Vita politica di Antonio Gaetani di Laurenzana (1854-1898)

A cura di Armando Pepe

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Le passioni e le disillusioni di un intellettuale moderno, la lucidità e la lungimiranza del politico, la fragilità e la disperazione dell'uomo: il carteggio di Antonio Gaetani di Laurenzana è il racconto (di notevole forza drammatica ed emozionante vividezza) di un protagonista dell'Italia postunitaria, epoca di grandi trasformazioni sociali e dirompenti tensioni politiche.

Fonti archivistiche

La presente ricerca si basa su tre nuclei documentali: a) le Carte di Roberto Mirabelli presso la Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III (BNN); b) il Fondo Felice Cavallotti, conservato presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (FGF) in Milano; c) l’epistolario di Aurelio e Giorgina Saffi all’interno del Fondo Speciale Aurelio Saffi nella Biblioteca comunale dell’Archiginnasio in Bologna (BCA). Solamente sul carteggio Cavallotti esiste una nutrita bibliografia, altrettanto non può dirsi per la corrispondenza dei coniugi Saffi e per quella di Roberto Mirabelli . Per la consultazione del cospicuo Fondo librario Antonio Gaetani presso l’Associazione Storica del Medio Volturno (ASMV) in Piedimonte Matese, ringrazio il presidente dott. Pasquale Simonelli e il bibliotecario dott. Fabio Brandi.
Corrispondenza trascritta: 1) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 3, 1. 2) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta III, 50, 1. 3) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta III, 50, 2. 4) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 9, 4/a. 5) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 9, 4/b. 6) BCA, Fondo speciale Aurelio Saffi, busta 15, fascicolo 3, lettera 10, del 15 gennaio 1890. 7) BCA, Fondo speciale Aurelio Saffi, busta 26, fascicolo 2, lettera 138, del 20 ottobre 1890, spedita da Teodora Gaetani a Giorgina Craufurd Saffi. 8) BCA, Fondo speciale Aurelio Saffi, busta 27, fascicolo 1, lettera 18, del 1° luglio 1891. 9) BCA, Fondo speciale Aurelio Saffi, busta 27, fascicolo 2, lettera 124, del 23 dicembre 1891. 10) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-1. 11) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-2. 12) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-3, intestata “Camera dei deputati”. 13) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860- 1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2- 4, intestata “Camera dei deputati”. 14) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-5, intestata “Camera dei deputati. 15) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-6. 16) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-7. 17) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2- 9, intestata "Camera dei deputati". 18) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2- 10, intestata "Camera dei deputati". 19) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-11, intestata "Camera dei deputati". 20) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-12A e 59/2-12B. (Antonio Gaetani a Felice Cavallotti). 21) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-13, intestata "Camera dei deputati". 22) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-14, intestata "Camera dei deputati". 23) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-15, intestata "Camera dei deputati". 24) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-18. 25) FGF, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza 1860-1898, Corrispondenza ricevuta 1892-1897, Gaetani Antonio, 59/2-16. 26) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 9, 2a, Lettera di Antonio Gaetani di Laurenzana a Roberto Mirabelli, intestata "Camera dei deputati". 27) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 9, 2b. 28) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 9, 1a. 29) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 9, 2c. 30) BNN, Carte di Roberto Mirabelli, busta IV, 9, 1b.

Vita

La storiografia sul radicalismo e sul repubblicanesimo italiani negli anni successivi all’Unità è stata considerevolmente incrementata dai fondamentali studi di Giovanni Spadolini, tuttavia vanno evidenziati alcuni punti nodali di non secondaria rilevanza che altrimenti resterebbero poco noti. Nella seconda metà dell’Ottocento in Terra di Lavoro incontriamo Antonio Gaetani di Laurenzana, discendente da una famiglia di antichissima aristocrazia, politico lungimirante e fondatore di varie attività a sfondo sociale.
Antonio, nato a Piedimonte d’Alife (ora Piedimonte Matese) il 25 giugno 1854 da Raffaele e Laura Gaetani di Laurenzana, aveva sei fratelli e due sorelle: Roberto, Francesco, Gennaro, Onorato, Alfonso, Luigi, Giovanna e Maria. Visse prevalentemente tra il paese natio e Napoli, dove si laureò in giurisprudenza e conobbe notevoli personaggi di raro spessore intellettuale tra cui il filosofo del diritto Giovanni Bovio. L’abitazione napoletana di Antonio Gaetani si trovava in Corso Vittorio Emanuele al civico 460. Dotato di solida cultura classica e giuridica, il politico piedimontese non disdegnava la lettura di opere di studiosi europei come la Storia costituzionale dell’Inghilterra di Erskine May. Nei primi mesi del 1880 si avvicinò alle posizioni di Matteo Renato Imbriani, radicale napoletano e propugnatore dell’irredentismo italiano, così come si legò di fraterna amicizia con Roberto Mirabelli, giovane avvocato d’origine calabrese di belle speranze e grande ingegno. Davanti ai commossi cittadini piedimontesi, il 14 ottobre 1883, Antonio Gaetani pronunciò un sentito elogio funebre in memoria di Beniamino Caso, filantropo e politico molto stimato nell’Alto Casertano e non solo. Svolgendo la propria attività in una realtà non facile, Antonio Gaetani all’interno del circondario piedimontese fu un tenace promotore di cooperative di consumo, che costituivano degli antemurali contro la povertà percentualmente molto diffusa nei centri agricoli e industriali del Casertano e in genere di tutto il Mezzogiorno d’Italia. Ripercorrendo le dinamiche politiche e sociali che si snodarono in Terra di Lavoro in piena età liberale, Carmine Cimmino1 rammenta che sullo scorcio del 1884 a Piedimonte fu creata l’associazione operaia "Cooperazione e Mutuo Soccorso" (di cui Antonio Gaetani stilò il programma), inaugurata ufficialmente da Giovanni Bovio e Matteo Renato Imbriani il 23 agosto 1885. La cooperativa piedimontese inizialmente ebbe solo un carattere assistenzialistico, come tutte le altre Società di Mutuo Soccorso, ma ben presto aprì un magazzino per la vendita di generi alimentari a prezzi contenuti, intervenendo anche nel settore vinicolo. Pochi mesi dopo la sua costituzione già contava mille soci. Antonio Gaetani, però, improvvidamente si gettò a capofitto in una spericolata attività imprenditoriale, raggirato dalle blandizie di un affarista napoletano di dubbia moralità, tal Francesco Veltri, e mal gliene incolse. Nella prima pagina di un opuscolo2 stampato in occasione di una causa presso il Tribunale di Commercio di Napoli leggiamo infatti che il conte Antonio Gaetani di Laurenzana, spinto dalle continue insistenze del signor Francesco Veltri, che verso di lui aveva mentito la più leale e sincera amicizia, ed anche lusingato dalle promesse di utili, volle sperimentare la industria di rivendere all’estero varie produzioni nazionali alimentari ed artistiche. In sostanza il presunto import-export di generi alimentari tra Napoli e New York si rivelò un grande imbroglio a danno del politico piedimontese.
Dal 1885 al 1898 Antonio Gaetani rappresentò ininterrottamente al Consiglio provinciale di Caserta il mandamento di Piedimonte e nel fervore di mille occupazioni, all’età di trentadue anni, il 15 marzo 1886 sposò a Bologna la compaesana Teodora Porcelli, educata nella casa forlivese di Giorgina e Aurelio Saffi, indimenticato protagonista (con Giuseppe Mazzini e Carlo Armellini) della risorgimentale Repubblica Romana.
Nel collegio piedimontese, il cui elettorato certamente non era definibile come progressista e di sinistra, fin dal 1892 Antonio fu ripetutamente eletto deputato al Parlamento per le legislature XVIII, XIX e XX e in quegli anni, data la comunanza d’ideali civili, strinse un forte legame con il radicale Felice Cavallotti, letterato milanese bohémien e pugnace deputato nelle file dell’Estrema Sinistra, da tutti conosciuto come il "Bardo della democrazia". Antonio Gaetani, mostrandosi sempre propositivo nei ragionamenti, lottava per uno sviluppo razionale delle zone interne della Campania, che non poteva essere disancorato da una rapida evoluzione del trasporto ferroviario. In un analitico e innovativo saggio Emanuele Felice illustra le condizioni dell’arretratezza delle vie di comunicazione nel Sud d’Italia preunitario laddove scrive che nel 1859 il Regno delle due Sicilie contava appena 99 chilometri di ferrovia in esercizio contro gli 850 del Piemonte e della Liguria e i 522 della Lombardia e del Veneto. La sola Toscana totalizzava allora oltre il doppio dei chilometri (ben 257) dell’intero Mezzogiorno. Nel tempo in cui viveva Antonio Gaetani le ferrovie erano più importanti di oggi anche perché il trasporto su strada non era ancora meccanizzato, e risultava quindi ben lungi dall’essere competitivo. Il deputato piedimontese, conscio del divario esistente tra Sud e Nord d’Italia, pronunciò un discorso alla Camera dei deputati nella tornata del 19 dicembre 1892 in cui rievocava pubblicamente la promessa del Presidente del Consiglio Agostino Depretis, pronunciata nel 1886, alla vigilia delle elezioni generali, per la sollecita concessione della linea Telese-Caianello perché era evidentemente dimostrato come l’accorciamento del triangolo Telese-Caserta-Caianello fosse d’assoluta necessità per avvicinare le Puglie e le altre provincie a Roma. Antonio Gaetani esponeva in modo lampante e con una logica stringente la necessità della costruzione di una linea ferroviaria Piedimonte-Santa Maria-Napoli per il sollievo economico delle popolazioni della Valle Alifana. Nonostante la premura dell’onorevole Gaetani, la ferrovia Alifana entrò in funzione definitivamente il 5 ottobre 1914. Come rileva saggiamente Giovanni Guadagno3, un episodio accaduto a Piedimonte nel 1894 aiuta a comprendere meglio la sensibilità politica del Gaetani-, aperta alle problematiche sociali ed operaie-, quando il deputato piedimontese si attivò per la difesa in un processo penale, tenutosi nel mese di marzo 1894 davanti alla corte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a carico dello studente universitario Alessandro De Lellis, accusato di aver sobillato i dipendenti del cotonificio Berner di Piedimonte.
Durante la permanenza a Montecitorio, il 9 giugno 1894, Antonio Gaetani propose al dicastero dei Lavori Pubblici di migliorare l’orario della linea ferroviaria Isernia-Vairano, che non rispondeva per nulla ai bisogni del servizio, ricordando al ministro Giuseppe Saracco che quel tragitto era uno dei più importanti per l’economia meridionale "poiché s’incontra con la strada nazionale che mena agli Abruzzi, richiamando buona parte del commercio della provincia di Campobasso".
Nelle competizioni parlamentari del maggio 1895, in provincia di Caserta fu eletto tra i pochi candidati democratici il solo Antonio Gaetani che si venne accostando agli ambienti intransigenti del repubblicanesimo italiano. Il 16 dicembre 1895 in una a dir poco infuocata discussione alla Camera, il deputato piedimontese intervenne in merito alla disastrosa battaglia dell’Amba Alagi, sull’acrocoro etiopico, in cui duemilatrecento soldati dell’esercito italiano comandati dal maggiore Pietro Toselli erano morti in combattimento. Polemizzando contro il presidente del Consiglio Francesco Crispi, fautore di un tardo colonialismo nazionale, il parlamentare piedimontese, convinto avversario della politica africana, asseriva che in Etiopia i soldati italiani "sono morti per un alto sentimento del dovere, ma sarebbe stato molto meglio che fossero morti per la difesa di coloro che hanno diritto di far parte della patria nostra. Il governo mentre diceva che laggiù in Africa si faceva una politica di difesa, invece mandava i nostri soldati a occupare vastissimi territori."
L’onorevole Gaetani muoveva al governo una severa critica nel rimproverare che bisognava prima di tutto pensare al completamento dell’unificazione italiana, recuperando le province ancora soggette all’Austria. L’irredentismo (movimento d’opinione tendente a riunire allo stato unitario i territori geograficamente o storicamente appartenenti all’Italia: Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia) percorse tutto il periodo dell’Italia liberale e, come giustamente nota Raffaele Romanelli , fu violentemente antiaustriaco e contro la Triplice Alleanza ma confuse sempre nel suo seno una componente più schiettamente democratica e una più apertamente nazionalistica, non insensibile in alcuni momenti al fascino della forza germanica e della mobilitazione guerresca. Nel 1897 Antonio Gaetani4 aderì al Partito Repubblicano Italiano ma, dapprima scoraggiato, poi definitivamente vinto da una forte depressione, alle ore 13 del 27 aprile 1898, nel cimitero di Poggioreale in Napoli, davanti alla tomba del padre Raffaele, poneva fine alla sua vita all’età di circa quarantaquattro anni. Forse a causa dell’eccessivo dolore, in quello stesso anno moriva anche la madre Laura.

Carteggio

La prima lettera di Antonio Gaetani da me rinvenuta risale al 1882, l’ultima al 1898. Molti aspetti della vita di Antonio Gaetani emergono con limpidezza dalla sua corrispondenza epistolare con Felice Cavallotti, Roberto Mirabelli e Giorgina Saffi. Non c’è bisogno di un fine lavoro ermeneutico, ma basta seguire semplicemente il flusso dei suoi pensieri negli ultimi sedici anni di vita per coglierne gioie, passioni, progetti e struggenti disillusioni. Con alcuni tra i più attrezzati intellettuali napoletani, come Roberto Mirabelli, Matteo Renato Imbriani, Giovanni Bovio, Antonio Gaetani di Laurenzana e Federico Capone, Antonio Gaetani nel 1882 partecipò al lancio del quotidiano Pro Patria, che prese il posto de L’Italia degli italiani (fondato nel 1876, organo dell’associazione Italia irredenta). Caporedattore del nuovo giornale fu il cremonese Arcangelo Ghisleri, che interpretò nei suoi tanti editoriali e articoli l’indirizzo politico espresso soprattutto da Giovanni Bovio. Addirittura Ghisleri nell’agosto 1882 si trasferì a Napoli in modo che il giornale Pro Patria uscisse per tempo in edicola il primo settembre 1882. Tra alti e bassi il quotidiano, cui collaborarono anche Guglielmo Oberdan e Salvatore Di Giacomo, durò fino al 28 febbraio 1883.

1) Antonio Gaetani di Laurenzana a Roberto Mirabelli: interessamento per il "Pro Patria"

Piedimonte d’Alife, 20 luglio 1882

Carissimo Roberto,
Ti scrivo per domandarti prima d’ogni altro tue nuove, che mi auguro sieno buonissime. Io tiro innanzi alla meglio e fra pochi giorni sarò costà. Ti prego dirmi qualche cosa del nostro Pro Patria. Imbriani è ritornato. Ghisleri e Dell’Isola verranno in questi giorni? Se si vuol riuscire bisogna uscire bene, molto bene. Non più tardi del 31 si debbono iniziare le pubblicazioni. La quistione estera ingrossa . Si può stare senza una voce onesta, indipendente? Non ho notizia del carissimo Imbriani, ti prego farmene conoscere qualche cosa. Come cronista verrà il Mezzanotte? Fin da questo momento si dovrebbero dare gli incarichi speciali ad ognuno della redazione. Il giornale oltre ad essere politico e ben redatto dev’essere anche giornale giornale. Ci vuole il Bollettino Politico, l’Articolo di fondo, una corrispondenza giornaliera da Roma, corrispondenze estere, [da città] irredente o da altre città d’Italia, Ultime notizie Italiane ed Estere, Cronaca Interna. Notizie della Marina, dell’Esercito, Arte, Musica, Teatro, Fatti vari. Ultime Pubblicazioni. Cronaca giudiziaria. Romanzi. Telegrammi Stefani e particolari. Borsa di Napoli e Borsa di Commercio. Stato Civile. Orari ferroviari. Bollettino meteorologico, etc. Tutte queste molteplici cose dovrebbero essere affidate a degli inviati sicché se ne assumano la responsabilità, altrimenti metti senno che non riusciranno. Cerca stabilire tutto con Imbriani, cui parleremo di molte altre cose.
Salutandoti con affetto, ricordati del tuo affezionatissimo amico
Antonio Gaetani

In autunno inoltrato Antonio Gaetani chiedeva notizie del quotidiano Pro Patria a Roberto Mirabelli, dando utili consigli di carattere redazionale e ricordando di pubblicare le conferenze del giurista Luigi Zuppetta, fedele discepolo degli insegnamenti mazziniani e insigne professore di diritto penale all’Università di Napoli.

2) Antonio Gaetani di Laurenzana a Roberto Mirabelli: suggerimenti per la diffusione del "Pro Patria"

Piedimonte d’Alife, 26 novembre 1882

Carissimo Mirabelli,
Ti ritorno l’affetto dell’amico Imbriani.
Le due volte che sono passato per Napoli, restandoci sempre pochi minuti, telegrafai la prima volta a Nicosia5, la seconda ad Imbriani. Non ti telegrafai per non darti il disturbo di venire fino alla stazione. In tutti i modi ti ringrazio del ricordo rimprovero perché amichevole. Mi dispiace che nessuno à accompagnato Imbriani. Se fossi stato un tantino meglio venerdì, sarei stato lietissimo di accompagnarlo. Hai fatto bene [a] restare per i tuoi affari e per accudire il giornale.
Credo anche io buono che il giornale esca il mattino, ma come si farà a farlo uscire prima del Corriere6 ? Molto presto è impossibile come comporlo. La posta di Roma arriva alle sette, si distribuisce alle otto. Il tempo della composizione credo sia poco. A che ora si manda in macchina? La concorrenza del Corriere è noiosa! Del resto volere è potere. Sarà buono per la diffusione pubblicare le conferenze di Zuppetta . Bisognerebbe occuparsi di aver molti associati nuovi per la fine dell’anno. Nicosia dovrebbe andare in Sicilia con lettere di Bovio. Imbriani dovrebbe andare, come si disse, nelle Puglie – profittare di tutti gli amici – raccomandandone la diffusione. Io spero di essere costì per la fine della settimana e resterò 4 o 5 giorni.
Salutandoti con affetto, ricorda il tuo affezionatissimo
A. Gaetani

Dopo l’esperienza del giornale Pro Patria, che durò pochi mesi, nell’estate del 1883 Antonio Gaetani scrisse a Roberto Mirabelli per comunicargli una confidenza familiare circa le progettate, ma non attuate nozze tra una sua sorella, di cui non fa il nome, e un giovane appartenente alla calabrese famiglia Nicotera. Il Gaetani è soprattutto preso dallo sconforto quando parla della morte di Alberto Mario, il direttore della Lega della Democrazia, l’antico combattente di tutte le guerre che si era spento il 2 giugno del 1883, esattamente nel primo anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi. Alberto Mario dal gennaio 1880 dirigeva il giornale romano La Lega della Democrazia, portavoce dell’omonima associazione formatasi alcuni mesi prima per l’impulso di Giuseppe Garibaldi nel tentativo di riunire intorno a un comune progetto di opposizione le diverse formazioni dell’Estrema Sinistra. A chiusa della lettera appare una citazione da Giosuè Carducci. La frase carducciana, richiamata dal Gaetani, fu scritta dal poeta in un vivacissimo articolo pubblicato il 2 giugno 1883 nel giornale La Lega della Democrazia.

3) Antonio Gaetani di Laurenzana a Roberto Mirabelli in occasione della morte di Alberto Mario

Piedimonte d’Alife, 14 luglio 1883

Carissimo Roberto,
Tra amici che si stimano non c’è bisogno di giustificazione. Io ti ringrazio dell’affettuosa premura che ti sei presa per favorirmi. È di conforto fra le contrarietà della vita avere degli amici come te. Le tue informazioni rispondono perfettamente ad altre che ricevemmo. Dispiacevolmente è morto da pochi giorni in Napoli il padre del giovane. Saremmo stati lietissimi di apparentarci con la famiglia Nicotera, che tutti assicurano avere grandi qualità, ma per le pessime informazioni che abbiamo ricevuto del paese e per l’ambiente poco compatibile cogli usi dei grandi centri, mia sorella e la famiglia, ringraziando dell’onorevole pensiero, ànno fatto terminare le trattative. Ho ricevuto una lettera dall’Imbriani il quale credo stia benino fisicamente, ma molto annoiato per dei suoi affari. Cosa dirti, amico mio, per la morte di Mario e per la fine della Lega! Che brutti periodi traversiamo! Con questa scuola trasformista chi non s’è appestato? Facciamoci l’augurio che cessi al più presto questo fango, che sale, che sale, che sale, come dice il Carducci ! Il vuoto di Mario non si rimpiazza; lauri e corone alla tomba del gentile cavaliere della democrazia!
Abbiti una stretta di mano dal cuore, e ricorda il tuo affezionatissimo amico
A. Gaetani

L’amicizia tra Antonio Gaetani e Roberto Mirabelli, nato nel 1854 ad Amantea in provincia di Cosenza, era sorta a Napoli nella comune frequentazione della facoltà di giurisprudenza, quando i due con ogni probabilità erano stati influenzati dalle lezioni di Luigi Zuppetta e del filosofo Giovanni Bovio, uno dei maestri più amati dell’ateneo napoletano. In merito alla carriera universitaria, e alla grande popolarità tra gli studenti, dell’intellettuale pugliese, Alfonso Scirocco racconta che Giovanni Bovio nel 1875, in seguito alla riforma dei regolamenti universitari attuata dal ministro Ruggero Bonghi, fu costretto a sostenere nuovamente un esame per ottenere la qualifica di “professore privato con effetti legali”; temendo che la commissione gli fosse ostile, una vera folla di studenti occupò la sala dell’esame e le immediate adiacenze per sincerarsi dell’onestà della prova. In una lettera inviata a Roberto Mirabelli nella primavera del 1884, Antonio Gaetani manifesta esplicitamente la propria gratitudine non solo nei confronti del fraterno amico ma anche verso Matteo Renato Imbriani, Giovanni Bovio e Agostino Casini, medico e docente di patologia chirurgica all’Università di Napoli, che nel 1867 aveva combattuto con Garibaldi a Mentana contro le truppe pontificie e francesi nel tentativo di liberare Roma.

4) Gratitudine del conte Antonio Gaetani di Laurenzana verso Roberto Mirabelli

Piedimonte d’Alife, 12 aprile 1884

Carissimo Roberto
È impossibile dimenticarsi delle cure affettuose usatemi da te, Imbriani, Casini e Bovio nella mia malattia. I veri amici si trovano nei momenti dolorosi.
Sì Roberto, l’amicizia è un grande conforto, ed è rarissimo trovare degli amici veri ma incontratili è la più grande consolazione. Io me ne ricorderò fino a che il core mi batterà. Pregoti presentare i miei rispettosi ossequi alla veneranda tua madre , spero che il tempo lenisca il tuo acerbo dolore . Che notizie ricevi da Belluno? Desidero conoscerlo per avere le istesse tue emozioni per questa lotta alla quale partecipiamo vivamente.
Ossequiami la Signora Bovio ed il Professore, che furono così gentili con me.
Tu seguita a riamare il tuo amicissimo
Antonio Gaetani

Nell’estate 1884 il pensiero di Antonio Gaetani era tutto rivolto alle iniziative dell’Associazione in pro dell’Italia Irredenta (fondata a Napoli il 21 maggio 1877), che aveva lo scopo di rivendicare le province del Trentino e della Venezia Giulia, rimaste sotto il dominio austriaco dopo la conclusione della terza guerra d’indipendenza nel 1866. Il consesso patriottico, per il Gaetani, aveva bisogno di maggiore risalto negli organi di stampa.
Antonio Gaetani, nella lettera a Roberto Mirabelli, si soffermava pure sull’interessante lettura dell’epistolario di Alessandro Poerio , eroe risorgimentale napoletano, morto nel 1848 mentre difendeva Venezia dall’assedio austriaco.

5) Antonio Gaetani di Laurenzana a Roberto Mirabelli circa l’Associazione in pro dell’Italia Irredenta con riferimenti a statuto e bandiera

Piedimonte d’Alife, 7 luglio 1884

Carissimo Roberto
Ricevei puntualmente le 500 copie dello Statuto ed i moduli. Grazie di tutto. Per le altre 500 copie pregoti fare avvertire Pesole di trattenere dallo stamparle per altri pochissimi giorni, ché io ti scriverò la correzione di qualche piccolo difetto. Fammi conoscere il denaro che debbo mandarti per il tipografo e per tutt’altro. Non ho ancora ricevuto la lettera lunga che tu mi accenni avermi spedita a Telese con il talloncino della spedizione. Ho avvertito perché si facessero inchieste all’Ufficio Postale di San Salvatore Telesino, stante a Telese non esiste ufficio. Ho spedito ad Imbriani l’Epistolario di A. Poerio , ché io non conoscevo chi me l’avesse spedito. La tua lettera mi à chiarito l’equivoco. Alla migliore occasione ti rimetterò il giornale “L’Indipendente”, e sarà [da te] tra pochi giorni per il corriere . L’edizione dello Statuto è elegante, diretta da te non poteva essere diversa. Qui mi fanno una guerra alla macchia, ma io combatterò e spero riuscire vittorioso. La causa della giustizia sta dalla nostra parte.
Vedendo il Lo Sardo ed il Lioy Alessandro del “Roma” o il Gervasi del “Napoli ”, se credi, è buono che mi parlino degli scopi della Società perché gioverà sempre moltissimo alla nostra causa. Fammi sapere, ti ripeto, il denaro che ài speso. Sarebbe buono che il Giornale [di] Napoli o qualche altro giornale di valore portasse la lettera del Bovio (con una data recente) così non ci accuseranno di radicalismo. Volendo riuscire dobbiamo dispiacevolmente essere pratici! Il fine giustifica i mezzi ed i mezzi, se onesti, non fanno danno ad alcun principio e molte volte sono di gran giovamento. Mi dispiace che con Casini avete rimandato la venuta, spero concerteremo qualche cosa per l’inaugurazione della Bandiera.
Seguita a volermi bene, e salutandoti affettuosamente credimi tuo
A. Gaetani

Erano passati alcuni anni, nel 1886 Antonio Gaetani aveva sposato a Bologna la piedimontese Teodora Porcelli, che proveniva da un ambiente sociale differente. All’epoca c’era una rigida divisione in classi, la nobiltà viveva per conto suo senza interessarsi ai problemi dei borghesi e men che meno a quelli del popolo. Non è dato sapere come la famiglia Gaetani di Laurenzana, che per secoli aveva personificato l’apoteosi dell’aristocrazia non solo locale, avesse in un primo momento preso la notizia del matrimonio, coronamento di un tenero amore. Antonio si era perfino premurato di far istruire ottimamente Teodora, mandandola a Forlì presso Aurelio e Giorgina Saffi . Da questo particolare emerge che all’interno del mondo radicale e repubblicano la passione politica non era distinta da una certa forma di fraternità, di rapporti di vera amicizia che avevano permesso ad Antonio Gaetani di chiedere ai coniugi Saffi di interessarsi all’educazione di Teodora. Il soggiorno forlivese sicuramente era stato piacevole e aveva segnato indelebilmente l’esistenza di Teodora, rimasta per sempre devota a Giorgina Saffi.

6) Teodora Gaetani a Giorgina Craufurd Saffi

Napoli, 15 gennaio 1890

Gentilissima Signora Giorgina,
La sua graditissima lettera ci è stata riconsegnata qui dove ci siamo recati da moltissimi giorni e vi rimarremo ancora per molto tempo, dovendo Antonio fare una cura assidua per togliersi la noia di un’indisposizione alla gamba che da lungo lo molesta. Dunque, mi perdonerà che riscontro la sua con qualche giorno di ritardo. Ricevemmo qua la sua cartolina postale e la ringraziamo infinitamente del pensiero affettuoso che di sovente ci rivolge e degli auguri sinceri fattici, auguri che noi ricambiamo di cuore a Lei e a tutta la sua famiglia. Le facciamo un milione di scuse per la libertà presaci di inviarle un sì meschino dono ma Ella, tanto buona, ne avrà gradito il pensiero. Noi non abbiamo affatto abbandonato l’idea di recarci costì, anzi immagini quanto ci sarà caro rivedere l’intera sua famiglia, ma speriamo che nella buona stagione non vi saranno ostacoli e così potremo appagare il nostro vivo desiderio. Si compiaccia ringraziare per parte nostra la coppia di sposi dei saluti inviatici e dica loro che glieli ricambiamo di cuore, avremmo avuto immenso piacere vedere gli sposi qui. Consegnai subitissimo la sua lettera alla Signora Irene la quale vedo spesso e gode ottima salute. La buona Signora Caterina sta bene colle sue dita? Le dia un bacio per me. Antonio ossequia Lei e tutta la famiglia. Da me gradisca mille baci e mi creda sua devotissima
Teodora Gaetani

La contessa Teodora apriva il suo cuore a Giorgina Saffi quando le confidava che era stata pienamente accolta nel seno della famiglia Gaetani di Laurenzana.

7) Teodora Gaetani a Giorgina Craufurd Saffi

(I coniugi Gaetani spedivano la corrispondenza a Forlì, città in cui risiedeva Giorgina Saffi)

Piedimonte d’Alife, 20 ottobre 1890

Carissima Signora Giorgina,
… Noi stiamo bene ed anche contenti per il gran bene che la famiglia di Antonio mi ha preso a volere. Mia suocera è molto buona e vuole moltissimo bene ad Antonio in preferenza a tutti gli altri figli. Non si direbbe mai che il nostro matrimonio sia stato fatto solo per amore ma invero pare fatto col consenso di tutti. Spero che tale accordo duri sempre e così saremo felici…
Mi creda sua obbligatissima
Teodora

Il primo luglio 1891 Antonio Gaetani scriveva alla signora Giorgina promettendole alcune piantine di mammole per la tomba di Aurelio Saffi.
I fiori con ogni probabilità erano affettuosamente coltivati da Antonio e Teodora nel giardino della loro casa piedimontese, ancora oggi visibile lungo la via vecchia per Alife appena dopo il cimitero sulla destra. Il patriota forlivese desiderava che sulla propria tomba ci fossero sempre le viole mammole, che erano i suoi fiori preferiti. Nella seconda parte della missiva Antonio Gaetani affronta un’interessante questione politica, ragionando sulla funzione del Parlamento e del deputato nel regime democratico . In calce alla lettera di Antonio c’è una breve annotazione di Teodora, che esprimeva la consueta deferenza, memore delle accortezze ricevute in casa Saffi.

8) Antonio e Teodora Gaetani a Giorgina Craufurd Saffi

Piedimonte d’Alife, 1. 7. 1891

Gentilissima Signora Giorgina,
Principio dal chiedere venia dell’involontario ritardo nel riscontrare la graditissima vostra ma ciò è dipeso dall’aver dovuto disbrigare molteplici affari in questi giorni. Voglio sperare che non vorrete ritenermi per manchevole. Da molto tempo pregammo un nostro amico di Napoli perché avesse curato spedirvi le piantoline da voi desiderate e, con nostro dispiacere, appena da pochi giorni sapemmo che vi erano state spedite le sole mammole. Ne siamo rimasti dolenti sia pel ritardo che per non aver inviate tutte le piantoline che commettemmo. Allo stesso scrissi immediatamente perché avesse sollecitamente mandato al vostro indirizzo il rimanente delle piante e i bulbi. Abbiamo ricevuto la vostra cartolina in cui ci ringraziate per questa cosa da nulla. Siamo noi lieti d’aver potuto soddisfare un vostro desiderio. Per gli affari nostri e contro la nostra volontà siamo stati obbligati a rimanere qui in residenza . Sono lieto di leggere del viaggio di Attilio , con vero piacere cercherò di rivederlo e spero che si deciderà a recarsi in Napoli. Farò il possibile per raggiungerlo e accompagnarlo. Nel caso che la cattiva stagione e lo stato di salute, mio malgrado, m’impedissero di effettuare questo vivo desiderio, sarà mio pensiero affidarlo ad uno dei miei giovani fratelli che dimora tuttora in Napoli, il quale farà le mie veci. Mi auguro però che Attilio differisca il viaggio alla primavera, in tal caso con certezza potrei rivederlo ed egli potrebbe curiosare assai meglio la città. Ora, se non La tedio, parliamo un po’ di politica! Comincio col dirle che nel Parlamento non bisogna andare per divenire governo ma per smascherare gli uomini che tradiscono il Paese, per cercare di ottenere possibilmente buone leggi. Il Parlamento è un vasto campo di lotta, dove un nucleo di volenterosi potrebbe fare del bene. Sono le opposizioni tenaci che rappresentano il Paese reale, i principi, le nobili rivendicazioni e concorrono alla vittoria degli ideali. L’attacco giorno per giorno, per cause giuste, stanca il potere e porta un serio risveglio nel popolo, il quale si convince sempre di più che il sistema è pessimo. Si comprende bene che la lotta politica, combattuta bene, potrebbe dare ottimi risultati. Del resto non invidio i buoni amici che si trovano in quell’ambiente. Accettai la candidatura che mi venne offerta perché i miei amici avevano deciso di prendere parte alle elezioni, quantunque i molteplici miei impegni non mi avessero consentito di adempiere al mandato. Sono rimasto dolente non di essere stato vinto ma nauseato delle mille male arti usate contro di me. Saluto cordialmente Attilio e ossequiandovi distintamente, credetemi sempre devotissimo
Antonio Gaetani

(Teodora Gaetani a Giorgina Saffi)

Carissima Signora Giorgina,
Aggiungo poche righe alla lettera di Antonio per ringraziarla infinite volte del pensiero gentile che ha di ricordarsi di noi con parole affettuose, ed Ella sarà certamente sicura che da parte nostra la stima e la devozione sono sempre le stesse. Mi è gradito cogliere l’occasione per farle le mie congratulazioni pel parto della sua Maria7 e per l’acquisto del bel nipotino. Qualunque cosa potrà occorrerle dalle nostre contrade, disponga pure liberamente.
Abbia i miei cordiali saluti e mi creda sua obbligatissima
Teodora

L’ultima lettera di Antonio e Teodora a Giorgina Saffi, un biglietto d’auguri per l’anno nuovo, è quasi una mozione degli affetti, tesa a suscitare sentimenti vivi e profondi.

9) Teodora e Antonio Gaetani a Giorgina Craufurd Saffi

Piedimonte d’Alife 23/12/1891

Gentilissima Signora Giorgina,
Il nostro lungo silenzio l’avrà certamente attribuito a dimenticanza o poco affetto, invece non è così. Avevamo sempre in mente scriverla e ce lo ripromettevamo oggi per domani, in tal modo il tempo è volato e siamo involontariamente passati per manchevoli verso di Lei. Conosciamo il nostro malfatto e sapendola indulgente speriamo in un suo affettuoso perdono. Dunque, non ce ne vorrà e seguiterà a volerci usare quella benevolenza che siamo stati sempre orgogliosi di trovare in Lei. Di noi sia sicura che la venerazione è ognora intensa. Noi fisicamente stiamo bene ma moralmente amareggiati per le tante contrarietà che l’esistenza offre! Purtuttavia cerchiamo di lottare con animo pronto. Per ferrovia riceverà dei fichi secchi e chiedendo venia per il modesto dono, salutiamo a tutti di famiglia augurandovi un felice anno nuovo.
Teodora e Antonio Gaetani

Per Antonio Gaetani un valido punto di riferimento in campo politico era il deputato e leader radicale Felice Cavallotti, intellettuale milanese dalle indiscusse doti oratorie e scrittore assai prolifico, che con trasmodante passionalità accendeva la vita politica nazionale. Per individuare le tracce di un’iniziale stima, poi trasformatasi in amicizia, tra Cavallotti e Gaetani, bisogna andare a ritroso nel tempo, esattamente nell’agosto 1883, quando a Bologna si tenne un congresso in cui nacque un’associazione, aperta pure a repubblicani e socialisti, denominata il Fascio della Democrazia , contro la politica trasformistica del presidente del Consiglio dei ministri Agostino Depretis. Nel comitato centrale dell’associazione, come acutamente evidenzia Alessandro Galante Garrone, Giovanni Bovio rappresentava l’ala radicale più vicina ai repubblicani, o, in altre parole, la corrente di quei repubblicani che, in ciò continuatori della linea di Alberto Mario, avevano da tempo abbandonato ogni pregiudiziale astensionista e che, ora praticamente confusi con i radicali in Parlamento, solo alcuni anni dopo, con Bovio alla testa, si sarebbero costituiti in un distinto gruppo parlamentare. È molto probabile che in quel frangente, tramite Giovanni Bovio, il politico piedimontese sia entrato in contatto con Felice Cavallotti.
Le elezioni dell’autunno 1892, nonostante l’avanzata dei radicali che quasi raddoppiarono la loro rappresentanza parlamentare, videro l’insuccesso del Cavallotti cui contribuirono da un lato alcuni grossi errori nella predisposizione delle liste, e qualche gelosa rivalità nel suo stesso partito, dall’altro e ancor più lo zelo degli agenti governativi maneggiati abilmente da Depretis, per sbarrargli il passo con ogni mezzo. Antonio Gaetani rimase costernato per la mancata elezione del deputato lombardo.

10) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

A Felice Cavallotti, Milano

Piedimonte d’Alife, 14 novembre 1892

Popolazione riunita Piedimonte Caiazzo comuni collegio associandosi mio vivo rammarico perdita Parlamento Voi [e] Imbriani acclama vostri nomi onore Italia manda saluto fraterno affettuoso aspetta vicino domani vittoria [e] vostri giorni migliori [per la] Patria.
Antonio Gaetani

Nel corso degli anni Antonio Gaetani si mostra sempre solidale con ogni iniziativa di Felice Cavallotti, acquisendo con lui una maggiore confidenza poiché gli si rivolge non più usando il voi ma il tu, sintomo evidente che il rapporto si andava corroborando. I due deputati, acerrimi nemici del trasformismo, lottavano per una democrazia più avanzata e avversavano le numerose camarille che ostacolavano la vita politica a ogni livello. Parlando sempre a fronte alta come cavalieri senza macchia, Gaetani e Cavallotti, accomunati da un triste destino, credevano in una forma di civiltà progressiva e vitalistica, fermamente negatrice di qualunque compromesso di sorta.

11) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Al deputato Cavallotti, Roma

Napoli, 30/11/1893

Fo piena adesione manifesto [,] tua parola non può non essere accettata [,] saluto amici [,] abbraccioti affettuosamente.
Gaetani

Le pagine della corrispondenza tra Antonio Gaetani e Felice Cavallotti lasciano trasparire una certa sedimentazione sentimentale, basata su un’amicizia profonda anche e soprattutto nel momento in cui il deputato piedimontese si rivolge al collega descrivendogli la propria condizione di uomo politico perennemente in lotta con gli avversari sempre pronti a denigrarlo. I continui attacchi incidevano psicologicamente su Antonio Gaetani, che a volte si mostrava demotivato ma non inerte.

12) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 8 novembre 1894

Carissimo amico,
La tua cartolina graziosissima mi è stata di gran sollievo: tu che sai il bene che ti voglio puoi immaginarlo. Sono veramente nauseato della lotta di sozzure che mi vien fatta, l’unica soddisfazione per me è quella di servirli qualche volta come meritano. Ma anche questa volta non è divertente. Basta, speriamo distrarci al più presto in lotte più alte. Ed a proposito di quest’ultima, tu mi conosci. Non c’è bisogno d’inviti. Mi troverai sempre, se non con valore, certo con grande volontà. Con te sento di stare benissimo. Saluti cordiali ed a rivederci presto a Roma.
Tuo A. Gaetani

Il nobiluomo piedimontese, mal tollerando il carrierismo e l’arrivismo, informava Cavallotti di tante piccole cose, anche dei labili tatticismi di personaggi locali. In politica il cambio di casacca è una costante nazionale e molti (per usare una parola, resa celebre da Francesco Guicciardini) cercano il proprio particulare e indulgono a un loro esasperato individualismo. Era il caso di Michele Verzillo , proteiforme deputato originario di Minturno.

13) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 14 novembre 1894

Carissimo Amico,
Fui incaricato da molto tempo da Verzillo [di] fare pratiche con te [e] Imbriani ed amici perché voleva ritornare all’ovile. Non mi è riuscito vederti. Anch’io ho avute le mie noie nei passati giorni. Ti scrivo nella massima confidenza, e sono certo che non me ne vorrai. Stamane ho scritto all’Imbriani. Egli vuole sapere da me che condotta deve tenere il 17. Non è stato invitato, ma se lo fosse verrebbe certamente. Hai difficoltà [a] vederlo prima? Sii generoso con un vero disgraziato vittima del suo carattere debolissimo. Non ne volere a me che ti voglio bene, e sai che il fine è retto. Saluti ed a rivederci.
Tuo A. Gaetani

Quando Francesco Crispi era presidente del Consiglio dei ministri e governava con pugno fermo ricorrendo a metodi polizieschi per la repressione degli avversari, Antonio Gaetani si mostrava preoccupatissimo per le sorti del Cavallotti e tristi pensieri gli adombravano la mente. Le macchinazioni per la conservazione del potere incutevano un certo timore nell’animo del politico piedimontese, tanto sensibile e garbato quanto combattivo e sagace.

14) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Napoli, 26 dicembre 1894

Carissimo,
Ti scrivo con la più grande riserva e pregoti [di] lacerare la presente.
Ieri in casa C. si conoscevano i principali periodi della tua lettera, e forse dalla prima all’ultima parola. L’impressione fu triste, ma si apparecchiano a risponderti. Bada che sei tradito da qualche tuo intimo. Ti si fa consigliare ad arte [di] rimandarne la pubblicazione per dei giorni, per aver tempo di apparecchiare la pubblica opinione con abile difesa. Si trama anche [per] sciogliere la Camera e poscia [,] se pubblicherai [,] [di] farti arrestare per [il] libello!…
In ogni modo guardati.
Tuissimo A. Gaetani

Agli inizi della primavera 1895, spronato da qualche comprensibile ragione, Antonio Gaetani voleva incontrare con sollecitudine Felice Cavallotti.

15) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 25 marzo 1895

A Felice Cavallotti
Deputato al Parlamento, Roma

Carissimo amico,
Debbo vederti al più presto dovendo parlarti. Ti recherai in questi giorni a Napoli? Affettuosi saluti ed a rivederci. Con una cordiale stretta di mano
Tuo A. Gaetani

Verso la metà d’aprile 1895 l’avvocato napoletano Giuseppe Semmola e Antonio Gaetani inviarono un telegramma di condoglianze a Felice Cavallotti per la prematura morte di sua figlia Maria.

16) Antonio Gaetani e Giuseppe Semmola a Felice Cavallotti

Napoli, 11 aprile 1895

A Felice Cavallotti, Milano

Tuo dolore maggiormente affratellaci. Nostro saluto siati, se possibile, [di] conforto.
Antonio Gaetani [,] Giuseppe Semmola

Nella prima decade di giugno 1895 l’onorevole piedimontese scriveva a Cavallotti per dirgli che non sarebbe stato presente a una riunione della deputazione parlamentare dell’Estrema Sinistra , che era variamente formata e non priva di divergenze interne ma costituitasi, a partire dal 1877, in gruppo autonomo, in “partito separato”, di fatto guidato dai suoi oratori più sperimentati e brillanti, i radicali. L’Estrema Sinistra non era un partito modernamente strutturato, ma la sintesi di una congerie di forze presenti in Parlamento, cui si aggregavano deputati che avevano simili, ma non uguali inclinazioni politiche, coscienti che il numero costituiva una forza maggiore per avanzare delle richieste al governo e per promuovere mozioni intorno a un determinato argomento. Si viveva in un’epoca in cui l’aula parlamentare era animata da personaggi di notevole statura politica che non si peritavano di far battaglie per sostenere una tesi.

17) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 8 giugno 1895

Carissimo amico,
Con grande rincrescimento non mi riesce soddisfare il vivissimo desiderio di trovarmi domani sera alla simpatica e significante riunione dell’Estrema Sinistra. Per precedenti impegni sono obbligato [a] restare giù fino a lunedì. Abbiti misera adesione potendo servirti pienamente del mio nome. Martedì sarò al mio posto. Con affetto saldo, credimi ora e sempre, A. Gaetani

Il deputato piedimontese, a gennaio 1897, intercedeva perché Felice Cavallotti incontrasse l’avvocato di tendenze radicali Giuseppe Semmola, docente presso la facoltà di giurisprudenza all’università di Napoli.

18) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 22 gennaio 1897

Carissimo amico,
Martedì prossimo sarà in Roma l’amico Giuseppe Semmola che deve parlarti. Dagli appuntamento alla posta della Camera. Sarebbe azione buonissima sbarazzarsi del Montagna e riacquistare in mezzo a noi un valore.
Saluti affettuosi ed auguri di bene al paese ed a te.
Tuo Antonio Gaetani

Forte era l’affetto e incondizionata la stima che Antonio Gaetani provava per Roberto Mirabelli, candidato nelle elezioni politiche del marzo 1897 in Calabria nel collegio di Paola. Antonio Gaetani pretendeva almeno che il prefetto di Cosenza Lorenzo Tottoli osservasse una scrupolosa neutralità senza cedere alla cattiva abitudine, allora in voga, da parte dei funzionari statali, di mettere in atto pratiche irrituali per la riuscita di un candidato filogovernativo. Luigi Musella con efficacia osserva che dopo essere stato eletto deputato nel 1890 per il collegio di Paola, con il passaggio all’uninominale per il Mirabelli divenne impossibile farsi rieleggere. A partire dal 1892, infatti, di quella zona divenne leader indiscusso Giacomo Del Giudice . Giovandosi di una nutrita e articolata famiglia presente sul territorio, di una forza economica radicata nel possesso di ampie proprietà terriere, del controllo di gran parte delle amministrazioni locali che dispensavano appalti e impieghi, dell’appoggio incondizionato del prefetto e del sottoprefetto e di molti sindaci, a eccezione di quelli di Lago e di Amantea, Del Giudice prevalse facilmente su Mirabelli. Però alle elezioni del 1897 Roberto Mirabelli , proprio nel collegio di Paola, inaspettatamente vinse contro Giacomo Del Giudice.

19) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 28 gennaio 1897

Carissimo Cavallotti,
Resto inteso della gradita tua e ne ho informato Semmola . Nei primi dell’entrante mese farò in modo di vederti a Roma. Sarebbe opportuno che l’Estrema Sinistra si riunisse per cercare d’intenderci un poco. Il nostro amico Roberto Mirabelli (giovane, colto e di reale valore) ricorderai che venne nel ’94 e ’95 combattuto da Giolitti e Crispi che sostennero nei collegi di Paola e Cosenza Del Giudice e Miceli . Ora gli amici lo portano con grande probabilità di riuscita. Se il governo dei galantuomini reazionari non sosterrà i due sfegatati crispini, siamo sicuri della vittoria. Comprendi benissimo che non vogliamo punto per l’amico nostro appoggio o tolleranza, ma solo quello che abbiamo il diritto di pretendere, la neutralità! Tu dovresti ottenere che il Prefetto non seguitasse ad agitarsi per quei due messeri.
Con saldo affetto credimi sempre Tuo,
Antonio Gaetani

Il nobiluomo piedimontese, a febbraio 1897, era sempre preoccupato per il destino elettorale di Roberto Mirabelli.

20) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Napoli, 7 Febbraio 1897

Carissimo Amico,
Ti scrivo riservatamente per pregarti d’evitare che si faccia del danno alla candidatura del nostro Mirabelli. Come saprai, egli è candidato a Cosenza e a Paola. Nel paese nativo di Mirabelli, Amantea, il Tesoriere comunale ha fatto un vuoto di £ 15.000 con la connivenza del Sindaco che è creatura Delgiudiciana, creato proprio contro il nostro amico. Sarebbe elementare che il Consiglio Comunale, che già ha imposto la destituzione del Sindaco, ne nominasse un altro. Invece si lavora da Del Giudice ed amici [per] far sciogliere il Consiglio e nominare un commissario che nelle elezioni politiche divenisse forza per Del Giudice. Vedi assolutamente che tale bricconata non si effettui.
Come pure sarebbe utilissimo che nei sensi della più stretta legalità e moralità costì il Ministro esaminasse la grave questione d’incompatibilità che si è già sollevata dianzi al Prefetto di Cosenza per il Sindaco Delgiudiciano di Paola, Dottor Cilento, il quale ha un fratello fideiussore dell’esattore comunale e commette violenze ed arbitrii in pro di Del Giudice.
Ma il Prefetto di Cosenza fa orecchie da mercante, nonostante i ricorsi dei cittadini, legalmente notificati al detto Prefetto e contro la costante giurisprudenza del Consiglio di Stato! Il Sindaco di Paola, dunque, dovrebbe, per giustizia, essere immantinente rimosso.
Per ora basta.
Affezionatissimo Antonio Gaetani

L’attenzione di Antonio Gaetani non era concentrata esclusivamente sulla lotta del Mirabelli in Calabria ma anche sulla sorte di Giuseppe Semmola in Campania. Muovendosi con circospezione sull’insidioso terreno della politica Antonio Gaetani, dotato di profondità speculativa e precisione di giudizio, analizzava le manovre del governo, volte a far eleggere in Parlamento candidati prestabiliti, e si opponeva a questo stato di cose. Secondo l’opinione del deputato piedimontese, una cappa di piombo e una vera camicia di Nesso soffocavano la vita civile italiana. Antonio Gaetani credeva che nel collegio di Nola tra i candidati alle imminenti elezioni del marzo 1897, il professor Giuseppe Semmola avesse potuto prevalere sul barone e industriale Francesco Montagna , ma vinse Tommaso Vitale . Nel ragionamento del politico piedimontese appaiono, nelle vesti di uomini forti e manovrieri capacissimi, il prefetto di Caserta Giuseppe Ruspaggiari e il penalista napoletano Pietro Rosano , tenace sostenitore giolittiano.

21) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 11 febbraio 1897

Carissimo amico,
Dalle impressioni che ho riportato dopo due convegni avuti con elettori di Semmola, mi sono convinto ch’è l’unica candidatura seria che potrà battere il Montagna. Il Ruspaggiari e Rosano (forse in buona fede) si mostrano contrari (senza dire gli elementi da cui si sono formati questa convinzione) contro ai dati certi che abbiamo ed ai risultamenti dell’ultima lotta. Si mostrano ostinati e caldeggiano l’idea di una lotta in tre o quattro, salvo l’obbligo di sostenersi nel ballottaggio. In tal modo si farà il comodo del comune avversario. Nessuno presenta maggiore probabilità del nostro amico, e se il Governo impedirà le magagne del Montagna, la vittoria parrebbe assicurata. Cerca [di] stare attento perché si fa un giuoco che facilmente riuscirà alla rielezione del deplorato. Il Prefetto domani sarà a Roma ma pare che agisca per ispirazione del Rosano. Sono convinto che se vorrai occupartene seriamente e sollecitamente il nostro amico riuscirà.
Facilmente Semmola posdomani verrà costà.
Cordiali saluti dal tuo A. Gaetani

Il deputato piedimontese fu dichiaratamente avverso sia al governo di Francesco Crispi sia a quello di Giovanni Giolitti, tanto da scrivere Io tra banda Crispina e banda Giolittiana non saprei quale scegliere e non mi servirei né dell’una né dell’altra. Ma a cercare tra loro una differenza, sarebbe questa che il Crispi può offendervi di fronte; il Giolittismo, invece, rappresenta un sistema di insidie e gesuitismi di certo più pericoloso per il carattere del Paese. E se arrivano dei galantuomini come il Rudinì, sono presi anche costoro dall’ingranaggio delle camarille politiche e per mantenersi in gambe debbono fare di questa roba! A ogni modo Antonio Gaetani non mancava di manifestare il proprio timore sul futuro di Roberto Mirabelli.

22) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 12 febbraio 1897

Carissimo Cavallotti,
È necessario conoscere subito le disposizioni date dal Governo per i collegi di Cosenza e Paola, se cioè esse sono conformi a quei principi di moralità politica che lasciano libera l’espressione della volontà elettorale, poiché abbiamo ragione di ritenere che Rudinì od i suoi dipendenti vogliano in pro di Miceli e Del Giudice calcare le stesse orme di Giolitti e Crispi. Una risposta precisa, leale, chiara è urgentissima anche per determinare, nel caso di dubbi sulla inframmettenza arbitraria del Governo, la scelta del nostro amico Mirabelli per l’uno o l’altro collegio, ma ti prego [di] non frapporre il menomo indugio.
Saluti cordialissimi a te ed all’amico Pantano .
Aff.mo Antonio Gaetani

Sintetica, ma densa di notizie è una missiva che Antonio Gaetani, impensierito per l’approssimarsi delle elezioni, scriveva al deputato milanese verso la fine di febbraio del 1897. Il nobiluomo piedimontese, sbagliando i pronostici, paventava una probabile sconfitta del Mirabelli in Calabria e dava per certa la vittoria di Francesco Montagna nel collegio di Nola. Nelle ultime righe Antonio Gaetani accenna a una lettera che il savonese Carlo Astengo (in precedenza prefetto di Caserta e allora influentissimo funzionario dello Stato) scrisse a Felice Cavallotti ma che, dato il contenuto di particolare interesse, fu letta anche da Roberto Mirabelli.

23) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Piedimonte d’Alife, 22 febbraio 1897

Carissimo amico,
Ti rimetto una lettera scrittami dal buon Semmola . Ti prego [di] leggerla attentamente e vedere se puoi occupartene. Dopo ti pregherei [di] restituirmela. Sono convinto che la Calabria non è più parte del nostro amico , ma credo pure che Montagna tornerà alla Camera avendo lo stesso fatto iscrivere l’anno scorso parecchie centinaia di elettori nel Mariglianese. Mirabelli ti è grato dell’affettuosa tua, gli feci tenere la lettera d’Astengo che credo ti avrà già restituita.
Cordiali saluti,
Aff.mo A. Gaetani

Mancava meno di un mese alle consultazioni del 21 e 28 marzo 1897 , Antonio Gaetani era interessato non solo alle campagne elettorali del Mirabelli e del Semmola ma anche del beneventano Antonio Mellusi che già nel 1886 era stato l’unico rappresentante sannita di fede repubblicana nel Parlamento nazionale . Dei tre fu eletto il solo Mirabelli.

24) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

All’Onorevole Felice Cavallotti
Deputato al Parlamento
Roma

Piedimonte d’Alife, 28 febbraio 1897

Carissimo,
Ieri l’amico Mirabelli ti mandò la lettera di A. Ti prego farmi tenere la lettera del buon P. che mi scrisse (in piena intimità) e che t’inviai raccomandata. Ignoro quello che si farà per il carissimo Mellusi , e fo voti che i tre egregi e valorosi amici ritornino alla Camera. Il Governo però farà il gioco dei crispini a Benevento, Acerra, Cosenza e Paola!!
Auguri di bene, e cordialissimi saluti,
Tuo A. Gaetani

Purtroppo, ai primi di settembre del 1897 Matteo Renato Imbriani, mentre inaugurava a Siena un monumento innalzato a ricordo di Giuseppe Garibaldi, fu colpito da un’emorragia cerebrale che lo rese invalido per il resto della sua vita, terminata nella casa paterna di San Martino Valle Caudina il 12 settembre 1901. Per sincerarsi delle condizioni fisiche del maestro, Antonio Gaetani andò a Siena e soggiornò presso l’ospitale casa Valenti Serini , da dove inviò al Cavallotti un laconico telegramma.

25) Antonio Gaetani a Felice Cavallotti

Siena, 7 settembre 1897

Segue miglioria, speriamo!
A. Gaetani

Quasi sei mesi dopo l’infortunio subito dall’Imbriani, il 6 marzo 1898 a Roma nel parco della villa della contessa Macchi di Cellere soccombeva duellando alla sciabola Felice Cavallotti, ucciso con un fendente dal giornalista veneto e deputato di destra Ferruccio Macola . Per il politico piedimontese la morte del Cavallotti fu un colpo durissimo, da cui non si riprese mai più. Le ultime lettere di Antonio Gaetani, dell’aprile 1898, ci fanno comprendere che la sua ansia velocemente stava trasformandosi in uno stato di prostrazione psicofisica, poiché si sentiva costretto a vivere in un isolamento molto sofferto, in un’assenza non voluta di contatti sociali. Una sindrome ansioso-depressiva lo portava a ruminare costantemente pensieri negativi e pertanto agognava la dipartita terrena, tuttavia perfino il morire gli sembrava un lusso. Antonio Gaetani, disperato, si lasciava irretire da una depressione che lentamente lo dispensava da impegni politici e familiari, tuttavia doveva farsi coraggio per accudire Teodora malata, il suo eterno amore, pur vivendo permanentemente in una terribile condizione di ansia assoluta. Come scrisse Honoré de Balzac, il coraggio non può essere contraffatto, è una virtù che sfugge all’ipocrisia. Ritenendosi aduggiato da un’infinita serie di momenti sfavorevoli e confusamente ingigantiti, Antonio Gaetani non vedeva vie d’uscita e il suo carattere analitico lo portava a esaminare ogni minima evenienza, anche il più piccolo accadimento, sempre sotto una luce cupa, attribuendo le ostilità della vita a un destino avverso. Nonostante i continui disinganni esistenziali, trapelavano spontanei i suoi sentimenti di fierezza e generosità.

26) Antonio Gaetani a Roberto Mirabelli

Confidenzialissima

Piedimonte d’Alife, 5 aprile 1898

Caro Roberto,
Dove hai letto che mia moglie è inferma? È dolorosamente vero, e comprendi lo stato dell’animo mio! Ho avuto momenti neri, neri, da disperare della mia testa… Da un paio di giorni vi è una lieve miglioria ma è lenta assai. Io mi sento abbattuto mentre dovrei cercare [di] mostrarmi sollevato, e la buona Teodora legge lo strazio sul mio volto, e si addolora più dello stato mio che della sua malattia! Nella massima riservatezza ti dico che sono stato più d’una volta sul punto di finirla questa (per me) così poco cara esistenza…ma anche il crepare diventa un lusso per me. Grazie da amico. Mi addolora quello che mi scrivi del nostro Imbriani , è destino crudele che perseguita i buoni. Come è lenta la miglioria! Voglio sperare [di] trovarmi in una condizione morale tale da potermi muovere per un giorno, per vederti e visitare Imbriani.
Con una forte stretta di mano, credimi, e con il più grande affetto,
Tuo A. Gaetani

Trascorsi appena due giorni, Antonio Gaetani, in preda all’inquietudine, in una missiva rivolta al Mirabelli palesava senza infingimenti il proprio stato depressivo, imputandolo a un difetto ereditario . L’autostima del Gaetani era ai minimi termini poiché affermava che quelli come lui, affetti da malattie nervose, meritano compatimento da parte degli altri. Il nobiluomo piedimontese si lasciava vivere soggiogato da uno stato di tristezza cronica. La sua, molto probabilmente, era una depressione di tipo nevrotico (e non psicotico) poiché lui era consapevole della realtà delle cose e della malattia che lo tormentava. Più avanti Antonio Gaetani diceva di sentirsi agitatissimo, caratteristica che conferma il carattere bipolare del suo disturbo, cioè depressivo, ma anche ansioso. Quando scriveva di non riconoscersi più, il nobiluomo piedimontese ammetteva implicitamente (e inconsciamente) di essere alla mercé di una depressione reattiva, mentre invano cercava di opporsi agli eventi funesti e devastanti. Antonio Gaetani non si sentiva più lui.

27) Antonio Gaetani di Laurenzana a Roberto Mirabelli

Piedimonte d’Alife, 7-IV-1898

Carissimo Roberto,
La tua affettuosa lettera mi commuove. Sono veramente malato moralmente e m’urto contro me stesso. I poveri infermi di malattie nervose meritano compatimento. Lei è nella famiglia un vizio ereditario. Credevo [di] esserne immune, ma temo, caro Roberto, che ci sono capitato. T’assicuro che non è punto divertente sentirsi infelice, avere momenti di misantropia, diventare insomma un guaio. La verità è che io non mi riconosco più e mi sento agitatissimo. Spero passerà questo brutto periodo. Hai ragione di rimproverarmi, di darmi in testa, ma io vorrei romperlo questo mio cranio e migliorarlo. È troppo vero ciò che mi scrivi dei dolori che ti hanno straziato l’animo; lottasti, ed il tempo ti leniva in parte.La tua energia fu ammirevole. La legge del dovere ti dette forza per resistere contro tanta perfidia! Io pure ho i miei ideali e vorrei cadere nobilmente in loro difesa, ma se il destino scellerato piglia un povero diavolo per la nuca del collo e gli dice “Tu creperai nel modo che io credo”, non ti sembra che la volontà nostra cada innanzi al fato crudele? Mi sento più stordito del solito e ne soffro. Ti scrivo confidenzialmente. Mi dispiace saperti ancora a casa ma spero che la tua guarigione segua sollecita, pari all’affetto che ti porto! Ti dico di rialzarti o verrò a farti decidere. Vorrei far miracoli. Mia moglie migliora sensibilmente, ma io non sarò tranquillo che il giorno che la vedrò del tutto risanata. Ti è tanto grata dell’interesse che prendi per la sua salute.
T’auguriamo ogni bene.
Con affetto solito e fraterno,
affezionatissimo Antonio Gaetani

Pochi giorni più tardi, Antonio Gaetani scriveva un’ultima lettera all’amatissima moglie Teodora. Diventato profondamente introverso e ostinatamente pessimista, il nobiluomo piedimontese, sopraffatto dagli avversi numi e dalle secrete cure che al viver suo furon tempesta, cercava conforto nell’aldilà.

28) Antonio Gaetani di Laurenzana alla moglie Teodora

Piedimonte d’Alife, 11 aprile 1898

Teodora dell’anima mia,
Ti vedo dinanzi a me, ti guardo nei begli occhi neri, nel volto carissimo espressione della bontà dell’animo, ti parlo col cuore in mano. Ti prego, ti supplico, ti scongiuro d’aver coraggio! E non devi agitarti, ne avresti di nuovo danno. Nei passati giorni, come da molto tempo io sentivo di finirla questa mia esistenza di contrarietà. Soffrivo internamente per svariati dolori, ma te li ho nascosti il più che ho potuto. Ora che sei sulla via della guarigione, ora che cure non te ne mancheranno, ti scrivo addoloratissimo, è vero, ma tranquillo di più per te.
Io mi ero rassegnato a voler vivere per essere utile agli altri, alla famiglia ed a te. Mi è parso che sbagliavo sempre in ogni minima cosa, perché una stella nera mi ha perseguitato. Voglio, pretendo che ti rimetti, io sono stato infermo molti anni, la mia salute non è buona, temo che mi ha scosso il sistema nervoso l’antico malanimo. Tu sei giovane, hai tanta resistenza, tu starai benissimo. La vita l’ho goduta pochissimo e tu sei stata per me un grande conforto. Ho sofferto però assai nel morale in questi ultimi tempi! Le lotte economiche, politiche mi avevano di già disgustato. Io non vivevo in questi ultimi tempi. Per me era morta la vita, e la tomba sarà un riposo…
Abbi coraggio nell’avversità. T’amai e t’amo più convulsamente in questo momento che ti scrivo e sento la tua voce! Per l’amore che ti ho portato e che devotamente e segnatamente mi ricambiasti, per le poche gioie che avemmo ed i molti dolori sofferti imploro il tuo perdono! Il colpo sarà forte per te, io ho rimandato da tempo a dartelo, ma non ho potuto più! Comprendi che avrei voluto morire più nobilmente e generosamente! Era il sogno dei miei anni! I miei più cari ideali sono stati la famiglia, i miei cari, il mio Paese e tu, creatura mia adorata! Vedrai i pochi cari amici, salutali per me quando verranno a vederti, a confortarti. Volevo e voglio bene a tutti e tutti me ne ricambiavano. Vorranno bene a te perché sei buonissima e lo meriti. Con un bacio il più intenso, espressione d’amore e dolore,
Tuo Antonio

Dopo aver scritto per l’ultima volta alla moglie Teodora, il politico piedimontese si rivolgeva al Mirabelli senza dargli preoccupazioni circa il suo stato di salute e i funebri propositi che gli angustiavano la mente. Forse fu preso da un attimo di resipiscenza o, semplicemente, Antonio Gaetani voleva nascondere all’amico le reali intenzioni che stava interiormente covando.

29) Antonio Gaetani di Laurenzana a Roberto Mirabelli

Piedimonte d’Alife, 12-IV-1898

Carissimo Roberto,
Grazie della tua affettuosa lettera. Mia moglie seguita a migliorare e da diversi giorni si è alzata. Spero poterla condurre fra giorni a Napoli. I tuoi auguri sono stati efficaci e te li ricambiamo con la maggiore effusione. Le notizie che mi dai della tua salute mi hanno arrecato dolore. I miei voti sono per una pronta e completa guarigione. Che dirti di me? Vorrei star bene moralmente e fisicamente, ma per ora non sono ancora lieto. Speriamo! Mia moglie ti augura ogni bene, e stringendoti cordialmente la mano, credimi affezionatissimo,
Antonio

Negli ultimi giorni di vita Antonio Gaetani era paralizzato da un estenuante dialogo interiore a sfondo pessimistico che in lui fagocitava ogni minima volontà di vivere, e la morte gli si prospettava come unica consolazione per la sua sofferenza.

30) Testamento spirituale di Antonio Gaetani di Laurenzana

(Il documento non è datato né si sa dove sia stato scritto, se a Napoli o a Piedimonte).

Stanco e disgustato della vita l’abbandono. Invoco il compatimento di tutti. Bramo che i miei cari si rassegnino. Se svariate contrarietà della vita mi hanno scosso profondamente lottai sino all’esaurimento. I nervi non mi hanno dato più quartiere. Sono stato vinto! Il destino scellerato, molte volte, è più forte della volontà. Ancora qualche giorno e sarei morto di pazzia o di tisi!…
Ho sofferto dolori fisici da far morire chiunque, ma i dolori morali, ma il pensiero di staccarmi per sempre dalle creature più care del mondo, ma l’idea che mammà e Teodora sarebbero rimaste profondamente scosse dal colpo scellerato che le davo, mi hanno fatto lottare molto tempo facendomi provare strazi senza nome. Sono dunque un grande sventurato ed imploro la pietà e l’affetto di tutti. Per me la vita era agonia, la fossa sarà riposo! Desidero, voglio, spero che la cristiana Teodora mia si dia coraggio, deve avere per conforto la buona e santa mammà! La fede che ànno sempre avuta possa lenire il loro dolore e rassegnarle! Voglio essere seppellito senza la minima pompa. Non voglio onori di sorta; le lagrime ed il lutto di mammà e Teodora saranno il più straziante ed estremo saluto!!!
Come potrà disporsi di un poco di denaro, si diano lire trecento ai poveri di Piedimonte ma la somma sia sborsata col tempo che meglio piacerà. Il mio testamento è stato scritto in due copie, la prima per mammà e l’altra per Teodora. Si faccia ricerca nel comò e nella valigia se prima non saranno consegnati a qualche amico cui penso affidarli.
Mi sento esausto e sofferentissimo. Non ho più testa a nulla. Il mio estremo saluto è per tutti i miei amici cari, concittadini, parenti, per Teodora e mammà, entrambe amate ed adorate.
Antonio

Il 27 aprile 1898 alle ore 13, nel cimitero di Poggioreale in Napoli, Antonio Gaetani si tolse la vita con un colpo di pistola. Venne sepolto nel cimitero di Poggioreale e, nel 1904, i suoi resti furono portati a Piedimonte. Matteo Renato Imbriani dettò i commoventi versi dell’epigrafe (posta in piazza Antonio Gaetani, luogo che i piedimontesi conoscono come Porta Vallata) che recita nobilitò il titolo avito con virtù viva/ ma innamorato dell’ideale/ si sottrasse alla vita/ che promette e non attiene/ ricercandolo nella verità della morte.8
Al cordoglio della famiglia Gaetani si unirono numerosissime persone , tra cui: Francesco Crispi, la signora Giorgina Saffi, l’amico carissimo Roberto Mirabelli, l’avvocato Bartolomeo Scorpio , il presidente della Camera dei deputati Giuseppe Biancheri, il sindaco di Cerreto Sannita Armando Ungaro, il grande intellettuale e meridionalista lucano Giustino Fortunato, il deputato Pietro Rosano, il possidente cassinese Vincenzo Golini Petrarcone, lo statista Sidney Sonnino, il deputato Raffaele Leonetti, il giornalista e scrittore Carlo Del Balzo, il giurista Antonio Casertano, l’avvocato Antonio Mellusi, il signor Michele Lombardi , la signora Maria Nicotera da Napoli, il figlio dell’illustre scienziato Jakob Moleschott .

Riferimenti bibliografici

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  • Stefano Merli e Liliana Dalle Nogare, L' Italia radicale: carteggi di Felice Cavallotti (1867-1898), Giangiacomo Feltrinelli, Milano 1959
  • Luigi Musella e Marcella Marmo, La costruzione della verità giudiziaria, Cliopress, Napoli 2003.
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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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