Schilirò, Vito

Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania

di Roberto Di Lorenzo

Nacque a Catania il 14 aprile 1891 da Vincenzo e da Giuseppina Leonardi. Nei documenti pervenutici, alla voce riguardante i connotati fisici, viene descritto come un uomo alto 1,63 cm, con occhi e capelli neri. In una lettera, scritta da lui stesso, datata Caserta 20 dicembre 1939, e indirizzata alla federazione provinciale di Napoli del Partito Nazionale Fascista, ci fa pervenire cospicue informazioni personali, in particolare sulle vicende che lo legarono alla città di Fiume. Dal 1900 al 1915 ebbe ininterrotta residenza a Fiume, «ove compì i suoi modesti studi e visse tutta la passione degli irredentisti fiumani». Fu uno dei primi soci dell’associazione «Giovane Fiume», focolaio dell’irredentismo, prendendo parte a tutte le manifestazioni di italianità che si susseguivano frequentemente. Il 14 aprile 1909, presso il Teatro Comunale «Giuseppe Verdi» di Fiume, durante la rappresentazione dell’Ernani, per aver gridato « Viva L’Italia, Viva Vittorio Emanuele, Viva Garibaldi», fu tratto in arresto insieme a cinque compagni, condannato a cinque giorni di carcere e, infine, allontanato dalla città. Poté ritornare in famiglia dopo un’assenza di quattro mesi, grazie all’intercessione del Console generale d’Italia a Fiume, il conte Carlo Caccia Dominioni di Sillavengo. Nel 1912 prese parte ad una gita patriottica, programmata in seno all’associazione «Giovane Fiume», a Mandriole, frazione di Ravenna, per onorare il luogo ove fu sepolta Anita Garibaldi. Di ritorno dalla visita, le autorità austro-ungariche «inscenarono un processo politico a carico del gruppo dei componenti della gita, per aver cantato lungo il viaggio in coro, l’inno di Oberdan; ma tale processo non potette aver seguito per mancanza di prove». Con tali precedenti, Schilirò «non poteva non essere presente al disperato appello lanciato dalla città olocausta nel radioso settembre 1919». Pertanto, congedatosi il 6 settembre 1919, con il grado di sottotenente di Fanteria, il 20 dello stesso mese, tramite il circolo «3 Novembre» di Abbazia attraversò i confini e si presentò al «Comando dell’Esercito di D’Annunzio», ove rimase come legionario fino al termine della «leggendaria» impresa. Mantenendo il grado di sottotenente fu incorporato tra le file del Battaglione Fiumano, comandato dal capitano Nino Host Venturi. Appartenne «per tutto il periodo dell’impresa» alla II Compagnia «Mario Angheben», comandata dal capitano Giovanni Mrach (cognome successivamente italianizzato in Maracchi). In occasione della partenza dei Carabinieri del capitano Rocco Vadalà, il Battaglione Fiumano assunse compiti di polizia, e Schilirò diresse i posti di guardia dapprima alla «Stazione Ferroviaria di Plasse San Nicolò», dipoi al posto di confine «Zamet». Per validare codeste note biografiche fu preziosa la testimonianza del maggiore Salvatore Di Caro-, già del Comando della Polizia Fiumana-, il quale, con un documento datato Fiume 29 marzo 1940, aggiunse che Schilirò «disimpegnò i compiti affidatigli con molto zelo e con molto spirito di disciplina; fu di esempio ai suoi dipendenti per dedizione alla Causa fiumana, e seppe accattivarsi la stima e la fiducia dei superiori. Rese importanti servigi di polizia che sventarono talvolta tentativi di ribellione da parte di sovversivi all’autorità costituita». L’Ufficio Stralcio Milizie Fiumane dell’Associazione Nazionale Combattenti, con un documento del 10 maggio 1940, a firma del capitano Manlio Verde Aldrighetti, suffragò le testimonianze di Schilirò, il quale al tempo era «I archivista nella Regia Aeronautica, iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 29 ottobre 1932- Fascio di Combattimento di Caserta- ammogliato con cinque figli».

Fonti e bibliografia

  • Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie legionari, cartella 57/4009 «Vito Schilirò».
  • Tom Antongini, Vita segreta di Gabriele D'Annunzio, A. Mondadori, Milano 1938.
  • Giovanni Maracchi, Il problema mediterraneo nella politica estera fascista : conferenza tenuta agli ufficiali del presidio militare di Pola, Stab. Tip. Rocco, Pola 1938.
  • Rocco Vadalà, Al comandante Gabriele D'Annunzio, 1920.

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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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Storia della Campania. Risorse in rete per la storia del territorio e del patrimonio culturale
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3901238

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