Bianco, Vincenzo

Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania

di Angela Antonucci

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Dagli Archivi del Vittoriale degli Italiani emergono due fotografie d’epoca e due lettere manoscritte. Tutte si riferiscono a Vincenzo Bianco, originario di Cervinara (Avellino), giovanotto di media corporatura e di piacevole presenza, dal viso sincero e dallo sguardo speranzoso. Nella prima immagine lo vediamo solitario in divisa da militare; sul retro troviamo annotate queste parole: «A Gabriele D’Annunzio con l’immagine adorata del fratello ora lontano, la speranza di Filomena Bianco». La seconda foto (che, sul margine sinistro, reca la scritta "Fiume d'Italia, 21 febbraio 1920") ritrae Vincenzo Bianco in un gruppo di ventinove soldati, dopo un lauto banchetto. Le lettere, invece, lasciano emergere una storia commovente. La prima (datata 8 novembre 1922) è scritta a Buenos Aires, da Vincenzo Bianco al proprio padre: si lamenta della sua cattiva sorte, che lo spinge a dare vita a pensieri disperati. La seconda, risalente a poco meno di un mese dopo, è della sorella di Vincenzo, Filomena, la quale si rivolge direttamente all’attenzione di Gabriele D’Annunzio: è preoccupata per la sorte del fratello e cerca aiuto.

a)

Buenos Aires, 8 novembre 1922

Carissimo padre,
rispondo con ritardo alla vostra del 5 novembre perché credevo potervi comunicare, con la presente, qualche buona nuova, ma il mio triste destino, fatalmente, si compie. Ho cercato dappertutto per ottenere lavoro, con delle buonissime raccomandazioni, ma nulla ho ottenuto; molte promesse, niente lavoro. Ed intanto, ogni giorno diventa sempre più critica la mia situazione, più triste la vita.
Dallo zio Giovanni del Nord America non ho ricevuta risposta alcuna, sebbene gli abbia già inviate tre lettere. Vivo, direi quasi, di elemosine. Per mangiare mi arrangio alla meglio, e per dormire mi adatto su un divano offertomi gentilmente da un signore italiano, nel suo proprio ufficio.
Domani tengo un’ultima speranza, e cioè quella di poter entrare a lavorare per una compagnia tedesca di elettricità. Fallita che fosse anche questa, mi rivolgerò allo zio, pregandolo di pagarmi il viaggio per il ritorno, e credo che non si rifiuterà. Se tutto andrà male, non so che cosa sarò capace di fare, ma se il mio sacrificio si dovesse compiere, con me verrebbe anche colei che ne tiene la colpa: la zia.
Per me non vi preoccupate, fate come se io non fossi mai esistito, perché mi convinco che la mia esistenza si sta rendendo inutile.
Credevo potervi aiutare, perciò mi avventurai in queste lontane terre, ma siccome le avventure non riescono tutte allo scopo, aspettate fra breve il risultato della mia. Non voglio che voi facciate ancora dei debiti per me, perciò niente da voi voglio, per ciò che riguarda il viaggio.
I nostri compaesani, Antonello e l’altro, partirono per Rosario, e fino ad oggi non mi hanno scritto, sicché non vi posso dare loro notizie. Mi dispiace che la zia Carmela sia stata ammalata, credo che sarà già guarita, glielo auguro. Non altro. Ricevete infiniti saluti, unitamente a tutti di famiglia. Affezionato figlio Vincenzo
P.S. Appena troverò lavoro, vi scriverò. Infiniti saluti a zio Antonio, a zia Agnese e a Camilla.

b)

Cervinara, 6 dicembre 1922

Comandante! Non so chiamarla che così, come voleva mio fratello, Vincenzo Bianco, legionario di Fiume. Egli, avendo trovate chiuse le porte degl’impieghi, partì, nove mesi orsono, per Buenos Aires, dove credeva trovare ospitalità presso lo zio Clemente Mauro (Superi, 2620 – Belgrano) il quale più volte gli aveva promesso di trovargli lavoro. Trovò invece gelida accoglienza dalla zia, la quale lo abbandonò al suo destino. E così il mio povero fratello si è distrutto nelle vane ricerche di una occupazione, con la speranza di poter soccorrere la famiglia nostra! Pare impossibile! Non ha trovato ancora lavoro! Come si rileva dall’ultima lettera diretta a mio padre, quasi demente per tanta sventura. Invio a Lei, questa lettera che ho stretto sul cuore con tenerezza struggente ed angosciata.
Io sono la sorella maggiore, ma sono anche la mamma, perché nostra madre morì, lasciandomi tanti piccoli, tanti doveri, tanto amore da cercare in me, per sacrificarmi, per sostenere la famiglia. Nel buio della disperazione è passato, come luce improvvisa, il suo nome. Comandante! Che posso io, oltre al mio pianto, oltre al mio tormento, oltre alla mia implorazione? Ella può tutto! La sua memoria sublime che tutte le immagini accoglie e serba in un ardente affetto. unico e gentile, non avrà dimenticata la adorata figura di fanciullo del mio adorato fratello, ora così lontano e dolente.
Affido a lei, Comandante, il segreto del mio sgomento, la trepidazione dei miei dubbi, e la prego di richiamare in Italia, col più rapido mezzo, il suo legionario di Fiume, fedele al sogno della sua giovinezza, ed ora così rinnegato dalla sorte. Egli, prima di partire, mi lasciò in ricordo la stella d’oro con l’aquila, unico gioiello che porto attaccato al collo. La fotografia che le invio mi sembra un dolce e lieto presagio fra tante amarezze. Mio fratello è con lei, come a Fiume. Soltanto io piango nella solitudine e, in giustizia, attendo il suo gesto.

Filomena Bianco, di Raffaele, Cervinara (Avellino)

Fonti

  • Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie corrispondenze, cartella 473 «Bianco Vincenzo», docc. 4 / cc. 4, «lettere, fotografie, fascicolo nominativo, cartella 4 BEAN-BLOO 1920 - 1922».

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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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Storia della Campania. Risorse in rete per la storia del territorio e del patrimonio culturale
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3901238

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