Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania
di Camillo Contenti
Nacque a Laurino (Salerno) il 4 ottobre 1899 da Pasquale ed Elena Vecchio. Successivamente la famiglia si trasferì nella vicina Stio Cilento, ove Giovanni trascorse gran parte della sua esistenza.
Arruolato nell’esercito come militare di leva, disertava dal 73mo reggimento fanteria per raggiungere Fiume dove, il 14 febbraio 1920, si arruolò nelle forze armate della autoproclamata Reggenza italiana del Carnaro allo scopo di difendere la città dalle mire sloveno-serbo-croate, prestando servizio nell’ ottavo reparto d’assalto, 2° plotone mitraglieri, sotto il comando del maggiore Giuseppe Nunziante.
Le proteste popolari contro le decisioni stabilite dal trattato di Rapallo del 12 novembre 1920, che proclamò Fiume stato libero e indipendente, sottraendolo così alla auspicata sovranità italiana, determinarono, la notte del 21 dicembre 1920, la proclamazione di guerra da parte dell’esercito legionario.
Le truppe regolari attaccarono alla vigilia di Natale e ne seguirono cinque giorni di duri scontri tra gli arditi e l’esercito comandato dal generale Enrico Caviglia, inviato da Giolitti per porre fine all’occupazione dei ‘ribelli’, non più tollerabile alle potenze europee e al nostro moribondo Stato liberale.
Giovanni Di Gorga partecipò ai combattimenti del Natale di sangue avvenuti nei pressi della caserma Diaz, in direzione di Valscurigne, ove il nemico tentò un massiccio sfondamento, prontamente rigettato dal valore delle forze legionarie poste a difesa della posizione.
Per l’attività svolta durante i combattimenti, a firma del suo comandante, ricevette tre attestati di encomi di ottimo ardito che ne evidenziavano l’intelligenza, l’onesta e il patriottismo.
Inviato in congedo da Fiume il 6 gennaio 1921, riscuotendo il relativo premio di lire 500, si ritirò nella sua Stio Cilento, ove svolse l’incarico di cantoniere provinciale.
L’8 settembre del 1936 Giovanni inviò, nella sua dimora di Gardone Riviera, una lettera al suo ‘Invitto’ comandante Gabriele d’Annunzio chiedendogli di aiutarlo ad essere scelto come capo cantoniere, visto che, a suo dire, 223 lire al mese erano insufficienti a mantenere la famiglia.
Con missiva datata 14 febbraio 1940 indirizzata all’Associazione Nazionale Combattenti, federazione di Fiume, il Di Gorga chiese l’invio della meritata medaglia commemorativa della Marcia di Ronchi, istituita a perenne ricordo dell’impresa. Solo l’11 maggio del 1943 il capo dell’Ufficio stralcio delle milizie fiumane Manlio Verde Aldrighetti, ricevuti i documenti richiesti (tesserino di riconoscimento, copia conforme del brevetto della Marcia di Ronchi, i tre attestati di encomi) comprovanti la partecipazione al Natale di sangue, comunicava che la pratica era stata decisa favorevolmente e, per l’invio, erano necessarie le sole firme di rito del momentaneamente assente Nino Host Venturi, ex Rettore della difesa nazionale del governo provvisorio di Fiume durante il periodo della suddetta Reggenza italiana del Carnaro. Nulla possiamo sapere circa un eventuale intervento dell’illustre destinatario della missiva del 1936, ma sta di fatto che il Di Gorga, nella scheda dei dati statistici compilata il 3 maggio 1943 dall’Associazione Nazionale combattenti, risulta svolgere la tanto agognata professione di Capo cantoniere provinciale.
Fonti e bibliografia
- Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie legionari, pratiche non definite, cartella «Giovanni Di Gorga».
- Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie corrispondenza,, cartella «Giovanni Di Gorga».
- Federico Carlo Simonelli, D'Annunzio e il mito di Fiume. Riti, simboli, narrazioni, Pacini Fazzi Editore, Lucca 2021.
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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]
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Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3901238
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