Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania
di Alessio Maceroli
Nacque a Mondragone (Caserta) il 14/09/1900 da Antonio e Petronilla Pagliaro. Dopo una giovinezza travagliata a causa della prematura perdita dei genitori combatté in Trentino nel 1918 e l’anno successivo si arruolò come volontario a Fiume, ove prese parte, nella prima sezione dell'artiglieria d’assalto della brigata "Giovanni Randaccio", ai drammatici eventi dei cinque giorni del "Natale di sangue", lottando con coraggio e abnegazione, distinguendosi per aver tirato più proiettili spontaneamente, con l’elogio del maggiore degli arditi Pietro Paolo Vagliasindi e l’acclamazione dei compagni, contro la nave da battaglia della Regia Marina italiana "Andrea Doria" che, insieme alla nave gemella "Caio Duilio", partecipò all'assedio e al bombardamento della città.
Al ritorno dal fronte, nella nuova vita da civile, coniugato con Antonietta Giulione e con quattro figli a carico, si dibatté tra molte ristrettezze economiche, subendo per vecchi rancori familiari le angherie del podestà e segretario politico del fascio di Mondragone Giovanni Schiappa, e venendo accusato di porto abusivo di armi e furto, reati di cui si dichiarò sempre innocente, pur subendone la pena presto amnistiata dal Re Vittorio Emanuele III. Furono anni di povertà e grave disagio, in cui cercò di guadagnarsi da vivere onestamente prima come sensale nella compravendita dei cereali, poi come operaio in campagna e colono. Successivamente, previa regolare autorizzazione e associato alla Federazione nazionale dei trasporti terrestri e della navigazione interna, lavorò per due mesi l’anno anche come facchino presso lo scalo ferroviario di Mondragone-Falciano del Massico, sopportando le prepotenze e le intimidazioni dei lavoratori abusivi e senza alcun intervento da parte delle autorità. Alternando periodi di disoccupazione e il lavoro da precario, fu anche sofferente per una malattia allo stomaco contratta durante l’impresa fiumana e per alleviare una situazione di grave e perdurante indigenza supplicò l’ex Comandante D’Annunzio, con commossa nostalgia, di raccomandarlo per un posto di lavoro nell'industria conserviera "Cirio" o nelle zone di bonifica in località Pantano. In precedenza, "con sofferto rimpianto", aveva rinunciato ad iscriversi alle organizzazioni di regime e a far parte del Partito nazionale fascista, adducendo motivazioni di sostentamento domestico, e di conseguenza gli risultava difficile ottenere un'occupazione stabile. Tuttavia la nostalgia per il tempo eroico della milizia fiumana lo spinse nel 1935, all’inizio della campagna d'Etiopia, a fare domanda al Ministero della Guerra per partire di nuovo volontario, ma senza alcun esito, e infine a rivolgere un accorato appello a D’Annunzio, perorando l’iscrizione al Partito nazionale fascista, con la speranza di andare poi in Africa Orientale, pronto a qualsiasi evenienza. Da qui in avanti non se ne hanno notizie certe. Morì a Mondragone il 1° giugno 1993.
Fonti e bibliografia
- Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie legionari, cartella 75/5163 «Achille La Torre».
- Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie corrispondenze, cartella «Achille La Torre».
- Comune di Mondragone, Ufficio di Stato Civile.
- Et alii, La marina italiana nella grande guerra, Vallecchi, Firenze 1935.
- Giordano Bruno Guerri, Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione, Mondadori, Milano 2019.
- Mario Isnenghi, Il mito delle Grande Guerra, Il Mulino, Bologna 2002.
- Nicola Labanca, La guerra d'Etiopia (1935-1941), Il Mulino, Bologna 2015.
- Antonio Pennacchi, Fascio e martello: viaggio per le città del Duce, Laterza, Roma-Bari 2010.
- Peter Tompkins, Dalle carte segrete del Duce: momenti e protagonisti dell'Italia fascista nei National Archives di Washington, Il Saggiatore, Milano 2010.
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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]
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Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3901238
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