Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania
di Angela Antonucci
Tra le lettere del fascicolo riguardante Ezio Murolo, legionario residente a Caivano, e ivi sposato con Assunta Del Gaito, emergono indizi di una fervente devozione dei soldati Fiumani nella figura del loro audace e carismatico Comandante. A Gabriele D’Annunzio, infatti, più volte si rivolse Ezio stesso-, e anche la moglie-, per ottenere giustizia allorquando la piega degli eventi sembrò sfavorevole e la dea della buona sorte assopita. Ezio definì sé stesso devotissimo nei confronti di D’Annunzio e solerte esecutore dei suoi ordini, a causa dei quali si era trovato prigioniero con altri commilitoni, come testimonia la fotografia dei cinque uomini legati per i polsi. Lo stesso Comandante intervenne personalmente in tale occasione, inviando loro denaro in prestito, per sopperire alle ristrettezze in cui si erano trovati; era il maggio del 1921. Successivamente, il 4 settembre dello stesso anno, il soldato tornò a scrivere al Comandante D’Annunzio, al fine di intercedere per la sorte di due sue compagni d’arme incappati nelle maglie della giustizia. Di nuovo in ambasce, il legionario venne spedito al confino nel 1937, con l’accusa di essere antifascista, e da qui, dall’isola di San Nicola, nelle Tremiti, gli sovvenne la possibilità di trovare aiuto per risolvere il suo problema incaricando la moglie di scrivere allo stesso Comandante e a Giancarlo Maroni.
1921
Ridotti alla dura necessità, ci è venuto in grande aiuto la somma di Lire 864 (otticentosessantaquattro) che restituiremo e che accettiamo solo perché sappiamo essere del nostro Comandante. Fiume, 2 Maggio 1921, Murolo Ezio, Carpinelli Edoardo, Del Monaco Lucio.
1921
4 settembre 1921. Comandante, ripeto il telegramma inviatovi, perché, data la grande libertà che viene concessa a quelli che tutto diedero per raggiungerla, dubito che non vi viene recapitato. Ad ogni modo ho anche la vostra lettera inviata ai giornali e voglio augurarmi che è per manovra politica. Ecco il testo del telegramma: “Continuo sempre per la via maestra dell’Orsa Maggiore, da voi primo fra i primi e puro fra i puri additatoci.” Gli italiani di Vittorio Veneto, di Ronchi e di tutte le più belle battaglie combattute e vinte attendono la vostra parola per liberare dalla tirannia questa nostra povera martoriata Italia, che oggi è come la nave che nella tempesta non ha timone. Gli italiani guardano a voi, i vostri devoti vi attendono. Per solo ricordo, Comandante, i vostri ordini furono sempre eseguiti da pochi fedelissimi come forse non vi sfugge l’ordine che mi deste il 18 marzo 1922, quando fui catturato con gli altri quattro fedelissimi, Belhia, Carpinelli, Viola, Duodero, e d’Anna, da dove salimmo il Calvario per voi che sempre giustamente avete ordinato e credo vorrete ancora ordinare in questo momento così terribile per l’Italia nostra. Il fedelissimo Murolo Ezio. Via Eletto Starace 7, Napoli.
Senza data
Comandante, Due dei migliori legionari, Ingegnere tenente Nunziante Gregorio e tenente Avvocato Vito Nunziante, nipoti del Maggiore Nunziante, Comandante dell’ottavo reparto, sono stati incarcerati per sospetti di propaganda antifascista e deferiti al tribunale speciale. Sono già tre mesi che essi soffrono la mancanza di libertà, l’affetto della famiglia e degli amici di Fiume. Io, sicuro e convinto della loro innocenza e della vostra ascendenza sul presidente Pristini, domando da legionario di tutte le ore, di tutti i pericoli vissuti, sofferti e sorpassati, ricordandovi i vostri ordini eseguiti sempre con puntualità, meno uno, quello di Buccari, ché, col povero Nicola, fummo traditi e circondati da una schiera di Zanelliani e dopo cruenta lotta ci ridussero in fin di vita, e con pochi feriti da parte loro, fatti dal mio affilatissimo pugnale. Rimasi per sei mesi nella fortezza di Ogulin, di dove mi liberò Alessandro di Serbia per intervento del fratello Giorgio Karageorgevich, salvato da me in Albania nel 1919. Comandante, per tutto quello che diedi alla Patria, tra guerra, Fiume e Italia, non ho mai chiesto niente a nessuno; solo adesso chiedo a voi l’intervento per questi due carissimi compagni di armi, di Fiume e di studi: primo, perché sono convinto della loro innocenza, secondo perché sono due purissime figure della nostra arma. Il tenente Gregorio prese posto nelle cinque giornate dell’assalto del Marsala a Zara. In attesa sempre di vostri ordini nella speranza che esaudiate questa mia preghiera, attendo fiducioso. Vostro devoto. Ezio Murolo, Cardito, Napoli.
Ps: nello scrivere Cardito ho pensato che voi certamente conoscete il luogo per i latticini che qui si producono e mi sembra offesa non inviarvene una latta campione, (prodotti miei). Se, come credo, saranno di vostro gusto, mi informerete che penserò a non farveli mai mancare. Devotissimo Murolo Ezio.
1937
Gentilissimo Signor Maroni. Precedentemente scrivemmo pure al comandante On. le D’Annunzio e ci pregiamo rivolgerci anche a lei, perché Ezio così ci ha raccomandato all’atto di partire; la sua bontà d’animo e la sua autorevole persona può rendergli giustizia per la sua innocenza. Ezio Murolo, che certamente conoscerà bene per essere stato prigioniero a Zagabria (come da fotografia che alleghiamo) per eseguire allora gli ordini del comandante On. le D’Annunzio; il 20 aprile u.s. egli fu fermato a Caivano e tradotto al carcere di Napoli con accuse che nemmeno lui conosce ed il 29 aprile stesso la commissione alla R. Questura di Napoli lo condannò al confino per cinque anni, per cui il sette maggio Ezio avanzò ricorso alla commissione generale di Roma e stamane, dopo 14 giorni di dolorosa permanenza al carcere di Napoli, è partito per le isole Tremiti. A prescindere dal dolore per essere stato confinato innocentemente, poiché anche a noi racconta che egli non si interessava più di politica da molti anni, lo abbiamo visto partire addoloratissimo e per giunta ammalato ed è perciò che ci affrettiamo a scriverle affinché voglia benevolmente ed umanitariamente compenetrarsi delle sue tristi condizioni morali e fisiche onde possa assurgere la sua innocenza e quindi essere prosciolto dal confino. Nessuno meglio di lei e del Comandante D’Annunzio può conoscere il valore di Ezio nella guerra europea, a Fiume e per il Fascismo; per quest’ultimo basti accennare che nel 1919 da solo ed in presenza dei testimoni S. E. Italo Balbo, medaglia d’oro Capitano Ernesto Cabruna ed altri, a Ferrara tolse da solo la bandiera rossa che sventolava sul castello della città; e nel 1920 distrusse a Napoli (alla via Cavone a Piazza Dante) il circolo comunista dei Misiani. Non è iscritto al Partito Fascista poiché per una condanna erroneamente segnata al suo casellario penale non poteva essere iscritto. Ora sono in corso le pratiche per il cancellamento al casellario stesso. Le saremmo oltremodo grate se volesse usarci la cortesia di fare intervenire pure il Comandante On. le D’Annunzio, con cortese sollecitudine, onde aiutare Ezio che è oltremodo addolorato e malato, avendo lasciato noi donne sole nello strazio e nel dolore. Sicure che la loro intercessione sarà per noi esaudita, in attesa la ringraziamo anticipatamente e la ossequiamo assieme al Comandante. Napoli 13 Giugno 1937. Obbligatissime, la madre Antonietta di Micco vedova Murolo, la moglie Assunta Murolo. Piazza Garibaldi, 26 Napoli.
Senza data
Ill.mo Signor Comm. [Maroni]
Sono Assunta Murolo –Del Gaito, moglie di Ezio Murolo. Già feci appello al suo buon cuore, inviando una fotografia e ricordando la prigionia di Zagabria. Mi rivolgo a Lei per la seconda volta, in seguito ad insistenti preghiere di mio marito. Egli ricorda il Corso Allievi Ufficiale fatto assieme, e conserva per Lei sviscerato affetto fraterno. Pensa che in questo momento della sua grave disgrazia nessuno più di Lei potrebbe aiutarlo ed è sicuro che il suo autorevole intervento basterebbe a distruggere la vile ed infame calunnia che lo ha colpito. Mio marito viveva da oltre dieci anni gestendo una industria bufalina, e non pensava che ai suoi affari, e l’unico pensiero suo era l’attaccamento alla famiglia. Lontano dalla politica, lontano da qualsiasi intrigo privato, è stato sospettato di irrequietezza dai preposti dell’ordine Pubblico, solo perché si concedeva qualche viaggio aereo, con biglietti di favore offertigli dal suo amico [Umberto] Klinger, presidente dell’Ala Littoria. Le ragioni del perché mio marito è confinato non esistono; egli si trova a San Nicola di Tremiti, in provincia di Foggia e soffre maledettamente quella ingiusta prigionia. In ogni sua lettera si raccomanda di scrivere a Lei, giudicato per la sua magnanimità il suo benefattore. Lei conosce quanto egli abbia meritato la stima del Comandante, per la sua audacia, per i suoi sentimenti altamente patriottici, durante il periodo fiumano. Il suo intervento verrebbe a completare una pratica già iniziata, favorevole a lui, e che mira ad ottenere il proscioglimento e far trionfare la sua innocenza. Dall’onorevole Ministro degli Interni, sono state chieste informazioni allo scopo di conoscere i precedenti di mio marito. Ci è stato assicurato (e non poteva essere diversamente) che si è riferito in modo lusinghiero nei suoi riguardi; ma egli, che è lontano e queste cose le ignora, non fa che pensare a Lei, dicendo che una sua parola vale più di qualsiasi altra informazione, ed otterrebbe certamente il risultato di far trionfare la giustizia. Con stima ed osservanza, Vostra Assunta Murolo del Gairo, Caivano (Napoli), via principessa di Piemonte, 47.
Fonti e bibliografia
- Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie corrispondenze, cartella 3023 «Ezio Murolo», docc. 5 / cc. 8, «Biglietto; lettere; fotografia. Fascicolo nominativo. Cartella 26 MINA-MUZZ; segnalazione di enti e persone rilevanti nel contenuto del fascicolo; Associazione nazionale Tubercolotici di guerra, Trieste; Ufficio Propaganda e pubblicità dell’Italia Nova, Roma 1921 – 1937, anche senza data».
- Ernesto Cabruna, Fiume: 10 gennaio 1921-23 marzo 1922, Tip. Zizzini, Montegiorgio 1932.
- Tomaso Cartosio e Domenico Ludovico, Vita eroica di Ernesto Cabruna, Ufficio storico aeronautica militare, Roma 1972.
- Silvano Fasulo e Giuseppe Aragno, Storia vissuta del socialismo napolitano (1896-1951), Bulzoni, Roma 1991.
- Elena Ledda (a cura di), Carteggio inedito D'Annunzio-Cabruna, Fondazione del Vittoriale degli Italiani, Gardone Riviera 1981.
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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]
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