Graziosi, Donato

Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania

di Angelantonio Marcello

Nacque a Sturno (Avellino) il 24 agosto 1899 da Rosario e Carmela Genua. Di professione contadino, si arruolò come militare di leva nella Settima Compagnia del Battaglione “Regina Margherita” il 19 giugno 1919. Come riportato dall’Ufficio Stralcio Milizie Fiumane, partecipò ai combattimenti del cosiddetto “Natale di Sangue” per poi essere congedato il 19 gennaio del 1921. Fervente fascista, allo scoppio della guerra d’Etiopia il Graziosi scrisse una lettera, datata 31 ottobre 1935 e probabilmente indirizzata a Gabriele D’Annunzio, in cui, dichiarandosi «devoto legionario», chiedeva in maniera accorata di poter «servire la nostra Patria, in questo grave e difficile periodo storico che volge» poiché «anche egli è pronto ad offrire il suo braccio per difendere i sacrosanti diritti della Patria». Questa sua volontà era tuttavia impedita da due «gravi ostacoli», ovvero l’età anagrafica (avendo superato il limite d’età per l’arruolamento) e la «chiusura delle domande per la Divisione Tevere», la divisione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale impiegata per la campagna d’Etiopia. Per questi motivi Graziosi, appellandosi alla «alta ed autorevole personalità» del destinatario, pregava di trovare «ogni mezzo, quale che sia, affinché la sua domanda di volontario» fosse «facilmente accolta […] dalle competenti autorità». Un ulteriore problema rappresentò per lui la «mancata qualifica di squadrista» e per questo l’11 luglio del 1940 richiese al podestà di Fiume l’estratto dei legionari fiumani, poiché a seguito del terremoto del Vulture del 1930 aveva smarrito sia la tessera che il brevetto della Medaglia Commemorativa di Ronchi. A tal fine il Nostro il 28 luglio 1940 si rivolse anche all’Ufficio stralcio Milizia Fiumana per chiedere l’indirizzo del cap. Arcangelo Tedeschi, comandante del suo reparto, il quale avrebbe dovuto produrre una dichiarazione che confermasse il servizio prestato dal Graziosi nelle file dei legionari, necessaria per il riconoscimento dello status di fascista in mancanza di altra documentazione come ebbe a dichiarare l’Ufficio dell’Associazione Nazionale Combattenti. Dichiarazione che, al 21 dicembre del 1941, il capitano (oramai divenuto maggiore) Agazzino ancora non aveva trasmesso. Nonostante questo, il capo dell’Ufficio stralcio Aldrighetti rassicurò l’ex legionario che avrebbe prodotto lo stesso la documentazione richiesta, la quale pervenne al diretto interessato il 25 febbraio 1941. Dal foglio matricolare emesso il 5 ottobre 1940, emergono alcuni dati personali e circa la sua partecipazione alla Prima guerra mondiale. Alto 1,59 m, di naso grosso, di colorito roseo e di professione conducente, fu congedato durante l’11 maggio del 1917. Richiamato in servizio nel 10^ Reggimento di Fanteria il 15 giugno successivo, venne mandato per trenta giorni in convalescenza causa malattia per essere poi reintegrato il 19 novembre 1917. Fatto prigioniero dal nemico il 12 giugno del 1918, fu liberato il 5 novembre dello stesso anno venendo poi nominato sergente il 7 novembre del 1919. Richiamato nel 1940 presso l’Ufficio Censura Postelegrafica e Telegrafica di Avellino, fu ricollocato in congedo illimitato il 4 settembre.

Fonti e bibliografia

  • Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie legionari, cartella 5144 «Graziosi Donato».
  • Angelo Del Boca, Le guerre coloniali del fascismo, Mondolibri, Milano 2009.
  • Giordano Bruno Guerri, D’Annunzio l’amante guerriero, Mondadori, Milano 2008.
  • Giordano Bruno Guerri, Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione, Mondadori, Milano 2019.

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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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Storia della Campania. Risorse in rete per la storia del territorio e del patrimonio culturale
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3901238

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