Le relazioni ad limina dei vescovi della Diocesi di Alife (1664-1700), traduzione in italiano

a cura di Armando Pepe

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Traduzione in italiano (Anni 1664- 1700)

Fonte: Archivum Apostolicum Vaticanum, Congr. Concilio, Relat. Dioec. 32 A, da 113r. a 196r.,

1) Monsignor Domenico Caracciolo, 4 relazioni (1664, 1667, 1670, 1673)

Nel 1673 monsignor Caracciolo si lamentò dell’incresciosa situazione venutasi a determinare in Sant’Angelo e a Raviscanina, il cui feudatario Francesco Grimaldi ostacolava ad ogni modo, e con qualsiasi mezzo, che i giovani andassero ad incrementare le file del clero. Tra il vescovo Caracciolo e il marchese Grimaldi nacque un malinteso, amplificatosi col passare del tempo.

1664

Beatissimo Padre,
Il Vescovo di Alife, servo e umilissimo oratore della Santità Vostra, visitando personalmente i Sacri Limini degli Apostoli in data 23 aprile dell'anno corrente, si è trovato con l'onere di riferire lo stato della Chiesa di Alife, rimasta vacante per qualche tempo; tuttavia, si prostra con riverenza ai piedi della Santità Vostra, cercando di delineare in modo sottoscritto alla Beatitudine Vostra. La Cattedrale della Chiesa di Alife, sotto il titolo dell'Assunzione, è costruita all'interno della città di Alife, che è quasi completamente diruta e ormai ridotta a un numero di 53 fuochi (nuclei famigliari). Sotto di sé ha circa 40 anime idonee al Sacramento dell'Eucaristia tra cittadini e forestieri, e in totale con i piccoli circa 90. La Cattedrale è governata da dieci canonici, in parte cittadini e in parte forestieri, di cui due sono costituiti in dignità: uno Archidiacono e l'altro Primicerio, e ha solo tre chierici ad essa assegnati. La cura delle anime risiede presso il Vescovo e, sebbene i suoi predecessori, con un Breve della Sacra Congregazione, l'abbiano concessa a un certo Canonico in Vicariato perpetuo, tale concessione, essendo molto pregiudizievole alla Mensa vescovile, non è intenzione del Vescovo di assoggettarvisi. Anzi, con ogni istanza, fa reclamo alla stessa Sacra Congregazione. Sotto di essa c'è una chiesa inferiore, nel cui altare si asserisce esserci il corpo di San Sisto Papa e Martire; e anche a destra, vicino al campanile, una chiesetta sotto il titolo di Santa Lucia, dove i canonici solitamente si riuniscono nelle circostanze e nei tempi designati. All'interno della stessa ci sono le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario e sugli altari lì presenti ci sono i seguenti Benefici, ossia: sull'altare di San Leonardo il beneficio di giuspatronato della Famiglia de Balisis; sull'altare di Santa Maria de Libera il beneficio di giuspatronato della Famiglia de Alestro; benefici semplici sono presenti sugli altari della Nuntiatella e di San Vincenzo. Nella stessa città ci sono: la Chiesa di Santa Caterina con la Confraternita e il beneficio semplice di Santa Lucia; la Chiesa di Santa Maria della Nova con il beneficio di Sant'Antonio; la Chiesa di San Francesco con la Confraternita di Gesù; e la Chiesa di Santa Maria Maddalena, abbazia di giuspatronato della Famiglia Gargaglia. Fuori dalla città ci sono: la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, e la Chiesa di Santa Maria delle Vergini completamente diruta con il beneficio di giuspatronato del Vescovo e della stessa Città; e anche la Chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, commendatoria dell'Ordine dei Gerosolimitani. La diocesi di Alife contiene le seguenti Terre, tra le quali è importante la Terra di Piedimonte, con oltre mille fuochi, che ha tre collegiate: l'insigne collegiata di Santa Maria Maggiore, la collegiata di Santa Croce del Castello della stessa Terra, e la collegiata della Santissima Annunziata di Vallata della stessa Terra; la cura delle anime di queste collegiate è esercitata con lode. L'insigne Collegiata di Santa Maria Maggiore è governata e amministrata da dodici canonici illustri, di cui uno è costituito in dignità di Arciprete; ha dodici sacerdoti e ventiquattro chierici ad essa assegnati; all'interno c'è la Confraternita del Santissimo Sacramento, fuori le Confraternite di Santa Maria Occorrevole, del Santissimo Rosario, di Santa Maria di Costantinopoli, del Nome di Gesù, di San Rocco, e di Santa Maria del Monte Carmelo. Nei suoi confini c'è il Monastero delle Monache sotto il titolo di San Salvatore dell'Ordine di San Benedetto, e tre Conventi di mendicanti: dei Domenicani, dei Carmelitani e dei Cappuccini. Sotto di essa ci sono quattro Chiese: San Giovanni, San Benedetto, San Nicola, e la parrocchiale di San Potito; e nei suoi confini ci sono le Chiese di Santa Maria Occorrevole, di San Giacomo, di San Rocco, dell'Annunziatella, di San Paolo, di Santa Maria delle Grazie, di Sant'Antonio da Padova, di Santa Maria di Costantinopoli, e tre Chiese sotto il titolo di San Sebastiano. Chiese con i seguenti benefici, ossia: con il beneficio di giuspatronato della famiglia de Forma nella Chiesa di San Paolo, con il beneficio di giuspatronato della famiglia de Iacobuti nella Chiesa dell'Annunziatella, con il beneficio di giuspatronato della famiglia Genovese in una delle Chiese di San Sebastiano, con il beneficio di giuspatronato della famiglia de Benedictis nella Cappella del Mercato; e con benefici semplici nelle Chiese di Santa Lucia, di San Marcello e in una delle Chiese di San Sebastiano. Nei confini di queste Chiese ci sono anche la casa del Vescovo e le residenze del Signor Duca patrono, del Governatore, del Giudice e degli ufficiali della Terra di Piedimonte. Qui i Vescovi di solito svolgono quasi tutte le funzioni solenni - a somiglianza della Cattedrale. La stessa collegiata ha 1200 anime idonee al Sacramento dell'Eucaristia, 390 di minore età. La Collegiata di Santa Croce è governata da sei Canonici, ha quattro sacerdoti ad essa assegnati, otto chierici, 800 anime per la comunione, 286 di minore età; i Canonici sono tenuti a officiare ogni giorno per un lascito del passato contagio. All'interno della stessa ci sono le Confraternite del Santissimo Sacramento e di Santa Maria Occorrevole. Nei suoi confini ci sono le Chiese dei Santi Cosma e Damiano, di San Sebastiano con beneficio semplice, dello Spirito Santo con beneficio semplice, di Sant'Antonio da Padova con beneficio di giuspatronato dei suoi presbiteri, e di Santa Maria di tutte le Grazie. La Collegiata della Santissima Annunziata è governata da sei Canonici, ha cinque sacerdoti ad essa assegnati, quattro chierici, 870 anime per la comunione, 320 di minore età; all'interno ha le Confraternite del Santissimo Sacramento e della Santissima Annunziata, e nei suoi confini c'è il Monastero delle Monache dell'ordine di San Benedetto sotto lo stesso titolo, e anche il Monastero dei Celestini sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie. Nei suoi confini ci sono le Chiese di Santa Maria della Misericordia (con il beneficio di Sant'Antonio di Vienne, con il beneficio dell'Annunziatella, con il beneficio di San Pietro, con la cappella della famiglia del Vecchio), di Sant'Antonio da Padova con il beneficio di giuspatronato della famiglia Tartaglia, di Santa Maria dell'Arco con il beneficio di giuspatronato della famiglia predetta, e una Chiesa sotto il titolo di Gesù Maria. La Confraternita della Santissima Annunziata mantiene a proprie spese un Ospedale per i malati. La Chiesa Matrice della Terra di Prata, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, è governata da un Arciprete e ha quattro sacerdoti ad essa assegnati e cinque chierici; nei suoi confini c'è il Convento dei Minori Osservanti di San Francesco, la Chiesa di Sant'Agostino con la Confraternita di San Nicola da Tolentino, la Chiesa di San Sebastiano, la Chiesa di San Pancrazio diruta con l'Abbazia, la Chiesa di Santa Maria del Carmelo con il beneficio di giuspatronato della famiglia Castaldo, della Santissima Annunziata con il beneficio di giuspatronato della famiglia Cenami, e di Santa Croce con il beneficio di giuspatronato della famiglia Cameretti. La stessa Terra ha 60 fuochi, 316 anime per la comunione, 137 di minore età. Pratella ha una Chiesa parrocchiale sotto il titolo di San Nicola, governata da un Arciprete, con 9 fuochi, 50 anime per la comunione, 16 di minore età. Valle di Prata ha due Chiese, di San Sebastiano con due Confraternite: del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario; e della Santissima Annunziata con Confraternita sotto lo stesso titolo, governata da un Arciprete e con tre sacerdoti ad essa assegnati, 367 anime per la comunione, 135 di minore età; nei suoi confini ci sono i benefici di San Vito, di San Nicola, di Sant'Antonio e di Santa Caterina. La Terra di San Angelo ha tre Parrocchie: di Santa Maria della Valle con Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Bartolomeo e di San Nicola; la prima è governata da un Arciprete, le altre da Parroci. Queste Parrocchie hanno 8 sacerdoti ad esse assegnati, 11 chierici, 380 anime per la comunione, 213 di minore età. Nei loro confini ci sono le Chiese della Santissima Annunziata, di Santa Maria di Porta Nova con il beneficio di giuspatronato della famiglia Girardi, di Sant'Antonio di Vienne con il beneficio di giuspatronato della famiglia Ricciardi, e la Chiesa di Santa Maria del Campo. Raviscanina, della Terra di San Angelo predetta, ha 79 fuochi con 287 anime idonee alla comunione, 110 di minore età, e una Parrocchia sotto il titolo della Santa Croce, governata da un Economo con otto sacerdoti e sei chierici ad essa assegnati; nei suoi confini c'è la Chiesa della Santissima Annunziata con il beneficio di giuspatronato dell'Università e con la Confraternita del Santissimo Rosario e della Pietà. La Terra di Ailano ha 74 fuochi, 300 anime per la comunione, 180 di minore età, e una Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di San Giovanni Evangelista (con le Confraternite del Santissimo Sacramento, del Santissimo Rosario e di San Sebastiano), governata da un Arciprete e con cinque sacerdoti e tre chierici ad essa assegnati. Nei suoi confini c'è la Chiesa della Santissima Annunziata, di giuspatronato del Barone e dell'Università, e la Chiesa di Sant'Antonio da Padova. La Terra di Letino ha 130 fuochi, 400 anime per la comunione, 210 di minore età, e una Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di San Giovanni Battista, governata da un Arciprete, con 18 sacerdoti e tre chierici ad essa assegnati. All'interno della Chiesa ci sono le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario; nei suoi confini ci sono le Chiese di Santa Maria del Castello e di San Sebastiano. Infine, non avendo altro da riferire alla Santità Vostra, il Vescovo umilmente bacia i Suoi piedi e prega Dio Onnipotente per la lunga incolumità della Santità Santità Vostra con tutto il cuore.
Piedimonte, 30 settembre 1664 Dominico Caracciolo Vescovo di Alife

1667

Santissimo Padre, il Vescovo di Alife, servo della Santità Vostra, per l'ultimo triennio trascorso ha adempiuto al suo dovere di visitare le tombe dei Beati Apostoli. Ora, inginocchiatosi nuovamente ai piedi della Santità Vostra per il corrente triennio, intende adempiere con reverenza al medesimo compito a lui imposto. E poiché lo stesso Vescovo nella sua precedente visita ha fornito una relazione completa sullo stato della sua Chiesa e della Diocesi, omettendo quanto già esposto in precedenza, notificherà soltanto ciò che recentemente gli sembra rilevante per la salvezza delle anime e l'aumento del culto divino. La Cattedrale di Alife, costruita sotto il titolo dell'Assunzione, si trova all'interno della città, che è quasi distrutta e ridotta a 53 fuochi, con 430 anime tra cittadini e forestieri. La Chiesa è retta da dieci Canonici, in parte cittadini e in parte forestieri (uno dei quali è Archidiacono e l'altro Primicerio) e ha solo tre chierici iscritti; la cura delle anime spetta al Vescovo e, tramite la Sacra Congregazione del Concilio, al Canonico deputato a tale compito in perpetuo. Sotto di essa vi è una chiesa inferiore nel cui altare si dice che riposi il corpo di San Sisto Papa e Martire, protettore e patrono della città e della diocesi; e inoltre, sulla destra vicino al campanile, c'è una piccola chiesa sotto il titolo di Santa Lucia, dove i Canonici sono soliti radunarsi nei tempi stabiliti e in caso di necessità. All'interno della stessa sono presenti le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario, nonché i seguenti Benefici: Beneficio di San Leonardo e Beneficio semplice di San Vincenzo. All'interno della città ci sono le chiese: di Santa Caterina (con la Confraternita di Santa Lucia), nonché di San Francesco (con la Confraternita di Gesù) e di Santa Maria Maddalena, Abbazia della famiglia de Gargaglia; fuori dalla città vi è la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Chiesa di Santa Maria delle Vergini con beneficio di diritto di patronato del Vescovo e della città stessa, e la Chiesa di San Giovanni Gerosolimitano della stessa Religione. La Diocesi di Alife comprende le seguenti terre, tra le quali è notevole la Terra di Piedimonte, che ha tre Collegiate: la Collegiata insigne di Santa Maria Maggiore Matrice, la Collegiata di Santa Croce di Castello della stessa Terra, e la Collegiata dell'Annunziata nella Vallata della stessa Terra; la cura delle anime è esercitata con lode da queste Chiese. La Collegiata insigne (di Santa Maria Maggiore) ha circa 1985 anime ed è governata da dodici Canonici, uno dei quali è in dignità costituito e due esercitano la cura delle anime; inoltre ha 12 sacerdoti e 35 chierici iscritti. All'interno della stessa Chiesa vi sono le Confraternite: del Santissimo Rosario, di Santa Maria Occorrevole, di Santa Maria di Costantinopoli, del Nome di Gesù, di San Rocco e di Santa Maria del Monte Carmelo. Possiede il Tesoro delle Reliquie, cioè: il corpo di San Marciano Martire, un osso e il braccio di Santa Vittoria Martire, la scapola di Santa Lucia Martire, la scapola di Santa Giusta Martire, la scapola di San Claudio Martire, la scapola di San Gioacchino Martire, la scapola di Sant'Eliseo Martire e parte della testa di San Marcellino Martire, Protettore e Patrono della Terra di Piedimonte, come dichiarato dalla Sacra Congregazione del Concilio. All'interno dei suoi confini, il Monastero delle Monache di San Salvatore, sotto la regola di San Benedetto, ha 46 monache, oltre alle novizie, educande e serve, fondato circa 900 anni fa. Il Convento di San Tommaso d'Aquino, dove risiedono sempre e continuamente 20 Padri con il Noviziato; vi si insegnano la Filosofia e la Teologia Morale. Il Convento di Santa Maria del Monte Carmelo, dove risiedono solitamente dieci Frati, e il luogo dei Cappuccini con la residenza di circa 18 Frati. Sotto di essa [Collegiata insigne di Santa Maria Maggiore] vi sono tre Chiese, cioè: San Giovanni, San Benedetto e San Nicola; all'interno dei suoi confini vi sono le Chiese di Santa Maria Occorrevole, San Rocco, San Sebastiano e l'Annunziatella (con ospedale per i pellegrini e i poveri), Sant'Antonio da Padova, San Marcello, San Sebastiano, Santa Maria di Costantinopoli e le Chiese di San Paolo e Santa Lucia. Vi sono i seguenti Benefici: nella Chiesa dell'Annunziatella c'è un beneficio di diritto di patronato; nella Chiesa di San Paolo un beneficio di diritto di patronato; nella Chiesa di San Sebastiano un beneficio di diritto di patronato; nella Chiesa sopra menzionata delle Monache (San Salvatore), situata nel foro del mercato, all'altare della Santa Croce, c'è un beneficio di diritto di patronato della famiglia de Benedictis; nella Chiesa di Santa Lucia c'è un beneficio semplice; nella Chiesa di San Sebastiano minore c'è un beneficio semplice; nella Chiesa di San Marcello c'è un beneficio semplice. La Collegiata di Santa Croce di Castello è governata da sei Canonici (due dei quali esercitano la cura delle anime) e ha tre sacerdoti e dieci chierici; all'interno della stessa Collegiata ci sono tre Confraternite, cioè: del Santissimo Corpo di Cristo, del Santissimo Rosario e di Santa Maria Occorrevole. All'interno dei suoi confini ci sono le Chiese di Santo Spirito (beneficio semplice), di San Sebastiano (beneficio semplice), di Sant'Antonio, e la Chiesa della Congregazione delle Anime del Purgatorio; inoltre, vi è il Seminario, ora distrutto dalla peste, ma recentemente ricostruito e eretto con grande fatica dallo stesso Vescovo, nel quale c'è un Maestro che insegna a dodici discepoli a spese dello stesso Seminario; detta Collegiata conta 865 anime. La Collegiata dell'Annunziata similmente è governata da sei Canonici, come sopra, conta circa 1244 anime, dieci sacerdoti iscritti, trenta chierici, con le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e dell'Annunziata; all'interno dei suoi confini ci sono: il monastero delle monache sotto la regola di San Benedetto, con 13 monache, oltre alle novizie, educande e serve, nonché il Monastero dei Celestini sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, dove risiedono 5 Padri, e vi è anche una Chiesa nel luogo detto «Cila», sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie. All'interno degli stessi confini ci sono: il beneficio semplice dell'Annunziatella, la cappella di Sant'Antonio da Padova, la Chiesa di Gesù e Maria, nonché la Confraternita dell'Annunziata, che mantiene a sue spese un ospedale per i malati. Il Casale di San Potito ha una Chiesa Parrocchiale, che conta circa 511 anime; vi sono le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario; lo stesso casale ha anche un'altra Chiesa sotto l'invocazione dell'Ascensione (con beneficio semplice di San Cassiano), che conta due sacerdoti e tre chierici iscritti. Il Casale di San Gregorio ha una Chiesa Parrocchiale, che conta circa 290 anime e due chierici. La Chiesa Madre di Santa Maria delle Grazie nella Terra di Prata conta 453 anime. Vi è l'Abbazia di San Pancrazio, che conta sette sacerdoti e quattro chierici, con la Confraternita di Santa Maria delle Grazie o della Misericordia. All'interno dei suoi confini ci sono: il monastero di San Francesco dei Minori Osservanti, nonché la Chiesa di Sant'Agostino, la Confraternita di San Nicola, la Chiesa di San Sebastiano, di diritto di patronato, la Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, di diritto di patronato, la Chiesa dell'Annunziata, di diritto di patronato e la Chiesa della Santa Croce, di diritto di patronato. Pratella conta 66 anime e ha una Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di San Nicola, che ha tre chierici, e le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario. La Chiesa di San Giovanni Evangelista, nella Terra di Ailano, conta 500 anime, con le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario; ha anche benefici: di Santa Maria di Loreto, della Purificazione, di Santa Maria de Alto Pede, di Sant'Antonio da Padova; vi sono quattro sacerdoti, un diacono e quattro chierici. La Terra di Letino ha una Chiesa Arcipresbiteriale sotto il titolo di San Giovanni Battista, governata da un Arciprete e ventitré sacerdoti, con due suddiaconi, come luogo di accoglienza, cui sono assegnati sei chierici, con le Confraternite del Santissimo Rosario e del Santissimo Sacramento; ha anche la Chiesa di Santa Maria a Castello, con beneficio semplice di Santa Margherita, e le Chiese di Santa Maria dello Perrone, di San Biagio, di Sant'Antonio e di San Giacomo; vi è un ospedale per i poveri e gli stranieri; e conta 800 anime. Infine, nella nostra Diocesi vi è il Casale di Calvisi, con 122 anime, dove vi è una Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo; in questa Chiesa si trova la Confraternita del Santissimo Sacramento. Il ventinovesimo giorno del mese di settembre scorso [1667], convocato e riunito tutto il Clero della Diocesi, preceduto da un'eccellente orazione fatta da un Padre Domenicano, e con tutte le cerimonie e solennità richieste, è stato celebrato il sinodo all'interno della Chiesa Cattedrale. Nel mese di aprile scorso [1667] è stata effettuata una visita in tutta la Diocesi, durante la quale sono stati eliminati molti abusi e molte altre cose sono state ordinate per l'aumento del culto divino e la salvezza delle anime; si spera, con l'aiuto divino, di riportare il suddetto Seminario al suo stato originario con la speranza di recuperare interamente tutte le sue rendite. Per il resto, non avendo altro da aggiungere, umilmente bacio i piedi della Santità Vostra in segno di obbedienza.
Piedimonte, il 13 novembre 1667
Umilissimo e devotissimo servo, Domenico Caracciolo, Vescovo di Alife

1670

Santissimo Padre, il Vescovo di Alife, servo della Santità Vostra, per l'ultimo triennio trascorso ha adempiuto al suo dovere di visitare le tombe dei Beati Apostoli. Ora, inginocchiatosi nuovamente ai piedi della Santità Vostra per il corrente triennio, intende adempiere con reverenza al medesimo compito a lui imposto. E poiché lo stesso Vescovo nella sua precedente visita ha fornito una relazione completa sullo stato della sua Chiesa e della Diocesi, omettendo quanto già esposto in precedenza, notificherà soltanto ciò che recentemente gli sembra rilevante per la salvezza delle anime e l'aumento del culto divino. La Cattedrale di Alife, costruita sotto il titolo dell'Assunzione, si trova all'interno della città, che è quasi distrutta e ridotta a 53 fuochi, con 430 anime tra cittadini e forestieri. La Chiesa è retta da dieci Canonici, in parte cittadini e in parte forestieri (uno dei quali è Archidiacono e l'altro Primicerio) e ha solo tre chierici iscritti; la cura delle anime spetta al Vescovo e, tramite la Sacra Congregazione del Concilio, al Canonico deputato a tale compito in perpetuo. Sotto di essa vi è una chiesa inferiore, nel cui altare si dice che riposi il corpo di San Sisto Papa e Martire, protettore e patrono della città e della diocesi; e inoltre, sulla destra vicino al campanile, c'è una piccola chiesa sotto il titolo di Santa Lucia, dove i Canonici sono soliti radunarsi nei tempi stabiliti e in caso di necessità. All'interno della stessa [Chiesa] sono presenti le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario, nonché i seguenti Benefici: Beneficio di San Leonardo e Beneficio semplice di San Vincenzo. All'interno della città ci sono le chiese: di Santa Caterina (con la Confraternita di Santa Lucia), di San Francesco (con la Confraternita di Gesù), di Santa Maria Maddalena, e l’Abbazia della famiglia de Gargaglia. Fuori dalla città vi sono la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Chiesa di Santa Maria delle Vergini, con beneficio di diritto di patronato del Vescovo e della città stessa, e la Chiesa di San Giovanni Gerosolimitano della stessa Religione. La Diocesi di Alife comprende le seguenti Terre, tra le quali è notevole la Terra di Piedimonte, che ha tre Collegiate: la Collegiata insigne di Santa Maria Maggiore Matrice, la Collegiata di Santa Croce del Castello della stessa Terra, e la Collegiata dell'Annunziata nella Vallata della stessa Terra; la cura delle anime è esercitata con lode da queste Chiese. La Collegiata insigne (di Santa Maria Maggiore) ha circa 1985 anime ed è governata da dodici Canonici, uno dei quali è in dignità costituito e due esercitano la cura delle anime; inoltre ha 12 sacerdoti e 35 chierici iscritti. All'interno della stessa Chiesa vi sono le Confraternite: del Santissimo Rosario, di Santa Maria Occorrevole, di Santa Maria di Costantinopoli, del Nome di Gesù, di San Rocco e di Santa Maria del Monte Carmelo. Possiede il Tesoro delle Reliquie, cioè: il corpo di San Marciano Martire, un osso e il braccio di Santa Vittoria Martire, la scapola di Santa Lucia Martire, la scapola di Santa Giusta Martire, la scapola di San Claudio Martire, la scapola di San Gioacchino Martire, la scapola di Sant'Eliseo Martire e parte della testa di San Marcellino Martire, Protettore e Patrono della Terra di Piedimonte, come dichiarato dalla Sacra Congregazione del Concilio. All'interno dei suoi confini, il Monastero delle Monache di San Salvatore, sotto la regola di San Benedetto, ha 46 monache, oltre alle novizie, educande e serve, fondato circa 900 anni fa. Il Convento di San Tommaso d'Aquino, dove risiedono sempre e continuamente 20 Padri, con il Noviziato; vi si insegnano la Filosofia e la Teologia Morale. Il Convento di Santa Maria del Monte Carmelo, dove risiedono solitamente dieci Frati, e il luogo dei Cappuccini con la residenza di circa 18 Frati. Sotto di esso vi sono tre Chiese, cioè: San Giovanni, San Benedetto e San Nicola; all'interno dei suoi confini vi sono le Chiese di Santa Maria Occorrevole, San Rocco, San Sebastiano e l'Annunziatella (con ospedale per i pellegrini e i poveri), Sant'Antonio da Padova, San Marcello, San Sebastiano, Santa Maria di Costantinopoli e le Chiese di San Paolo e di Santa Lucia. Vi sono i seguenti Benefici: nella Chiesa dell'Annunziatella c'è un beneficio di diritto di patronato; nella Chiesa di San Paolo un beneficio di diritto di patronato; nella Chiesa di San Sebastiano un beneficio di diritto di patronato; nella Chiesa sopra menzionata delle Monache (San Salvatore), situata nel foro del mercato, sull'altare della Santa Croce, c'è un beneficio di diritto di patronato della famiglia de Benedictis; nella Chiesa di Santa Lucia c'è un beneficio semplice; nella Chiesa di San Sebastiano minore c'è un beneficio semplice; nella Chiesa di San Marcello c'è un beneficio semplice. La Collegiata di Santa Croce di Castello è governata da sei Canonici (due dei quali esercitano la cura delle anime) e ha tre sacerdoti e dieci chierici; all'interno della stessa Collegiata ci sono tre Confraternite, cioè: del Santissimo Corpo di Cristo, del Santissimo Rosario e di Santa Maria Occorrevole. All'interno dei suoi confini ci sono le Chiese di Santo Spirito (beneficio semplice), di San Sebastiano (beneficio semplice), di Sant'Antonio, e la Chiesa della Congregazione delle Anime del Purgatorio; inoltre, vi è il Seminario, ora distrutto dalla peste, ma recentemente ricostruito e eretto con grande fatica dallo stesso Vescovo, nel quale c'è un Maestro che insegna a dodici discepoli a spese dello stesso Seminario; detta Collegiata conta 865 anime. La Collegiata dell'Annunziata similmente è governata da sei Canonici, come sopra, conta circa 1244 anime, otto sacerdoti iscritti, trenta chierici, con le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e dell'Annunziata; all'interno dei suoi confini ci sono: il monastero delle monache sotto la regola di San Benedetto, con 13 monache, oltre alle novizie, educande e serve, nonché il Monastero dei Celestini sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, dove risiedono 5 Padri, e vi è anche una Chiesa nel luogo detto Cila, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie. All'interno degli stessi confini ci sono: il beneficio semplice dell'Annunziatella, la cappella di Sant'Antonio da Padova, la Chiesa di Gesù e Maria, nonché la Confraternita dell'Annunziata, che mantiene a sue spese un ospedale per i malati. Il Casale di San Potito ha una Chiesa Parrocchiale, che conta circa 511 anime; vi sono le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario; lo stesso Casale ha anche un'altra Chiesa, sotto l'invocazione dell'Ascensione, con beneficio semplice di San Cassiano, che conta due sacerdoti e sei chierici iscritti. Il Casale di San Gregorio ha una Chiesa Parrocchiale, che conta circa 290 anime, un suddiacono e un chierico. La Chiesa Madre di Santa Maria delle Grazie nella Terra di Prata conta 453 anime. [A Prata] Vi è l'Abbazia di San Pancrazio, che conta sette sacerdoti e quattro chierici con la Confraternita di Santa Maria delle Grazie o della Misericordia. All'interno dei suoi confini ci sono: il monastero di San Francesco dei Minori Osservanti, nonché la Chiesa di Sant'Agostino, la Confraternita di San Nicola, la Chiesa di San Sebastiano, la Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, la Chiesa dell'Annunziata e la Chiesa della Santa Croce. Pratella ha una Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di San Nicola, che conta 66 anime, un diacono e un chierico, nonché le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario. Valle di Prata ha una Chiesa Arcipresbiteriale, che conta 502 anime, con le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario, la Chiesa dell'Annunziata, con la Confraternita dello stesso titolo, il Beneficio di San Vito, la Chiesa di San Nicola, il beneficio semplice di Sant'Antonio e la Chiesa di Santa Caterina; e conta quattro sacerdoti, un diacono e tre chierici. La Terra di Sant'Angelo ha tre Parrocchie, cioè la Parrocchia di Santa Maria della Valle, di San Bartolomeo, e di San Nicola; la prima Parrocchia è governata da un Arciprete, le altre da parroci sacerdoti, con un totale di 659 anime. Vi sono quindici chierici e le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Monte dei Morti, nonché la Chiesa dell'Annunziata, con sei sacerdoti. Raviscanina, della stessa Terra di Sant'Angelo, ha la Parrocchia della Santa Croce, con 367 anime, nove sacerdoti, un suddiacono e due chierici, con un beneficio di diritto di patronato della famiglia de Antonello, nonché la Chiesa dell'Annunziata con le Confraternite del Santissimo Rosario, della Pietà e del Monte dei Morti; ha anche i Benefici di Sant'Antonio di Vienne, di Santa Maria di Costantinopoli, di San Giacomo con la Confraternita del Santissimo Sacramento, e il Beneficio di Santa Maria del Monte Carmelo. La Chiesa di San Giovanni Evangelista, nella Terra di Ailano, conta 500 anime, con le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario; ha anche benefici: di Santa Maria di Loreto, della Purificazione, di Santa Maria de Alto Pede, di Sant'Antonio da Padova; vi sono quattro sacerdoti, un diacono e quattro chierici. La Terra di Letino ha una Chiesa Arcipresbiteriale, sotto il titolo di San Giovanni Battista, che è governata da un Arciprete, e ventitré sacerdoti, con due suddiaconi; in quanto [Chiesa] ricettizia, ad essa sono assegnati sei chierici. In essa vi sono le Confraternite del Santissimo Rosario e del Santissimo Sacramento; [Letino] ha anche la Chiesa di Santa Maria a Castello, con beneficio semplice di Santa Margherita, e le Chiese di Santa Maria dello Perrone, di San Biagio, di Sant'Antonio e di San Giacomo; vi è un ospedale per i poveri e i pellegrini; conta 800 anime. Infine, nella nostra Diocesi vi è il Casale di Calvisi, con 122 anime e 26 fuochi, dove vi è una Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo; in questa Chiesa si trova la Confraternita del Santissimo Sacramento. Il tredicesimo giorno del mese di aprile dell'anno corrente 1670 è stato celebrato il sinodo nella Chiesa Cattedrale, riunito tutto il clero della Diocesi, preceduto da un'eccellente orazione fatta da un Padre Celestino, e con tutte le cerimonie e solennità richieste. Nel mese di aprile scorso [1670] è stata effettuata una visita in tutta la Diocesi, durante la quale sono stati eliminati molti abusi e molte altre cose sono state ordinate per l'aumento del culto divino e la salvezza delle anime; si spera, con l'aiuto divino, di riportare il suddetto Seminario al suo stato originario con la speranza di recuperare interamente tutte le sue rendite. Per il resto, non avendo altro da aggiungere, umilmente bacio i piedi della Santità Vostra in segno di obbedienza.
In Alife, il primo giorno del mese di maggio 1670
Umilissimo e devotissimo servo, Domenico Caracciolo, Vescovo di Alife

1673

Santissimo Padre, la Cattedrale di Alife, costruita sotto il titolo dell'Assunzione, si trova all'interno della città, in pianura vicino al fiume Volturno, circondata da antiche mura quadrate, ora distrutta e quasi estinta, e ridotta a 66 fuochi, con 560 anime, composta da cittadini e forestieri. La Cattedrale è retta da undici Canonici, il primo dei quali è l'archidiacono, il secondo il primicerio, il terzo il canonico curato, e gli altri semplici canonici; inoltre, ha un sacerdote e sei chierici iscritti. La cura delle anime, che prima era del Vescovo, ora è esercitata da un canonico sacerdote, deputato a tale compito in perpetuo dalla Sacra Congregazione del Concilio. Sotto di essa [Cattedrale] vi è una chiesa inferiore nel cui altare si dice che riposi il corpo di San Sisto papa e martire, patrono e protettore della città; e inoltre, sulla destra vicino al campanile, c'è una piccola chiesa sotto il titolo di Santa Lucia, dove i Canonici si radunano nei tempi stabiliti e in caso di necessità. All'interno della stessa [Cattedrale] sono presenti le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario, nonché i seguenti Benefici: Beneficio di San Leonardo della famiglia de Balisis e Beneficio semplice di San Vincenzo. All'interno della città ci sono le chiese di: Santa Caterina (con la Confraternita di Santa Lucia), San Francesco (con la Confraternita di Gesù), Santa Maria Maddalena, l’Abbazia della famiglia Gargaglia. Fuori dalle mura della città ci sono: la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Chiesa di Santa Maria delle Vergini, con beneficio di diritto di patronato, e la Chiesa di San Giovanni Gerosolimitano della stessa Religione. La Diocesi di Alife comprende le seguenti Terre, tra le quali è notevole la Terra di Piedimonte, che ha tre Collegiate: la Collegiata insigne di Santa Maria Maggiore Matrice, la Collegiata di Santa Croce di Castello, e la Collegiata dell'Annunziata nella Vallata della stessa Terra; la cura delle anime è esercitata con lode da queste Chiese. La Collegiata insigne (di Santa Maria Maggiore) ha circa 1980 anime ed è governata da dodici Canonici, uno dei quali è Archiprete; annualmente, due canonici eletti esercitano la cura delle anime, previa approvazione episcopale; inoltre, ha sedici sacerdoti, due suddiaconi e ventinove chierici iscritti. All'interno della stessa [Chiesa] ci sono le Confraternite del Santissimo Rosario, di Santa Maria Occorrevole, di Santa Maria di Costantinopoli, del Nome di Gesù, di San Rocco e di Santa Maria del Monte Carmelo. Possiede il Tesoro delle Reliquie, cioè: il corpo di San Marciano Martire, un osso e il braccio di Santa Vittoria Martire, la scapola di Santa Silvia Martire, la scapola di Santa Giusta Martire, la scapola di San Claudio Martire, la scapola di San Gioacchino Martire, la scapola di Sant'Eliseo Martire, parte della testa di San Marcellino Martire, protettore e patrono della Terra di Piedimonte, come dichiarato dalla Sacra Congregazione del Concilio. All'interno dei suoi confini vi sono: il Monastero delle Monache del Santissimo Salvatore, sotto la regola di San Benedetto, con 46 monache, oltre alle novizie, educande e serve, fondato circa 900 anni fa; il Convento di San Tommaso d'Aquino, dove risiedono sempre 19 Padri con il Noviziato, e si insegnano Filosofia e Teologia Morale; il Convento di Santa Maria del Monte Carmelo, dove risiedono solitamente 10 Frati, parte sacerdoti e parte laici; il luogo dei Cappuccini con la residenza di circa 18 Frati. All'interno dei suoi confini vi sono le Chiese di: San Giovanni, San Benedetto, San Nicola, Santa Maria Occorrevole, San Rocco, San Sebastiano, l'Annunziatella con ospedale per pellegrini e poveri, Sant'Antonio da Padova, San Marcello, San Sebastiano Minore, Santa Maria di Costantinopoli, San Paolo e Santa Lucia. In queste Chiese vi sono i seguenti Benefici: Beneficio di diritto di patronato dell'Annunziatella, Beneficio di diritto di patronato di San Paolo, Beneficio di diritto di patronato di San Sebastiano, Beneficio di diritto di patronato dell'Altare della Santa Croce nella Chiesa delle Monache sopra il Mercato, Beneficio di diritto di patronato della famiglia de Benedictis, Beneficio di diritto di patronato di San Casimiro, Beneficio semplice nella Chiesa di Santa Lucia, Beneficio semplice nella Chiesa di San Sebastiano Minore, Beneficio semplice nella Chiesa di San Marcello. La Collegiata di Santa Croce di Castello è governata da sei Canonici (due dei quali esercitano la cura delle anime); inoltre, ha sei sacerdoti, un diacono, un suddiacono e tredici chierici iscritti, e conta 870 anime. All'interno della stessa ci sono tre Confraternite: del Santissimo Corpo di Cristo, del Santissimo Rosario e di Santa Maria Occorrevole. All'interno dei suoi confini ci sono: la Chiesa di Santo Spirito, con beneficio semplice, la Chiesa di San Sebastiano, con beneficio semplice, la Chiesa di Sant'Antonio, con beneficio di diritto di patronato della Chiesa della Congregazione delle Anime del Purgatorio e di tutte le Grazie; inoltre, vi è il Seminario, ora distrutto dalla peste, ma recentemente ricostituito dal Vescovo, nel quale c'è un Maestro che insegna e educa gratuitamente 12 discepoli a spese dello stesso Seminario. La Collegiata dell'Annunziata è similmente governata da sei Canonici, come sopra, conta circa 1250 anime, undici sacerdoti iscritti e ventotto chierici, con le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e dell'Annunziata. All'interno dei suoi confini vi sono: il Monastero delle Monache, sotto la regola di San Benedetto, con 13 monache, oltre alle novizie, educande e serve; il Monastero dei Celestini, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, dove risiedono sei Padri. Vi sono inoltre: Beneficio semplice dell'Annunziatella, cappella di diritto di patronato di Sant'Antonio da Padova, e la Chiesa di diritto di patronato di Gesù e Maria. La Confraternita dell'Annunziata mantiene a sue spese un ospedale per i malati. Il Casale di San Potito ha una Chiesa Parrocchiale, che conta circa 422 anime, un Parroco, sei chierici e quattro sacerdoti, uno dei quali è anche cappellano della Chiesa sotto l'invocazione dell'Ascensione, costruita dall'Università, che ha il beneficio semplice di San Cassiano. Nella Chiesa Parrocchiale vi sono le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario. Il Casale di San Gregorio ha una Chiesa Parrocchiale che conta circa 290 anime, un sacerdote - che è il Parroco - e un suddiacono. La Terra di Prata, nella quale vi sono la Chiesa Madre di Santa Maria delle Grazie e l'Abbazia di San Pancrazio, conta 460 anime, sette sacerdoti e sei chierici iscritti, con la Confraternita di Santa Maria delle Grazie o della Misericordia; all'interno dei suoi confini, non distante dall'abitato, vi è l'antico Monastero di San Francesco dei Minori Osservanti, in cui abitano continuamente otto frati. Vi sono inoltre: la Chiesa di Sant'Agostino, un tempo monastero dell'Ordine degli Eremiti di Sant'Agostino, ora governata dai sacerdoti di detta Terra; la Chiesa di San Sebastiano, di diritto di patronato; la Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, di diritto di patronato; la Chiesa dell'Annunziata, di diritto di patronato; la Chiesa della Santa Croce, di diritto di patronato e la Confraternita di San Nicola. Pratella ha una Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di San Nicola, che conta 166 anime, un Parroco, due sacerdoti, due chierici, nonché le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario, e un ospedale per i pellegrini. Valle di Prata ha una Chiesa Arcipresbiteriale e conta 510 anime, cinque sacerdoti, tre chierici e un suddiacono, con le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario; inoltre, vi è la Chiesa dell'Annunziata, con la Confraternita dello stesso titolo, il Beneficio di diritto di patronato di San Vito, il Beneficio di San Nicola, di diritto di patronato, e i benefici semplici di Sant'Antonio e di Santa Caterina. La Terra di Sant'Angelo ha tre Parrocchie: quella di Santa Maria della Valle, di San Bartolomeo e di San Nicola; la prima è governata da un Arciprete, le altre da parroci. La Chiesa di Santa Maria della Valle conta 660 anime, sei chierici e tredici sacerdoti, dei quali cinque sono anziani, uno concubino e due paralitici, inabili a servire la Chiesa; solo uno dei chierici, di nome Michelangelo Girardi, è abile a servire, per cui la Parrocchia subisce gravi danni nel servizio divino; in tutte le funzioni sacre e processioni i laici portano la croce, il turibolo, l'aspersorio e svolgono i compiti dei chierici. Inoltre, vi è il Marchese di Pietravairano, Francesco Grimaldi, che non permette in alcun modo ad altri di prendere l'abito clericale; perciò, il Vescovo umilmente supplica la Santità Vostra per un opportuno rimedio. [A Sant’Angelo] Vi sono inoltre: la Chiesa dell'Annunziata, associata alla Parrocchia, e la Chiesa di Santa Maria Porta del Paradiso, che è di diritto di patronato della famiglia Girardi; le Confraternite del Santissimo Sacramento e del Monte dei Morti, con due benefici di diritto di patronato. Raviscanina, parte della Terra di Sant'Angelo, ha la Parrocchia della Santa Croce, con 370 anime, otto sacerdoti e un chierico, che è inabile a servire la Chiesa perché ha 39 anni; quindi, la Parrocchia soffre molto nel servizio divino per le cause sopra descritte con il Marchese di Pietravairano, utile signore della suddetta parte, che impedisce ai capifamiglia, minacciandoli e imprigionandoli, di far prendere ai loro figli l'abito clericale; perciò, si supplica la Santità Vostra per un opportuno rimedio. Vi sono inoltre: la Chiesa dell'Annunziata di diritto di patronato, con le Confraternite del Santissimo Rosario, della Pietà e del Monte dei Morti; il Beneficio di diritto di patronato di Sant'Antonio di Vienne; il Beneficio di Santa Maria di Costantinopoli, di diritto di patronato; il Beneficio di San Giacomo, di diritto di patronato, con la Confraternita del Santissimo Sacramento; il Beneficio di Santa Maria del Monte Carmelo, di diritto di patronato della famiglia de Antonello. Ailano ha una Chiesa Arcipresbiteriale sotto il titolo di San Giovanni Evangelista con 900 anime, otto sacerdoti e due chierici iscritti, e le Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario; vi sono inoltre: il Beneficio di diritto di patronato di Santa Maria di Loreto, il Beneficio di diritto di patronato sotto il titolo della Purificazione, il Beneficio di Santa Maria de Altopede di diritto di patronato, il Beneficio di Sant'Antonio da Padova. Letino conta 820 anime e ha una Chiesa Arcipresbiteriale, sotto il titolo di San Giovanni Battista, governata da un Arciprete; in quanto chiesa ricettizia vi sono iscritti anche 18 sacerdoti e sei chierici. [In detta Chiesa] Vi esistono le Confraternite del Santissimo Rosario e del Santissimo Sacramento. Letino ha anche le Chiese di: Santa Maria del Castello, Santa Margherita, Santa Maria dello Perrone, San Biagio, Sant'Antonio, San Giacomo; inoltre, vi è un ospedale per i poveri e i pellegrini. Infine, nella suddetta Diocesi vi è il Casale di Calvisi, con circa 130 anime, in cui vi è una Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo, nella quale si trova la Confraternita del Santissimo Sacramento. Il nono giorno di questo mese di aprile 1673, Domenica in Albis, è stato celebrato il sinodo diocesano all'interno della Chiesa Cattedrale, convocato tramite editti e riunito tutto il clero, con un'orazione tenuta dal Reverendo Fratello Elia Mainolfi, carmelitano, e tutte le altre cerimonie e solennità richieste. Nello stesso mese è stata effettuata in tutta la Diocesi la Santa Visita, durante la quale sono state prese molte misure, in particolare riguardo all'economia delle Chiese e delle Cappelle e a tutto ciò che è apparso necessario per la salvezza delle anime e l'incremento della fede. Non avendo altro da riferire, bacio umilmente i piedi della Santità Vostra in segno di eterna obbedienza e perpetua reverenza, e prego ardentemente Dio che conservi a lungo incolume la Santità Vostra.
Piedimonte, il 12 maggio 1673
Umilissimo servo, Domenico Caracciolo, Vescovo di Alife

2) Monsignor Giuseppe de Lazara, 8 relazioni (1677- 1681- 1683- 1689- 1690- 1693- 1696- 1700)

Nel 1689 monsignor de Lazara covava l’idea, che si sarebbe concretizzata di lì a poco, di erigere un nuovo seminario diocesano, a Piedimonte nel quartiere di Vallata, devolvendo allo scopo i redditi dei dismessi conventi di San Francesco (in Alife) e di Sant’Antonio (in Ailano). Il seminario fu ultimato nel 1692, e l’anno dopo c’erano già dodici alunni, istruiti nelle umane lettere e nelle discipline ecclesiastiche. Nel 1696 la cattedrale, in Alife, era quasi completamente ricostruita, ma fu ultimata solo nel 1700. Gli alunni del seminario, nel 1700, salirono a quattordici, sei dei quali erano esenti da rette.

1677

La Chiesa Cattedrale di Alife si trova in Terra di Lavoro, nel Regno di Napoli, in una pianura circondata da colline, vicino al fiume Volturno, soggetta alla Metropoli di Benevento; la stessa Chiesa è governata e amministrata da dieci Canonici e due dignitari, l'Archidiacono e il Primicerio; i redditi di ciascun canonicato non superano i venticinque ducati della moneta del Regno; in questa Chiesa non si recita mai l'ufficio divino né la Messa conventuale quotidiana, ma solo la Messa cantata nei giorni festivi di precetto e raramente la sera. L'intera Diocesi comprende sette terre e quattro casali; la stessa città di Alife non supera gli ottanta fuochi. La prima Terra è Piedimonte, dove, per la salubrità dell'aria, il Vescovo ha un proprio palazzo, dove risiedeva in passato, ma ora detto palazzo è in gran parte distrutto; quindi, al momento, risiede a Vallata, che dista due miglia dalla città di Alife. In detta Terra ci sono tre Collegiate, la prima delle quali è sotto il titolo di Santa Maria Maggiore ed è governata da dodici Canonici con dignità arcipresbiterale; in essa si recitano l'ufficio divino e la Messa conventuale; la Cura delle Anime è affidata al Capitolo, che ogni anno nomina due Canonici per detta Cura, che, presentati al Vescovo, esercitano la cura delle anime. Nella stessa Terra ci sono quattro monasteri maschili, cioè di San Domenico, del Monte Carmelo, dei Cappuccini, di San Pietro di Alcantara; il quinto, femminile, sotto la regola di San Benedetto, è soggetto all'Ordinario. Il Casale di San Potito, della stessa Terra [di Piedimonte], ha un proprio Parroco, che esercita la cura delle anime. Castello, della stessa Terra [di Piedimonte], ha la seconda Collegiata, sotto il titolo della Santa Croce, con sei Canonici, in cui si recitano l'ufficio divino e la Messa conventuale solo una volta alla settimana, secondo la disposizione pia di un certo Giacomo de Abbraccia e il decreto della Sacra Congregazione del Concilio, con la clausola che, se aumentano i frutti provenienti da detta eredità, aumentano anche gli oneri dei Canonici. Sotto la stessa Collegiata si trovano la Chiesa ricettizia sotto il titolo di Sant'Antonio da Padova e anche il Seminario; a causa del nefando contagio passato, i redditi dello stesso Seminario sono molto diminuiti, per cui non si trova in stato di piena fondazione; si cercherà di farvi risiedere almeno un Maestro di grammatica; la cura delle anime della stessa Collegiata e nel Casale di San Gregorio è esercitata dai propri Parroci. Vallata, della stessa Terra [di Piedimonte], ha la terza Collegiata, sotto il titolo dell'Annunziata, che è similmente governata da sei Canonici; la cura delle anime della stessa Collegiata è esercitata come nella prima; la stessa Collegiata ha sotto di sé due Monasteri, uno dell'ordine dei Celestini e l'altro delle Monache dell'ordine di San Benedetto, sotto la cura e l'obbedienza dell'Ordinario. Prata è la seconda Terra, che ha una Chiesa sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, governata da un Arciprete, che esercita la cura delle anime; la stessa Chiesa è anche ricettizia insieme all'Abbazia di San Pancrazio; e nella stessa Terra si trova il Monastero maschile di San Francesco dell'Osservanza. La terza Terra è Valle di Prata, che ha una Chiesa ricettizia sotto il titolo di San Sebastiano; nella stessa Chiesa la cura delle anime è esercitata dall'Arciprete. Pratella è la quarta Terra, totalmente distrutta, che non supera i venti fuochi; la cura delle anime della Chiesa, sotto il titolo di San Nicola, di diritto di patronato dell'Università della stessa Terra, è esercitata dall'Arciprete. Il Castello di Sant'Angelo è la quinta Terra, insieme al casale di Raviscanina; possiede una Chiesa Arcipresbiteriale, sotto il titolo di Santa Maria della Valle, nella quale sono conservati il fonte battesimale, il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia e i Sacramentali; ha altre due Parrocchie che mancano del fonte battesimale, del Sacramento dell'Eucaristia e dei Sacramentali; la Parrocchia, sotto il titolo della Santa Croce, di Raviscanina della stessa Terra, è governata da un Parroco che esercita tutti i Sacramenti pertinenti ai Parroci. Ailano è la sesta Terra, dove la cura delle anime è esercitata dall’Arciprete, e ha altri sacerdoti e chierici al servizio della Parrocchia. L'ultima Terra è Letino, abbastanza popolata, che ha una Chiesa Arcipresbiteriale ricettizia, e contiene molti sacerdoti e chierici ad essa ascritti. Infine, il casale di Calvisi ha una Chiesa governata da un proprio Parroco, che esercita la cura delle anime con gli altri Sacramenti pertinenti a detta cura; vi è un solo chierico. Ho visitato tutta la Diocesi per quest'anno, ho ordinato di educare i ragazzi nella Dottrina Cristiana, ho fatto osservare rigorosamente i Concili, in particolare il Tridentino, le Bolle e le Costituzioni dei Sommi Pontefici, ho ordinato di santificare i giorni festivi, di celebrare i matrimoni in modo regolare e di osservare altre pratiche per vivere bene e santamente. Ho celebrato anche il sinodo ad Alife, in cui ho stabilito decreti che sembravano necessari per riformare l'intera Diocesi e mantenerla nei costumi cristiani. Ho ordinato ai Canonici della Cattedrale di Alife di recitare ogni giorno l'ufficio divino e celebrare la Messa conventuale durante tutto il futuro tempo dell'Avvento, perché in detta Chiesa non si recitava mai l'ufficio divino né si celebrava la Messa conventuale, ma solo la Messa cantata nei giorni festivi di precetto e raramente la sera. Molti anni prima del nefando contagio fu eretto un Seminario nel detto Castello con Bolle Apostoliche e la condizione che non fosse mai rimosso dal detto Castello; e fino al detto anno del contagio vi rimase, con due Maestri, uno Lettore di Grammatica e l'altro di Musica, con sei alunni da educare e istruire, insieme ai detti Precettori da mantenere a spese del detto Seminario; attualmente, a causa della scarsità dei redditi, a malapena può sostenersi un Maestro di Grammatica a spese del detto Seminario per istruire i ragazzi. Il nostro predecessore citò in giudizio Giovanni Battista Cittadino e Giuseppe Cittadino, suo fratello, presunti eredi del fondatore del detto Seminario, per rendere conto dei detti redditi; i fratelli Cittadino, non facendo nulla e ritardando nel convertire a propri usi detti redditi, con vari sotterfugi, per evitare detta rendicontazione, appellarono al Metropolita di Benevento e alla Camera Apostolica, ma fu emesso un decreto a beneficio del nostro predecessore. Ora solo Giuseppe pretende che spetti a lui l'elezione del Rettore e del Precettore del detto Seminario, benché né lo strumento del fondatore né il decreto della Camera Apostolica gli conferiscano tale autorità; ma finora detto Giuseppe non ha cessato di esigere i redditi del Seminario e trattenere altri beni dello stesso con grave danno per la sua anima e per il detto Seminario, fondato unicamente per l'istruzione dei ragazzi; questo caso è rimesso alla prudenza delle Vostre Eminenze. Gli introiti della Mensa Vescovile di Alife in denaro non superano i trecentotrentacinque ducati (moneta del Regno), ai quali si aggiungono 330 tomoli di grano come decime, per un valore di centosessantacinque ducati, per un totale di cinquecento ducati; dai quali si deducono centotrenta ducati (moneta del Regno) per debito, riducendosi così la somma complessiva a trecentosettanta ducati. Questo è lo Stato della Chiesa di Alife che io, Giuseppe de Lazara, indegno Vescovo, riferisco alle Vostre Eminenze. Quando verrò a Roma per visitare le Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e baciare i piedi del nostro Papa Innocenzo XI, chiederò alle Vostre Eminenze di leggere benevolmente la mia relazione e rispondere con consigli opportuni per il buon governo della mia Chiesa.
Piedimonte, 20 febbraio 1677
Umilissimo servo, Giuseppe de Lazara, Vescovo di Alife

1681

La città di Alife è situata nella Terra di Lavoro del Regno di Napoli, in una pianura circondata da colline, vicino al fiume Volturno; questa città non supera gli ottanta fuochi. La cattedrale, situata nella stessa città, è soggetta alla metropoli beneventana. Vicino alla piazza della cattedrale si trova il palazzo episcopale, rovinato ad eccezione della sala superiore; l'attuale vescovo intende ripararlo e renderlo abitabile a suo piacimento. La cattedrale è gestita e governata da dieci canonici e due dignità, l'arcidiacono e il primicerio; i redditi di ciascun canonicato non superano i venticinque ducati della moneta del Regno di Napoli; in questa cattedrale non vengono in alcun modo recitati l'ufficio divino né la messa conventuale quotidiana, ma solo la messa cantata nei giorni festivi di precetto. L'intera diocesi possiede sotto di sé sette terre e quattro casali. La prima terra è Piedimonte, dove, per la gradevolezza dell'aria, il vescovo ha un proprio palazzo che, quasi distrutto, ho restaurato; ora è abitato in tutte le sue parti dallo stesso. Piedimonte dista dalla città di Alife due miglia. In questa terra ci sono tre collegiate, la prima sotto il titolo di Santa Maria Maggiore, che è gestita da dodici canonici con la dignità di arciprete; in questa collegiata sono recitati quotidianamente l'ufficio divino e la messa conventuale. La cura delle anime è affidata al capitolo, che ogni anno nomina due canonici che, presentati e approvati dal vescovo, esercitano la cura delle anime. In questa terra ci sono quattro monasteri di uomini, ossia San Domenico dell'ordine dei predicatori, carmelitani, cappuccini, San Pietro d'Alcantara; e un quinto di monache sotto la regola di San Benedetto, soggetto all'ordinario. Il casale di San Potito della stessa terra è sotto la cura delle anime esercitata da un proprio parroco. Il Castello della stessa terra ha una seconda collegiata sotto il titolo della Santa Croce, con sei canonici, nella quale sono recitati l'ufficio divino e la messa conventuale due giorni alla settimana; al massimo, in base ai redditi percepiti dalla pia disposizione del defunto Giacomo de Abbraccia e secondo il decreto della Sacra Congregazione del Concilio, se i frutti aumentano, aumentano anche gli oneri; sotto la stessa collegiata si trova anche una chiesa ricettizia, con il titolo di Sant'Antonio da Padova. C'era anche un seminario i cui redditi, durante la peste, sono stati completamente persi; è necessario che venga eretto altrove, come sarà detto più avanti. La cura delle anime è esercitata dai canonici come sopra descritto, come a Piedimonte. C'è anche il casale di San Gregorio, con la cura delle anime affidata al proprio parroco. Vallata della stessa terra ha una terza collegiata sotto il titolo della Santissima Annunziata, contenente anch'essa sei canonici che esercitano la cura delle anime. Ci sono in essa due monasteri, uno dell'ordine dei celestini, l'altro delle monache dell'ordine di San Benedetto, sotto la cura e l'obbedienza dell'ordinario. Prata è la seconda terra, che ha una chiesa sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, gestita da un arciprete che esercita la cura delle anime; è una chiesa ricettizia, insieme all'abbazia di San Pancrazio, e in questa terra c'è un monastero dei frati minori dell'osservanza. La terza terra è la Valle di Prata, che ha una chiesa ricettizia, sotto il titolo dei Santi Rocco e Sebastiano, e la cura delle anime è esercitata dal proprio arciprete. La quarta terra è Pratella, completamente rovinata, che non supera i dieci fuochi; la cura delle anime nella chiesa sotto il titolo di San Nicola, di diritto di patronato dell'università della detta terra, è esercitata dall'arciprete. Il castello di Sant'Angelo è la quinta terra, insieme con il casale di Raviscanina, che ha una chiesa arcipresbiteriale sotto il titolo di Santa Maria della Valle, in cui c'è un fonte battesimale; qui si conservano il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia e i sacramentali; ha anche un'altra parrocchia sotto il titolo di San Bartolomeo, che manca di fonte battesimale, del Santissimo Sacramento dell'Eucaristia e dei sacramentali. La terza parrocchia, sotto il titolo della Santa Croce, di Raviscanina della stessa terra, è amministrata da un proprio parroco, che esercita tutti i sacramenti pertinenti ai parroci. La sesta terra è Ailano, dove la cura delle anime è esercitata dall'arciprete di quella chiesa sotto il titolo di San Giovanni Evangelista, che ha altri sacerdoti e chierici serventi. Letino è l'ultima terra e piuttosto popolata, che ha una chiesa sotto il titolo di San Giovanni Battista, ricettizia, dove la cura delle anime è esercitata dall'arciprete, il quale ha numerosi sacerdoti e chierici assegnati. E per completare, [la diocesi] ha un quarto casale, Calvisi, in cui c'è una chiesa sotto il titolo di Santa Maria del Monte Carmelo, che è gestita da un proprio parroco, il quale amministra i sacramenti alle anime che vi abitano. Ho visitato la diocesi ogni anno, ho ordinato che i bambini e gli incolti fossero istruiti nella dottrina cristiana, ho ordinato di osservare scrupolosamente i sacri consigli e soprattutto il Concilio di Trento, le bolle e le costituzioni dei sommi pontefici, di santificare i giorni festivi, di celebrare correttamente i matrimoni e di osservare altre cose per vivere bene. Ho celebrato un sinodo presso Alife in cui ho stabilito decreti e sanzioni che sembravano necessari per riformare l'intera diocesi e conservarla nei costumi cristiani. Dal 1651 in questa diocesi fu eretto un seminario dal defunto signor Gabriele di Giovanni Antonio, sacerdote e abitante nativo del Castello di Piedimonte, che donò beni propri, abitazione, suppellettili e altre necessità per la comodità e l'abitazione degli alunni (e, tra le altre cose, mille ducati della moneta del Regno di Napoli) da applicare a fondi fruttiferi per il sostentamento dei detti alunni, che furono completamente applicati, con le seguenti condizioni: che in nessun tempo né il seminario né i beni e i redditi annuali assegnati possano essere rimossi, né in tutto né in parte, dal detto Castello. Dal vescovo che allora occupava la sede di Alife, per sostenere maggiormente detto seminario, furono annessi i redditi di due conventi soppressi da Papa Innocenzo X, uno di San Francesco, che stava nella città di Alife, l'altro di Sant'Antonio, situato nella terra di Ailano. Il seminario fu molto attivo solo per cinque anni, fino al 1656; da quel momento, a causa della peste più feroce, la falce della morte non solo colpì gli abitanti del detto Castello ma distrusse anche i luoghi vicini. Pertanto, non mi rimane altra scelta se non collocare il seminario nel detto convento di San Francesco della città di Alife, soprattutto poiché l'università della detta città offre circa cento scudi annui per il sostentamento dello stesso seminario, che sarà un onore per la cattedrale e per il vescovo, che a tal fine restaura il suo palazzo affinché possa abitarvi e avere sotto i suoi occhi gli alunni e curare il loro progresso tanto nelle lettere quanto nelle cerimonie ecclesiastiche. Questo è lo stato della Chiesa di Alife, che io, Giuseppe de Lazara, indegno vescovo, riferisco ai Vostri Signori Eminentissimi e chiedo loro di leggere benevolmente e rispondere con le opportune istruzioni per ben governare la mia Chiesa.
Alife, il primo giorno di giugno 1681
Umilissimo servo Giuseppe de Lazara, vescovo di Alife

1683

La Chiesa di Alife si trova nella Terra di Lavoro del Regno di Napoli, in una pianura circondata da colline vicino al fiume Volturno, soggetta alla metropoli di Benevento. La cattedrale è gestita e governata da dieci canonici e due dignità, l'arcidiaconato e il primiceriato; i redditi di ciascun canonicato non superano i venticinque ducati della moneta del Regno di Napoli. Nella cattedrale non venivano recitate le ore canoniche né la messa quotidiana, ma solo la messa cantata nei giorni festivi di precetto e raramente i vespri. Ora, però, a seguito delle esortazioni e dei decreti, i canonici recitano quotidianamente in coro le ore canoniche e la messa conventuale. L'intera diocesi comprende sotto di sé sette terre e quattro casali; la detta città di Alife non supera i cento fuochi. La prima terra è Piedimonte, dove, per la gradevolezza dell'aria, il vescovo ha un proprio palazzo, che una volta era quasi distrutto e inabitabile. Ora, l'attuale vescovo, a proprie spese, lo ha reso confortevole, affinché possa essere abitato dai futuri vescovi come lo è ora; e ciò non senza considerevoli spese, vista la scarsezza della mensa episcopale, e con una spesa superiore ai seicento ducati, oltre a una somma considerevole, per riportare alla coltivazione molti territori della mensa che erano incolti e spinosi, con non mediocre beneficio della stessa mensa. Piedimonte dista dalla detta città di Alife due miglia, e in questa terra ci sono tre collegiate, la prima è sotto il titolo di Santa Maria Maggiore, che è amministrata da dodici canonici con la dignità di arciprete; lì sono recitati quotidianamente l'ufficio divino e la messa conventuale; i redditi sono proporzionati al compito da svolgere, grazie a pii legati dei testatori; la cura delle anime è affidata al capitolo, che ogni anno nomina due canonici per la detta cura, e approvati dal vescovo, esercitano la cura delle anime. In questa terra ci sono quattro monasteri di uomini, cioè di San Tommaso d'Aquino dell'Ordine dei Predicatori, del Monte Carmelo, dei Cappuccini e dei Frati minori scalzi di San Pietro d'Alcantara. C'è anche un quinto monastero di monache, sotto la regola di San Benedetto, soggetto all'ordinario. Sotto la detta terra c'è il casale di San Potito, dove la cura delle anime è esercitata da un proprio parroco. Il Castello della stessa terra ha una seconda collegiata sotto il titolo della Santa Croce, con sei canonici, in cui sono recitati l'ufficio divino e la messa conventuale due volte alla settimana, in base ai redditi provenienti dalla pia disposizione del defunto Giacomo de Abbraccia, e secondo il decreto della Sacra Congregazione del Concilio, con la clausola che, se i frutti aumentano, aumentano proporzionalmente anche gli oneri. Ora, però, poiché li ho obbligati con le costituzioni sinodali, recitano anche l'ufficio divino e la messa quotidiana, durante tutto il corso dell'Avvento, della Quaresima, nelle feste di precetto, nelle festività della Beata Vergine Maria e dei Dottori della Chiesa; poiché realmente i redditi sono molto esigui, non è necessario recitare quotidianamente le ore canoniche e la messa conventuale. La cura delle anime del detto Castello è affidata al capitolo, nello stesso modo e nella stessa forma della collegiata di Santa Maria Maggiore di Piedimonte, così come anche della collegiata della Vallata. Sotto la stessa collegiata si trova la chiesa ricettizia sotto il titolo di Sant'Antonio da Padova, che è gestita da alcuni sacerdoti. La Vallata della stessa terra ha una terza collegiata, che è ugualmente governata da sei canonici, sotto il titolo della Santissima Annunciazione. Lì sono recitati l'ufficio divino, come nella collegiata della Santa Croce del Castello, cioè nel tempo di Avvento, di Quaresima, nelle feste di precetto, nelle festività della Beata Vergine Maria e dei Dottori della Chiesa; anche la cura delle anime della stessa Vallata è affidata al capitolo, che ogni anno nomina due canonici come nelle altre due collegiate di cui sopra; la Vallata ha sotto di sé il monastero dei Celestini, in cui c'era un numero sufficiente di religiosi, assieme con l'abate; tre anni fa solo tre risiedevano con la licenza della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari; a questo scopo si sta costruendo un monastero vicino alla chiesa, poiché ora la loro abitazione è di fronte alla chiesa, non senza indecenza, e i lavori non sono ancora iniziati. C'è anche un monastero di monache sotto la regola di San Benedetto, sotto la cura e l'obbedienza dell'ordinario. Prata è la seconda terra, che ha una chiesa sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, che è gestita da un arciprete, il quale esercita la cura delle anime. Nella stessa terra c'è anche una chiesa ricettizia e abbaziale sotto il titolo di San Pancrazio; lì c'è anche un monastero maschile dell'Ordine dei Frati Minori Osservanti. La terza terra è la Valle di Prata, che ha una chiesa ricettizia sotto il titolo di San Sebastiano; lì la cura delle anime è esercitata dall'arciprete. Pratella è la quarta terra, completamente rovinata, che non supera gli otto focolari; lì la cura delle anime, nella chiesa sotto il titolo di San Nicola, di diritto patronato dell'università della detta terra, è esercitata dall'arciprete. La terra di Sant'Angelo, con il casale di Raviscanina, possiede una chiesa arcipresbiteriale sotto il titolo di Santa Maria della Valle, in cui sono conservati il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia, il fonte battesimale e i sacramentali. Ha un'altra parrocchia, sotto il titolo di San Bartolomeo, che manca del fonte battesimale e dei sacramentali ed è gestita da un proprio parroco. Il casale di Raviscanina ha una chiesa, sotto il titolo della Santa Croce, che è gestita da un proprio parroco, il quale esercita tutti i sacramenti pertinenti ai parroci, e ha altri sacerdoti e chierici, serventi presso la detta parrocchia. Ailano è la sesta terra, dove la cura delle anime è esercitata dall'arciprete; la detta terra ha inoltre altri sacerdoti e chierici. Letino è l'ultima terra, piuttosto popolata, che ha una chiesa arcipresbiteriale ricettizia, e diversi sacerdoti e chierici assegnati, molto studiosi, che assistono con grande decoro la detta chiesa. Infine, c'è il quarto casale, Calvisi, che è gestito da un proprio parroco, il quale esercita la cura delle anime, con gli altri sacramenti pertinenti a detta cura, e un solo chierico.
Piedimonte, 26 giugno 1683
Umilissimo servo Giuseppe de Lazara, vescovo di Alife

1689

La Chiesa Cattedrale di Alife si trova nella provincia della Terra di Lavoro, nel Regno di Napoli, in una pianura circondata da colline, con un'aria pessima, poco distante dal terribile Monte Matese, vicino al fiume Volturno, soggetta al Metropolita di Benevento. La cattedrale è governata da dieci Canonici e due dignità, cioè l'Archidiaconato e il Primicerato. I redditi di ciascun Canonicato non superano il valore di venticinque ducati della moneta di questo Regno; la dignità del Primicerio non ha alcun reddito, come anche l'Archidiaconato, tranne un beneficio minimo annesso alla dignità per disposione del Vescovo. In questa cattedrale non venivano recitate le Ore canoniche né la Messa conventuale, eccetto che nei giorni di festa, con la messa e raramente i vespri; ora però, con la provvidenza divina e le mie frequenti esortazioni e precetti, i Canonici eseguono devotamente. Nella stessa Chiesa, da tempi antichissimi, secondo una tradizione ricevuta, è venerata una parte del corpo di San Sisto primo, Sommo Pontefice, onorevolmente conservata in una cappella sotterranea decorosa. La città di Alife era quasi distrutta, con il Palazzo Episcopale in parte inabitabile. Di recente, nel mese di giugno dell'anno passato, questa Provincia è stata colpita da un terribile terremoto. Nessun luogo, eccetto Benevento e Cerreto, ha subito danni più gravi; anche questa Città di Alife ha subito terribili danni. La cattedrale di Alife, di antichissima e grandissima struttura, è completamente crollata e, insieme al resto del Palazzo Episcopale, è stata livellata al suolo; non è rimasta pietra su pietra, solo la sacra cappella di San Sisto è rimasta intatta. Oltre trenta case dei cittadini, la maggior parte della Città, sono completamente distrutte; molti hanno perso la vita a causa del crollo; poiché solo tre Canonici sono cittadini di questa città desolata, gli altri con le dignità sono della Terra di Piedimonte, che dista più di due miglia; l'accesso non è sempre sicuro a causa delle calamità del tempo, della distanza del luogo e della pessima qualità dell'aria, e quindi il servizio non è correttamente eseguito e i candidati ai Canonicati accedono con molta difficoltà, anche a causa della scarsità dei redditi; per questo motivo anche il Vescovo risiede nella Terra di Piedimonte. Al posto della cattedrale completamente distrutta, abbiamo prescritto di svolgere tutti i servizi divini nell'antichissima Chiesa sotto il titolo di Santa Maria della Nova, restaurata per quanto possibile dopo il terremoto; fino a quando, con l'aiuto divino e i rimedi opportuni della Santa Sede, tenendo conto della scarsità della Mensa Episcopale, la cattedrale sarà restaurata; e in quella Chiesa di Santa Maria della Nova, al presente, vengono amministrati i Sacramenti e svolti i servizi divini, sebbene non senza grande disagio e una certa mancanza di rispetto a causa della ristrettezza del luogo e della cattiva qualità dell'aria; infatti, la stessa Chiesa è situata nella parte peggiore della Città. La Chiesa di Santa Maria della Nova, insieme a un'altra sotto il titolo di Santa Caterina, si dice essere di giuspatronato dell'Università di Alife, ma non vi è alcun documento al riguardo, né è stato possibile ottenerne alcuno; i redditi di queste chiese, che superano la somma di centosettantaquattro ducati della moneta del Regno, sono spesi dagli Ufficiali dell'Università anche per usi comuni, anzi forse privati. La cura delle anime nella detta Città, per decreto della Sacra Congregazione dei Riti, è stata affidata da noi al Canonico Tommaso Gaudio a causa della scarsità di sacerdoti nella detta Città. La città sopracitata non supera gli ottanta fuochi; tutta la Diocesi comprende sotto di sé sette Terre e quattro Casali. La prima Terra è Piedimonte, dove per la serenità e per la salubrità dell'aria il Vescovo ha un proprio Palazzo, quasi interamente rifatto e ampliato a proprie spese dall'ultimo Vescovo, che vi risiede attualmente. Piedimonte dista dalla Città di Alife più di due miglia, e comprende in sé, in un unico corpo amministrativo, il Castello e la Vallata, contigua a essa; è divisa in tre Parrocchie Collegiate, e la cura delle anime in ciascuna di esse è esercitata da due Canonici, che vengono rinnovati ogni anno nella festa di San Silvestro papa; eletti e presentati nuovamente al Vescovo, assumono la cura delle anime. La prima collegiata è insignita del titolo di Santa Maria Maggiore, governata da dodici Canonici, che hanno la dignità di Arciprete. Ogni giorno in questa Chiesa viene recitato l'Ufficio Divino e cantata la Messa Conventuale; i Canonici hanno i frutti provenienti dalle pie disposizioni e dai legati dei fedeli. In questa Terra ci sono cinque Monasteri, quattro maschili, cioè dei Riformati di San Domenico, dei Carmelitani, dei Cappuccini e degli Scalzi di San Pietro d'Alcantara; e un altro delle Monache del Santissimo Salvatore sotto la regola di San Benedetto, soggetto all'Ordinario. Nella stessa Terra c'è il casale di San Potito, dove la cura delle anime è esercitata da un proprio Parroco. Vi è anche il Castello di Piedimonte, che ha un'altra Collegiata sotto il titolo della Santa Croce, governata da sei Canonici e la cura delle anime è esercitata da due di essi, come nella prima Collegiata. In essa, durante tutto il tempo della Quaresima, dell'Avvento, nelle feste di precetto, della Beata Maria e dei Dottori della Chiesa, vengono recitate in coro le Ore Canoniche; inoltre, la messa conventuale è cantata in queste festività e nelle domeniche, tenendo conto della scarsità dei redditi. Sotto questa Parrocchia c'è una Chiesa ricettizia sotto il titolo di Sant'Antonio di Padova, governata da sacerdoti non Canonici. La terza Collegiata è nella Vallata di Piedimonte, sotto l'invocazione della Santissima Annunciazione, governata da sei Canonici. La cura delle anime, come sopra, è esercitata da due Canonici, che vengono rinnovati ogni anno; l'Ufficio divino è recitato come nella detta Collegiata della Santa Croce del Castello. Nella Vallata ci sono inoltre il Monastero dei monaci di San Pietro Celestino e un altro delle Monache sotto il titolo e la regola di San Benedetto, soggetto all'Ordinario. La seconda Terra è Prata, che ha una Chiesa Arcipretale sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie. Si trova quasi dall'antichità, come si dice, un beneficio abbaziale unito alla detta Chiesa Arcipretale sotto il titolo di San Pancrazio, di diritto di patronato dei Baroni temporali della detta Terra; l'Abate di San Pancrazio pretende di avere alcune prerogative, cioè la precedenza nel sedere, l'intonare le messe, il cantare nelle solennità, il portare la torcia, il benedire e distribuire le ceneri, le candele, le palme, e altre funzioni parrocchiali. La preminenza dell'Abate è tollerata solo per il potere dei Baroni e da ciò sono sorte molte e continue liti ecclesiastiche con grande scandalo. Più volte abbiamo cercato di imporre il silenzio su questo, decretando tutto a favore dell'Arciprete, riservando solo per l'Abate la precedenza nel sedere e nell'intonare, non però nelle altre funzioni. A causa del potere dei Baroni, la questione rimane ancora irrisolta. Poiché da ciò deriva che nessuno si presenta per l'Arcipretura, consultiamo le Vostre Eminenze per un opportuno rimedio. Sotto la detta Terra si trova il contiguo Casale di Pagliara, dove c'è un'altra Chiesa recentemente costruita sotto il titolo di San Pancrazio, nella quale abbiamo ordinato di conservare per la comodità del Popolo il Sacramento dell'Eucaristia e i sacramentali per gli infermi. La cura delle anime è esercitata dallo stesso Economo e la Chiesa è servita dagli stessi Sacerdoti della prima Parrocchia. Un'altra terza Terra è Valle di Prata, che, come la Terra di Prata, ha una Chiesa ricettizia, di diritto di patronato dell'Università, sotto il titolo dei Santi Sebastiano e Rocco; la cura delle anime è esercitata dall'Arciprete. Una quarta Terra è Pratella, quasi completamente distrutta, che ha solo sei fuochi; ha una Chiesa Arcipretale senza alcun reddito, poiché mancano gli abitanti e peggiora di giorno in giorno. L'Arcipretura è vacante da molti anni, c'è un solo sacerdote per celebrare la messa per il Popolo; la cura delle anime è esercitata da un sostituto esterno, che non risiede nel luogo; non c'è un fonte battesimale, infatti il Battesimo per i nati è amministrato nella Terra di Prata; quindi, abbiamo più volte pensato di rimuovere da lì il Tabernacolo e l'Olio degli Infermi. Una quinta Terra è Sant'Angelo, che ha una Chiesa Arcipretale sotto il titolo di Santa Maria della Valle e un'altra Parrocchia, nella quale non c'è un fonte battesimale né i sacramentali. Sotto la stessa Terra di Sant'Angelo si trova il Casale di Raviscanina, dove c'è una Parrocchia sotto il titolo della Santa Croce, governata da un proprio Parroco. Una sesta Terra è Ailano, che ha una Chiesa ricettizia sotto il titolo di San Giovanni Battista, dove la cura delle anime è esercitata dall'Arciprete. L'ultima Terra è Letino, popolosa, di virtù notevoli, abbondante di sacerdoti e di chierici; ha una Chiesa ricettizia, governata dall'Arciprete. Infine, ci sono altri due Casali, uno di Calvisi e l'altro di San Gregorio, dove le Chiese sono governate dai propri Parroci. Ogni anno ho visitato la Diocesi e le Chiese sopra menzionate. Per quanto può la fragilità umana, non ho trascurato nulla riguardo al culto divino, la correzione dei minori, l'aumento della Religione, la conoscenza della dottrina cristiana, l'educazione dei giovani, l'osservanza delle feste, l'estirpazione dei vizi e il governo delle Chiese; ho curato costantemente le amministrazioni e ho recepito tutto ciò che era prescritto dalla Sacra Congregazione dei Canoni. Non celebriamo il Sinodo Diocesano da alcuni anni, a causa delle liti sulla precedenza tra i Canonici; tuttavia, speriamo di celebrarlo non appena arriveremo alla nostra Chiesa. Abbiamo esaminatori sinodali, Giudici e altri ministri, anche per le cause del Santo Uffizio; abbiamo sempre curato di osservare esattamente anche la tassa Innocenziana. Si dice che il Seminario dei fanciulli sia stato fondato nel Castello di Piedimonte nel 1651 per devozione del defunto sacerdote Gabriele di Giovanni Antonio, che donò anche mille ducati della moneta del Regno per l'educazione di sei Alunni, oltre alla necessaria suppellettile; per detto Seminario, dal Vescovo che allora governava la Chiesa di Alife, furono annessi i redditi di due Conventi soppressi, cioè di San Francesco nella Città di Alife, e di Sant'Antonio nella Terra di Ailano; sia per la fondazione del Seminario che per la dotazione e l'annessione dei redditi fu sempre ottenuto il consenso Apostolico. A Castello il Seminario durò con due Maestri, uno di Grammatica e l'altro di Musica, solo per cinque anni, poi fu chiuso a causa della peste del 1656; per altre calamità, senza speranza di recupero, furono perduti i mille ducati (consistenti in redditi annuali) assegnati dal detto sacerdote Gabriele di Giovanni Antonio. Nondimeno, la stessa suppellettile e le abitazioni sono crollate; perciò, non c'è modo di erigere nuovamente il Seminario, né nel detto Castello né nella Città di Alife, a causa delle rovine e della cattiva qualità dell'aria. Come ho pensato più volte, nella Terra di Piedimonte, nella contrada Vallata, considerata la fertilità del luogo, l'amenità dell'aria, la presenza del Vescovo, vicino alla Chiesa della Santissima Annunciazione, previo assenso della Santa Sede, i redditi dei Conventi soppressi di San Francesco (Alife) e di Sant'Antonio (Ailano) saranno applicati per erigere il Seminario. Gli Economi della Collegiata della Santissima Annunciazione, che è molto ricca, offrono per l'erezione del Seminario non solo una comoda abitazione per gli Alunni ma anche un considerevole sussidio annuale per il loro sostentamento. Non trovo, in questa Diocesi, altro modo per erigere il Seminario, come ordinato dal Sacrosanto Concilio di Trento e necessario per istruire i ragazzi sulla via della Salvezza Eterna. Anche se la nostra intenzione è sempre stata quella di pensare a questo, per ricostruire la Cattedrale - considerata la scarsità della Mensa Episcopale, la povertà dei Cittadini, dei Canonici e del Clero - potrebbero essere coinvolti i redditi dei suddetti Conventi soppressi di San Francesco e Sant'Antonio. Consideriamo che i servizi divini, che attualmente vengono svolti nella piccola Chiesa di Santa Maria della Nova, non senza grande mancanza di rispetto e disagio, debbano essere svolti nella stessa Collegiata Chiesa della Santissima Annunciazione della Vallata (salva la precedenza dei Canonici della Cattedrale in tutte le feste solenni) fino a quando la Cattedrale non sarà ricostruita. Sette dei dieci Canonici e le due Dignità della Cattedrale abitano nella detta contrada Vallata, un luogo molto abbondante di sacerdoti. Nella Chiesa Collegiata della Santissima Annunciazione tutte le funzioni e i servizi divini sarebbero svolti con tutta solennità e rispetto, con grande frutto per il Popolo e per le anime. Per ricostruire la Cattedrale credo sia utile coinvolgere i redditi delle Chiese di Santa Maria della Nova e di Santa Caterina, ai quali si aggiungono i contributi del Vescovo, della Comunità di Alife e del Clero della Diocesi.
Data a Piedimonte, il primo maggio 1689
Umilissimo Servitore Giuseppe de Lazara, Vescovo di Alife

1690

Relazione della Chiesa di Alife

Stato della Chiesa di Alife, che io, Giuseppe de Lazara, Vescovo, brevemente rappresenterò durante la visita ai Sacri Limini degli Apostoli

La città di Alife è molto piccola, con non più di ottanta fuochi; è situata nel Regno di Napoli, nella provincia di Terra di Lavoro, distante più di cento miglia da Roma; posta in una pianura, è circondata da colline boscose, non lontano dal terribile Monte Matese, e vicino al fiume Volturno, e, a causa dell'umidità, è sempre avvolta dalla nebbia, fetida di fango, e quindi con un'aria pessima e, pertanto, poco abitabile. Un tempo questa antichissima città era quasi completamente distrutta, con il Palazzo Episcopale totalmente inabitabile. Di recente, però, è stata così scossa da un terribile terremoto che nessun altro luogo, dopo la città di Benevento e la Terra di Cerreto, nella diocesi di Telese, ha subito maggiori danni. Ad Alife c'è la Cattedrale dedicata a San Sisto, Sommo Pontefice, soggetta al Metropolita di Benevento. Oltre al resto del Palazzo Episcopale e a quasi tutte le case, con la morte di molti, anche la Cattedrale di grande struttura e antichissima, è completamente crollata, livellata al suolo, senza che resti alcuna traccia né della Chiesa né dell'edificio, eccetto una cappella sotterranea, nella quale, con grande devozione di popolo, sono venerate le Sacre Reliquie di San Sisto I Sommo Pontefice. Una sola piccola Chiesa è rimasta, meno distrutta delle altre, sotto il titolo di Santa Maria della Nova, di patronato della Comunità di Alife, nella quale, provvisoriamente, dopo una qualche riparazione, ho ordinato di conservare il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia e i sacramentali e anche di celebrare gli uffici divini da parte dei Reverendi Canonici. In essa hanno continuato a celebrare per due anni e più, non senza grande disagio dei Canonici e del Popolo, con detrimento e indecenza del culto divino, poiché mancano, rispetto alle altre chiese, il Coro e la Sacrestia. Poiché la città è molto umida e situata in una pianura, le suppellettili ecclesiastiche e dei Canonici sono completamente andate perdute, e si è dovuto conservare le sacre reliquie per molti anni in case private di uomini di fiducia. Questa Cattedrale è retta da dieci Canonici e due Dignità, l'Arcidiaconato e il Primiceriato. Di questi, sette Canonici e le due Dignità sono della Terra di Piedimonte; mai ci sono stati più di due, al massimo tre, Canonici cittadini di Alife, data la ristrettezza del luogo e la povertà dei cittadini. Nella Cattedrale non si celebravano mai gli uffici divini e le ore canoniche, ma solo la messa conventuale nei giorni domenicali e festivi di precetto. Sebbene i Canonici forestieri convergessero, non senza grande disagio e fatica, servivano quasi come semplici parroci da tempo immemorabile. A causa di ciò, i Canonici stessi e le Dignità sopportano malamente, considerati i lavori, la scomodità, e la modicità dei redditi dei Canonicati, che non superano il valore di venticinque ducati della moneta di questo Regno, e quindi erano difficilmente accettati, poiché per l'Arcidiacono e per il Primicerio non vi è alcun provento, se non dai modici Benefici annessi dai Vescovi. Si è supplicata questa Sacra Congregazione [del Concilio] affinché si degnasse di trasferire almeno gli uffici della suddetta Cattedrale in un'altra Chiesa nella Terra di Piedimonte. La Sacra Congregazione del Concilio, benignamente accogliendo le istanze, ascoltata anche la Comunità della suddetta Città, ha concesso di trasferire gli uffici divini alla Chiesa Collegiata della Santissima Annunciazione, situata nel quartiere della Vallata, di Piedimonte, fino a quando la Cattedrale nella suddetta città [di Alife] sarà ricostruita, assegnando le corrispondenti prerogative ai Reverendi Canonici della stessa Chiesa Collegiata, con il consenso e l'approvazione di tutti, con grande fervore e devozione del Popolo e incremento del Culto Divino. In essa, i suddetti Canonici della Cattedrale attualmente celebrano gli uffici divini e le ore Canoniche, ed esercitano gli altri diritti riservati agli appartententi alla Cattedrale e al Capitolo. I Canonici della stessa Collegiata assistono sempre agli uffici divini e alle ore Canoniche. Io stesso sono lieto e desidero esercitare tutte le funzioni Pontificali in quella Collegiata. La cura delle anime nella città di Alife è esercitata dal Reverendo don Tommaso Gaudio, Canonico, a cui l'ho conferita in virtù di un decreto di questa Sacra Congregazione del Concilio. Sebbene nella città di Alife vi sia un altro Canonico approvato per le Confessioni, è stato previsto che ogni giorno un altro Canonico di quelli residenti a Piedimonte venga per assistere ai divini uffici nei giorni festivi e per ascoltare le confessioni, per comodità del Popolo; e ciò è rispettato correttamente. I cittadini di Alife hanno cercato, con le elemosine di molti, anche del clero, di ricostruire la suddetta Cattedrale nella città. Nondimeno, sembra quasi impossibile completarla, non solo nella sua forma originaria, ma nemmeno in una qualsiasi, a causa delle grandi spese e della povertà dei cittadini, della tenuità della Mensa Episcopale, dei Canonici e di tutto il clero diocesano. Il reddito di ciascun Canonicato, come ho detto sopra, non supera la somma di venticinque ducati della moneta del Regno di Napoli. Da ciò deriva che i forestieri non sono inclini a farsi insignire di questi Canonicati. Nella città di Alife non ci sono, né si spera ci possano essere sacerdoti, data la ristrettezza del luogo e la povertà. L'Arcidiacono ha minimi proventi dai Benefici annessi e il Primicerio non ottiene alcun reddito. Perciò, non servono che per mera devozione, ora, nella suddetta Collegiata. La suddetta Diocesi comprende sette Terre e quattro Casali oltre alla città di Alife. Ho visitato questa Diocesi ogni anno, convocando più volte il sinodo. Tuttavia, negli ultimi anni mi sono astenuto a causa delle liti e delle controversie tra il clero e le Chiese Collegiate riguardo alle precedenze. Tuttavia, il clero, per divina ispirazione, è docile e obbediente, e quindi ho mantenuto tutto ciò che riguarda il Culto Divino e la Disciplina Ecclesiastica nella migliore condizione possibile. Ho giurato di osservare alla lettera tutto ciò che è prescritto dal Sacrosanto Concilio di Trento e dai sacri Canoni. La prima Terra della Diocesi, dopo la città di Alife, è la già citata Terra di Piedimonte, dove si trova il Palazzo Episcopale, che, a causa dell'antichità e del fatto che il mio predecessore non l'avesse abitato per molti anni, era crollato, e l'ho riparato con grande sborso e a mie spese; e lì risiedo, per la salubrità dell'aria, il numero della popolazione e l'abbondanza delle risorse. Questa Terra [di Piedimonte] ha tre Collegiate, una insigne con dodici Canonici, sotto il titolo di Santa Maria Maggiore, tra cui vi è la dignità dell'Arcipresbiterato; la seconda Collegiata è sotto il titolo della Santissima Annunciazione nel quartiere della Vallata, con sei Canonici, e la terza sotto il titolo della Santa Croce, anch'essa con sei Canonici, nel luogo detto Castello di Piedimonte, il cui accesso è molto laborioso perché montuoso. La cura delle anime in ciascuna delle Collegiate è esercitata da due Canonici, che annualmente, a fine anno, vengono eletti con il titolo di Curati. Nella suddetta Collegiata insigne di Santa Maria Maggiore le ore Canoniche e la Messa Conventuale sono recitate quotidianamente per la pia disposizione dei fedeli; nelle altre due Collegiate solo durante la Quaresima, l'Avvento, le festività della Beata Vergine Maria, dei Dottori della Chiesa, nei giorni domenicali e in tutte le festività di precetto, viene recitata la Messa Conventuale, e questo su mia istruzione; poiché non ricevono alcun provento. Non c'è memoria che il Seminario sia mai stato eretto nella città di Alife, ma solo che nel 1651, per devozione del suddetto sacerdote Gabriele di Giovanni Antonio, fu istituito, per sei Alunni, nel suddetto Castello di Piedimonte, avendo il medesimo sacerdote donato per il mantenimento mille ducati della moneta del Regno oltre alle necessarie suppellettili. Per volontà del Vescovo di quel tempo, al Seminario furono annessi i frutti dei Conventi soppressi di San Francesco della città di Alife e di Sant'Antonio del paese di Ailano, della stessa Diocesi, con il consenso della Santa Sede Apostolica. Durò solo per un quinquennio e non oltre, poiché con l'arrivo della Peste nel 1656, con la morte della maggior parte dei cittadini e altre urgenti calamità, cessò di essere Seminario e non solo furono perse le suppellettili, ma anche i mille ducati assegnati per la fondazione, che consistevano in rendite annuali senza alcuna speranza di recupero. Da ciò, solo i frutti residui dei suddetti Conventi soppressi furono recuperati dal Vescovo e applicati, con il consenso dell'Autorità Apostolica, alla riparazione delle abitazioni nel suddetto Castello e delle Chiese di Sant'Antonio e specialmente di San Francesco, e del suo Convento molto ampio, che con la Chiesa crollò completamente durante il terremoto. A Castello vi è un Maestro di Grammatica per alcuni ragazzi; essi non come Alunni, ma come privati, lo ascoltano, e tornano nelle proprie case. Per tali cause non si prefigura nessuna possibilità di erigere un Seminario, né nel suddetto Castello né nella città di Alife, anche a causa dell'insalubrità dell'aria, della sterilità del luogo e dell'inconveniente della Chiesa di Santa Caterina. Ritengo ottimale se il Seminario verrà eretto nella contrada Vallata, vicino alla suddetta Collegiata della Santissima Annunciazione, poiché sarà molto difficile rimuovere gli uffici suddetti dei Canonici della Cattedrale dalla suddetta Collegiata, per le urgenti ragioni e motivazioni sopra esposte. Inoltre, in quella Collegiata c'è un luogo adatto al Culto Divino, con profitto spirituale per tutti. La sua struttura è molto capace e magnifica, il luogo è di aria ottima e desiderabile; i cittadini sono ricchi e urbani, molto benevoli e devoti; la Chiesa stessa è abbastanza opulenta. Inoltre, i Governatori della suddetta Chiesa offrono non solo un'abitazione perfetta con le suppellettili necessarie, ma anche una certa prestazione annuale, affinché questa Sacra Congregazione si degni di concederlo. Anche tutti gli abitanti desiderano ardentemente, per amore del Culto Divino, che il Seminario sia eretto in quel luogo. Nella stessa Terra di Piedimonte vi sono sette Monasteri, cinque di uomini, cioè San Domenico della Congregazione detta di Cava dei Tirreni, dei Carmelitani, dei Celestini, dei Cappuccini e dei Minori scalzi di San Pietro d'Alcantara di Spagna; e due Monasteri di Monache sotto la Regola di San Benedetto, soggette all'Ordinario. Sotto questa Terra di Piedimonte vi è il casale di San Potito, in cui la cura delle anime è esercitata da un proprio Parroco. La seconda Terra è Prata, in cui vi è la Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie. In detta Terra di Prata vi è anche il casale di Pagliara, con un'altra Chiesa, costruita dai cittadini per comodità del Popolo, e ho ordinato che in essa sia conservato il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia con gli oli degli infermi (questo a causa della distanza dalla suddetta Chiesa di Santa Maria delle Grazie); ho ordinato di rispettare lo Statuto tra i cittadini e i sacerdoti della suddetta Chiesa Archipresbiteriale al momento della fondazione, che è rispettato alla lettera. La cura delle anime è lì esercitata dallo stesso Arciprete, poiché detto Casale e la Terra di Prata costituiscono una sola Comunità. La terza Terra è Valle di Prata, in cui vi è anche una Chiesa Archipresbiteriale ricettizia (come a Prata) sotto il titolo dei Santi Sebastiano e Rocco; lì la cura delle anime è esercitata dall'Arciprete. La quarta Terra è Pratella, quasi completamente distrutta, con un solo sacerdote, anche se prima vi era una Chiesa Archipresbiteriale sotto il titolo di San Nicola; detta Terra non ha più di sei fuochi ed è molto gravata da oneri fiscali. Lì la cura delle anime è esercitata da un sacerdote esterno che ho obbligato a questo. La quinta Terra è Sant'Angelo, che ha anche una Chiesa Archipresbiteriale sotto il titolo di Santa Maria della Valle, alla quale è stata unita la Parrocchia di San Nicola. Ha anche sotto di sé un'altra Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di San Bartolomeo; lì la cura delle anime è esercitata da un proprio Parroco, dipendente comunque dall'Arciprete. Sotto la stessa Terra vi è il casale di Raviscanina, in cui si trova la Chiesa Parrocchiale sotto il titolo della Santa Croce; lì la cura delle anime è esercitata da un proprio Parroco. La sesta Terra è Ailano, in cui vi è la Chiesa Archipresbiteriale sotto il titolo di San Giovanni Evangelista, anch'essa ricettizia; la cura delle anime vi è attualmente esercitata da un Economo da me designato durante l'atto della Santa Visita, data l'età e l'inabilità dell'Arciprete nell'ufficio. La settima e ultima Terra è Letino, posta su un monte, sempre estremamente fredda, ma piena di popolo, abbondante di sacerdoti e chierici, così come di virtù; ha anch'essa una Chiesa Archipresbiteriale ricettizia sotto il titolo di San Giovanni Battista; lì la cura delle anime è esercitata dall'Arciprete. Infine, vi sono due altri casali, cioè San Gregorio e Calvisi, in cui la cura delle anime è esercitata da propri Parroci. Inoltre, ho un Vicario generale e Vicari foranei in ciascun luogo. Mi impegno a far rispettare rigorosamente i giorni festivi e a far amministrare correttamente i beni dei luoghi pii e anche ad esercitare la dottrina cristiana, e infine a non omettere la predicazione della parola di Dio, specialmente durante la Quaresima. Mi prendo cura di tutto ciò che riguarda la salvezza delle anime, per quanto possibile; ho Esaminatori Sinodali e Giudici anche nelle cause della Santa Inquisizione. Questo è lo stato della Chiesa di Alife, Eminenze Vostre, che umilmente riferisco io, Giuseppe de Lazara, indegno Vescovo, supplicando rispettosamente le Eminenze Vostre di rispondere benevolmente, su quanto sembra, per il felice stato della suddetta Chiesa. Prego per la tranquillità e la pace della Santa Chiesa Romana e per la salute e la felicità delle Eminenze Vostre.
Dato a Piedimonte il 29 ottobre 1690
Umilissimo Servitore Giuseppe Vescovo di Alife

1693
Relazione della Chiesa di Alife

Stato della Chiesa di Alife, che io, Giuseppe de Lazara, Vescovo, brevemente rappresenterò durante la visita ai Sacri Limini degli Apostoli.

La città di Alife, che sarebbe più appropriato chiamare villaggio, non supera gli ottanta fuochi; è situata ai piedi del monte Matese, nella provincia della Campania, tra le più floride del Regno di Napoli. Adiacente ad essa vi è una spaziosa pianura, che non dista molto dal fiume Volturno. Numerose paludi circostanti producono continuamente nebbie, che generano intemperie atmosferiche; la Cattedrale è intitolata a San Sisto Primo, Pontefice; questa diocesi riconosce l'Arcivescovo di Benevento come Metropolita e dista più di cento miglia da Roma. Alle altre miserie di questa città si è aggiunto un terribile terremoto che nel 1688 ha completamente distrutto la Cattedrale e il Palazzo Episcopale. I pochi cittadini superstiti hanno tentato di ricostruire la crollata Cattedrale e, al momento, si dedicano con tutte le loro forze e senza risparmio per riportarla allo stato originario. Questa Cattedrale è governata da due dignità, di cui la prima è chiamata Arcidiacono, l'altra Primicerio, e dieci Canonici, che non hanno mai celebrato le ore canoniche e gli altri uffici divini, se non nei giorni domenicali e festivi di precetto. Attualmente, i cittadini di Alife cercano di obbligare i Canonici a svolgere gli uffici quotidianamente, ma ritengo che non si possa giungere a nessun accordo. Questa impossibilità attuale è pienamente riconosciuta dall'Eminentissimo Metropolita [Pietro Francesco (in religione Vincenzo Maria)] Orsini, deputato dal Sinodo provinciale di Benevento, nel mese di aprile scorso, per comporre questi dissidi tra i Canonici e l'Università di Alife. Dei dieci Canonici e delle due Dignità che costituiscono il Capitolo, nove sono della Terra di Piedimonte, che dista tre miglia dalla Cattedrale. La strada da Piedimonte ad Alife in inverno è impraticabile per il fango, e in estate, a causa delle intemperie atmosferiche, è poco praticabile. Non vale dire che i Canonici sono di Piedimonte, perché da tempo immemorabile quasi tutti provengono da lì; infatti, non c'è alcuna speranza che i cittadini di Alife possano essere promossi a Canonici, poiché sono molto pochi, miserabili e illetterati. Le prebende canoniche sono molto scarse, poiché non superano un reddito annuo di venticinque ducati della moneta di questo Regno; anzi, l'Arcidiacono non ha altri redditi se non quelli derivanti da alcuni benefici a lui annessi; il Primicerio, invece, non ha affatto redditi. La Chiesa Cattedrale non è ancora in uno stato adatto per gli uffici e non credo che possa raggiungere tale stato presto; attualmente vi sono solo pareti nude, inoltre gli altari mancano di suppellettili, e la Sacrestia non ha paramenti; non c'è Coro, né organo. Non senza una grande spesa si può provvedere opportunamente a quanto necessario, per cui i redditi molto scarsi della Mensa Episcopale (gravata da una pensione di cento ducati e più della moneta di questo Regno) mi impediscono di contribuire. La cura delle anime nella suddetta città è esercitata dal Reverendo don Tommaso Gaudio, Canonico da me designato in virtù di un decreto della Sacra Congregazione. L'intera diocesi comprende sette Terre e quattro Casali, oltre alla città di Alife; ho visitato la diocesi ogni anno; ho convocato più volte il sinodo diocesano e lo convocherò nuovamente al più presto per pubblicare i Decreti promulgati nel sinodo provinciale di Benevento. Il clero, con l'aiuto di Dio, è docile e ben educato, e quindi il Culto Divino e la disciplina ecclesiastica sono in perfetto stato. La prima Terra della Diocesi, dopo la città [di Alife], è la Terra di Piedimonte, più volte menzionata, dove si trova il Palazzo Episcopale, che, a causa dell'antichità e del fatto che il mio predecessore non l'ha abitato per molti anni, era crollato. L'attuale Vescovo l'ha riparato con grande dispendio e a proprie spese e lì risiede per la salubrità dell'aria, il numero della popolazione e l'abbondanza delle risorse. Questa Terra ha tre Collegiate, una insigne con dodici Canonici, tra cui vi è la dignità dell'Arcipresbiterato, sotto il titolo di Santa Maria Maggiore; la seconda Collegiata, sotto il titolo della Santissima Annunciazione, nella contrada Vallata, con sei Canonici; la terza sotto il titolo della Santa Croce, anch'essa con sei Canonici, nel luogo detto Castello di Piedimonte, il cui accesso è molto laborioso perché montuoso; la cura delle anime in ciascuna delle Collegiate è esercitata da due Canonici, che annualmente a fine anno vengono eletti con il titolo di Curati; nella suddetta Collegiata insigne di Santa Maria Maggiore le ore Canoniche e la Messa Conventuale sono recitate quotidianamente per la pia disposizione dei fedeli; nelle Collegiate della Santissima Annunciazione e della Santa Croce solo durante la Quaresima, l'Avvento, le festività della Beata Vergine Maria, dei Dottori della Chiesa, nei giorni domenicali e in tutte le festività di precetto, viene recitata la Messa Conventuale, e questo per mie disposizioni, poiché i Canonici non ricevono alcun provento da ciò. Vicino alla suddetta Collegiata della Santissima Annunciazione nella Vallata, dal 1691 è stato eretto il Seminario, la cui costruzione era già stata tentata da me con grande sforzo; per sostenerla ho annesso i redditi dei Conventi soppressi di San Francesco, della città di Alife, e di Sant'Antonio, della Terra di Ailano, annessi dal 1651 (con il consenso della Santa Sede Apostolica) al Seminario allora eretto nel Castello di Piedimonte e poi, nel 1656, distrutto durante la peste; in detto Seminario della Vallata risiedono dodici Alunni, che apprendono le Lettere, la Pietà e la Disciplina Ecclesiastica, e il numero crescerà se le risorse del pio luogo lo permetteranno, e mi impegnerò ad aumentare tali risorse, annettendo alcuni semplici benefici vacanti, secondo le regole prescritte dalla Sacra Congregazione Tridentina; nella stessa Terra vi sono sette Monasteri, cinque di uomini, cioè San Domenico della Congregazione di Cava dei Tirreni, dei Carmelitani, dei Celestini, dei Cappuccini e dei Minori scalzi di Spagna (Alcantarini); e due Monasteri di Monache, sotto la Regola di San Benedetto, soggette all'Ordinario. Sotto questa Terra di Piedimonte vi è il casale di San Potito, in cui la cura delle anime è esercitata dal proprio Parroco. La seconda Terra è Prata, in cui vi è la Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie; in detta Terra vi è anche il casale di Pagliara, con un'altra Chiesa costruita dai cittadini per comodità del Popolo, e ho ordinato che in essa sia conservato il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia con gli oli degli infermi (questo a causa della distanza dalla suddetta Chiesa di Santa Maria delle Grazie); dal momento della fondazione ho ordinato di rispettare lo Statuto, tra i cittadini e i sacerdoti della suddetta Chiesa Archipresbiteriale, che è rispettato alla lettera; la cura delle anime lì è esercitata dallo stesso Arciprete, poiché detto Casale e la Terra di Prata costituiscono una sola Comunità. La terza Terra è Valle di Prata, in cui vi è anche una Chiesa Archipresbiteriale ricettizia (come a Prata) sotto il titolo dei Santi Sebastiano e Rocco; lì la cura delle anime è esercitata dall'Arciprete. La quarta Terra è Pratella, quasi completamente distrutta, con un solo sacerdote, anche se prima vi era una Chiesa Archipresbiteriale sotto il titolo di San Nicola; detta Terra, gravata da oneri fiscali, non ha più di sei fuochi; la cura delle anime è esercitata da un sacerdote esterno, che ho obbligato a questo. La quinta Terra è Sant'Angelo, che ha anche una Chiesa Archipresbiteriale sotto il titolo di Santa Maria della Valle, alla quale è stata unita la Parrocchia di San Nicola; ha anche sotto di sé un'altra Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di San Bartolomeo, nella quale tuttavia non sono conservati né il Santissimo Sacramento né i sacramentali, sebbene la cura di quella sia esercitata da un proprio Parroco, dipendente comunque dall'Arciprete. Sotto la stessa Terra vi è il casale di Raviscanina, in cui si trova la Chiesa Parrocchiale sotto il titolo della Santa Croce; lì la cura delle anime è esercitata da un proprio Parroco. La sesta Terra è Ailano, in cui vi è la Chiesa Archipresbiteriale, sotto il titolo di San Giovanni Evangelista, che (non essendo capace di contenere il popolo, notevolmente aumentato) ho ordinato di ampliare durante l'ultima visita. La cura delle anime è attualmente esercitata da un Economo da me designato durante l'atto della Santa Visita, data l'età e l'inabilità dell'Arciprete all'ufficio. La settima e ultima Terra è Letino, posta su un monte, sempre estremamente fredda, ma piena di popolazione, abbondante di sacerdoti e chierici, così come di virtù; ha anch'essa una Chiesa Archipresbiteriale, sotto il titolo di San Giovanni Battista; lì la cura delle anime è esercitata dall'Arciprete. Infine, vi sono due altri casali, cioè San Gregorio e Calvisi, in cui la cura delle anime è esercitata da propri Parroci. Inoltre, ho un Vicario generale e Vicari foranei in ciascun luogo; mi impegno a far rispettare rigorosamente i giorni festivi e a far amministrare correttamente i beni dei luoghi pii e anche a esercitare la dottrina cristiana, a non omettere la predicazione della parola di Dio, specialmente durante la Quaresima, e a curare tutto ciò che riguarda la salvezza delle anime; ho Esaminatori sinodali e Giudici anche nelle cause della Santa Inquisizione. Questo è lo stato della Chiesa di Alife, Eminenze Vostre, che umilmente riferisco io, Giuseppe de Lazara, indegno Vescovo, supplicando rispettosamente le Eminenze Vostre di rispondere benevolmente, su quanto sembra, per il felice stato della suddetta Chiesa; prego per la tranquillità e la pace della Santa Romana Chiesa e per la salute e la felicità delle Eminenze Vostre.
Dato a Piedimonte il 20 giugno 1693
Umilissimo servitore Giuseppe Vescovo di Alife

1696

Stato della Chiesa di Alife, che io, Giuseppe de Lazara, vescovo, presenterò brevemente per adempiere al mio dovere di visitare i Sacri Limini degli Apostoli.

La città di Alife, che dovrebbe piuttosto essere chiamata villaggio, poiché non supera gli ottanta focolari, è situata ai piedi del monte Matese nella provincia di Campania, tra le più floride del Regno di Napoli. È adiacente a una vasta pianura che non dista molto dal fiume Volturno; è circondata da numerose paludi dalle quali si generano costantemente nebbie, che causano l'irregolarità del clima. La Cattedrale è intitolata a San Sisto I, Papa; questa diocesi riconosce l'Arcivescovo di Benevento come Metropolita e dista dalla Città (Roma) più di cento miglia; tra le altre disgrazie di questa città vi è stato un terribile terremoto, che nell'anno 1688 ha completamente distrutto la Cattedrale e il Palazzo Vescovile. Mi sono occupato, insieme con l'Università e i cittadini della Diocesi, di ricostruire la Cattedrale crollata, riportandola quasi al suo stato originale, ma non in una condizione tale da poter essere officiata quotidianamente la messa, mancando il necessario. Questa impossibilità è stata riconosciuta dall'Eminentissimo Metropolita [Pietro Francesco (in religione Vincenzo Maria)] Orsini (deputato dal Sinodo Provinciale Beneventano nel mese di aprile dell'anno 1693, su mia richiesta, per risolvere i numerosi dissidi tra il Capitolo della Cattedrale e l'Università) che si è recato personalmente nella città di Alife e ha prescritto molti decreti affinché si potesse decentemente officiare nella Cattedrale; tali decreti non sono stati ancora eseguiti e la Cattedrale è soggetta a interdizione ecclesiastica finché non verranno adempiuti dall'Università e dalle Cappelle. Nella Cattedrale vi sono due dignità, la prima chiamata Archidiacono, la seconda Primicerio, e dieci Canonici che celebrano le ore Canoniche e gli altri uffici Divini non quotidianamente ma solo la domenica e nei giorni festivi di precetto. Tuttavia, in futuro, una volta adempiuti i decreti dell'Eminentissimo Metropolita, i suddetti Canonici saranno tenuti a officiare quotidianamente. Le rendite delle suddette dignità e canoniche sono molto esigue; infatti, l'Archidiacono riceve solo alcune rendite da benefici; il Primicerio non ha alcuna rendita; le prebende canoniche non superano un reddito annuo di venticinque ducati della moneta di questo Regno. La cura delle anime nella suddetta città è esercitata dal Reverendo Canonico Tommaso Gaudio (incaricato da me in virtù di un decreto di questa Sacra Congregazione), che risiede stabilmente lì, essendoci nella città solo due semplici sacerdoti e pochi chierici, mentre le suddette dignità e canonici provengono quasi tutti dalla terra di Piedimonte, che dista circa tre miglia dalla città. L'intera Diocesi è composta da sette terre e tre casali, oltre alla città di Alife; ho visitato la diocesi annualmente. La prima terra della diocesi è Piedimonte, dove si trova il Palazzo Vescovile che (a causa dell'antichità e del fatto che il mio predecessore non vi abitò per molti anni) è crollato; l'ho riparato a mie spese e vi risiedo per la salubrità dell'aria. La terra di Piedimonte è divisa in tre parrocchie, chiamate collegiate, cioè una sotto il titolo di Santa Maria Maggiore, l'altra sotto il titolo della Santissima Annunciazione e l'ultima sotto il titolo della Santa Croce, la cui cura risiede presso i canonici delle tre collegiate, dai quali ogni anno vengono scelti due membri delle collegiate per l'amministrazione dei sacramenti, i quali membri si presentano all'Ordinario per la conferma; essi presumono che con la sola elezione dei canonici abbiano la facoltà di esercitare la cura delle anime (senza voler essere approvati o sottoposti all'esame dell'Ordinario, con il pretesto che la cura delle anime è annessa al canonicato) e di diritto hanno ottenuto anche la facoltà di esercitare la cura delle anime; pertanto, sorgono molti scandali, perché spesso i canonici procurano voti affinché vengano scelti come curati per ottenere qualche vantaggio e, una volta ottenuto il canonicato, non si curano più dello studio e fuggono dai libri come aspidi e col passare del tempo diventano molto pigri e inesperti in tale ministero; da ciò sorgono molti inconvenienti con grande disprezzo per la cura stessa, e le pecore affidate al loro ministero subiscono un grande danno, come avviene attualmente. Infatti, l'ultimo giorno dell'anno 1695 i canonici della Collegiata di Santa Croce [di Castello] hanno scelto come curato il canonico Vincenzo Riselli, giovane inesperto e ignorante, che non ha ancora completato un anno da quando è stato provvisto di canonicato dalla Santa Sede, e sebbene per ottenere il canonicato sia stato esaminato dagli esaminatori sinodali e da essi approvato, non so con quale coscienza sia stato promosso; essendo egli un curato veramente ignorante, non ho potuto assistere all'esame poiché sono molto malato. Per questi e simili motivi, e soprattutto a causa delle lettere circolari della Congregazione del Sant'Uffizio, si raccomanda agli Ordinari di non concedere facilmente la facoltà di ascoltare le confessioni, specialmente ai sacerdoti che non hanno raggiunto l'età matura. La suddetta elezione del curato da parte dei canonici non è ammessa se non prima che venga esaminato dagli esaminatori sinodali (da me eletti) e approvato per ascoltare le confessioni ed esercitare la cura delle anime; perciò, in occasione di questa visita ai Sacri Limini, mi è sembrato opportuno chiedere alle Eminenze Vostre di provvedere a un rimedio necessario riguardo alla cura delle anime esercitata dai canonici. Mi sembrerebbe tuttavia meglio, per evitare inconvenienti e altri scandali, che i curati fossero eletti stabilmente affinché le pecore conoscano il loro proprio pastore, perché spesso accade che i parrocchiani non conoscono il loro proprio parroco, e il parroco non conosce le sue pecore e le loro qualità, e in un solo anno non si può avere una conoscenza adeguata delle pecore e delle anime a lui affidate. La suddetta Collegiata, o parrocchia, di Santa Maria Maggiore, che è chiamata «insigne», è composta da dodici canonici (tra i quali la prima dignità è quella di arciprete) che quotidianamente servono ai sacri e divini uffici. Un'altra Collegiata si trova nel borgo di Vallata, chiamata Santissima Annunciazione, che è composta da sei canonici, e non sono tenuti quotidianamente alle ore canoniche; ma solo la domenica e nei giorni festivi di precetto ogni sabato, per tutto l'anno, e nei giorni festivi privilegiati, celebrano la messa conventuale per pia consuetudine. A Piedimonte c'è un seminario da me eretto nel 1691, dove attualmente sono ospitati dieci giovani sotto la cura di un proprio maestro. Un'altra Collegiata, situata a Castello di Piedimonte, sotto il titolo della Santissima Croce, è composta parimenti da sei canonici, che due volte alla settimana sono tenuti alle ore canoniche e alla messa conventuale per pia disposizione dei fedeli; tuttavia, per consuetudine, ogni giorno festivo di precetto, celebrano la messa conventuale. In questa terra ci sono sette monasteri, due di monache, sotto la regola di San Benedetto, soggetti all'Ordinario, e cinque di uomini, cioè dei Celestini, dell'ordine dei Predicatori della Congregazione di San Marco di Cavoti, dei Carmelitani, dei Cappuccini, e dei Minori Scalzi di Spagna. Nel perimetro di questa terra ci sono due casali, uno chiamato San Potito, dove la cura delle anime è affidata a un parroco proprio; l'altro chiamato San Gregorio, dove parimenti c'è un parroco proprio; e nessuno dei due supera il numero di seicento anime. La seconda terra della diocesi è chiamata Prata, cui è annesso il casale di Pagliara, dove quasi tutti gli abitanti della terra, attratti dalla bellezza del luogo, si sono rifugiati; all'interno del paese c'è una chiesa arcipretale sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, che è ricettizia. Nel casale di Pagliara c'è un'altra chiesa sotto il titolo di San Pancrazio, che molti anni fa è stata eretta a parrocchia per necessità; entrambe le chiese sono governate da un rettore curato chiamato arciprete, e la cura della chiesa di San Pancrazio dipende da quella da cui ha avuto origine, di cui è una parte. Nel perimetro di questa terra c'è un convento dei Frati Minori di San Francesco dell’Osservanza. La terza terra è chiamata Valle di Prata, dove la cura delle anime è esercitata parimenti da un arciprete detto rettore, e la chiesa matrice ha il titolo dei Santi Sebastiano e Rocco. La quarta terra è chiamata Pratella; lì c'è una chiesa arcipretale sotto il titolo di San Nicola, ma attualmente è governata da un economo curato, e del paese rimane solo il nome, poiché è privo di abitanti e sono rimasti solo sei fuochi. La quinta terra è chiamata Sant'Angelo; ha una chiesa arcipretale, sotto il titolo di Santa Maria della Valle, a cui è stata unita la parrocchia di San Nicola; c'è anche un'altra chiesa parrocchiale, sotto il titolo di San Bartolomeo, fornita di un parroco proprio, ma in essa non si custodiscono né il Santissimo Sacramento né i sacramentali, che, quando la necessità lo richiede, vengono somministrati nella chiesa arcipretale. Nei confini di questa terra c'è un casale, chiamato Raviscanina, con una chiesa parrocchiale, sotto l'invocazione della Santa Croce; lì la cura delle anime è governata da un parroco proprio. La sesta terra è chiamata Ailano, il parroco è chiamato arciprete, e la chiesa è sotto il titolo di San Giovanni Evangelista; attualmente la cura delle anime è esercitata da un economo, essendo l'arciprete inadatto a causa della vecchiaia. La settima terra è chiamata Letino; vi è una chiesa arcipretale sotto il titolo di San Giovanni Battista con la cura delle anime esercitata dall'arciprete, che per tale esercizio e peso non ha più di quanto abbiano gli altri semplici sacerdoti assegnati a detta chiesa; l'arciprete percepisce annualmente cinque o sei ducati della moneta del Regno, provenienti dalla sepoltura dei cadaveri e da altre proprie funzioni, e poiché è molto laborioso, mi sembrerebbe opportuno che le Eminenze Vostre gli assegnassero le decime, che attualmente sono divise tra i sacerdoti stessi. In ciascuno dei paesi cerco, per quanto possibile, di far rispettare i giorni festivi e vigilo sull'amministrazione dei luoghi pii; ordino ai parroci locali di insegnare i rudimenti della dottrina cristiana, e non permetto che vengano omesse le sacre prediche nei tempi stabiliti dalla Chiesa. Ho esaminatori sinodali, giudici, e consultori nelle cause del Santo Ufficio; nell'ultimo sinodo diocesano, tenutosi il 20 aprile dell'anno 1693, ho convocato secondo le prescrizioni dei sacri canoni, e ho curato la funzione sacra seguendo esattamente lo stile della chiesa metropolitana di Benevento, specialmente nel dirigere la processione consueta per il sinodo, dalla quale sono sorte varie discordie a causa della disobbedienza dei canonici e del clero di Santa Maria Maggiore, che si sono rifiutati di procedere nella processione nel modo prescritto nell'editto con abiti sacerdotali e nella forma stabilita nel sinodo provinciale; perciò, per la loro disobbedienza, alcuni canonici sono stati interdetti, ma poiché hanno presentato ricorso alla Sacra Congregazione dei Riti, la causa rimane irrisolta. Questo è lo stato della Chiesa di Alife, Eminenze Vostre, che riferisco umilmente io, Giuseppe de Lazara, indegno vescovo, supplicando umilmente EE. VV. di rispondere benignamente per il felice stato della detta Chiesa. Ora prego per la tranquillità e la pace della Santa Chiesa Romana, e per la salute e felicità delle EE. VV.
Dato a Roma fuori Porta Flaminia, il 3 marzo 1696
Umilissimo servo Giuseppe Vescovo di Alife

1700
Stato della Chiesa di Alife, che io, Giuseppe de Lazara, vescovo, presenterò brevemente per adempiere al mio dovere di visitare i Sacri Limini degli Apostoli

La città di Alife, dove si trova la Cattedrale sotto il titolo di San Sisto I, Papa, è molto antica e piuttosto piccola, non superando i novanta fuochi. Questa città è situata nel Regno di Napoli, nella Provincia della Campania, soggetta all'Arcivescovo e Metropolita di Benevento, distante più di cento miglia da Roma, posta in una pianura, circondata da colline e boschi, non molto distante dall'orribile monte Matese. La città è quasi inabitabile a causa delle acque che la circondano e che producono molta umidità, nebbie e aria malsana. Inoltre, questa antichissima città era quasi completamente distrutta, con il Palazzo Vescovile del tutto inabitabile, ed è stata colpita da un terribile terremoto nell'anno 1688, che l'ha scossa così tanto che nessun luogo, dopo la città di Benevento e la terra di Cerreto (della diocesi di Telese), ha subito maggior danno. Oltre al resto del Palazzo Vescovile e quasi tutte le case, con la morte di molti, la Cattedrale stessa è crollata completamente, ridotta al suolo, e non è rimasta alcuna traccia dell'edificio, se non una cappella sotterranea, dove con grande devozione del popolo sono venerate le sacre reliquie di San Sisto I, Papa. Dopo molti anni dal suddetto terremoto, poiché i cittadini di Alife soffrivano molto a causa della mancanza della Cattedrale, in cui erano conservati i sacramenti e i sacramentali, e per la mancanza di altre chiese, delle quali ne era rimasta solo una sotto il titolo di Santa Maria della Nova, e poco dignitosa, in cui gli uffici divini erano svolti in modo provvisorio con grande disagio e scomodità per i canonici e per il popolo, i cittadini di Alife tentarono, dopo due anni, con elemosine dei benefattori e di altri luoghi pii, di ricostruire la Cattedrale nello stesso luogo originale e, invocando il mio aiuto, per quanto possibile da parte mia, essa è stata riportata al suo stato originario, non senza grande spesa. Questa Cattedrale è governata da dieci canonici e due dignità, l'archidiaconato e il primiceriato, dei quali sette e le due dignità sono della terra di Piedimonte, dove risiedono. Piedimonte dista quasi tre miglia dalla città di Alife, e non ci sono mai stati più di due o, al massimo, tre canonici cittadini di Alife, a causa della ristrettezza del luogo e della povertà dei cittadini. In questa Cattedrale non sono mai stati celebrati quotidianamente gli uffici divini e le ore canoniche, ma solo la messa conventuale nelle domeniche e negli altri giorni festivi di precetto, non senza grande disagio e fatica per i canonici forestieri a causa della distanza suddetta e del pessimo viaggio; a causa della modicità delle rendite dei canonicati, che non superano il valore annuo di venticinque ducati della moneta di questo Regno, per la distanza e per il pessimo viaggio, non è così facile accettare il canonicato di questa Cattedrale. Le dignità di archidiaconato e primiceriato non hanno rendite, se non piccoli proventi da modesti benefici annessi dai Vescovi. La cura delle anime nella città di Alife è esercitata dal reverendo canonico Tommaso Gaudio, nominato da me in virtù di un decreto di questa Sacra Congregazione del Concilio, il quale, insieme ad altri due canonici, assiste nelle confessioni per la comodità e la soddisfazione del popolo; nella città non ci sono altri sacerdoti a causa della ristrettezza e della povertà. L'intera diocesi è composta da sette terre e quattro casali, oltre alla città di Alife. Ho visitato la diocesi ogni anno e ho convocato più volte il sinodo diocesano; tuttavia, negli anni recenti mi sono astenuto a causa delle solite dispute e dissensi riguardo alle precedenze tra il clero in generale e i canonici delle chiese collegiali in particolare. Il clero, tuttavia, ispirato dalla divina clemenza, è docile e obbediente, e per quanto riguarda il culto divino e la disciplina ecclesiastica lo mantengo nel miglior stato possibile. Mi sono preso cura di far osservare esattamente tutte le prescrizioni del Sacrosanto Concilio di Trento e dei sacri canoni. La prima terra dopo la città di Alife è chiamata Piedimonte, menzionata più volte sopra, dove si trova il Palazzo Vescovile, che a causa dell'antichità e del fatto che il mio predecessore non vi abitò per molti anni, è crollato; l'ho riparato a mie spese; e vi risiedo per la salubrità dell'aria, la numerosità della popolazione e l'abbondanza delle risorse. Questa terra ha tre chiese collegiate, una insigne con dodici canonici, tra i quali c'è la dignità di arciprete, sotto il titolo di Santa Maria Maggiore; la seconda collegiata, sotto il titolo della Santissima Annunciazione, nel distretto di Vallata, con sei canonici; la terza, sotto il titolo della Santa Croce, parimenti con sei canonici, nel luogo chiamato Castello di Piedimonte; l'accesso a quest'ultima è molto difficile perché montuoso; la cura delle anime nelle singole collegiate è esercitata da due canonici, che sono eletti annualmente, alla fine dell'anno, sotto il nome di curati. Nella suddetta collegiata insigne si recitano quotidianamente le ore canoniche e la messa conventuale per pia disposizione dei fedeli. Nelle collegiate della Santissima Annunciazione e della Santa Croce la messa conventuale è recitata solo durante la Quaresima, l'Avvento, le feste della Beata Vergine Maria, dei Dottori della Chiesa, le domeniche e tutti i giorni festivi di precetto, e questo per mie istruzioni, poiché da ciò non ricevono alcun provento. Non c'è memoria di un seminario eretto nella città di Alife, ma solo dall'anno 1651, per devozione del defunto sacerdote Gabriele di Giovanni Antonio, costruito per sei alunni nel detto Castello di Piedimonte; furono donati per il suo mantenimento mille ducati della moneta del Regno oltre al necessario arredamento, e dal Vescovo di quel tempo furono annessi i frutti dei conventi soppressi di San Francesco della città di Alife e di Sant'Antonio del borgo di Ailano della stessa diocesi, con il consenso della Santa Sede Apostolica. Dopo cinque anni dalla fondazione, con l'arrivo della peste dell'anno 1656, con la morte di molti cittadini e altre calamità urgenti, cessò di esistere il seminario, e il resto fu perso senza speranza di recupero. Da quel tempo fino all'anno 1691, considerando la moltitudine dei ragazzi e la mancanza di virtù in loro, meditando molto, pensai che sarebbe stato meglio se il seminario fosse stato eretto nel distretto di Vallata, accanto alla collegiata della Santissima Annunciazione, dove c'è un luogo adatto al culto divino, per il progresso spirituale di tutti; lì c'è una struttura molto capace e magnifica; il luogo ha un'aria ottima e soave; con il consenso della Sacra Congregazione, con le mie preghiere, e permettendo la divina clemenza, ho attuato il mio desiderio e la mia volontà per l'erezione del detto seminario, che da circa sei anni si trova in perfetto stato; vi vivono religiosamente quattordici alunni, di cui sei caritatevolmente, che sono governati e educati dal suddetto seminario con grande lode, onore e profitto; tuttavia, due alunni dello stesso distretto di Vallata (considerando il contributo nella fondazione del detto seminario dalla collegiata della Santissima Annunciazione) pagano solo sedici ducati all'anno, mentre gli altri pagano annualmente per il loro mantenimento e per altre necessità ventiquattro ducati ciascuno. Il seminario ha poche rendite, che non superano la somma di centottanta ducati annui e, permettendo Dio, è governato e amministrato decentemente. In questa terra di Piedimonte ci sono sette monasteri, cinque di uomini, cioè di San Domenico della Congregazione di Cavoti, dei Carmelitani, dei Celestini, dei Cappuccini e dei Minori Scalzi di Spagna, e due di monache sotto la regola di San Benedetto, soggetti all'Ordinario. Sotto il governo di questa terra di Piedimonte ricade il casale di San Potito, dove la cura delle anime è esercitata da un parroco proprio. La seconda terra è Prata, dove c'è una chiesa parrocchiale sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie; in questa terra c'è anche il casale di Pagliara, con un'altra chiesa costruita dai cittadini per la comodità del popolo; ho ordinato che in quella chiesa si conservi il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia, con gli oli degli infermi, solo a causa della distanza dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, e di osservare, fin dalla fondazione, lo Statuto da parte dei cittadini e dei sacerdoti della detta chiesa arcipretale, cose che sono osservate scrupolosamente; lì la cura delle anime è esercitata dallo stesso arciprete, poiché il detto casale e la terra di Prata formano un’unica comunità. La terza terra è Valle di Prata, dove c'è parimenti una chiesa arcipretale capace (come nella terra di Prata) sotto il titolo dei Santi Sebastiano e Rocco; lì la cura delle anime è esercitata dall'arciprete. La quarta terra è Pratella, quasi completamente distrutta, con un solo sacerdote, anche se prima c'era una chiesa arcipretale sotto il titolo di San Nicola; oggi non ha più di sei fuochi, è gravata da pesanti oneri fiscali, e la cura delle anime è esercitata da un sacerdote esterno da me designato. La quinta terra è Sant'Angelo, che ha anche una chiesa arcipretale, sotto il titolo di Santa Maria della Valle, a cui è stata unita la parrocchia di San Nicola; questa chiesa ha anche sotto di sé un'altra parrocchia e chiesa sotto il titolo di San Bartolomeo, dove tuttavia non si conserva né il Santissimo Sacramento né i sacramentali, sebbene la cura di essa sia esercitata da un parroco proprio, dipendente tuttavia dall'arciprete. Sotto il dominio di questa terra c'è il casale di Raviscanina, dove si trova una chiesa parrocchiale con il titolo della Santa Croce; lì la cura delle anime è governata da un parroco proprio. La sesta terra è Ailano, dove la chiesa arcipretale è sotto il titolo di San Giovanni Evangelista, recentemente ampliata per la numerosità del popolo; lì la cura delle anime è esercitata da un arciprete proprio. La settima terra è Letino, situata in montagna, sempre freddissima, ma popolata, abbondante di sacerdoti, chierici e virtù; questa terra ha parimenti una chiesa arcipretale sotto il titolo di San Giovanni Battista; lì la cura delle anime è esercitata dall'arciprete. Infine, ci sono altri due casali, cioè San Gregorio e Calvisi, dove la cura delle anime è esercitata da parroci propri. Inoltre, ho un vicario generale e dei vicari foranei in ciascun luogo della diocesi. Vigilo affinché i giorni festivi siano osservati scrupolosamente, i luoghi pii e i loro beni siano amministrati correttamente, la dottrina cristiana sia insegnata, e, infine, affinché la predicazione della parola di Dio non venga omessa, specialmente nel tempo quaresimale. Mi prendo cura di tutto ciò che riguarda la salvezza delle anime, per quanto possibile. Ho esaminatori sinodali e giudici, anche nelle cause del Santo Ufficio. Questo è lo stato della Chiesa di Alife, eccellenti padri, che umilmente riferisco io, Giuseppe de Lazara, indegno vescovo, supplicando umilmente le EE. VV. di rispondere benignamente su ciò che riterranno opportuno per il felice stato di questa Chiesa, mentre prego per la tranquillità e la pace della Santa Chiesa Romana, e per la salute e felicità delle EE. VV.
Dato a Piedimonte il 25 marzo 1700
Indegno servo Giuseppe Vescovo di Alife

Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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Storia della Campania. Risorse in rete per la storia del territorio e del patrimonio culturale
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3408416

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