma dello Statuto, dichiara aperta la seduta e comincia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Il Liquidatore dichiara che, anche quest’anno, per sottoporre l’opera sua al massimo controllo, ha chiesto e ottenuto che il Bilancio fosse compilato in collaborazione dell’ex Consiglio di Amministrazione, che intende tener sempre a giorno delle operazioni della Cassa. L’anno è stato particolarmente doloroso per l’acuirsi della crisi agricola e armentizia e per il numero grande di effetti che è stato necessario protestare. È stato anche necessario prendere ipoteca immobiliare sui beni di De Lellis Teodolinda e Loffreda Antonio, che però hanno incominciato il risarcimento del loro debito, senza che si sia proceduto all’esproprio. Poi il Liquidatore illustra, ad una ad una, le voci del Bilancio. Fa rilevare che le spese d’Amministrazione, già ridotte, hanno subito una ulteriore riduzione di Lire 639,35 (da Lire 3.957,95 a Lire 3.298,60, stipendi e gratificazioni compresi). Nota che in Bilancio non è stato tenuto conto, per misure precauzionali, dell’aumentato valore dei Titoli in Borsa il 31 dicembre 1932; così che il Bilancio si trovava ad avere, nella chiusura dell’esercizio, una consistenza reale molto superiore a quella indicata dalle cifre. È stata questa, del resto, la massima sempre seguita dal Consiglio d’Amministrazione: essere più che apparire. Comunica le riduzioni degli interessi sui Depositi che la Cassa deve applicare in conformità di quanto ha disposto la Banca d’Italia e ha comunicato la Confederazione delle Casse Rurali, e ne mette in luce la portata benefica non solo nei riguardi economici, ma in particolare nei riguardi della diminuzione notevole delle spese della Cassa, ciò che (unito al maggior valore dei Titoli in Borsa) costituisce un miglioramento prevedibile fin d’ora dell’esercizio futuro. Ciò posto invita ad approvare il Bilancio che si chiude con l’utile netto di Lire 1.833,80 che propone devolversi interamente alla Riserva Ordinaria. 2. Della Paolera Alfonso, Sindaco capo, legge il verbale del Consiglio di Sindacato e invita ad approvare il Bilancio e devolvere l’intero utile netto di Lire 1.833,80 alla Riserva Ordinaria. 3. Il Bilancio viene approvato all’unanimità, astenuti il Liquidatore, l’ex Consiglio d’Amministrazione e i Sindaci. 4. Il Liquidatore comunica che, essendo morto il sindaco Antonio Minichillo (la cui memoria è viva in tutti per l’illibatezza della vita e l’acume dell’ingegno naturale) nel corso dell’anno finanziario, egli, in conformità dello Statuto, chiamò a sostituirlo Stocchetti Raffaele, il socio cioè che, nell’ultima votazione del Consiglio di Sindacato, riportò la migliore votazione dopo gli eletti. Propone all’Assemblea la ratifica del suo operato e la nomina del nuovo sindaco in sostituzione di Antonio Minichillo. All’unanimità risulta eletto a sindaco il socio Raffaele Stocchetti.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Alfonso Loffreda, Luigi Ciccarelli.
Il presidente Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso


1934

(17)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 2 febbraio 1934, Anno XII

Egregi Soci,
Accuratamente abbiamo riscontrato i valori e le attività della Cassa e siamo lieti di costatare il notevole miglioramento avvenuto nella voce “Mutui Ipotecari”, che hanno avuto un felice inizio di realizzazione dopo le lungaggini procedurali che non si sono potute evitare. Il Liquidatore non ha creduto chiedere il rimborso dei titoli di Consolidato e del Littorio e ciò per motivi patriottici e finanziari. Il Consiglio dei Sindaci plaude alla deliberazione presa, e nota con piacere che in Bilancio i titoli sono presentati nel loro ammontare per una somma notevolmente inferiore alla quotazione di Borsa del 31 dicembre. Per tali misure prudenziali, mentre si può non preoccuparsi di possibili oscillazioni, il Bilancio acquista una solidità maggiore di quella apparente. Potete perciò approvarlo senza modifiche, così come si presenta, con l’utile netto di Lire 2.017,72 che, in conformità della proposta del Liquidatore, consentiamo vadano devolute alla Riserva Ordinaria.
I sindaci: Catarcio Michele, Della Paolera Alfonso, Caso Angelantonio.

(18)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 19 marzo 1934, Anno XII, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea generale dei soci, alle ore 15, in seguito ad avviso scritto debitamente comunicato 15 giorni prima, in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore sottoscritta dal Consiglio d’Amministrazione. 3. Relazione dei Sindaci. 4. Varie. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Vincenzo e Francesco Ferritto; Langellotti Alfonso; Caso Alfonso, Saverio e Angelantonio; Fattore Marcellino e Lorenzo; Loffreda Gaetano, Antonio ed Alfonso; Ciccarelli Luigi e Antonio; Mezzullo Salvatore, Luigi e Antonio; Zappoli Gregorio; De Lellis Liberato e Michele; D’Onofrio Raffaele; Vecchione Vincenzo; Cav. Catarcio Michele e Gabriele; Della Paolera Alfonso e Vincenzo; Pontieri Antonio; Stocchetti Mario; Nutile Virgilio. Viene eletto presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da segretario Caso Alfonso; da scrutatori Ciccarelli Luigi e Catarcio Gabriele. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle ore 16 il Presidente, a norma dello Statuto, dichiara aperta la seduta e s’incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Viene letto il Bilancio presentato dal liquidatore, fatto proprio anche dall’antico Consiglio d’Amministrazione e approvato dai Sindaci. 2. Il Liquidatore l’illustra a parte a parte. Riferisce: “Durante il 1933 abbiamo avuto l’emissione di Buoni novennali al 4% e la Cassa ha creduto suo dovere parteciparvi con la conversione di Buoni per Lire 52.000, che erano per scadere, nei nuovi al 4%. Ha fiancheggiato l’opera del Banco di Napoli e ha fatto propaganda per l’acquisto e la conversione, tra i privati, raccogliendo adesioni per 7.000 Lire. Nel gennaio 1934 vi è stata la conversione del Consolidato 5% nel redimibile 3½%. La Cassa, posseditrice di 182.000 Lire di Consolidato e del Littorio, sebbene si trovasse in corso di liquidazione, e perciò nel caso di far domanda di rimborso, non l’ha fatta, oltre che per ragioni di convenienza finanziaria, principalmente per motivi patriottici. Una domanda di rimborso avrebbe avuto il carattere di un tradimento”. Il Liquidatore ha sentito quindi il dovere di far opera di persuasione consigliando l’accettazione della conversione e annunzia che, presentandosi l’occasione, se vi saranno disponibilità, queste saranno invertite nell’acquisto di Titoli, sicuro d’interpretare il consenso dell’Assemblea e di fare gli interessi dell’Ente. Confrontando le voci del Bilancio 1932 con quelle del 1933, fa rilevare il miglioramento notevolissimo avvenuto nella voce “Mutui Ipotecari”, il cui ammontare è disceso da Lire 40.085 a Lire 17.027 con una differenza in bene di Lire 23.085. Accenna all’azione legale svolta contro G. Giuseppe Iannetelli e parla della difficoltà della liquidazione che, per motivi umanitari, economici e patriottici, deve svolgersi con dolcezza, con lentezza, ma nello stesso tempo con fermezza per non pregiudicare gli interessi della Cassa. E poiché, in paese, c’è stata qualche simulata vendita, il relatore rammenta che il nuovo Codice Penale sancisce le responsabilità penali, di chi vende per non pagare, coll’articolo 641; illustra l’articolo stesso e le pene comminate contro chi dissimula il proprio stato d’insolvenza e prega i Soci di diffondere la conoscenza delle disposizioni di legge. Riferisce che sono stati venduti un terreno e una casa di Antonio Feola e un terreno di Marcellino Caso di cui, nell’asta di vendita, rimane aggiudicatrice la Cassa. Richiama l’attenzione sulle spese di amministrazione in Lire 109, prova dell’oculatezza e dello spirito di sacrificio con cui l’opera di liquidazione procede da parte di tutti e propone che l’utile netto dell’esercizio, in Lire 2.017,62, sia devoluto per intero alla Riserva Ordinaria. 3. Presa la parola, il Sindaco capo anzitutto chiarisce il senso delle parole usate nella relazione; s’è adoperata la parola “conversione” mentre s’intendeva dire “rimborso”. Difatti la Cassa ha accettato la conversione per motivi patriottici e finanziari e non solo non ha chiesto nessun rimborso, ma lo ha sconsigliato e si propone d’impiegare le possibili disponibilità in acquisti del redimibile. Perciò la parola usata è erronea e va corretta nella propria accezione con carattere rosso. Invita l’Assemblea ad approvare il Bilancio 1933, devolvendo interamente alla Riserva Ordinaria l’utile netto di Lire 2.017,62. 4. Prende la parola il socio Antonio Loffreda e poi il socio Gabriele Catarcio il quale, nella qualità di socio e di fascista, invita l’Assemblea ad approvare il Bilancio 1933 e la devoluzione dell’utile netto in Lire 2.017,62 interamente alla Riserva Ordinaria, segnalando l’opera meritoria e patriottica spiegata dal Liquidatore nella minorazione degli effetti e nella conversione accettata dei Buoni novennali e dei Titoli del Consolidato e del Littorio.
È approvato, letto e sottoscritto.
Gli scrutatori: Gabriele Catarcio e Luigi Ciccarelli.
Il presidente (liquidatore) Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso

1935

(19)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 28 febbraio 1935, Anno XIII

Egregi Soci,
L’esercizio finanziario 1934 si chiude con un attivo di Lire 2.001,17, dopo la svalutazione effettuata della voce “Merci e Macchine” da Lire 1.100 a Lire 300. Il risultato è da ritenersi soddisfacente se si considerano le varie difficoltà del momento finanziario che attraversa il nostro Comune. Ciò nonostante il Bilancio è abbastanza solido, e le cifre fissate corrispondono a quanto risulta dai libri contabili dell’Ente e dall’esame delle attività. Per misura prudenziale, v’invitiamo a devolvere interamente l’utile netto di Lire 2.001,17 alla Riserva Ordinaria.
I sindaci: Catarcio Michele, Della Paolera Alfonso, Caso Angelantonio, Stocchetti Raffaele, Francesco Rossetti.

(20)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 31 marzo 1935, anno XIII, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea generale dei soci, alle ore 15, in seguito ad avviso scritto debitamente comunicato 15 giorni prima, in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore, approvata dal Consiglio d’Amministrazione. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo, Michele e Filomeno; Caso Alfonso, Saverio e Angelantonio; Mezzullo Antonio; Zappoli Gregorio; Loffreda Alfonso, Antonio e Gaetano; Boiano Antonio; Rossetti Francesco; Catarcio Michele e Gabriele; Della Paolera Alfonso; Fattore Lorenzo e Giuseppe; Ciccarelli Luigi e Antonio; Vecchione Vincenzo; D’Onofrio Raffaele; De Lellis Michele e Amedeo. Viene eletto presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da segretario Caso Alfonso; da scrutatori Boiano Antonio e Ciccarelli Luigi. Trascorsa un’ora dalla convocazione, a norma dello Statuto, il Presidente alle ore 16 dichiara aperta la seduta e s’incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno: 1. Viene letto il Bilancio presentato dal Liquidatore, fatto proprio dal Consiglio d’Amministrazione e approvato dai Sindaci. 2. Il Liquidatore legge, commenta a parte a parte e fa rilevare che il Bilancio 1934 si chiude con un utile netto di Lire 2.001,17 mentre quello del 1933 si chiudeva con un utile di 2.017,62, sebbene il Bilancio del 1933 si beneficiasse ancora del vantaggio della rendita al 5%, mentre quello del 1934 sugli interessi dei Valori pubblici al 3,50%, ciò che ha portato uno spostamento di utili per interessi sui titoli da Lire 16.347 a Lire 11.275, con una differenza, non irrilevante per un Bilancio di una piccola Cassa Rurale, di Lire 5.072, e ciò sebbene i Titoli di Stato figurino nel Bilancio 1933 per Lire 266.860,50, mentre nel Bilancio 1934 figurano per Lire 275.860,50. L’utile del 1934 (nonostante la perdita, dunque, di un terzo sull’entrata per la diminuzione dell’interesse dei Titoli) s’è ottenuto per l’abile impiego del denaro liquido a disposizione, e cioè: a) rimborsi ai depositanti; b) ricorsi rari e brevi ai c/c passivi, così che mentre l’interesse sui debiti verso Banche ammontava nel 1933 a Lire 1.628,80, quello del 1934 ammonta a Lire 108,60, con una differenza di Lire 1.520,20; c) denaro in cassa ridotto a qualche centinaio di Lire in modo abituale, così che gli interessi sui denari disponibili presso Banche sono saliti da Lire 203,03 a Lire 877,22, con un miglioramento, quindi, di Lire 674,19. È stata poi soppressa in Bilancio la voce “Illuminazione e Riscaldamento” e le spese varie figurano in Bilancio per Lire 15,60. Sorveglianza ed economia sino all’osso hanno dunque prodotto l’utile di Lire 2.001,17, col quale si chiude il Bilancio 1934, utile che il Liquidatore propone vada interamente devoluto alla Riserva Ordinaria. Il presidente parla infine, dando chiarimenti e informazioni, sullo stato degli atti legali contro Posta Filippo e Iannetelli G. Giuseppe, la causa contro il quale è stata fissata pel 1° maggio. Annunzia che finalmente è stato liquidato l’affare Marcellino Caso. 3. Prende la parola il Sindaco capo Cav. Michele Catarcio, il quale nota che il Bilancio si chiude con l’utile netto di Lire 2.001,17, dopo la svalutazione opportunamente effettuata della voce “Merci e Macchine” da Lire 1.100 a Lire 300; che il risultato dell’esercizio è da ritenersi soddisfacente, date le difficoltà del momento; e che il Bilancio è consistente perché consistenti sono le cifre scritte in esso. Invita perciò l’Assemblea ad approvarlo e parimenti ad approvare la devoluzione dell’utile netto in Lire 2.001,17 interamente al Fondo di Riserva Ordinaria. Si approva.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Antonio Boiano.
Il presidente Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso

(21)

San Gregorio d’Alife 13/11/1935
Spett. Banca d’Italia
Benevento

In merito alla nota n. 122:
La lentezza della liquidazione è dipesa unicamente dalle condizioni critiche nelle quali versa l’economia del piccolo paese. Di ciò s’è preoccupata l’autorità politica locale, che mi ha consigliato a procedere gradualmente, lentamente, a non dare scosse. Ho avuto anzi dei fastidi, in certi casi in cui l’energia era comandata dal pericolo di perdite, e anche ricorsi e accuse di antifascismo. Ciò nonostante farò di tutto per attenermi a quanto consiglia la S.V. Con perfetta osservanza.
Il liquidatore
Giacomo Vitale


1936

(22)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione dei sindaci
San Gregorio d’Alife 12 febbraio 1936, Anno XIV

Egregi Soci,
Abbiamo esaminato il Bilancio 1935 della Cassa Rurale e non troviamo nulla di notevole da segnalare. I risultati dell’esercizio, date le difficoltà del momento economico, sono soddisfacenti. Le cifre bilanciate corrispondono ai dati e ai libri contabili. Proponiamo, per misura precauzionale, che l’intero utile netto di Lire 1.054,73 sia devoluto al Fondo di Riserva.
I sindaci: Catarcio Michele, Caso Angelantonio, Stocchetti Raffaele, Alfonso Della Paolera.

(23)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 29 marzo 1936, Anno XIV, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea generale dei soci, alle ore 15, in seguito ad avviso scritto debitamente comunicato 15 giorni prima, in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore, approvata dal Consiglio d’Amministrazione. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i Soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo e Francesco; Cav. Catarcio Michele; Langellotti Alfonso e Antonio; Caso Angelantonio, Saverio e Antonio; D’Onofrio Raffaele; De Lellis Michele e Amedeo; Vecchione Vincenzo; Fattore Marcellino e Lorenzo; Loffreda Alfonso e Antonio; Ciccarelli Antonio e Luigi; Stocchetti Mario e Raffaele; Iameo Concetta; Nutile Virgilio; Della Paolera Vincenzo; Faella Giovanni; Mezzullo Luigi; Rossetti Francesco; Boiano Antonio. Viene eletto Presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da segretario Caso Alfonso; da scrutatori i soci Ciccarelli Luigi e Lorenzo Fattore. Trascorsa un’ora dalla convocazione, a norma dello Statuto, il Presidente alle ore 16 dichiara aperta la seduta e s’incomincia lo svolgimento dell’ordine del giorno: 1. Viene letto il Bilancio compilato dal Liquidatore, fatto proprio dal Consiglio d’Amministrazione e approvato dai Sindaci. 2. Prende poi la parola il Liquidatore e commenta, a parte a parte, illustrando ampiamente le cifre più significative. Il Liquidatore fa rilevare la progressiva diminuzione delle spese, ridotte alle strettamente indispensabili, e gli interessi sul denaro disponibile presso le Banche, saliti a Lire 1.807,78, mentre nel 1934 ammontarono a Lire 1.628,80, con un miglioramento, quindi, di Lire 178,98. Anche questa volta l’oculata economia delle spese e l’opportuno impiego del denaro liquido, non lasciato mai a giacere in cassa infruttuoso, hanno determinato l’utile del Bilancio in Lire 1.054,73, che il Liquidatore propone sia devoluto interamente al Fondo di Riserva. Passa poi a trattare partitamente degli affari più rilevanti; comunica che l’affare Iannetelli è ancora sub iudice; e che invece è stato felicemente risolto l’affare Posta. La Cassa difatti è riuscita ad entrare in graduatoria per l’intero credito, parte del quale è stato anzi già realizzato. Prendono la parola i soci Fattore Lorenzo e Loffreda Antonio che domandano chiarimenti sul credito contro Angelantonio Langellotti. 3. Il sindaco capo, Cav. Michele Catarcio, prende finalmente la parola a nome dei sindaci; rileva le difficoltà del momento economico; mette in luce la consistenza del Bilancio, che invita ad approvare, devolvendo l’utile netto di Lire 1.054,73 al Fondo di Riserva. Sono approvati all’unanimità la proposta e il Bilancio. Astenuti il Liquidatore e i Sindaci.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Lorenzo Fattore.
Il presidente Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso


1937

(24)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 9 febbraio 1937, Anno XV

Egregi Soci,
Abbiamo esaminato il Bilancio 1936 della Cassa Rurale e abbiamo trovato che le cifre bilanciate corrispondono ai dati dei libri contabili. I risultati dell’Esercizio sono soddisfacenti; segnano, anzi, un leggero miglioramento sull’Esercizio 1935, dovuto alla ripresa dell’economia agricola del paese e, specialmente, all’aumentato valore del bestiame e delle lane. Come al solito, per misura precauzionale, proponiamo che l’utile netto dell’Esercizio di Lire 1.712,50 sia interamente devoluto al Fondo di Riserva.
I sindaci: Alfonso Della Paolera, Angelantonio Caso, Raffaele Stocchetti, Catarcio Michele.

(25)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 21 marzo 1937, Anno XV, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea generale dei soci, alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto debitamente comunicato 15 giorni prima, in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore, approvata dal Consiglio d’Amministrazione. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Francesco e Vincenzo; Caso Angelantonio, Alfonso e Saverio; Ferritto Filomeno; Langellotti Alfonso ed Antonio; Loffreda Alfonso e Antonio; De Lellis Michele e Amedeo; Vecchione Vincenzo; De Lellis Liberato; Mezzullo Antonio; Boiano Antonio; Catarcio cav. Michele; Nutile Virgilio; Ciccarelli Antonio e Luigi; Stocchetti Mario e Raffaele; Della Paolera Alfonso; Fattore Lorenzo. Viene eletto presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da segretario Caso Alfonso; da scrutatori: Ciccarelli Luigi e Fattore Lorenzo. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle tre, il Presidente, a norma dello Statuto, dichiara aperta la seduta, e comincia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Viene data lettura del Bilancio. 2. Il Liquidatore prende poi la parola e illustra, a parte a parte, le voci bilanciate, richiamando l’attenzione dell’Assemblea sui dati più significativi. Le spese ridottissime, sono state ancora ridotte alle puramente indispensabili e perciò sono da ritenersi uno dei fattori dell’utile netto realizzato in Lire 1.712,50. La voce “Immobili” è salita da Lire 2.000 a Lire 8.800, perché è rimasto attribuito alla Cassa Rurale il terreno di Caso Marcellino, espropriato, sito in Castello d’Alife, al luogo Cologna, diviso in tre appezzamenti. Naturalmente il terreno sarà venduto al più presto e anzi vi è già qualche buona offerta. Il Liquidatore passa poi a parlare degli altri affari più rilevanti. Annunzia la liquidazione dell’affare Macaro, la riscossione integrale del credito Posta Filippo, mentre rimane ancora irresoluta presso il Tribunale la quistione Iannetelli. Accenna finalmente alla migliorata economia del paese. Le rimesse degli operai dall’Africa Orientale Italiana, il costo delle lane, dei formaggi, delle vacche, si sono ripercossi favorevolmente sui pagamenti delle cambiali e degli interessi, e così, la migliorata economia dei soci ha indirettamente rafforzato la consistenza del Bilancio della nostra Cassa. Ciò nonostante, per misura precauzionale, egli propone che l’utile netto in Lire 1.712,50 vada interamente devoluto alla Riserva Ordinaria. 3. Prende la parola il sindaco capo, cav. Catarcio Michele, per appoggiare la proposta di devolvere alla Riserva Ordinaria l’intero ammontare dell’utile netto di Lire 1.712,50, per confermare le migliorate condizioni economiche del paese e la conseguente maggiore regolarità delle minorazioni degli effetti e, finalmente, per assicurare l’Assemblea sui criteri amministrativi che hanno permesso l’utile realizzato. Prendono la parola i soci Loffreda Antonio e Caso Saverio per chiedere chiarimenti e delucidazioni. All’unanimità, astenuti il Liquidatore e i Sindaci, è approvato il Bilancio e la proposta di devolvere alla Riserva Ordinaria l’intero ammontare dell’utile netto in Lire 1.712,50.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Lorenzo Fattore.
Il presidente (liquidatore) Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso


1938

(26)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
− in liquidazione −
San Gregorio d’Alife 13 gennaio 1938, Anno XVI

All’Illustrissimo signor Direttore della Banca d’Italia
Succursale di Benevento
M’affretto a comunicare alla S.V. i dati e i motivi richiesti che spingono e, spero, giustifichino il mio operato. 1° All’atto della decisa liquidazione, la Cassa aveva depositi per Lire 984.404 e 80 centesimi; alla fine dell’anno decorso ne aveva per Lire 412.285,60. Quindi ho rimborsato finora, agevolmente, senza scosse, senza turbamenti, oltre mezzo milione di Lire, e più precisamente, Lire 572.117,20, e ciò sia con l’alleggerimento del Portafoglio, sia con lo smobilizzo delle attività, sia con la vendita avveduta e tempestiva dei Titoli e delle azioni di proprietà della Cassa. Data la grave crisi del paese, la cifra non è irrilevante. 2° Si sono offerte due o tre occasioni nelle quali la Cassa poteva liberarsi con vantaggio di tutto l’ammontare dei Titoli; e questo si verificò nel momento della conversione della rendita 5% nel redimibile e alla scadenza dei buoni novennali. Vantaggio della Cassa era la vendita: dovere patriottico era l’opposto. Feci prevalere l’interesse pubblico sul privato. D’altronde le Autorità politiche, il Direttore del Banco di Napoli e il Comitato per il Prestito mi fecero osservare che il disimpegno poteva apparire atto non patriottico e sollecitarono anzi l’opera mia perché parlassi in pubblico e spiegassi in privato l’influenza di cui dispongo per raccogliere sottoscrizioni al Prestito, per mutare in Buoni Novennali 4% i Buoni 5% scaduti e per impedire che si facessero vendite dei Titoli 5%. Come è noto forse anche alla Direzione della Banca d’Italia, in quell’occasione ho potuto, per conto di terzi influenzati da me, sottoscrivere o trasformare Buoni per l’ammontare di un milione. Naturalmente, mentre persuadevo gli altri della necessità di un dovere patriottico, non potevo procedere a vendite di titoli o a richieste di rimborso di Buoni. 3° Passato il momento propizio, la vendita dei Titoli, data la quotazione di Borsa, sarebbe stata in danno della Cassa, e perciò è stata eseguita progressivamente, solo in proporzione dei rimborsi effettuati o richiesti. E qui prego caldamente la S.V. a voler prendere atto che non sono stato io a non effettuare la restituzione dei depositi, ma sono stati i depositanti a non richiederla e a non servirsene se non nella misura effettuata. 4° Non consta che sia venuto o ne venga danno all’economia del paese dai rimanenti depositi, di cui non è stato ancora chiesto il rimborso, e ciò per tre motivi: a) perché tutti coloro che hanno voluto o vogliono investire nel commercio o nell’industria le loro disponibilità l’hanno fatto già tutti o lo fanno ottenendo i rimborsi e per giunta con agevolazioni di tempo e di vincolo; difatti ho rimborsato somme anche vincolate il cui termine non è scaduto, come ho già comunicato alla S.V. ed ora confermo; b) perché i depositi della Cassa sono piccoli, sudati sacrifici di timidi risparmiatori che, nella incertezza del momento, preferiscono l’insignificante tasso di interesse, come per legge, all’alea di investimenti agricoli e commerciali. Difatti è notorio che delle 572.119,20 Lire già rimborsate, forse appena 100.000 Lire sono state investite nell’industria e nel commercio; le rimanenti 470.000 Lire della Cassa sono passate tra i depositi del Banco di Napoli, della Banca Matese e delle Regie Poste; c) perché finalmente non ho mancato di consigliare io stesso in vari casi di chiedere rimborsi per impieghi più vantaggiosi. Anzi è proprio di questi giorni il consiglio dato a un depositante di accettare il rimborso per acquistare Buoni postali. 5° La S.V. autorevolmente riconosce, in un certo modo, valide “le difficoltà economiche del paese per quanto ha tratto dalla liquidazione del Portafoglio”; vorrei rispettosamente pregarla di riconoscerle valide anche per la liquidazione dei depositi. Portafoglio e depositi sono inscindibili. Come rimborsare subito, se è utile, opportuno e necessario smobilizzare lentamente il Portafoglio? Se i depositi non danno un certo respiro, un margine nel loro ammontare, come è possibile una liquidazione graduale? La sola realizzabile senza danno alle condizioni economiche del paese e perciò voluta e caldamente consigliata dalle autorità politiche e civili? 6° Del resto ripeto, anche se io avessi voluto non effettuare la restituzione dei depositi o limitarla a mio arbitrio, non avrei potuto. La liquidazione è un affare così delicato che un errore simile l’avrebbe compromessa e portata al fallimento. Gli interessati mi avrebbero costretto al rimborso per legge; i malevoli con le detrazioni; gli accaparratori di risparmi con le manovre sotterranee e demolitrici. Oggi i depositi si accaparrano non più coi tassi elevati di interesse ma con le voci sapute spargere con la propaganda. Ho accennato al Banco di Napoli, al Banco Matese e all’Ufficio Postale che raccolgono e sollecitano i rimborsi della Cassa Rurale. Ora soggiungo che da parte di qualche impiegato l’accaparramento giunge sino al punto di spargere voci allarmanti d’insolvibilità finanche degli interessi. Se si è resistito è stato perché la consistenza della Cassa è reale; perché la prontezza illimitata dei rimborsi tronca ogni voce malevola e perché la possibilità della vendita immediata dei Titoli depreca ed allontana, all’occhio di tutti, ogni pericolo. 7° Sta, comunque, il fatto dei depositi ancora cospicui della Cassa; ma questi (senza farne risalire il merito o la colpa al Liquidatore) si spiegano agevolmente con la mentalità della povera gente, che concede la propria fiducia a persone ed enti che conosce intimamente a preferenza di Enti ed Istituti, pur saldi e sicuri, ma astratti e personalmente sconosciuti. 8° Detto questo, come di dovere, a chiarimento e discolpa, mentre ho fiducia nella comprensione della S.V. Ill.ma, confermo di sollecitare la liquidazione.
Con perfetta osservanza.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

(27)

Cassa Rurale Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Liquidatore sottoscritto dal Consiglio d’Amministrazione
San Gregorio d’Alife 3 febbraio 1938, Anno XVI

L’anno finanziario 1937 è stato uno dei più normali; le minorazioni hanno seguito il loro ritmo lento e graduale; i rimborsi sono stati più abbondanti degli anni precedenti. Rimane ancora sub iudice l’affare Iannetelli; la Cassa ha acceso un’ipoteca su tutti beni familiari e ha posto il sequestro a una somma in contanti. Non è possibile prevedere la fine della lite per la lungaggine della procedura civile. L’affare Marcellino Caso è stato invece liquidato; e sono in corso le trattative per la vendita del terreno detto Cologna, sito in Castello d’Alife, che è rimasto aggiudicato alla Cassa dopo la causa di esproprio. Nell’amministrazione, come risulta dalle voci del Bilancio, è stata eseguita la più rigida economia; sono state soppresse o ridotte al minimo le spese; sono invece in notevole rialzo le spese corrispondenti alle voci: “Imposte, tasse, bollo, contributi sindacali” che sono salite a Lire 1.106,40. Nel computo non è compresa la tassa di Ricchezza mobile, per cui pende ancora un reclamo presso la Commissione provinciale. Questo, nelle sue semplici linee, il decorso dell’anno finanziario 1937. Altri eventuali chiarimenti potranno essere dati in sede di Assemblea generale.
Il liquidatore
Giacomo Vitale
Il Consiglio d’Amministrazione: Vincenzo Ferritto, Caso Saverio, Langellotti Alfonso, Antonio Loffreda.

(28)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 10 febbraio 1938, Anno XVI

Egregi Soci,
Il Bilancio 1937 si chiude con un avanzo di Lire 1.025,90, che prudentemente il Liquidatore propone sia devoluto per intero al Fondo di Riserva. Dall’esame delle attività e dei libri contabili non abbiamo rilevato nulla di irregolare. L’anno finanziario è trascorso calmo; è continuata la liquidazione graduale in conformità dell’economia del paese. Perciò vi invitiamo ad approvare il Bilancio e la proposta devoluzione dell’utile in Lire 1.025,90 al Fondo di Riserva.
I sindaci: Catarcio cav. Michele, Alfonso Della Paolera, Caso Angelantonio, Caso Roberto.

(29)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 27 marzo 1938, Anno XVI, nella propria sede, s’è riunita l’assemblea ordinaria dei soci, alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima, in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Catarcio Michele e Gabriele; Ferritto Francesco e Vincenzo; Caso Saverio, Angelantonio e Alfonso; Langellotti Alfonso; Della Paolera Alfonso; Loffreda Alfonso e Antonio; Iameo Concetta; Zappoli Gregorio; De Lellis Liberato, Amedeo e Michele; Mezzullo Luigi e Antonio; Ciccarelli Luigi; Fattore Lorenzo; Boiano Antonio; Stocchetti Mario e Raffaele; Vecchione Vincenzo. Viene eletto presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da segretario Caso Alfonso; da scrutatori Lorenzo Fattore e Ciccarelli Luigi. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle tre, a norma dello Statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta e s’inizia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Viene data lettura del bilancio e commentato voce per voce. 2. Il Liquidatore prende poi la parola ed espone lo stato attuale della liquidazione. Rileva: a) che la Cassa iniziò la liquidazione con un ammontare di depositi per Lire 984.404,80, che al 31 dicembre 1937 erano ridotti a Lire 412.285,60, con un rimborso, quindi, di Lire 572.119,20, effettuato agevolmente, annualmente, senza scosse; b) che la Cassa ha rimborsato, a semplice, richiesta, anche i depositi gravati da vincolo non scaduto e intende attenersi a questa norma e, perciò, di rimborsare sempre qualunque somma, specie se sta per essere investita nell’industria e nel commercio; c) che non v’è più altra lite pendente che quella contro gli Iannetelli; d) che certamente, nel corso del 1938, sarà reso liquido il capitale di Caso Marcellino. Passando all’esame del Bilancio, il Presidente richiama l’attenzione dell’Assemblea sulla riduzione al minimo delle spese, che si riducono alla voce “Posta” per Lire 43,45 e alla voce “Varie” per Lire 3. In crescente aumento, invece, sono le spese per bollo, tasse, sindacati, complessivamente, per Lire 1.106,40. Ma queste non dipendono se non da ineluttabilità di cose, e il Liquidatore, a questo proposito, non ha mancato di far notare all’Agente delle tasse l’assurdo per cui l’Ente in liquidazione sostiene un onere maggiore di quando era in piena efficienza e in feconda attività. Il Bilancio si chiude con un avanzo di Lire 1.025,90, che il Presidente propone sia devoluto interamente alla Riserva Ordinaria. Prende la parola Caso Alfonso per invocare un miglioramento di gratificazione, che l’Assemblea nega in vista dello stato di liquidazione dell’Azienda; poi prende la parola Caso Saverio raccomandando una più scrupolosa corrispondenza agli impegni e alle scadenze. Fortunatamente le condizioni economiche del paese, specie per quanto riguarda la lana, i latticini e le vacche, sono molto migliorate, ma il miglioramento deve farsi sensibilmente sentire anche nei pagamenti e nel Portafoglio dell’Ente. Il Liquidatore s’associa alle parole e alle considerazioni del socio Caso Saverio, che anche l’assemblea fa proprie, e confida di poter imprimere un ritmo più celere alla liquidazione graduale. 3. Prende infine la parola il sindaco capo cav. Catarcio Michele, a nome del Consiglio dei sindaci, per invitare l’assemblea a votare il bilancio e la devoluzione dell’avanzo al Fondo di Riserva. Astenuti il Liquidatore e i sindaci, viene approvato all’unanimità il Bilancio, che si chiude con l’utile netto di Lire 1.025,90, e la devoluzione del detto utile al Fondo di Riserva Ordinaria.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Lorenzo Fattore.
Il presidente (liquidatore) Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso


1939

(30)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Liquidatore, sottoscritto dal Consiglio d’Amministrazione
San Gregorio d’Alife 15 gennaio 1939, Anno XVII

Egregi Soci,
La liquidazione, per quest’anno, in grazia di circostanze particolari, è progredita con passo notevolmente più veloce: la Cassa ha rimborsato per Lire 52.886,10; ha versato titoli per Lire 20.230,20; ha raggiunto un saldo effetti per Lire 31.418. Avendo una notevole quantità di titoli del Debito Pubblico 5%, si è stabilito questo programma: offrire titoli ai depositanti in luogo di denaro contante. Se il tentativo riesce in pieno si realizzerà un utile notevole per il Bilancio della Cassa (il Banco di Napoli, in genere, prende di differenza 1,50% sul prezzo di Borsa) e si compirebbe un atto patriottico diffondendo tra i piccoli risparmiatori Titoli dello Stato. L’unica nota triste è stata la tassa di Ricchezza Mobile, che ingiustamente ha gravato sul Bilancio per Lire 4.328,20, e che ha fatto chiudere il Bilancio con un deficit di Lire 3.912,15, invece dell’utile netto di Lire 416,05, che diversamente si sarebbe avuto. Diciamo: ingiustamente ha gravato sul Bilancio perché, difatti, i Bilanci 1932-33-34-35 (sui quali abbiamo pagato Lire 4.328,20 e dobbiamo ancora pagare altre Lire 2.000 e più) dovevano e devono essere esaminati unicamente nei riguardi della legge 6−VI−1932, n° 656, art. 26, che estende alle Casse Rurali ed Agrarie l’art. 21 del R.D.L. del 29 luglio 1927 n° 1509. In forza di detta legge le Casse Rurali ed Agrarie hanno bensì l’obbligo di corrispondere al Registro 10 centesimi per ogni 100 Lire di capitale impiegato in operazioni di Credito Agrario, ma sono esenti da ogni tassa sugli affari e dalle imposte di Ricchezza Mobile. Ora la Cassa − per statuto, come sapete − non poteva compiere né ha compiuto se non operazioni di Credito Agrario. E voi ricordate che nel modulo della domanda di prestito era detto chiaramente non solo che il Credito era accordato per operazioni agrarie, ma anche che l’Amministrazione aveva il diritto di richiedere l’immediato saldo del prestito nel caso fosse venuto a conoscenza che il capitale, in tutto o in parte, non fosse stato impiegato per i motivi agrari per cui era stato concesso. Per questo l’Ufficio distrettuale delle Imposte di Piedimonte d’Alife aveva finora riconosciuto la non tassabilità della Cassa Rurale, che perciò non fu mai tassata. L’accertamento, quindi, dell’attuale Procuratore delle Imposte è in contraddizione con l’art. 26 della Legge 6−VI−1932 n° 656 e insieme con le tradizioni dello stesso Ufficio Distrettuale delle Imposte, che aveva riconosciuto la non tassabilità della Cassa Rurale. Pende il ricorso presso l’Ufficio Centrale ma intanto abbiamo dovuto pagare la somma non indifferente che ha avuto risultati così notevoli sul Bilancio che v’invitiamo ad approvare.
Il liquidatore
Giacomo Vitale
Il Consiglio d’Amministrazione: Vincenzo Ferritto, Langellotti Alfonso, Caso Saverio, Antonio Loffreda.

(31)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 10 febbraio 1939, Anno XVII

Egregi Soci,
Esaminate diligentemente le “voci” del Bilancio 1938 della Cassa Rurale, abbiamo riscontrato l’esattezza dei dati contabili. Come il Liquidatore ha rilevato nella relazione sottoscritta anche dal Consiglio d’Amministrazione, i risultati dell’esercizio, non brillanti ma soddisfacenti, avrebbero dato un utile di Lire 416,05, che, al contrario, sono diventate poi un deficit di Lire 3.912,15. Abbiamo voluto indagare se il Liquidatore e l’Amministrazione avessero difeso i diritti della Cassa presentando a tempo i reclami all’Ufficio Distrettuale delle Imposte, alla Commissione Provinciale e a quella Centrale delle Imposte, e abbiamo riscontrato che quanto si doveva e si poteva fare si è fatto a tempo e con diligenza; si è ricorso anche all’Ente Fascista di zona per l’assistenza alle Casse Rurali ed Agrarie e sussidiarie, con sede in Napoli, e si sono avute promesse d’interessamento e di aiuto. Nell’attesa non rimane se non prendere atto del promesso interessamento e accettare i dolorosi risultati di un Bilancio per la prima volta in deficit.
I sindaci: Catarcio cav. Michele, Alfonso Della Paolera, Angelantonio Caso.

(32)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 26 marzo 1939, Anno XVII, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea ordinaria dei soci, alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima in conformità dello Statuto per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo e Francesco; Caso Alfonso, Angelantonio e Saverio; Langellotti Alfonso; Loffreda Alfonso e Antonio; Fattore Marcellino, Antonio e Lorenzo; Vecchione Vincenzo; Catarcio cav. Michele e Gabriele; Boiano Beniamino; Ciccarelli Luigi; Della Paolera Alfonso; Stocchetti Mario e Raffaele; Mezzullo Antonio; Pastore Pasquale; Zappoli Gregorio. Eletto presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale; scrutatori Luigi Ciccarelli e Fattore Lorenzo; segretario Alfonso Caso. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle tre, a norma dello Statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta e si inizia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Viene data lettura del Bilancio, illustrandolo dettagliatamente nelle singole voci. 2. Prende la parola il Liquidatore osservando che quest’anno la liquidazione, come risulta dai dati del Bilancio, letti e comunicati, è progredita con ritmo notevolmente accelerato. La Cassa, infatti, ha rimborsato per Lire 52.886,10; ha venduto Titoli per Lire 20.230,20; ha realizzato un saldo effetti per Lire 31.418. Avendo una notevole quantità di Titoli del Debito Pubblico e di Buoni del Tesoro, il Liquidatore ha fissato, come programma, di offrire ai depositanti Titoli in luogo di denaro contante, con la prospettiva di un doppio vantaggio: a) finanziario, a vantaggio del Bilancio, perché il Banco di Napoli esige, in genere, una differenza di Lire 1,50 sul prezzo di Borsa; b) e patriottico, diffondendo Titoli dello Stato tra i piccoli risparmiatori. L’unica nota triste è stata la tassa di Ricchezza Mobile, che ingiustamente ha gravato sul Bilancio per Lire 4.328,28 e che ha fatto chiudere il medesimo con un deficit di Lire 3.212,15. Gravato ingiustamente perché la tassa riflette i Bilanci 1932-33-34-35, che dovevano essere finanziariamente esaminati alla luce della legge 6−VI−1932, n° 656, art. 26, che estende alla Casse Rurali ed Agrarie l’art. 21 del R.D.L. 19 Luglio 1927, n° 1509. In forza di detta legge le Casse Rurali ed Agrarie hanno bensì l’obbligo di corrispondere al Registro 0,10 per 100 Lire di capitale impiegato in operazioni di Credito Agrario, ma sono esenti da ogni tassa sugli affari e dall’imposta di Ricchezza Mobile. Ora la nostra Cassa, per Statuto, non poteva compiere né ha compiuto se non operazioni di Credito Agrario. Per questo l’Ufficio Distrettuale delle Imposte aveva finora riconosciuto la non tassabilità della Cassa Rurale che perciò non fu mai tassata. L’accertamento, quindi, dell’attuale Procuratore delle Imposte è in contraddizione non solo con la legge 6-VI-1932, n° 656, art. 26, ma con le tradizioni del medesimo Ufficio Distrettuale. Pende il ricorso presso l’Ufficio Centrale, ma intanto abbiamo dovuto pagare la somma notevole di Lire 4.328,20, che è risultata disastrosa pel Bilancio, il quale invece di chiudere con un avanzo, come certamente avrebbe chiuso, ha chiuso con un deficit di Lire 3.912,15. 3. Prende la parola il Sindaco capo, il quale conferma che l’unica causa del disavanzo è stata la tassa di Ricchezza Mobile gravante nel Bilancio 1938 per una somma così forte. Aggiunge che il Consiglio dei Sindaci ha riscontrato che il Liquidatore, a tempo, ha fatto i debiti reclami come per legge e ha battagliato intellettualmente per far riconoscere dall’Ufficio Distrettuale e dalla Commissione Provinciale il buon diritto della Cassa. Per intanto non resta che approvare il Bilancio che si chiude col deficit di Lire 3.912,15. Astenuti il Liquidatore e i Sindaci, viene approvato il Bilancio 1938, che si chiude con un disavanzo di Lire 3.912,15.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Lorenzo Fattore.
Il presidente (liquidatore) Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso

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Al Sig. Direttore della Spettabile Banca d’Italia, Benevento.
Relazione sulla liquidazione della Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
San Gregorio d’Alife 25 maggio 1939, Anno XVII

1. La Cassa Rurale “Risparmio e Prestito” con sede in San Gregorio d’Alife ha esercitato dal 1921 il Credito agrario nei Comuni di San Gregorio d’Alife (800 abitanti) e Castello d’Alife (1.000 abitanti), comuni montani, dalla proprietà diffusa e polverizzata, dal reddito scarso, dalla coltivazione in generale estensiva, praticata con metodi primitivi. Più dei campi rendono le scorte: animali vaccini e ovini che, numerosi, danno i pregiati formaggi e le lane del Matese. La Cassa Rurale è stata il centro della vita agricola dei due villaggi non solo perché ha fornito il credito per i miglioramenti agricoli e per la vita agricola dei due comuni, ma perché ha fatto opera efficace di propaganda pel miglioramento dei pascoli montani, per l’uso dei concimi chimici, per l’istituzione di un caseificio sociale, e ha fiancheggiato calorosamente tutte le iniziative delle Autorità Superiori per la difesa e lo sviluppo dell’economia rurale. La prova di quello che la Cassa era per i due Comuni è in queste cifre. Al momento della messa in liquidazione dell’Ente, questo aveva raccolto depositi per Lire 952.880,18 e concesso Prestiti per Lire 567.804. 2. Ma in queste cifre, mentre è lo sviluppo raggiunto dalla Cassa, è anche tutta la difficoltà della liquidazione. Uomini che erano stati sottratti all’usura ed educati col prestito agrario si sono venuti a trovare improvvisamente senza risorse e senza aiuti; non ci sono, infatti, altri Istituti di credito a cui avessero potuto far capo (gli Istituti della città sono lontani e diffidenti verso di loro); non v’erano più neppure gli antichi datori di denaro ad usura, i quali, ridotti all’impotenza dalla Cassa, avevano finito d’impiegare il loro denaro liquido in Buoni e Titoli, e resi circospetti dalla accentuata crisi economica, non concedevano prestiti, neppure di piccole somme. Non è raro il caso che in paese non sia possibile ottenere un prestito di cento lire. A questo si aggiunga la ripercussione della crisi mondiale ed i mancati lavori invernali per la disoccupazione, che sino al 1928 avevano dato pane e lavoro a una massa di operai impiegati nella costruzione della strada n° 76 che mette in comunicazione le province di Benevento e Campobasso e attraversa i Comuni di Castello e San Gregorio d’Alife. La disoccupazione invernale nei detti comuni è di una gravità eccezionale; comuni essenzialmente montani, non possono dedicarsi all’agricoltura e perciò non hanno lavoro se non per alcuni mesi dell’anno, dall’aprile a tutto ottobre. In questo periodo la vita attiva è intensa. Poi coi primi freddi autunnali incomincia la stasi del lavoro e la miseria. 3. Date queste condizioni di fatto, la liquidazione non poteva essere se non difficile e necessariamente lenta e graduale, perché procedeva senza scosse e senza turbamenti. Tale non è solo l’opinione del Liquidatore ma anche dell’Autorità politica che, temendo disastri e disordini, raccomandava la sapiente lentezza e l’accorta gradualità e cercava, intanto, in conformità delle sapienti direttive del Regime, di dar opera alla costituzione di una nuova Cassa Agraria, che mentre da una parte era per rispondere alle nuove norme legislative avrebbe dovuto dall’altra soddisfare a quelle esigenze cui per tanti anni beneficamente aveva soddisfatto l’antica Cassa Rurale. Non è qui il caso di narrare le vicende della nuova Cassa legalmente costituita ma che poi non ha funzionato; basti il costatare che col mancato funzionamento del nuovo Ente Agrario è rimasto insoluto un problema della vita economica dei due paesi e sono aumentate le difficoltà della liquidazione. 4. Prima cura del Liquidatore è stata di mettere a punto la consistenza della Cassa svalutando in Bilancio i Titoli e le azioni ad una cifra leggermente inferiore al prezzo di Borsa del 31 dicembre 1928, svalutando parimenti gli immobili e le macchine agricole; e cercando in tutti i modi, e con la massima energia, di rendere liquide tutte le attività. I prestiti ai soci, che ammontavano all’atto della liquidazione a Lire 567.804, oggi ammontano a Lire 111.385, con un saldo quindi del Portafoglio per Lire 456.419; i mutui ipotecari, che raggiungevano la cifra non indifferente di Lire 61.622 e che costituivano un gravame pauroso, sono ridotti a Lire 15.926, e perciò con un miglioramento di Lire 45.696; e se non sono ancora tutti resi liquidi, è dipeso unicamente dalle lungaggini legali; i depositi che nel 1928 avevano raggiunto la cifra di Lire 952.880,18 oggi raggiungono la cifra di Lire 360.353,65, con un totale rimborsi di Lire 592.526,53. Per i rimborsi si sono seguiti questi criteri: a) mentre la sezione del Banco di Napoli di Piedimonte d’Alife e la Banca Cooperativa del Matese, della medesima città, non eseguono rimborsi se non per 500 Lire giornaliere, la Cassa in liquidazione ha potuto rimborsare per qualunque somma richiesta dal depositante; b) mentre gli Istituti di credito di cui sopra non rimborsano il denaro vincolato se non alla scadenza, la Cassa in liquidazione ha rimborsato, a semplice richiesta, come se i depositanti fossero stati a vista; in occasione di emissione di Buoni da parte dello Stato ha fatto opera di propaganda, con ottimi risultati, per la conversione dei depositi vincolati in Titoli statali; c) ha iniziato la consegna di Titoli di proprietà della Cassa ai depositanti in luogo del denaro contante col doppio intento di fare opera patriottica, collocando Titoli statali tra i piccoli risparmiatori, e di realizzare quel margine di utile costituito dall’aggio di non meno di una Lira per cento da corrispondersi in ogni eventuale vendita di Titoli e che, con la cessione di Titoli ai depositanti, viene risparmiato; d) nessuna pressione di nessun genere ha mai fatto sui depositanti perché ritardassero il ritiro del loro denaro; in molti casi, cogliendo l’occasione, ha consigliato, anzi premurato, i medesimi a devolverli in impieghi vantaggiosi o d’interesse nazionale ed ha spiegato in proposito un’attiva pubblica propaganda. Il contegno dei depositanti, di vigile e oculata fiducia, insieme col contegno dell’Autorità pubblica, è stato uno dei due fattori che hanno reso possibile la liquidazione graduale. 5. Nel momento di stendere questa relazione il Portafoglio della Cassa Rurale ammonta a Lire 98.315, così ripartito: 1) effetti che non raggiungono la somma di Lire 100, n° 5; 2) effetti da Lire 100 a Lire 500, n° 26; 3) effetti da Lire 500 a Lire 1.000, n° 17; 4) effetti da Lire 1.000 a Lire 2.000, n° 13; 5) effetti da Lire 2.000 a Lire 5.000, n° 12; 6) effetti da Lire 5.000 a Lire 6.000, n° 1; 7) effetti da Lire 6.000 a Lire 10.000, n° 2. Dopo questa statistica risulta che: a) il credito della Cassa non è concentrato in pochi debitori ma ripartito molto largamente; b) le eventuali perdite, quindi, non si faranno risentire notevolmente nella riserva dell’Ente; c) sovrabbondano i piccoli prestiti in maniera assoluta; d) questa constatazione, mentre è ragione di sicurezza per l’Ente, è anche la ragione precipua della lentezza della liquidazione. Teoreticamente potrebbe sembrare più facile la realizzazione di un piccolo credito che quella di un grosso credito; nel fatto, però, essendo i crediti al di sotto delle mille 1.000 Lire così preponderanti (circa 40 su 60) è proprio nella minorazione dei piccoli effetti che s’incontrano difficoltà. Sono effetti, questi, accesi da piccoli proprietari, che hanno sentito nella maniera più grave la conseguenza della crisi mondiale e che, a volte, non sono in grado di fare una minorazione superiore alle 10 Lire. O contentarsi del minimo che loro è possibile o spiccare contro di essi gli atti legali che condurrebbero a spese non lievi, a turbamento dell’ordine pubblico, ad aggravamento di una situazione per sé grave e solo, in pochi casi, alla liquidazione immediata del debito. Questo stato di cose è da tener presente per comprendere le difficoltà nelle quali il sottoscritto si trova nella esplicazione del suo mandato. 6. La gradualità non ha compromesso la solidità dell’Ente, né è stata di gravame sull’onere delle spese annuali. Come risulta dalla voce del Bilancio, non solo le spese, che non sono state mai eccessive, si sono venute gradualmente riducendo, ma con gli ultimi Bilanci possono dirsi addirittura scomparse. Non vi sono altre spese che le postali (40 Lire), quelle di trasferta per l’omologazione del Bilancio presso il Tribunale, le sindacali, e una gratifica agli impiegati che scende di anno in anno e che è divenuta irrisoria. 7. Questi i punti salienti che ho creduto rilevare. Ho la coscienza di aver fatto del mio meglio per assolvere quel compito sempre difficile che è una liquidazione. Se all’Autorità Superiore pare altrimenti, lascio immediatamente ad altri un incarico che ho tenuto sin qui con coscienza retta e con non visibili sacrifici.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

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San Gregorio d’Alife 2 dicembre 1939, Anno XVIII
Ill.mo Sig. Direttore della Banca d’Italia
Succursale di Benevento

La Cassa Rurale non si trova in stato di liquidazione fallimentare; è in liquidazione perché disciolta. La diversità della causa porta di conseguenza con sé una diversità di modi di liquidazione, tanto più che l’Assemblea, nella deliberazione di scioglimento, fissava anche il programma e il modo della liquidazione, stabilendo che questa doveva essere lenta, graduale e progressiva. Può il Liquidatore non attenersi alla lettera e allo spirito d’un deliberato dell’Assemblea? La lentezza, la gradualità, la progressività furono ed appaiono necessarie nell’interesse dei depositanti, dei soci, dell’economia del paese e dell’ordine pubblico. A) Nell’interesse del risparmio. Il sudato capitale dei risparmiatori è sacro; ma, nel caso, è tutelato e assicurato contro ogni rischio dalla solidità dell’Istituto, che ha un Fondo di Riserva cospicuo, dalla consistenza delle attività (il Portafoglio che figura in Bilancio è svalutato largamente) e dalla natura stessa dell’ente, società cooperativa in nome collettivo: nessun ente bancario garantisce meglio i diritti dei risparmiatori. Le banche difatti garantiscono nei limiti del loro capitale azionario e dei fondi di riserva, e quindi limitatamente, mentre le società cooperative in nome collettivo garantiscono anche con le proprietà in solido dei soci, e quindi totalmente. Questa totalità assoluta di garanzia hanno bene intuito i depositanti, i quali perciò, nonostante le manovre dei malevoli, hanno circondato e circondano la Cassa di una fiducia, così piena, così costante, così illimitata. Ora tale situazione di fatto e di diritto non solo non è intaccata, ma è rafforzata da un eventuale prolungarsi della liquidazione, perché gli utili annui, per quanto modesti, che si vanno aggiungendo al Fondo di Riserva per il prolungarsi della liquidazione, non tolgono ma accrescono ogni anno più la solidità e le possibilità dell’Ente. B) Nell’interesse dei soci. I soci, dando il nome ad una Cassa, hanno coscienza del dovere assunto di rispondere in solido d’ogni eventuale perdita. Ma quest’obbligo è giusto sia da loro assolto solo se necessario. Ora, mentre una lenta e graduale liquidazione, per le ragioni dianzi dette, libera i soci da ogni personale sacrificio, l’affrettata liquidazione, mettendo necessariamente in liquidazione forzata anche i debitori, compromette le possibilità di molti recuperi e rende forse necessario un sacrificio di cui si potrebbe fare a meno. Ebbene, è giusto che i soci pieghino il capo di fronte ad un sacrificio inevitabile, ma non pare giusto che siano sottoposti all’onere di un sacrificio che si può evitare; non pare giusto che siano, in un certo senso, puniti per aver contribuito alla costituzione e alla vita di una forma bancaria che il Regime sapientemente raccomanda e diffonde come benefica. C) Nell’interesse dell’economia del paese. Il credito esercitato dalla Cassa è il credito agrario; sotto molti aspetti il più sicuro, ma anche il più difficile a realizzarsi perché gli investimenti agrari se sono i meno aleatori, sono anche i meno liquidi. Forzare i creditori (accelerando i tempi) a rendere i capitali, che hanno investito in terreni, fabbricati e scorte, è lo stesso che forzarli a disfarsene o spontaneamente o, più spesso, per via legale. E se per via legale, date le lungaggini della procedura, non subito. Ed allora, la liquidazione affrettata non solo perturberebbe gravemente l’economia del paese e danneggerebbe la consistenza della Cassa, ma non raggiungerebbe lo scopo della rapidità che si voleva perseguire. Gli atti giudiziari, gli espropri, le vendite all’asta non sono stati mai i mezzi più rapidi e meno costosi per ottenere il pagamento di un debito. Ed allora vale la pena di abbandonare la via della gradualità oculata, che finora ha dato risultati soddisfacenti, per imbarcarsi nella immediata realizzazione che non assicurerebbe neppure l’invocata rapidità? D) Nell’interesse dell’ordine pubblico. L’allarme sarebbe inevitabile sia tra i risparmiatori sia tra i debitori: gli uni si affollerebbero agli sportelli chiedendo immediati rimborsi, gli altri si troverebbero d’un tratto con la proprietà svilita (la minaccia d’una vendita forzata, e non di uno solo ma di parecchi contemporaneamente, svaluterebbe la proprietà di tutti per la nota legge dell’offerta e della domanda) e con l’impossibilità o perlomeno l’accresciuta difficoltà di trovare nuovo credito presso altri Istituti: chi presta facilmente a un debitore moroso e sull’orlo del fallimento? Di queste conseguenze si preoccupa specialmente l’autorità politica locale che teme malcontenti e clamori. Dalle premesse deriva che la tutela del risparmio è un dato fondamentale. Ma il prolungarsi della liquidazione, come ho dimostrato, non compromette la sicurezza del risparmio, né compromette il diritto della libera disponibilità del medesimo perché i depositanti sono liberi di prelevare senza limiti di tempo e di somme. E d’altronde, il prolungarsi della liquidazione assicura, e solo esso assicura, la tutela d’altri interessi non meno legittimi come sono quelli dei soci, dell’economia del paese e dell’ordine pubblico. Non deriva che non si debba affrettare la liquidazione in conformità di quanto desidera e dispone l’Autorità Superiore, ma semplicemente di non precipitare; autorevolmente la S.V. potrebbe suggerire e fissare un punto medio tra la lentezza e la precipitazione. Personalmente, potrei continuare nell’incarico se mi si chiede un ritmo più accelerato, ma non potrei se mi si chiede un piano d’immediata realizzazione, costi quello che costi, senza riguardi all’economia del paese, agli interessi dei soci e all’ordine pubblico e, in definitiva, agli stessi depositanti. Nel caso che, per motivi superiori, non debba essere tenuta presente se non la restituzione immediata del capitale ai risparmiatori (anche se essi non lo richiedono, come, fiduciosi non lo richiedono) io non potrei continuare tale incarico, e perciò pregherei tener presente come successore il nome di una persona del luogo che possa esplicare il mandato con un minimo d’aggravio al Bilancio e con la conoscenza dell’ambiente. In linea subordinata, chiederei di soprassedere alla nomina immediata del nuovo liquidatore per presentare nell’annuale Assemblea dei soci le mie dimissioni e il nome del nuovo incaricato, designato dalla S.V. Tanto ho creduto di esporre per debito di coscienza e per incarico del Sig. Podestà di San Gregorio d’Alife Mariano Costantini.
Con perfetta stima.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

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Banca d’Italia
Il Direttore della Succursale di Benevento al Governatore in Roma
Benevento, li 7 dicembre 1939, Anno XVIII

Oggetto: Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife − in liquidazione.

Invitai, nei giorni scorsi, a favorire nel mio Ufficio, onde avere con lui un’esauriente conversazione, il sacerdote Giacomo Vitale, liquidatore della Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife, comune, questo, situato all’estremo limite occidentale della provincia di Benevento che col capoluogo è collegato per mezzo di lunghe nonché disagevoli vie di comunicazione, una parte delle quali nemmeno ferroviarie, e con questa città [Benevento] ha rapporti limitati soltanto a quelli necessari con le Amministrazioni statali. Le informazioni che mi ero già procurato da più parti, compresi alcuni suoi ex avversari politici, nei confronti del prefato sacerdote, che è insegnante presso il Seminario di Piedimonte d’Alife, lo avevano descritto, concordemente, come persona capace, attiva, di ottima moralità, assai stimata nel suddetto comune, dove è nato e risiede, e molto attaccato all’azienda in parola essendone stato il fondatore, prima, e l’animatore poi. Tali favorevoli informazioni trovarono riscontro nelle buone impressioni da me direttamente ricevute sul conto di lui durante la menzionata conversazione. È comprensibile, fino a un certo punto, che il liquidatore in parola, avendo assunto originariamente nel detto comune (formato da un migliaio di abitanti per la massima parte pastori) la responsabilità morale di non far subire danni ai soci e ai depositanti della “Cassa Rurale” in oggetto da lui fondata, abbia cercato e cerchi di far tutto il possibile acciocché la liquidazione della Cassa Rurale medesima si svolga in modo da concludersi senza alcun sacrificio dei soci e tanto meno dei depositanti anzidetti, ritardando, in siffatta maniera, le relative operazioni al fine di realizzare via via integralmente tutte le attività dell’azienda. D’altra parte, poiché finora nessun reclamo, diretto o indiretto, è qui pervenuto dai soci e dai depositanti medesimi, vi sarebbe da presumere che essi, in linea di massima, trovino di loro convenienza i criteri seguiti dal liquidatore; di ciò ebbi, poi, conferma dalla viva voce del Podestà di San Gregorio d’Alife, Mariano Costantini che, separatamente dal prefato liquidatore, invitai pure nel mio ufficio pochi giorni fa. Il più volte ricordato sacerdote dopo la conversazione avuta con me trasmise qui, ampliando e svolgendo i temi di tale conversazione, una relazione, che mi pregio accludere, in doppio esemplare, in cui, presso a poco, ripete le medesime considerazioni, talune delle quali, tuttavia, meritano favorevole esame, esposte nella numerosa precedente corrispondenza inviata a questa Succursale e di volta in volta rimessa, per doverosa conoscenza, a codesti Centrali Uffici. Con la proposta, della quale è cenno al principio della anzidetta relazione, l’indicato liquidatore intendeva, a conferma che i depositanti dell’Ente onde trattasi non fanno premura alcuna per ottenere il rimborso delle somme depositate e che tali rimborsi vengono costantemente effettuati dietro semplice richiesta degli interessati, far sottoscrivere, e trasmettere all’On. Ispettorato per il nostro tramite, una dichiarazione del genere ai depositanti stessi; successivamente egli dovette desistere dal proposito convincendosi, anche per suggerimento del Podestà, che ciò non poteva non provocare un qualche allarme nella cerchia delle numerose persone aventi rapporti di interessi con l’azienda onde trattasi e, indirettamente, in tutto il piccolo abitato di San Gregorio d’Alife. Avuto riguardo a tutte le su esposte considerazioni e non senza tener conto dell’effettivo perturbamento economico che potrebbe in un modesto centro agricolo arrecare una eventuale azione volta allo scopo di realizzare intempestivamente i crediti dell’azienda in discorso, ritengo che si possa accordare un’ulteriore ragionevole tolleranza al più volte ricordato sacerdote, onde portare a compimento l’incarico, a condizione, ben s’intende, ch’egli provveda al più presto, ed a tal fine si potrebbe fissare un termine breve, a liquidare le somme investite in Titoli di Stato, onde rimborsare una parte dei depositi, e che le operazioni della liquidazione d’ora in avanti si svolgano seriamente, sia pure con giusta opportunità, ma sempre con la dovuta celerità; allo scopo non si mancherà qui di seguire molto da vicino lo svolgimento della liquidazione stessa. In ordine a quanto precede resto, comunque, in attesa di ricevere le Vostre pregiate istruzioni e Vi ringrazio.
Banca d’Italia, Filiale di Benevento.
Il Direttore
Amodei

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Regia Prefettura della Provincia di Benevento

Oggetto: Cassa Rurale di San Gregorio d’Alife − in liquidazione.

Benevento 28 dicembre 1939, Anno XVIII
Al Sig. Direttore della Banca d’Italia
Sede di Benevento

Comunico la seguente lettera del Podestà di San Gregorio d’Alife con preghiera di esaminare la possibilità di aderire alle richieste in essa contenute:
“Giorni or sono, da informazioni avute, seppi che il Rev. Prof. Giacomo Vitale, liquidatore della Cassa Rurale, era stato invitato dal Sig. Direttore della Banca d’Italia della Sede di Benevento e da questi gli fu ordinato di procedere alla liquidazione della Cassa stessa nel più breve tempo possibile. Il 29 u.s. credei mio dovere di recarmi dal prefato Direttore per accertare quanto sopra. Dal medesimo mi fu detto che, per insistenza dell’Ispettorato Bancario, si deve addivenire alla liquidazione della prefata Cassa nel più breve tempo e che, in ogni modo, aspettava una risposta del liquidatore, che compio il dovere di trasmetterle in copia perché da essa emerge la situazione reale dei fatti. Mi permetto pregare l’E.V., nell’interesse dell’economia del paese che amministro, di volervi compiacere d’intervenire, con la vostra alta ed oculata Autorità, perché l’attuale liquidatore abbia un adeguato tempo per terminare la liquidazione, che con molto tatto sta compiendo, senza scosse e facendo gli interessi dei risparmiatori e ciò: 1) perché lui esplica il suo mandato gratuitamente; invece, non essendoci sul posto persona adatta, l’eventuale commissario liquidatore dovrebbe essere compensato con aggravio dell’Istituto in liquidazione; 2) poiché affrettare la liquidazione con atti coattivi contro i debitori significherebbe causare il fallimento di moltissimi pastori che si vedrebbero togliere gli armenti, unico cespite dal quale traggono il sostentamento e ne risentirebbe anche la frazionata proprietà immobiliare terriera; 3) non è questo il momento, mi permetto pensare, di spargere inutili apprensioni e conseguenti malumori, specie perché vari debitori sono alle armi quali richiamati; 4) attualmente con questo liquidatore la Cassa gode una fiducia illimitata, tanto è vero che dei risparmiatori invitati a ritirare i risparmi non li hanno voluti ritirare. Riepilogando, premesso che la tutela dei risparmiatori è garantita pienamente, dato che la Cassa Rurale è in liquidazione non per dissesto ma per scioglimento come da deliberazione dell’assemblea, Vi prego, Eccellenza, di volervi compiacere di intervenire perché l’attuale liquidatore resti in carica, con l’ordine di accelerare le operazioni di liquidazione e, così facendo, si otterrà un utile per l’Istituzione e, quel che più conta, si eviterebbe un allarme, specie fra i debitori, non opportuno nel momento attuale. Firmato Mariano Costantini”. Resto in attesa di conoscere i provvedimenti adottati.
Il Prefetto
Salvatore Rosa

1940

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Banca d’Italia
Amministrazione Centrale, Servizio di Vigilanza sulle Aziende di Credito
Roma, li 13 febbraio 1940

Al Sig. Direttore della Banca d’Italia
Sede di Benevento

Oggetto: Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife − in liquidazione − Andamento della liquidazione.

Col promemoria del 20 gennaio decorso, n. 7571/C.R. 1491, l’Ispettorato ha comunicato che, allo scopo di eliminare l’anormale stato di cose rilevato nei confronti della Cassa Rurale su indicata, la cui liquidazione si protrae da oltre un decennio, avrebbe deciso di porre un termine definitivo alla chiusura delle operazioni in corso, ovvero, qualora l’azienda dovesse effettivamente svolgere una funzione sulla piazza di San Gregorio d’Alife, si dovrebbe revocare la deliberazione di messa in liquidazione della società per farla funzionare di nuovo integralmente, consideratane la buona situazione economica e patrimoniale; ed ha chiesto di conoscere in merito il pensiero dell’Istituto di Emissione. Il comune di San Gregorio d’Alife, situato a 765 metri sul livello del mare, è costituito da un migliaio di abitanti, per la massima parte agricoltori e pastori, i quali debbono far capo, almeno due volte alla settimana, per necessità di mercato, a quello limitrofo di Piedimonte d’Alife, dove operano una filiale del Banco di Napoli e la Banca Popolare Cooperativa del Matese. I comuni predetti sono ben collegati fra loro mediante due strade ordinarie; una, di circa 7 chilometri, e l’altra di 14 chilometri circa, lungo la quale passa ogni giorno, nei due sensi, un’autocorriera che per giungere dall’una all’altra delle citate località impiega circa trenta minuti. Ne consegue che le limitate necessità bancarie di San Gregorio d’Alife possono, senza difficoltà alcuna, essere soddisfatte dagli sportelli esistenti nel vicinissimo comune di Piedimonte d’Alife, come di fatto è sempre avvenuto, anche nei confronti della Cassa in discorso, in quanto che, risiedendo in quest’ultimo comune il sacerdote Giacomo Vitale, dirigente prima e liquidatore poi della Cassa stessa, ivi appunto si recavano e tuttora si recano i clienti di essa per la trattazione e la sistemazione dei propri interessi; soltanto saltuariamente e per poche ore ogni volta, il precitato liquidatore suole andare a San Gregorio d’Alife, comune assai disagiato, specialmente durante la stagione invernale, tanto che le poche persone benestanti del luogo, compreso il podestà Mariano Costantini, hanno la loro dimora stabile a Piedimonte d’Alife. In considerazione di quanto sopra esposto e tenuto altresì conto che l’azienda onde trattasi fu costituita (nel 1921) con determinati scopi di propaganda ed assistenza politica da perseguire non soltanto in San Gregorio d’Alife, ma anche nei comuni vicini, scopi che da tempo sono venuti definitivamente a mancare, si ritiene che la Cassa non abbia ora alcuna funzione da assolvere sulla piazza in relazione alle invero limitate necessità del luogo, le quali possono continuare a trovare agevole soddisfacimento presso i due sportelli bancari esistenti nel vicinissimo comune di Piedimonte d’Alife. Pertanto, esclusa la possibilità di un ritorno dell’azienda alla vita creditizia, non rimarrebbe altra soluzione che eliminare l’anormale situazione della Cassa; e a ciò si potrebbe giungere sollecitando energicamente il Sacerdote Vitale (attaccatissimo, per la verità, all’ente da lui creato e per quasi un ventennio amministrato, nonché persona notoriamente capace e corretta) a non indugiare, oltre il tempo strettamente indispensabile in rapporto alle condizioni di quegli abitanti, nelle operazioni di liquidazione. Si dovrebbe cioè da un lato procedere celermente al realizzo dei titoli (una parte dei quali risulterebbe già liquidata) per corrispondere proporzionate percentuali ai depositanti, e dall’altro far sì che il recupero dei residui crediti avvenga possibilmente nel tempo massimo di tre anni (anziché due come stabilito dall’Ispettorato) avendo il Sacerdote Vitale la piena certezza che entro tale termine la procedura verrebbe chiusa senza arrecare turbamento alcuno alla modesta economia del luogo. Ciò premesso, dato che i depositanti hanno sempre dimostrato di aver fiducia nell’operato del liquidatore, sarebbe opportuno che fosse concesso il più lungo termine da quest’ultimo desiderato per portare a totale compimento l’incarico affidatogli.

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 28 febbraio 1940, Anno XVIII

Egregi Soci,
Abbiamo esaminato i libri contabili e letta la corrispondenza del Liquidatore con la Banca d’Italia, che ordina di provvedere, nel giro di due anni, al completamento della liquidazione. Occorre tentar la prova. Potete, intanto, prendere atto con soddisfazione dei risultati raggiunti in un decennio molto travagliato e difficile e approvare il Bilancio dell’esercizio 1939 che, con diversi provvedimenti, è stato reso più consistente e che si chiude con l’utile netto di Lire 846,55 da devolversi al Fondo di Riserva.
Il Consiglio dei sindaci: Catarcio cav. Michele, Caso Angelantonio, Stocchetti Raffaele.

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San Gregorio d’Alife 10 marzo 1940, Anno XVIII
All’Ispettorato per la difesa del Risparmio e l’esercizio del Credito

Oggetto: Andamento della liquidazione.

Posso assicurare che già dagli ultimi mesi dell’Esercizio precedente ho dato ritmo accelerato alla liquidazione provvedendo al realizzo parziale dei Titoli, al pagamento, su larga scala, ai depositanti e al recupero energico dei residui di credito e farò tutto perché la liquidazione si compia nel giro di due anni. Ciò assicurato, credo necessari alcuni chiarimenti per illuminare l’andamento della liquidazione e le circostanze ambientali nelle quali si svolge. 1. Andamento della liquidazione: A) È stato lento e graduale non per incuria ma perché l’assemblea dei soci, nel deliberare lo scioglimento della Cassa, dette al liquidatore il mandato tassativo di procedere ad una liquidazione lenta e graduale, ciò allo scopo di non turbare l’economia del paese. Da dieci anni (non da tredici) senza scosse, senza perdite, con la piena adesione dei depositanti della Cassa che hanno accettato fiduciosi la lenta gradualità col miglioramento del Fondo di Riserva, si sono realizzati, in tempi difficili, crediti per Lire 475.253 e rimborsati depositi per Lire 625.893,70. B) Quando l’Istituto d’emissione mi ha fatto rilevare che l’andamento della procedura doveva essere mutato perché il fatto dell’essere la Cassa disciolta, e perciò in liquidazione volontaria, non muta la natura della liquidazione, io non ho insistito “perché sia consentito a che la procedura continui a svolgersi con lenta gradualità” ma ho insistito perché tra la lentezza e la precipitazione si trovi autorevolmente un termine medio. Il termine medio, che io, concludendo la relazione del decennio, chiedevo all’Autorità superiore, era poi quello di un triennio almeno. 2. Circostanze ambientali: A) Poiché il difficile non è il realizzo dei Titoli, che si può compiere in un attimo e che non è stato compiuto se non in parte per avere a disposizione un’anticipazione sui Titoli da far fronte a qualunque domanda di rimborso; per poter distribuire in diversi Esercizi le eventuali perdite per oscillazione valori; per poter realizzare annualmente un utile cospicuo sulla differenza tra ciò che la Cassa corrisponde ai depositanti e ciò che essa percepisce dalla rendita dei Titoli; finalmente per poter, come la Cassa ha fatto e continua a fare, collocare i Titoli tra i depositanti invece del denaro liquido, facendo così un’opera patriottica. B) Il difficile è il recupero dei residui crediti perché su 70 effetti cambiari appena una decina appartengono a grandi proprietari o a possessori di armenti, a persone cioè che, con la politica degli ammassi, si trovano in condizione avvantaggiata e quindi in grado di poter immediatamente tener fede ai propri impegni. La massa è costituita da piccoli proprietari cui il frutto della loro piccola terra non basta per vivere; che non hanno beneficio di ammassi; che oltre a lavorare il loro piccolo terreno sono costretti a fare i braccianti, a piegarsi a ogni più duro lavoro, quando lo trovano. Riporto delle cifre: attualmente la Cassa ha n° 44 effetti per somme inferiori a Lire 1.000; n° 6 effetti per somme dalle 1.000 alle 2.000 Lire; n° 15 effetti per somme dalle 2.000 alle 5.000 Lire; n° 2 effetti per somme superiori. Il difficile è realizzare, e rapidamente, codesti piccoli crediti. Codesti debitori hanno pagato come hanno potuto. Poveri ma galantuomini e onesti hanno minorato qualche volta non più di dieci Lire. Non contentarsi delle loro possibilità era lo stesso che aggravare la loro condizione senza risolvere il problema perché i protesti cambiari, le ipoteche, le vendite all’asta contro una massa di debitori di questo genere non solo non è la forma più sollecita di esazione ma, nel piccolo ambiente, è causa di immancabile turbamento d’ordine pubblico, di cui si preoccupa l’Autorità politica. Queste considerazioni sono dettate da conoscenza diretta dell’ambiente e da pietà umana e patriottica. L’esame del Bilancio − non dovrei rilevarlo − mostra che spese di liquidazione non esistono e che perciò nessun utile personale e contingente ispira le mie parole e mi ha fatto durare per dieci anni alle noie e ai sacrifici silenziosi d’una lunga liquidazione. Ciò posto tenterò la prova con la speranza che sia coronata dal successo. Con osservanza.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Liquidatore sottoscritto dal Consiglio d’Amministrazione
San Gregorio d’Alife 13 marzo 1940, Anno XVIII

Egregi Soci,
Quest’anno voi troverete la novità di un ritmo accelerato impresso alla liquidazione. Deliberando lo scioglimento della nostra Società, voi miravate a costituirne un’altra che rispondesse meglio ai bisogni economici del paese e s’informasse alla lettera e allo spirito della nuova legislazione sul credito agrario; e voleste che la liquidazione fosse lenta, graduale, senza scosse perché non turbasse l’economia paesana nel periodo delicato e difficile del dopoguerra. A chiusura di un decennio ecco in sintesi i risultati: il nuovo Ente, per difficoltà varie, non è potuto sorgere; la liquidazione è proceduta invece come deliberaste, senza scosse, senza perdite, col miglioramento del Fondo di Riserva, con la piena costante adesione dei depositanti della Cassa, che hanno accompagnato, con la loro fiducia, la lenta gradualità, realizzando, in tempi difficili, crediti per Lire 475.253, e rimborsando depositi per Lire 625.893,70. Ma l’Istituto di emissione ha fatto rilevare che l’andamento della procedura deve essere mutato, perché il fatto della Cassa disciolta, e perciò in volontaria liquidazione, non muta la natura della liquidazione. A sua volta, l’Ispettorato per la difesa del Risparmio e l’esercizio del Credito ha fissato un periodo di due anni per il completamento della liquidazione. Occorre ubbidire, occorre fare del tutto perché nel tempo prestabilito si abbia il realizzo dei Titoli, si effettui l’intero pagamento ai depositanti e si ottenga il recupero dei residui di credito. Abbiamo bisogno della vostra cooperazione volenterosa per evitare protesti e atti legali che non farebbero se non aggravare la situazione. Confidiamo di trovare quel concorso di cui abbiamo bisogno.
Il liquidatore
Giacomo Vitale
Il Consiglio d’Amministrazione: Vincenzo Ferritto, Alfonso Langellotti, Saverio Caso, Roberto Caso.

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 31 marzo 1940, Anno XVIII, nella propria sede, s’è riunita l’Assemblea generale ordinaria dei soci, alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto debitamente comunicato 15 giorni prima in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo e Francesco; Catarcio Michele e Gabriele; Langellotti Alfonso; Nutile Virgilio; Fattore Marcellino, Antonio e Lorenzo; Caso Alfonso, Angelantonio, Saverio e Roberto; Iameo Concetta; Vecchione Vincenzo; Zappoli Gregorio; Mezzullo Antonio e Luigi; Della Paolera Vincenzo e Alfonso; Loffreda Alfonso fu Antonio; Ciccarelli Luigi e Antonio; Stocchetti Mario e Raffaele. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle tre, a norma dello Statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta e s’inizia lo svolgimento dell’ordine del giorno. Eletto presidente dell’assemblea il socio Giacomo Vitale; funge da segretario Alfonso Caso, da scrutatori Ciccarelli Luigi e Fattore Lorenzo. 1 e 2. Il Presidente legge e commenta, voce per voce, il Bilancio 1939, richiamando i dati delle voci corrispondenti dell’esercizio 1938, per mettere in luce i progressi raggiunti. Il relatore comunica diverse note del Direttore della Banca d’Italia, succursale di Benevento, e la nota 29 febbraio 1940, Anno XVIII, dell’Ispettorato per la Difesa del Risparmio e per l’Esercizio del Credito, in risposta alla relazione dettagliata sul decennio di liquidazione. L’Ispettorato dice testualmente: “esaminati tutti gli elementi e le circostanze prospettate da voi e dalle autorità locali in ordine alla situazione e all’andamento della procedura, questo Ispettorato vi invita formalmente a provvedere senza indugi ad adoperarvi per il recupero dei residui crediti con una certa energia nel giro di non più di due anni, termine, comunque, tale da evitare turbamento nella economia locale”. Non ho mancato, naturalmente, di mettere nel debito rilievo le condizioni ambientali, difficili e delicate; la pura, costante adesione dei depositanti della Cassa, che hanno accompagnato, con la loro fiducia, la lenta gradualità; il miglioramento del Fondo di Riserva; il realizzo, in un decennio turbinoso, di crediti per Lire 475.253, e rimborsi, senza more, di depositi per Lire 625.893,70; la natura delle 70 cambiali della Cassa (44 inferiori a Lire 1.000; 6 dalle 1.000 alle 2.000; 15 dalle 2.000 alle 5.000; 2 per somme superiori) che mostrano la diffusione del credito tra i piccoli proprietari, cioè in una categoria sociale la più colpita dalla crisi, della quale invece si avvantaggiano i proletari, per l’aumento dei salari, e le classi ricche, con la politica degli ammassi e col fiorire delle industrie. Detto questo però − perché era doveroso dirlo − debbo con altrettanta sincerità dire a voi che occorre obbedire e fare sacrifici. Bisogna accelerare i tempi. Bisogna che tutti siano convinti che non vi saranno tolleranze e negligenze. Coloro che non potranno assolutamente scontare e saldare saranno aiutati ad ottenere prestiti presso le banche di Piedimonte d’Alife. Tutti gli aiuti a tutti, ma anche energia contro tutti. La Banca d’Italia non transige, né io posso transigere. Questo il programma del biennio al quale voi dovete dare tutto il vostro volenteroso appoggio per riuscire. 2. Prende la parola il Sindaco capo, appoggiando la conclusione del Liquidatore e invitando a prendere atto, con soddisfazione, dei risultati raggiunti nel decennio e ad approvare il Bilancio dell’esercizio 1939 che, con diversi provvedimenti, è reso più consistente e che si chiude con l’utile netto di Lire 846,55; infine invita a devolvere l’intero utile netto al Fondo Ordinario di Riserva. Astenuti il Liquidatore e i Sindaci, viene approvato il Bilancio 1939 e la devoluzione dell’utile netto di Lire 846,55 al Fondo di Riserva Ordinaria.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Lorenzo Fattore.
Il presidente (liquidatore) Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso

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Alla Succursale di Benevento della Banca d’Italia
Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Oggetto: Relazione sull’andamento della liquidazione.

San Gregorio d’Alife, 31 luglio 1940, XVIII

Ho cercato e cerco, con ogni energia, di condurre le operazioni della Cassa Rurale in modo che esse abbiano a esaurirsi del tutto nel termine prefisso. Confermo contemporaneamente però in ogni parte quanto io già ebbi a scrivere in risposta alla nota rivoltami direttamente dall’Ispettorato del Credito. Le operazioni di liquidazione procedono in conformità del piano prestabilito per quanto riguarda il realizzo dei Titoli di proprietà e il rimborso ai depositanti. Difatti, nel momento in cui fu dato un ritmo più accelerato in conformità delle direttive superiori, la Cassa aveva Titoli per Lire 271.500 così distribuiti: a) Titoli 5% Lire 192.000; b) Buoni novennali 5% Lire 49.500; c) Buoni novennali 4% Lire 30.000; Totale Lire 271.500. A fine luglio la Cassa possiede invece solo Lire 158.000 in Titoli, con realizzo dunque di Lire 113.500. Nel medesimo tempo la Cassa ha depositi per Lire 220.241,60, con un rimborso dunque di Lire 120.646,60. Come previdi, pieno di difficoltà procede invece il recupero dei prestiti, sia per le condizioni particolari dell’ambiente, già da me ampiamente illustrate, sia per il carattere peculiare dei debitori della Cassa. Incagli numerosi e finora non sempre sormontabili trovo nel fatto che molti dei debitori sono dei richiamati alle armi: le famiglie che hanno figliuoli o mariti al fronte affermano d’aver diritto a dei riguardi. E son costretto a procedere con prudenza disincagliando quello che è possibile. Con questo, nessun pericolo di perdita, solo rallentamenti nel programma di realizzo delle partite incagliate. Difatti il Portafoglio, che nel tempo di cui sopra era di Lire 95.981 è disceso a sole Lire 86.293 con un ricupero di Lire 9.688. Ripeto e confermo che il Portafoglio è più che saldo anche se il ricupero si va rivelando più lento del previsto per il turbamento economico prodotto dallo stato di guerra. Con prudente energia cercherò di superare le difficoltà del momento.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

1941

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Liquidatore sottoscritto dal Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 2 febbraio 1941, Anno XIX

Egregi Soci,
Come ricorderete, l’Ispettorato per la difesa del Risparmio e per l’esercizio del Credito, con nota n° 4797, e l’Istituto d’emissione con numerose note e richiami ordinò l’acceleramento delle operazioni di liquidazione, invitando formalmente il Liquidatore a provvedere senza indugi e ad adoperarsi per il recupero dei residui crediti con una certa energia nel giro di non più di due anni, termine (diceva la nota) comunque tale da evitare turbamenti nell’economia locale. In conformità di quanto ha disposto l’autorità superiore, sono stati venduti Titoli di proprietà della Cassa per un valore nominale di Lire 108.181,32, riducendo l’ammontare da Lire 224.481,32 a Lire 116.300. Nell’anno in corso saranno venduti i Titoli rimanenti. La vendita è stata limitata alla cifra necessaria e sufficiente a pagare col ricavato una buona percentuale ai depositanti (60 o 70%); una vendita maggiore avrebbe fatto gravare l’onere della svalutazione di Titoli sul Bilancio chiuso il 31 dicembre e nello stesso tempo avrebbe ridotto l’utile per effetto della differenza dell’interesse attivo, che si percepisce per depositi presso Istituti di Credito, e l’interesse 5% che si ricava dai Titoli del Debito Pubblico. Sono stati effettuati rimborsi per Lire 131.815,50 su di un ammontare depositi di Lire 276.786,40. La Cassa ha però disposto, ed è in grado di rimborsare, cifre notevolmente superiori, rimborsi non effettuati unicamente per il ritardo e l’incuria dei depositanti a ritirare i propri capitali. Il Portafoglio è stato ridotto da Lire 92.551 a Lire 67.434, con un saldo di Lire 25.117. È bene però avvertire che l’anno in corso dovrà condurre all’intero realizzo dei Titoli di proprietà e al pagamento della rimanente percentuale ai depositanti. I residui crediti dovranno essere recuperati nella totalità. Occorre della buona volontà e dello sforzo da parte di tutti e confido che tutti lo faranno. La liquidazione ha mostrato la consistenza della Cassa, il galantomismo di coloro che avevano preso denaro a prestito: non si è verificata alcuna perdita; vi è stato un recupero (Santini) che noi avevamo creduto irrealizzabile. Vi sono un paio di soci caduti nella miseria, che hanno residui piccoli debiti con la Cassa e scontano 5 Lire, 10 Lire per volta; non possono di più. Questo atto è commovente e mostra la tempra sana e onesta degli uomini cui la Cassa affidò il sudato risparmio dei depositanti. Come vedrete dall’esame del Bilancio le spese sono state ulteriormente ridotte e l’Esercizio si chiude con un utile netto di Lire 932,65.
Il liquidatore
Giacomo Vitale
I sindaci: Vincenzo Ferritto, Langellotti Alfonso, Caso Saverio.

(44)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 16 febbraio 1941, Anno XIX

Egregi Soci,
L’anno finanziario, che si è chiuso col 31 dicembre 1941, è stato un anno di ritmo accelerato nella liquidazione della Cassa. Il Liquidatore nella sua relazione ha fornito dati e fatti. Quest’anno l’opera incominciata deve essere compiuta. Abbiamo esaminato i libri contabili, abbiamo rilevato che in luogo delle temibili perdite si sono verificati dei recuperi insperati, abbiamo notato la considerevole riduzione delle spese di amministrazione e l’utile netto di Lire 932,65 col quale l’esercizio si chiude. Potete dunque serenamente e con piena fiducia approvare il Bilancio che è presentato all’Assemblea, devolvendo l’utile netto al Fondo di Riserva.
Il Consiglio dei sindaci: Catarcio Michele, Caso Angelantonio, Alfonso Della Paolera.

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Piedimonte d’Alife 7 marzo 1941, Anno XIX
Spett. Banca d’Italia
Succursale di Benevento

Relazione sulla liquidazione dell’azienda

Dal 29 febbraio 1940 (data della nota 4797 dell’Ispettorato per la difesa del Risparmio e per l’esercizio del Credito) al 28 febbraio 1941 (XIX) l’andamento della liquidazione è proceduto con ritmo più accelerato in conformità delle istruzioni ricevute e nei limiti delle assicurazioni e delle precisazioni date con la mia relazione di risposta in data 4 marzo 1940. Così sono stati venduti Titoli per un valore nominale di Lire 108.181,32, riducendo l’ammontare da Lire 224.481,32 a Lire 116.300. Nell’anno in corso saranno venduti i Titoli rimanenti. La vendita è stata limitata alle cifre necessarie e sufficienti per pagare col ricavato una buona percentuale ai depositanti (60 e 70 %); una vendita maggiore avrebbe, senza necessità, fatto gravare un onere sul Bilancio chiuso il 31 dicembre in conseguenza della svalutazione Titoli e contemporaneamente avrebbe ridotto l’utile dell’esercizio per effetto della differenza tra l’interesse attivo, che si percepisce pei depositi presso gli Istituti di Credito, e l’interesse 5%, che si ricava dai Titoli del Debito Pubblico: danno emergente e lucro cessante. Sono stati effettuati rimborsi per Lire 131.815,50 su di un ammontare depositi di Lire 276.986,40. La Cassa però aveva disposto ed è in grado di rimborsare a vista cifre notevolmente superiori, rimborsi che non si sono effettuati unicamente per il ritardo dei depositanti a ritirare i propri capitali. Il Portafoglio è stato ridotto da Lire 92.551 a Lire 67.434 con un saldo di Lire 25.117. Per quanta energia abbia impiegato, non mi è stato possibile ottenere un maggior recupero dei crediti residui, essendo stato necessario evitare, in un momento così delicato, turbamenti nell’economia locale e malumore nelle famiglie dei numerosi richiamati alle armi, che affacciano mille pretese ed esigono mille riguardi. In proposito mi richiamo a quanto ebbi a scrivere nella relazione del 14 marzo 1940, quando illustrai le circostanze ambientali nelle quali si svolge la liquidazione. Nel complesso, la consistenza del Portafoglio s’è rafforzata e non si è lamentata nessuna perdita mentre si è realizzata qualche partita ritenuta insolvibile. Posso assicurare che nell’anno in corso sarà proceduto all’intero realizzo dei Titoli di proprietà, sarà pagato il resto della percentuale ai depositanti e se i residui crediti non potranno essere recuperati nella totalità pur spiegando la mia massima energia, saranno certamente ridotti a un ammontare tale da essere coperto dal semplice Fondo di Riserva della Cassa. In tal modo gli eventuali residui crediti non impegneranno più depositi di terzi e il risparmio già affidato alla Cassa non avrà più bisogno di tutela perché sarà inesistente. Questa previsione prudenziale non si esonera dal dovere e dall’impegno di agire a tutt’uomo perché la liquidazione si realizzi nella sua integrità e nei termini richiesti. Con perfetta osservanza.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 23 marzo dell’anno 1941, anno XIX, s’è riunita l’Assemblea generale dei soci alle ore due pomeridiane in seguito ad avviso scritto debitamente comunicato 15 giorni prima in conformità dello Statuto per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio. 2. Relazione del Liquidatore. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo, Francesco e Filomeno; Caso Saverio, Angelantonio e Alfonso; Ciccarelli Luigi e Antonio; Della Paolera Alfonso e Vincenzo; Zappoli Gregorio; Loffreda Antonio; Pontieri Antonio; Linguido Salvatore; Nutile Virgilio; Rossetti Francesco; Langellotti Alfonso; Catarcio Michele e Gabriele; Mezzullo Antonio; Stocchetti Mario e Raffaele; Fattore Marcellino; Iameo Concetta; Boiano Antonio; Fattore Antonio e De Lellis Amedeo. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle tre pomeridiane, a norma dello Statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta e s’inizia lo svolgimento dell’ordine del giorno. Eletto presidente dell’assemblea il socio Giacomo Vitale; scrutatori sono Ciccarelli Luigi e Catarcio Gabriele; funge da segretario Alfonso Caso. 1. Il Presidente, dopo aver ricordato l’ora storica che viviamo, in cui si decidono i destini della Patria in armi, e aver inviato un saluto ai combattenti della terra, del mare e dell’aria, un pensiero ai nostri gloriosi caduti e un invito a tutti di collaborare a tener alti, sul fronte interno, le menti e i cuori e ad affrontare sereni gli immancabili sacrifici che saranno coronati dalla sicura vittoria, legge e commenta, voce per voce, il Bilancio 1940 per mettere in luce le tappe della liquidazione. Richiama la nota 4797 dell’Ispettorato per la difesa del Risparmio e per l’esercizio del Credito, le note dell’Istituto di emissione e il deliberato dell’Assemblea del 31 marzo 1940 per esporre quanto è stato compiuto in conformità. Le operazioni di liquidazione sono state accelerate. Sono stati venduti Titoli di proprietà della Cassa per un valore nominale di Lire 108.181,32, riducendone l’ammontare di Lire 224.481,32 a Lire 116.300. Nell’anno in corso saranno venduti i Titoli rimanenti. La vendita è stata contenuta nei limiti della percentuale dei rimborsi (60-70%); una vendita maggiore avrebbe fatto gravare l’onere della svalutazione dei Titoli sul Bilancio chiuso il 31 dicembre, riducendo nello stesso tempo l’utile per effetto della differenza dell’interesse attivo percepibile sui depositi presso Istituti di Credito e l’interesse 5% che fruttano i Titoli statali. Sono stati effettuati rimborsi per Lire 131.786,40. La Cassa aveva disponibili però somme notevolmente superiori, che non sono state rimborsate unicamente per l’incuria dei depositanti. Il Portafoglio è stato ridotto da Lire 92.551 a Lire 67.434 con un saldo di Lire 25.117. Nessuna perdita; c’è stato anzi il realizzo di qualche partita considerata inesigibile (Santini). È ferma volontà di tutti di procedere, nell’anno in corso, al realizzo di Titoli rimanenti, al rimborso dei Depositi residuali e dei crediti non ancora saldati. Le spese sono state ulteriormente ridotte. Il Bilancio si chiude con un utile netto di Lire 928,65. Il Presidente chiede la collaborazione attiva di tutti per espletare il programma tracciato. 2. Il Sindaco capo si unisce all’invito del Liquidatore che invoca la collaborazione di tutti. Nota che in Bilancio i Titoli figurano ancora per Lire 117.665,12 mentre il valore nominale dei Titoli ancora posseduti dalla Cassa è di Lire 116.300. C’è un fondo però, “Svalutazione valori”, di Lire 3.000. Il Sindaco capo chiede perciò che dal fondo suddetto si prenda la somma occorrente (Lire 1.365,12) e che in Bilancio si iscriva la somma di Lire 116.300, reale valore nominale. Rimarrebbe conseguentemente ridotto il fondo “Svalutazione valori” da Lire 3.000 a Lire 1.634,88. Il Sindaco capo invita l’assemblea ad approvare il Bilancio così modificato, devolvendo l’utile netto di Lire 928,65 al Fondo di Riserva. L’Assemblea, astenuti il Liquidatore e i Sindaci, ha approvato il Bilancio così modificato e la devoluzione al Fondo di Riserva dell’utile netto dell’esercizio in Lire 928,65.
Letto, approvato e sottoscritto.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Catarcio Gabriele.
Il presidente (liquidatore) Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso

1942

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del liquidatore
San Gregorio d’Alife 30 gennaio 1942, Anno XX

Egregi Soci,
Il mandato, arduo e delicato, che Voi mi avete affidato, in un momento difficile, io l’ho assolto nei modi e nelle forme da voi deliberate: gradualmente, senza turbamento dell’economia del paese, senza perdite, senza ricorrere, se non in rarissimi casi, a mezzi coercitivi. Il Portafoglio, che all’atto della liquidazione, raggiungeva la somma rilevante di Lire 567.804, è ridotto a Lire 5.605, in corso di rapido realizzo al completo. I depositi, per Lire 952.880,18, sono stati restituiti ai loro legittimi proprietari, senza che si sia verificato incaglio o panico di sorta, anzi si è dovuto fare pressione sui depositanti perché ciascuno ritirasse sollecitamente il proprio capitale. Il residuo, che non ancora è stato rimborsato, è di emigrati (De Lellis Salvatore, eredi di Pietro Iameo) o di ritardatari che dal gennaio, invitati e pressati da me, vanno ritirando le rimanenze. I Titoli di proprietà della Cassa sono stati venduti a seconda delle richieste di rimborso, dopo aver esercitato la triplice funzione di: a) opportuno impiego del denaro, che ha permesso il realizzo annuo di un utile costituito dalla differenza tra la rendita del 5%, che la Cassa percepiva, e l’interesse minimo che corrispondeva sui depositi; b) garanzia a un c/c passivo che assicurava la possibilità di far fronte a qualunque richiesta di rimborso in momenti delicati; c) ripartire fra diversi esercizi le perdite eventuali per gli sbalzi imprevedibili di svalutazione al 31 dicembre. Notevole il fatto che una massa così cospicua di Titoli si sia potuta collocare in paese stesso tra i depositanti, compiendo ad un tempo un’operazione utile alla Cassa e insieme altamente patriottica; come anche va rammentato che, sempre, in occasione di emissioni di Titoli statali o di Buoni del Tesoro, la Cassa con opportuna propaganda si è fatta promotrice di sottoscrizioni cospicue per conto dei depositanti col denaro depositato. Attualmente non è rimasto invenduto se non un Titolo di Lire 50.000, in Bilancio valutato in Lire 49.552,95 (oltre il fondo “Svalutazione valori” in Lire 1.634,88) che corrisponde all’ammontare presuntivo del patrimonio della Cassa, quale risulterà a liquidazione ultimata. Come sapete, sono in vendita l’immobile, i mobili e le macchine agricole; se la vendita non è già un fatto compiuto gli è stato per controbattere il gioco degli speculatori che, approfittando delle circostanze, cercavano di acquistare a prezzo non equo. Anche il residuo “Mutuo ipotecario” (all’atto della liquidazione ammontante a Lire 61.652) per maggio sarà realizzato. Inutile rilevare quello che tante volte avete sottolineato: che l’opera è stata compiuta con spese irrisorie, senza compensi di sorta, con sacrifici di quanti vi hanno cooperato, con dinanzi agli occhi la meta di riuscire dignitosamente, nell’unica prospettiva del bene dell’Ente e dell’economia del paese.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

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Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 3 febbraio 1942, Anno XX

Egregi Soci,
Siamo lieti costatare che la difficile opera della liquidazione è – si può dire − felicemente compiuta. La consistenza della Cassa si è mostrata salda, come tante volte vi era stato affermato. I valori si sono mostrati reali alla prova dei fatti e le previsioni oggi appaiono essere state prudenti e giuste. Il Portafoglio sarà realizzato al 100% perché solido e vagliato accuratamente anno per anno secondo una visione realistica delle cose. Le altre attività in corso di liquidazione (mobili, macchine e immobili) a giudicare dalle offerte non daranno presumibilmente realizzi se non superiori ai notati in Bilancio. Il patrimonio sociale non sarà inferiore a quello attualmente registrato. Così si chiude un’iniziativa che ha compiuto una funzione utile per oltre un decennio. Con questa constatazione vi invitiamo ad approvare il Bilancio 1941, che presenta un utile netto di Lire 292,80 che andrà devoluto al Fondo di Riserva.
I sindaci: Catarcio Michele, Caso Angelantonio, Stocchetti Raffaele.

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San Gregorio d’Alife 5 febbraio 1942
Spettabile Banca d’Italia
Succursale di Benevento

Oggetto: Liquidazione dell’azienda.

La liquidazione si può dire in porto se non pienamente raggiunta. 1. Il Portafoglio, che nell’ultima relazione raggiungeva Lire 70.709, ora è ridotto a Lire 11.491, che ho fiducia saranno saldate tutte al più presto. Come già ebbi a rilevare nella mia precedente missiva, la difficoltà della minorazione e dei saldi è nel gran numero degli effetti a carico di soci onesti ma poveri, che hanno poche e limitate risorse e che della guerra risentono i disagi e non i vantaggi economici di altre classi sociali. Le cambiali, difatti, da saldare per la somma di Lire 11.491 sono così distribuite: a) inferiori a Lire 100: n° 9 per complessive Lire 550; b) inferiori a Lire 500: n° 9 per Lire 1.895; c) inferiori a Lire 1.000: n° 4 per Lire 2.310; d) inferiori a Lire 2.000: n° 3 per Lire 3.800; e) inferiori a Lire 3.000: n° 1 per Lire 2.936; Totale Lire 11.491. Il frazionamento spiega la difficoltà del realizzo e la solidità insieme del Bilancio. 2. Il rimborso depositi fiduciari è stato di Lire 128.787,25. Rimangono da rimborsare Lire 25.138,20, cosa che sarà fatta via via nei primi mesi dell’anno. Se il rimborso non è stato totale ciò è dipeso da condizioni particolari dei depositanti, che per diverse cause ritardano i prelevamenti. 3. I Titoli e i Buoni del Tesoro di proprietà della Cassa sono stati tutti venduti o ceduti ai soci invece di denaro liquido; rimane un Titolo di Lire 50.000, nominale, che è pressappoco l’ammontare del Fondo di Riserva e del Patrimonio Sociale ed è, dunque, di proprietà dell’Ente. Così gradualmente, senza scosse, senza turbamento dell’economia del paese, senza danno dei depositanti e senza perdite dei soci, la difficile opera della liquidazione della Cassa Rurale si può dire fin da ora compiuta.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

(50)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 29 marzo 1942, anno XX, si è riunita l’Assemblea generale dei soci, alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima, in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Relazione del Liquidatore. 2. Bilancio. 3. Relazione dei Sindaci. Presenti i soci: Giacomo Vitale; Ferritto Vincenzo, Filomeno e Francesco; Fattore Lorenzo; Caso Saverio, Angelantonio e Alfonso; Ciccarelli Luigi e Antonio; Della Paolera Alfonso, Vincenzo e Giovanni; Zappoli Gregorio; Loffreda Antonio; Pontieri Antonio; Linguido Salvatore; Rossetti Francesco; Langellotti Alfonso; Catarcio Michele e Gabriele; Mezzullo Antonio; Stocchetti Maria e Raffaele; Fattore Marcellino e Antonio; Boiano Antonio; De Lellis Amedeo. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle tre pomeridiane, a norma dello statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta e s’inizia lo svolgimento dell’ordine del giorno. È eletto presidente dell’assemblea il socio Giacomo Vitale, scrutatori Lorenzo Fattore e Luigi Ciccarelli, funge da segretario Alfonso Caso. 1. Viene letta la relazione del Liquidatore sull’andamento della liquidazione e sui risultati raggiunti, che è allegata a parte. 2. Ad una ad una vengono lette e commentate le voci del Bilancio dell’esercizio chiuso il 31 dicembre 1941, dopo aver inviato un caldo saluto ai gloriosi combattenti della terra, dell’aria e del mare, dopo aver ricordato coloro che sono caduti per la grandezza della Patria e i mutilati di guerra e dopo aver esortato i soci a tener duro, nella disciplina e nel sacrificio, nella certezza dell’immancabile vittoria. Come risulta dalle voci lette, la liquidazione si può dire virtualmente conclusa in conformità dell’impegno preso il 14 marzo 1940, anno XIX, con l’Ispettorato per la difesa del Risparmio e per l’esercizio del Credito in risposta alla Nota 4796/C.R. 1491 sull’andamento della liquidazione. Difatti il Portafoglio, che al 31 dicembre 1940 ammontava a Lire 64.998, è stato ridotto a sole Lire 5.605 in pari data ed è in corso di realizzo; i Titoli, che nel passato esercizio raggiungevano la cifra di Lire 117.665,12, sono ora ridotti a Lire 49.552,95, pari all’ammontare del patrimonio sociale dell’Ente; i depositi, che l’anno scorso ammontavano a Lire 150.170,90, sono ora ridotti a Lire 25.048,20 per avvenuti rimborsi in Lire 125.122,70. I depositi residuali al 31 dicembre vanno man mano ritirati dietro invito e pressione del Liquidatore. Ve ne sono alcuni di residenti nelle Americhe; non essendo possibile, nelle attuali circostanze, spedire denaro all’estero, sarà trovato un modo di mettere presso un Istituto di Credito, o presso le Regie Poste, a disposizione dei legittimi proprietari le somme loro dovute. Per maggiori particolari, come per tutto il resto, il Presidente si richiama a quanto è detto nella relazione del Liquidatore. Il Presidente richiama in modo particolare l’attenzione sul conto “Profitti e Perdite” per far rilevare la inconsistenza delle spese, le quali si riducono in tutto a Lire 220 per posta e telegrafo e per viaggi e trasferte in occasione della presentazione del Bilancio al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il Presidente conclude constatando che l’amministrazione rigida e lo spirito di sacrificio di tutti, oltre l’onestà e il galantomismo di coloro cui furono concessi i prestiti, sono stati i fattori principali della buona riuscita della liquidazione. 3. Prende la parola il Sindaco capo, che legge l’allegata relazione del Consiglio dei Sindaci; nota con soddisfazione che i valori della Cassa si sono mostrati, alla prova dei fatti, consistenti e reali; nota pure che l’interesse e i diritti dei risparmiatori sono stati salvaguardati nella loro integrità; che la fiducia delle autorità e principalmente dei depositanti ha accompagnato l’opera difficile in modo sorprendente, specialmente quando si ricordino alcune campagne e insinuazioni di malevoli che lottavano per l’accaparramento delle somme depositate presso la Cassa Rurale; che l’aver potuto salvare il patrimonio sociale attraverso tante peripezie è un risultato perlomeno soddisfacente. A suo tempo l’Assemblea sarà di nuovo convocata in seduta straordinaria per disporre del Patrimonio sociale, in conformità dello Statuto. I soci intanto sono invitati ad approvare il Bilancio che si chiude con un utile netto di esercizio, dopo le svalutazioni, di Lire 292,80, deliberando di devolverlo al Fondo di Riserva Ordinaria. L’Assemblea, astenuti il Liquidatore e i Sindaci, ha approvato il Bilancio e la devoluzione al Fondo di Riserva dell’utile netto dell’Esercizio in Lire 292,80.
Gli scrutatori: Luigi Ciccarelli, Lorenzo Fattore.
Il presidente (liquidatore) Il segretario
Giacomo Vitale Alfonso Caso

(51)

Ill.mo Sig. Direttore della Banca d’Italia
Succursale di Benevento
San Gregorio d’Alife 7 novembre 1942, Anno XXI

Oggetto: Cassa Rurale di Risparmio e Presiti di San Gregorio d’Alife in liquidazione.

Vi prego di prendere atto che la liquidazione è terminata. Non sono in grado di trasmettere immediatamente la documentazione finale perché pensavo riunire l’Assemblea come al solito, nel mese di marzo. Ma poiché Voi mi chiedete di non frapporre ulteriore indugio, compirò immediatamente tutti gli adempimenti di legge. Appena sarò in grado di avere il certificato dalla cancelleria del Tribunale lo trasmetterò immediatamente con gli altri documenti richiesti.
Il liquidatore
Giacomo Vitale

(52)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Relazione del Consiglio dei sindaci
San Gregorio d’Alife 18 novembre 1942, Anno XXI

Egregi Soci,
Per l’ultima volta Voi siete convocati a discutere sul Bilancio della Cassa Rurale che si chiude in sede di liquidazione con un attivo di Lire 48.963,34. È un utile dovuto all’abilità con cui la liquidazione è stata compiuta, allo spirito di abnegazione di quanti hanno cooperato attivamente ad un’opera particolarmente ardua e svolta in momenti difficili, al prestigio di cui godeva il Liquidatore, il cui nome era garanzia per tutti, specialmente per i depositanti che, fiduciosi, hanno lasciato i loro sudati risparmi a disposizione per il realizzo lento e graduale dei prestiti. La Cassa finisce ma qualcosa di essa rimane con la proposta d’istituire una borsa di studio, d’assegnare per concorso, a beneficio specialmente di un figliuolo di combattente che abbia inclinazione agli studi e che, di preferenza, non sia agiato. La proposta, oltre ad essere conforme allo spirito e alla lettera dello Statuto, è la più indicata a compiere un beneficio degno della Patria, tutta tesa nello sforzo per la vittoria immancabile. Le modalità del concorso per la borsa potranno e dovranno essere proposte e deliberate in seguito, a tempo opportuno. Quel che ora importa è deliberare la chiusura della liquidazione e la devoluzione dell’attivo in conformità dello Statuto. Esaminate le partite non realizzate, crediamo che qualche recupero sia ancora realizzabile; se ci sarà, verrà aggiunto all’attivo automaticamente per l’opera di beneficienza proposta. Lieti dei risultati faticosamente raggiunti, v’invitiamo a votare il Bilancio di chiusura della liquidazione.
I sindaci: Catarcio Michele, Caso Angelantonio, Stocchetti Raffaele.


1943

(53)

Cassa Rurale di Risparmio e Prestiti di San Gregorio d’Alife
Verbale dell’Assemblea generale dei soci

Il giorno 17 gennaio 1943, anno XXI, s’è riunita l’Assemblea generale ordinaria dei soci, alle ore due pomeridiane, in seguito ad avviso scritto, debitamente comunicato 15 giorni prima, in conformità dello Statuto, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Relazione del Liquidatore. 2. Bilancio conclusivo della liquidazione. 3. Relazione dei sindaci. Presenti i soci: Vitale Giacomo; Ferritto Vincenzo; Ferritto Filomeno; Ferritto Francesco; Fattore Lorenzo; Caso Saverio; Caso Angelantonio; Caso Alfonso; Ciccarelli Luigi; Ciccarelli Antonio; Della Paolera Vincenzo; Della Paolera Giovanni; Zappoli Gregorio; Loffreda Antonio; Pontieri Antonio; Linguido Salvatore; Rossetti Francesco; Fattore Marcellino; Langellotti Alfonso; Catarcio Gabriele; Catarcio Michele; Mezzullo Antonio; Stocchetti Mario; Stocchetti Raffaele; Fattore Antonio; Boiano Antonio; De Lellis Amedeo. Eletto presidente dell’Assemblea il socio Giacomo Vitale. Trascorsa un’ora dalla convocazione, alle tre pomeridiane, a norma dello Statuto, il Presidente dichiara aperta la seduta e s’inizia lo svolgimento dell’ordine del giorno. 1. Il Liquidatore legge la seguente relazione: “Egregi Soci, e così la liquidazione è compiuta. Lenta, graduale, senza scosse, come Voi sapientemente l’avete voluta per non recar turbamento all’economia del paese. Sapientemente, perché rimborsare Lire 952.880,18 e riscuotere un Portafoglio agrario di Lire 567.804 non si sarebbe potuto verificare senza gravi ripercussioni economiche, se la liquidazione avesse seguito il metodo della rapidità in luogo di quello della gradualità accorta ed oculata. Non bisogna però dimenticare che il metodo della gradualità, a sua volta, è riuscito solo perché vi è stato il concorso di tre fattori: 1° La fiducia dei depositanti. Mai in essi nessun panico nonostante le lotte e le campagne d’accaparramento dei capitali da parte di Istituti di Credito; mai una diminuzione di fiducia in tanti anni; mai una ressa agli sportelli. Si è verificato anzi il fenomeno opposto: è stata la Cassa a far pressioni perché i depositanti ritirassero il loro denaro; 2° L’abnegazione di quanti, impiegati e amministratori, hanno condotto a termine l’impegno. Gli impiegati hanno avuto gratificazioni annuali che, considerate in sé, sarebbero irrisori stipendi mensili. Non ci sono state altre spese di amministrazione se non le postali e le annuali per la vidimazione del Bilancio; 3° Il galantomismo, in genere, dei debitori, che hanno pagato sino alle estreme possibilità. Ricordo a titolo di onore Zappoli Gregorio, che non poteva scontare se non dieci Lire ogni quattro mesi e, di dieci lire in dieci lire, in vari anni da galantuomo ha pagato il suo effetto. Il Bilancio del 1941 aveva un Portafoglio residuale, prevalentemente svalutato, di Lire 9.316. Sono state riscosse invece Lire 10.860, con un miglioramento sul previsto, per recuperi, di Lire 1.544. Rimane ancora insoluta la cauzione di Luigi Feola, ceduta alla Cassa, per la lungaggine delle pratiche svolte e da svolgersi con il Comune di Dragoni e con le Autorità tutorie; parzialmente recuperato il mutuo ipotecario sui beni di Filomeno De Lellis; solo minorato e a stento il mutuo considerato inesigibile di Francesco Petrilli; ancora sub iudice presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere la vertenza Iannetelli. In Bilancio sono partite considerate perdute; se, in minima parte, potranno essere realizzate, l’eventuale recupero andrà in aumento del capitale sociale. La voce “Immobili” è risultata sopravvalutata. Difatti la casa, in Bilancio a 9.800 Lire, a stento si è potuta vendere per Lire 7.000; ciononostante il Bilancio “Profitti e Perdite” si chiude con un attivo di Lire 1.792,32 che, devolute al Fondo di Riserva, danno a chiusura della liquidazione questo patrimonio sociale: Quote sociali, Lire 131; Fondo di Riserva, Lire 47.040,01; Sopravanzo 1942, Lire 1.792,33; Totale, Lire 48.963,34, cui corrispondono: a) il Titolo n° 39065 per Lire 50.000, valutato in Bilancio per Lire 48.774,10; b) denaro in Cassa, Lire 189,24; Totale, Lire 48.963,34. Come tale capitale (con gli eventuali interessi) debba essere devoluto, lo fissa chiaramente l’art. 38 dello Statuto, che dice testualmente così: ‘Nel caso che la Società si sciolga, l’eventuale patrimonio netto, per deliberazione dell’Assemblea generale, sarà devoluto, nell’interesse collettivo dei soci, a istituzioni di pubblica utilità esistenti, e da fondarsi, nel comune di San Gregorio d’Alife’. Come rammenterete, in un primo tempo Voi deliberaste di devolvere il capitale sociale come Fondo di Riserva d’una nuova Cassa da costituirsi in conformità delle nuove disposizioni di legge. La Banca d’Italia non ne approvò la costituzione. Siate dunque liberi di disporre altrimenti. Propongo che, tenuto presente l’art. 38 dello Statuto, tenute presenti le finalità patriottiche e sociali che la Cassa ha sempre propugnato, si devolva il patrimonio sociale all’istituzione di una borsa di studio da conferirsi per concorso preferibilmente al figliuolo di un combattente particolarmente benemerito del comune di San Gregorio d’Alife, naturalmente non subito ma a guerra finita. Intanto: a) continuare la gratificazione di Lire 800 a titolo di liquidazione all’ottantenne segretario ragioniere, che versa in condizioni finanziarie non floride; b) aggiungere gli eventuali recuperi in aumento del patrimonio sociale. Con questo ho compiuto il mio mandato. San Gregorio d’Alife 10 novembre 1942, anno XXI”. 2. Prende la parola il Sindaco capo, cav. Catarcio Michele, il quale, dopo aver letto la relazione dei Sindaci, si fa interprete del comune voto di plauso per l’abilità e l’abnegazione di cui ha dato prova il Liquidatore nel condurre a termine così felicemente l’arduo compito affidatogli. 3. Dopo ampia discussione l’Assemblea delibera di: a) approvare la chiusura della liquidazione come è presentata in Bilancio con un attivo di Lire 48.963,34; b) costituire una borsa di studio col patrimonio sociale a favore di un cittadino di San Gregorio d’Alife che abbia attitudini allo studio, di preferenza non agiato e figliuolo di un combattente particolarmente benemerito; c) continuare la gratificazione a titolo di liquidazione a favore dell’ottantenne Alfonso Caso, segretario ragioniere della Cassa Rurale; d) dare al socio Giacomo Vitale il più ampio mandato per attuare quanto è stato deliberato. Realizzandosi altri eventuali recuperi, il Liquidatore li aggiungerà all’attivo del Bilancio di chiusura della liquidazione.
Letto, approvato e sottoscritto.
Il presidente (liquidatore)
Giacomo Vitale

Riferimenti bibliografici

  • Anna Caroleo, Le banche cattoliche dalla prima guerra mondiale al fascismo, Feltrinelli, Milano 1976.
  • Pierluigi Ciocca e Gianni Toniolo (a cura di), Storia economica d'Italia, Laterza, Roma-Bari 1999.
  • Fabio Fabbri (a cura di), Il movimento cooperativo nella storia d'Italia (1854-1975), Feltrinelli, Milano 1979.
  • Emanuele Felice, Ascesa e declino: storia economica d'Italia, Il Mulino, Bologna 2015.
  • Angelo Gambasin, Il Movimento sociale nell'Opera dei congressi (1874-1904), Università Gregoriana, Roma 1958.
  • Armando Pepe, La cassa rurale di risparmio e prestiti di San Gregorio d'Alife (1921-1943): Don Giacomo Vitale e la finanza etica nel Matese, Simple, Macerata 2018.

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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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