Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania
di Alessandro Dainese
Arturo Vezzino nacque l’8 febbraio 1899 ad Altavilla Irpina (AV) da Antonio e Crescitelli Filomena. Come risulta dal foglio matricolare, all’atto dell’arruolamento era celibe ed in grado di leggere e scrivere, esercitando un’attività impiegatizia. Questi è uno dei 265.000 “ragazzi del ‘99”, che parteciparono alla tristemente nota rotta di Caporetto.
Il 19 febbraio 1917 risulta inquadrato come soldato di leva del 1° Battaglione del Distretto di Avellino. Qualche mese dopo, il 16 novembre 1917, giunge in territorio dichiarato in istato di guerra per prestare servizio nel 17° Reggimento Fanteria. Durante la sua carriera militare sul Fronte Italiano non si segnalano atti di particolare eroismo o importanza, piuttosto il contrario, tant’è che il 14 agosto 1918, quando gli venne dato l’ordine di riaccompagnare un soldato epilettico al corpo, non ne fece ritorno. Ciò gli valse l’arresto (27 agosto), e qualche giorno dopo (30 Agosto) venne ritrovato a Porto Civitanova (MC). Fu il Tribunale Militare di Ancona ad occuparsi del suo caso, condannandolo alla pena di un anno di reclusione militare (5 febbraio 1919). Tuttavia, in applicazione del R. D. n°157 21/2/1919 dell’11 marzo 1919, gli venne condonata la pena e venne riassegnato al 79° Reggimento Fanteria (Verona) presso il Comando della Brigata Roma.
Nel Settembre 1919, Approfittando dell’essere stato inviato a Roma di scorta al gagliardetto, riuscì a scappare a Fiume, infiammato dalla Causa Fiumana, fuoriuscendo di fatto dai ranghi regolari del Regio Esercito. Dunque giunse a Fiume il 20 o il 28 Settembre 1919 (non ricordando la data precisa), dove venne preso in forza dalla Legione di Randaccio. Qui vi conseguì due promozioni: giunto quale soldato, venne promosso prima a Sergente e poi a Sergente Maggiore, e gli venne addirittura affidato il Comando della Legione. Infine, militò nella Centuria Spalato in qualità di Fuciliere. E’ da segnalare la sua partecipazione agli eventi del Natale di Sangue, assumendo il comando della barricata erta in Piazza Scarpa, nei pressi del Ponte di Sussak. Partecipò alla Marcia di Ronchi, di cui dispone del brevetto, e ebbe la nomina a Squadrista quale Legionario proprio durante la sua permanenza a Fiume. Ivi rimase fino al gennaio 1921 e partì alcuni giorni dopo degli altri, l’8, a causa di alcuni ritardi dovuti alla consegna della contabilità. Interessante riportare un episodio preciso della sua permanenza a Fiume, che testimonia la familiarità del soldato con i propri superiori: […] un giorno, durante una passeggiata a Drenova fatta dalla Legione con l’amato Comandante, questi offerse al sottoscritto la stella a cinque punte con l’Aquila fiumana, e ciò in premio di diversi servigi da lui resi alla causa fiumana […].
Da una lettera del 19 gennaio 1921, scritta su carta intestata della Legione Randaccio (probabilmente portata con sé da Fiume al momento della partenza) e destinata al suo ex-superiore, Com. Vittorio Caliceti, emerge che il 12 gennaio si recò al suo Distretto per richiedere il Congedo di cui avrebbe dovuto fruire, in qualità di nato nel 1° quadrimestre 1899. Questo tuttavia non gli venne rilasciato per tutta una serie di complicazioni relative alla sua condotta, dovute alla sua defezione a Fiume. In sostituzione ad esso gli venne data una dichiarazione di congedo illimitato provvisoria. Inoltre, questa massa di farabutti pretende di non riconoscere il mio grado, di non pagarmi l’indennità di trasferta da Divaccia ad Avellino; né la paga che spetta ai sottoufficiali per le giornate trascorse in viaggio. Non vogliono pagare il pacco vestiario, né il premio di smobilitazione, né i due mesi di stipendio pagati ai sottoufficiali del R. Esercito congedati. In una parola non riconoscono gli accordi presi dal nostro Comando di Fiume col Comando della 45° Divisione. Il foglio di congedo negatomi è a me necessario e non riesco ad ottenerlo. Pretendono ch’io svesta la divisa di Legionario ma ho risposto che se non mi dan quel che mi spetta non sono in grado di vestir abiti borghesi perché privo di mezzi. Ho chiesto il passaporto per Fiume ove è mia intenzione di ritornare e mi è stato negato col pretesto che non sono ancora autorizzati a rilasciarne. Spero quindi di ottenerlo e poiché ogni via che porti ad occupazione che mi dia da vivere è sbarrata, quello che umilmente domando al suo paterno cuore è che provveda affinché il Sig. Governo d’Italia tenga fede all’accordo di Abbazia, e che mi fornisca ella un documento che possa farmi trovare un’occupazione nella nostra cara Fiume ove son deciso a ritornare ad ogni costo, magari per arruolarmi nelle milizie cittadine. Così ottenendo il pagamento delle competenze spettantemi io sarò in grado di far fronte alle spese del lunghissimo viaggio, dato che la mia famiglia non è in grado di aiutarmi ed a cui non posso più a lungo addossare le spese del mio mantenimento. Fiducioso nel suo aiuto che son certo non potrà mancarmi e rinnovandole ancora una volta il mio giuramento d’illimitata e inestinguibile fedeltà quale guerriero-alalà le giunge il mio saluto che si racchiude in due parole: “A ROMA!” […].
In una seconda lettera dell’ 8 aprile dello stesso anno, scritta da Trieste allo stesso destinatario con accenni lacrimevoli e suggestive metafore, il medesimo implora nuovamente l’aiuto del suo ex-superiore, l’unico che potrebbe restituirgli quell’energia e fiducia che le basse persecuzioni delle autorità governative gli hanno se non tolta, affievolita. Vi sono anche delle suggestive riflessioni sulla logica clientelistica e poco meritocratica vigente nel suo luogo di provenienza (Nella venale Italia meridionale tutto si ottiene a base di protezione e denaro. Io non avevo né l’una né l’altro […]).
Dopo essere partito da Avellino come preannunciato nella precedente missiva, immediatamente si mise alla ricerca di un impiego che gli permettesse di tirare a riva la barca della vita. Invano. Sono unico figlio, orfano di padre e devo pensare al sostentamento della mia povera madre più che sessantenne. Ho chiesto lavoro alle ferrovie ma me l’han rifiutato. Ho chiesto l’ammissione nel corpo delle guardie di Finanza e mi dissero che mi avrebbero accettato ma senza riconoscermi il grado. Ho cercato lavoro in tutta la bassa Italia ma inutilmente. […] Partii per Trieste e vi giunsi perché in qualità di figlio di ferroviere possedevo un biglietto di servizio per questa città. Se avessi potuto disporre della somma necessaria pel viaggio sarei venuti a gittarmi ai suoi piedi e restare, magari alla sua porta, qual cane fedele. Le scrissi già altra volta ma non ebbi risposta. Voglio sperare che miglior fortuna sia concessa alla presente. Qui in Trieste ho ricominciato la lotta per la vita; i disoccupati son tanti ed io forestiero e senza referenze non sono accetto. Ho cercato persino di far da facchino o scaricatore, ma inutilmente. Intanto laggiù nella lontana terra d’Irpinia dove ho supplicato prima della partenza la sezione della nostra Federazione, la mia povera mamma aspetta e spera. Cosa devo fare? La locale Sezione Legionaria poco o nessun aiuto può darmi. Invoco dalla sua bontà un qualsiasi aiuto, magari uno scritto che mi raccomandi a persona del luogo capace di offrirmi impiego o lavoro. Non posso uccidermi. Per la mamma. Per la Nostra Idea. Per l’Italia, per lei, nostro Duce, il mio fedele alalà […].
La corrispondenza conservata presso il Vittoriale degli Italiani riparte dal 26 settembre 1939, e si protrae ininterrottamente fino al 15 gennaio 1941, salvo poi riprendere con due missive isolate del 2 e del 7 aprile 1942. Emergono dei profondi contrasti fra l’Ufficio Stralcio Milizie Fiumane e il soldato, che inizialmente richiese il rilascio una dichiarazione del Congedo della sua esperienza fiumana per l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista. Nonostante ben 5 missive di sollecitazione, fra cui un telegramma urgente, il milite non fu accontentato nella sua richiesta, né nel riconoscimento del grado da lui rivestito nell’ Esercito Fiumano. E’ dalla missiva del 4 luglio 1940, spedita da Tirana ove era nel frattempo partito come volontario per militare nella 4° Compagnia del 240° Reggimento T.M., che i toni cominciano ad inasprirsi:
[…] Sono assolutamente sorpreso del modo di procedere di codesto ufficio. Ai primi dello scorso mese a mezzo vaglia postale di lire 10 richiesi da Nola il mio foglio di congedo. Il 18 dello stesso telegrafai sollecitando. Fin d’oggi nulla mi è pervenuto. E pure si tratta di 10 minuti di lavoro. Prego farmi sapere pure se il Trattato di Albania riconosceva esplicitamente i gradi e per qual ragione l’attuale Governo non li vuole riconoscere e perché codesto ufficio non interviene […].
Secca è la risposta dell’Ufficio (18 luglio 1940):
[…] Se ritenete che in 10 minuti di lavoro si possa sbrigare la Vostra pratica, Vi diremo subito che siete completamente in errore. Non è facile cosa, a distanza di vent’anni, ricostruire uno stato di servizio e dichiarare che dal settembre 1919 al gennaio 1921 siete stato a Fiume. In atto Voi non avete presentato alcun documento di prova, e la Vostra pratica, non meravigliateVi, potrebbe rimanere, per molti e molti mesi ancora, in attesa di essere corredata da quanto è necessario. Dovete convalidare, con la copia del Vostro foglio matricolare e con la dichiarazione conferma del Vostro Comandante di Reparto, tutte le caratteristiche del servizio prestato nei Reparti Fiumani […].
Quindi, una missiva del milite del 23 Luglio 1940:
Nei 22 anni passati dalle gesta di Fiume ad oggi, io ho sempre pensato che fra tutte le organizzazioni e i partiti i soli Legionari avessero saputo superare le incombenze burocratiche tagliando ogni nodo col filo dei loro pugnali […] Congedato dal distretto ebbi un foglio di congedo che tenni per 20 anni quale Sergente Maggiore. Esibitolo nel 1939 per andare volontario in Africa, al distretto di Avellino, fui chiamato nel 1950 al Distretto di Nola e arruolato quale soldato. Feci opposizione e il Ministero rispose che non potevo conseguire il grado non avendo frequentato un regolare corso. […] Il Trattato firmato in Abbazia fra il nostro comando e quello delle truppe regolari ci riconosceva gradi e onorificenze e che io chiedevo il rispetto di esso. Oggi richiamato alle armi quantunque già prima avessi chiesto di partire volontario, mi si è arruolato nuovamente quale soldato. Il foglio matricolare esistente presso il distretto militare di Nola si ferma al dato della diserzione a Fiume, e mi si è detto che occorre avere il congedo supplementare da codesto ufficio. Io ho scritto al Direttorio del Partito perché d’accordo col Ministero della Guerra, provveda a definire la questione. Ho interessato anche il Federale di Tirana, e ora interesso anche voi e voglio sperare che arriveremo alla risoluzione. Ma occorre muoversi con rapidità legionaria, qui nel mio Reparto ce ne sono sette di cui tre nelle mie stesse condizioni. E voi chiedete a me, combattente in Albania, dei documenti che vi è impossibile procurarvi. Scrissi al camerata Caliceti in occasione della sua nomina a Federale ma non s’è degnato di rispondere. Ora il fatto è questo: a me occorre un documento militare che attesti che mi sono congedato da Sergente Maggiore. Se il Comandante ci ritenne degni del grado, se il Partito ci ha messo innanzi agli altri e ci ha fatto squadristi, negarcelo significa sfotterci, e se chi deve non s’interessa, ciò non è legionario […].
E la risposta dell’Ufficio (26 settembre 1940):
[…] Le vostre inopportune osservazioni trovano il tempo che trovano. Fateci tenere invece la copia del Vostro foglio matricolare e comprovate la data in cui dichiarate di esserVi arruolato nelle Milizie Fiumane. Non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere e a dichiarare che nei Reparti Fiumani avevate il grado di Sergente Maggiore […].
Ancor più stizzita è la risposta dell’ ex-Legionario, la cui situazione adesso risulta ulteriormente aggravata da disguidi postali (30 settembre 1940). Questa lettera è particolarmente interessante, perché addurrebbe ad una fantomatica richiesta del soldato esposta al Duce in persona, con l’altezzosa richiesta di prendersi carico personalmente della questione con l’emissione di un Decreto che disciplinasse la questione del riconoscimento dei gradi acquisiti a Fiume nelle fila del R. Esercito:
[…] Il modo come codesto ufficio svolge codesta attività mi riesce assolutamente inconcepibile. A parte ogni critica, non riesco a comprendere come dopo sei mesi dalla richiesta e dopo aver inviato anche 10 lire di spese richieste, ed un telegramma urgente, non mi sia possibile ottenere il foglio di congedo. Ora capita un’altra stranezza. Come rivelerete dai documenti allegati, una istanza da me avanzata tramite il Battaglione in data 8/8/1940 e da questi spedita col visto “Ufficio sprovvisto di bollo”, perviene a codesto ufficio il quale vi appone il timbro e lo respinge. […] Ora voglio dirvi che il documento richiesto mi occorre d’urgenza, specie ora che c’è stato un provvedimento legislativo a pro’ dei Legionari. Anzi, poiché ci siamo, credo bene dirvi che quello che ha avuto l’alto onore di far scomodare il Consiglio dei Ministri per sé e per tutti gli altri Legionari è proprio il sottoscritto che l’ottenne mediante una semplice cartolina in franchigia inviata direttamente al Duce. Ora, se il Duce prende così a cuore i nostri interessi, perché non deve fare altrettanto codesta Associazione? Basta, voglio augurarmi che alfine mi accontenterete, e con tale speranza vi saluto […].
In appendice una lettera del 4 ottobre, che il soldato scrive per rimediare alle incongruenze della precedente:
Mi perviene la vostra in data 26/9 che annulla in parte la lettera raccomandata speditavi giorni fa. In essa mi chiedete copia del mio Foglio Matricolare. Io sono richiamato da 4 mesi in Albania, quindi se proprio ci tenete a favorirmi dovreste richiederlo d’ufficio al Distretto Militare di Nola cui attualmente appartengo. Mi chiedete poi di comprovare la data in cui sono arruolato a Fiume. Io ricordo di essere giunto nella notte del 20 settembre 1919 ma quali prove posso darvi? Non ho certo pensato a farmi dei testimoni e poi dai libri della Legione dovrebbe risultare. D’altra parte credo che un punto di partenza si possa avere dallo stesso Foglio Matricolare, rilevando le date in cui fui dichiarato disertore […].
L’Ufficio risponde decisamente seccato e risentito dall’irriverenza mostrata dal soldato (9 ottobre 1940):
[…] Quanto poi al tenore della vostra sconclusionata lettera, Vi diremo che siamo molto, molto lontani dal condividere le vostre considerazioni. Voi siete nel diritto di credere o considerare ciò che Vi frulla per la testa. Noi da vent’anni ci troviamo impegnati in un lavoro delicato, ingrato, e talvolta massacrante, che compendia l’esame di migliaia e migliaia di pratiche per le quali occorre avviare un regolare processo di istruttoria, che può essere lungo o breve, a seconda della documentazione prodotta dagli interessati. Il fatto che Voi potete censurare o ritenere inconcepibile il modo con cui questo Ufficio svolge la sua attività è inopportuno e riprovevole, perché se anche da tempo attendete i documenti che Vi spettano, ciò significa che la documentazione prodotta non è completa. Vi abbiamo chiesto l’estratto matricolare e non l’abbiamo ricevuto. Dobbiamo convalidare le date del vostro arruolamento nelle Milizie Legionarie Fiumane, e se non avremo un atto ufficiale da cui risulti che Vi siete arruolato nel Settembre del 1919, noi non potremo in alcun modo rilasciarvi i documenti […].
Adesso il Vezzino comincia a correre ai ripari, scusandosi per i toni troppo accesi, e continua a far riferimento alla sua presunta corrispondenza diretta con il Duce (15 ottobre 1940):
[…] Se mi sono male espresso, non avevo avuto alcuna intenzione di offendere l’Ufficio e il suo Presidente. Quello che mi riesce inconcepibile è che codesto Ufficio insiste a richiedermi il Foglio Matricolare del R. Esercito quando sa che da più di quattro mesi io mi trovo in Albania. Quello che mi riesce inconcepibile è che codesto Ufficio insiste nel richiedermi la documentazione di una data ma non mi dice come devo fare. Io parto solo da questi dati di fatto […]. Che importa che se pure arrivato il 20 settembre, voi scriviate il 30? Il Duce non ha esitato a promulgare un decreto su mia richiesta, in quindici giorni, e codesto ufficio mi sta facendo scrivere e riscrivere da otto mesi […]. Se poi io non sono arrivato ad intuire il nocciolo della questione quale sia, favorite chiarimenti e illustratemi che cosa posso far dall’Albania. Per me è necessario solo che in breve io riprenda il mio grado […] Vedete che vi dico questo senza preoccupazione perché sono in possesso di una lettera del Ministero che afferma di aver preso il provvedimento in seguito alla mia richiesta al Duce […].
L’Ufficio, non potendo più tollerare la tracotanza del soldato che continua ad ostentare il suo rapporto quasi confidenziale con Benito Mussolini, risponde a tono con una lettera sferzante (25 ottobre 1940):
[…] Vi consigliamo di astenervi da puerili e sciocche affermazioni. Con quanto affermate, che il Duce non ha esitato a promulgare un decreto, su vostra richiesta, in 15 giorni, Vi rendete piccino e ridicolo. Bene farete a portare a conoscenza del nostro Capo Eccellenza Nino Host Venturi quanto scrivete. La pratica che si trascina da otto mesi potrà protrarsi per altri otto mesi e comunque fino a quando non avrete convalidata la data del Vostro arruolamento nelle Milizie Fiumane, e se questo l’aveste fatto fin dal principio noi non avremmo avuto alcuna difficoltà di intavolare con Voi oziose ed inutili polemiche. Noi non abbiamo nessun elemento di fatto che comprovi che nel settembre 1919 siete venuto a Fiume, non lo mettiamo in dubbio ma tutto deve essere provato. Non sarete certamente Voi ad imporre all’Ufficio Stralcio Milizie Fiumane le direttive che ci sono state impartite dall’alto. Prendetene atto una volta per sempre e cercate di essere obbiettivo e sereno. Abbiamo chiesto a Nola il vostro foglio matricolare, ma non siamo noi che dobbiamo affannarci per ricostruire il vostro stato di servizio. Ci dispiace solo che siate un Legionario autentico del Natale di Sangue e che come tale non Vi rendiate conto di quanto sia delicato e ingrato in nostro compito.
Nella lettera del 26 ottobre 1940 il Vezzino cerca di addurre delle prove tangibili della sua effettiva permanenza a Fiume, e spedisce un modulo fornito in precedenza dall’Ufficio con le sue generalità e le prestazione offerte durante l’ Impresa Fiumana. . A questo punto manca soltanto il Foglio Matricolare, richiesto al Distretto di Avellino dall’Ufficio, da dove partirà alla volta di Fiume il 3 gennaio 1941.
A giro di posta rimetto debitamente compilato in ogni sua parte il modulo trasmessomi. Data la mia speciale situazione non ho a disposizione che la tessera rilasciatami a suo tempo dal Comando di Legione. L’accludo ma con rincrescimento costituendo essa per me un caro ricordo e perciò sarei grato se potessi riceverla in sostituzione. Ringrazio vivamente per la premura dimostrata da codesto Ufficio nel disbrigo della mia pratica e vi prego di credermi sempre fedele camerata.
BATTAGLIONE GIOVANNI RANDACCIO
COMANDO
Il Sergente Maggiore Vezzino Arturo è addetto a questo comando
Fiume d’Italia – 13-3-1920
Comandante di Battaglione
VITTORIO CALICETI
Ma il soldato che nel frattempo riceve la minatoria missiva del 25 ottobre, non perde l’occasione di rincarare la dose cercando di chiarire la natura della sua corrispondenza con il Duce (3 novembre 1940) e spiegando le ragioni per cui ritiene la prova della data precisa di arruolamento una mera formalità:
In verità, io non riesco a raccapezzarmi nella corrispondenza che ho con voi e che vedo si prolunga sempre più. Prima mi mandate due o tre lettere con le quali mi rimproverate per avervi scritto un po’ risentito, poi mi mandate un modulo che io compilo e vi rispedisco, ora mi proviene un’altra rimenata con la quale mi date dello sciocco per aver affermato che il Duce si è interessato al mio caso. Ciò a voi potrà sembrare strano o assurdo ma per me è una cosa certa […]. Mi venne l’idea di scrivere una cartolina in franchigia al Duce. Ciò accadde il 24 agosto – l’8 settembre veniva fuori il decreto che riconosceva il nostro servizio. In data 29 settembre mi perveniva la seguente comunicazione del Ministero della Guerra che vi accludo in copia. Vi ho narrato tutto questo per dimostrarvi che non sono uso a mentire e quando affermo una cosa ne ho la matematica certezza. Ad ogni modo o provocato da me o provocato da altri, l’interessante è che l’ingiustizia è stata riparata. Ora venendo a parlare del caso mio, Voi in ogni lettera mi dite sempre che devo convalidare la data del mio arruolamento. Io non voglio fare l’aquila ma ragionare terra terra e non riesco a comprendere l’importanza della cosa. Perché faccio questo ragionamento: io sono stato 17 mesi a Fiume, vi conseguito due gradi, vi ho combattuto, ho avuto per miei superiori il Cap. Caliceti, il Tenente Clino Ricci, il Cap. Trapani, il Ten. Camino, l’attuale Console del M.V. Caturano; è innegabile che sono un Legionario, ora nel Reparto ci dovevano essere dei libri e quindi deve risultare la data di assunzione, in forza tanto più che io per essere stato fuciliere della Centuria Spalato tali libri li ho avuti fra le mie mani. Ora di fronte al fatto innegabile che cosa importa l’essere stato assunto in forza il 20 o il 30 di un mese. Questo è il mio modo di ragionare. D’altronde se fossi stato a casa avrei cercato di alleviare le vostre difficoltà nei limiti delle mie possibilità, ma da 9 mesi sono in Albania e quindi sono costretto, ma con piacere, a mettermi nelle vostre mani. Nel 1918 io fui condannato per diserzione per essere scappato verso il fronte ove non mi volevano mandare perché inabile alle fatiche di guerra, poi venni a Fiume, ora volontariamente sono venuto il Albania. Sono quindi un vecchio militare ed un vecchio idealista quindi vivo nelle nuvole, ciò però non toglie che io comprenda tutte le incongruenze ed incoerenze delle pratiche militari. Capisco quindi perfettamente tutta a delicatezza del compito che vi siete assunti e vi ripeto che sarò lieto di facilitarvelo per quanto mi riguarda, sempre che me ne indicherete il modo. Vi prego scusarmi della lungaggine della presente ad abbiatevi i miei più bei saluti fascisti.
- COPIA -
Ministero della Guerra
Direzione Generale
Leva Sottoufficiali e Truppe
Divis: Sottouff. Sez. I
Roma, 29 settembre 1940 – XVIII
Al Militare Vezzino Arturo
4° Compagnia del 240° Reggimento T.M.
Posta Militare 22 A
Oggetto: COMUNICAZIONI
In esito della richiesta da te avanzata al Duce di riconoscimento del Grado di Sergente Maggiore conseguito nelle Milizie Fiumane, questo Ministero comunica che è in preparazione un decreto che disciplina questa materia.
Il Ministro
(firma illegibile)
Ma finalmente arriva da Fiume la missiva del 15 novembre 1940, contenente il Foglio di Congedo corredato dalla Dichiarazione Integrativa tanto a lungo richiesti per comprovare la sua effettiva permanenza nelle Milizie Fiumane. Segue la conferma di ricezione avvenuta del 10 dicembre 1940, che conclude, in corrispondenza dell’anno solare, tutta la trafila burocratica cominciata l’anno prima volta a ottenere i tanto agognati documenti.
Con l’avvio del nuovo anno, ecco giungere una nuova lettera all’Ufficio dal soldato (7 gennaio 1941), che vede l’emergere di ulteriori problemi e disguidi:
[…] Mi sono affrettato a chiedere la reintegrazione nel grado di Sergente Maggiore. […] Mi si fa colpa di essere passato da soldato a Sergente senza prima conseguire i gradi di Caporale e Caporale Maggiore. A me, pare che la cosa non vada perché voi sapete, come già ebbi a scrivervi, che a seguito di un esposto da me fatto al Duce, il Ministero mi comunicò che era in preparazione la legge che difatti è stata poi pubblicata[..]. Pregovi rispondermi e significarmi se sono nel vero e posso continuare ad insistere o se, a causa della mia incompetenza in materia, m'inganno e debbo desistere. Comunque, codesto ufficio mi dovrebbe usare la cortesia di far pervenire al Distretto Militare di Nola per la trascrizione nel Foglio Matricolare del R. Esercito, il mio stato di servizio con l’indicazione delle epoche in cui ho conseguito le diverse promozioni. In altri termini, occorre innanzitutto che io documenti di essere giunto a Fiume soldato, e di essermi arruolato quale soldato conseguendo solo in prosieguo le diverse promozioni. Scusatemi del fastidio ed abbiatevi i più sentiti ringraziamenti fascisti.
GAZZETTA UFFICIALE del 9 dicembre
Estratto del R.D.L. n°1641 del 1 novembre 1940/ XIX
ART.2
I sottoufficiali, i graduati di truppa e i soldati del R. Esercito, che si siano alleati nella Milizia Legionaria Fiumana con il grado corrispondente a quello rivestito nel R. Esercito e che abbiano conseguito promozioni nei gradi della Milizia stessa, otterranno il riconoscimento di tali promozioni col conferimento dei corrispondenti gradi nel R. Esercito; se ed in quanto non vi ostino le disposizioni allora vigenti per l’avanzamento ai gradi di truppa e di sottoufficiali del R. Esercito.
Cui segue la risposta del 15 gennaio 1941:
[…] Non possiamo discutere né cavillare sulle norme che regolano la legge n°1641 del 1 novembre 1940/XIX circa il criterio deliberato per riconoscimento dei gradi acquisiti nelle Milizie Legionarie. Possiamo dirVi solamente che viene riconosciuto il solo grado immediatamente superiore a quello rivestito nel R. Esercito. Nelle Vostre considerazioni, siete in errore e non vi consigliamo certo ad insistere. Comunque, non siamo in veste di Distretto, in grado di darVi quanto chiedete. Ogni reclamo avanzatelo alle autorità militari da cui dipendete […].
Le ultime missive sono del 2 e del 7 aprile del 1942, ma risultano scollegate dalle precedenti e fanno riferimento ad alcune normative e chiarimenti relativi alla possibilità di fregiarsi o meno di determinati distintivi.
La prima parte da Boscotrecase, il nuovo luogo di residenza del soldato:
Durante il tempo di permanenza fra codeste milizie lo scrivente fu dal Comando di Legione autorizzato a fregiarsi dei seguenti distintivi: Ardito – Volontario di Guerra – Medaglia di Ronchi – Occupazione di Zara. Riteneva successivamente che per fregiarsene fosse sufficiente il Diploma della Medaglia di Ronchi ed il foglio di congedo. Poiché gli è stata fatta osservazione, sarebbe grato se codesto comando volesse fargli pervenire le relative autorizzazioni perché sono vent’anni e più che porta tali distintivi.
Segue la risposta:
In risposta alla vostra lettera del 2 aprile c.m. Vi comunichiamo che la sola decorazione ufficialmente riconosciuta, a sugello dell’Impresa Legionaria Fiumana, è la medaglia commemorativa della Marcia di Ronchi. Non esiste alcuna disposizione di legge, che riconosca i nastrini degli “arditi” né quelli a ricordo della spedizione di Zara, 14 novembre 1919. I Legionari Fiumani sono autorizzati invece a fregiarsi della Medaglia commemorativa istituita a ricordo dell’Unità d’ Italia. Non è stata ancora estesa ai Legionari Fiumani la medaglia dei Volontari di Guerra. Attendiamo che lo sia prestissimo.
Il Capo Ufficio Manlio Verde Aldrighetti
Si esauriscono così le testimonianze documentarie relative al legionario irpino Arturo Vezzino.
Fonti e bibliografia
- Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, Serie legionari, cartella 4240 «4383. Arturo Vezzino», docc. 31 / cc. 34, «Carteggio di Arturo Vezzino con l'Ufficio stralcio milizie fiumane per rilascio del congedo fiumano; foglio dei dati statistici; attestazione probatoria; tessera militare di riconoscimento; copie del foglio matricolare e della dichiarazione integrativa; ricevuta di vaglia postale. Fascicolo nominativo. Legionari Pratiche definite - Cartella 63/4383 1920 - 1942».
- Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, Serie corrispondenza, cartella 4547 «Arturo Vezzino», docc. 2 / cc. 4, «Lettere. Fascicolo nominativo. Cartella 39, VECC-VUCC 341. Segnalazione di enti e persone rilevanti nel contenuto del fascicolo: Legione di Randaccio 1921».
- Paolo Nello, Storia dell'Italia fascista (1922-1943), Il mulino, Bologna 2020.
PAGE CREATED BY ALESSANDRO DAINESE | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2020
Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]
Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania
Storia della Campania. Risorse in rete per la storia del territorio e del patrimonio culturale
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3901238
COME CITARE | CODICE ETICO | NORME REDAZIONALI | CREDITI E CONTATTI