Ammaturo, Antonio

Dizionario biografico dei legionari fiumani provenienti dalla Campania

di Camillo Contenti

Nacque a Contrada, mandamento di Avellino, il 3 agosto 1898 da Angelo e Costantina Orienzo.

Allievo volontario della Real Guardia di Finanza, fece parte della 30ma compagnia autonoma, ottavo distaccamento di Fiume, dal 12 settembre 1919 al 18 ottobre 1920.
L’11 maggio 1935 Ammaturo trasmise all’Associazione Nazionale Combattenti, sezione di Fiume, i documenti necessari per il rilascio del foglio di congedo fiumano e della dichiarazione integrativa, accludendo il foglio matricolare e la dichiarazione dell’allora capitano Filippo Sepe, suo comandante, che attestava di averlo avuto alle sue dipendenze dal 28 gennaio 1919 al 18 ottobre 1920, data del suo congedo da finanziere. Essendo stata messa in discussione la sua permanenza, oltre tale data, sul territorio della Autoproclamata Reggenza italiana del Carnaro comunicò che questa si protrasse sino al gennaio 1921 e che percepì regolarmente gli assegni dal Comando legionario, allegando i nominativi di alcuni ufficiali che avrebbero potuto provare tale presenza.
Il 18 maggio 1935 l’Ufficio stralcio delle milizie fiumane, a firma di Manlio Verde Aldrighetti, rese noto che le domande inoltrate dai legionari della 30ma Compagnia Autonoma, in quel periodo di tempo dislocati a Fiume, non potevano essere prese in considerazione in quanto essi non furono mai dichiarati disertori e continuarono a percepire regolarmente il ‘soldo’ dai loro Comandi. Si trovarono a Fiume, si legge nel documento, nel periodo dell’occupazione dannunziana per ragioni di servizio e qui prestarono indubbiamente lodevolissima ed encomiabile opera ma, seppur più volte elogiati dallo stesso Comandante Gabriele D’Annunzio (che dedicò loro, quale riconoscimento del valore militare dimostrato il motto "Nec Recisa Recedit") non poterono essere considerati disertori in quanto il Comando del Distretto eccepiva che mai si erano allontanati dai loro reparti.
Invitato il generale Filippo Sepe a fornire ragguagli sulla vicenda, la risposta non si fece molto attendere. L’alto ufficiale, con missiva datata 5 giugno del ’35 indirizzata all’Associazione Nazionale Combattenti, ufficio Stralcio di Fiume del Carnaro, dichiarò che la 30ma Compagnia prestò il giuramento di adesione al nuovo Comando della Città e ciò pose i finanzieri nello status di truppe ribelli per cui furono di fatto e di diritto partecipi all’evento e quindi legionari. Non furono dichiarati disertori in quanto il bando del Generale Asclepia Gandolfo (ufficiale del Regio Esercito posto in ausiliaria dal Governo Nitti in quanto si rifiutò di far sparare dalle sue truppe sui legionari), invitante i militari trovantisi in Fiume a rientrare nei loro alloggiamenti altrimenti sarebbero stati dichiarati disertori e ribelli, certamente non li contemplava poiché non ne potevano eseguire l’ordine, non essendosene mai allontanati. Per tal motivo, in totale accordo con il Generale Castelli, si adoperarono di servire meglio la causa fiumana, operando come truppe d’ordine, pienamente organizzate ed inquadrate, con libertà d’azione dentro e fuori frontiera e, oltretutto, senza gravare sul magro bilancio fiumano. Furono considerate dalle autorità straniere truppe italiane a Fiume per missione speciale con emolumenti gravanti sul Bilancio dello Stato italiano. Tale situazione vedeva accordati D’Annunzio e il colonnello delle Fiamme Gialle Laria il quale, in virtù di tale patto, ebbe subito il Brevetto e, a suo tempo, la medaglia di Ronchi. Concluse così Sepi: "Stimo pertanto opera di giustizia e di riparazione altamente meritoria il far pervenire a tutti i finanzieri legionari il foglio di congedo fiumano".

Finalmente, il 23 giugno del ’35, Antonio Ammaturo, riuscì ad ottenere l’agognato foglio di congedo fiumano corredato dalla dichiarazione integrativa comprovante il servizio prestato a Fiume nelle ardimentose milizie legionarie.

Fonti

  • Gardone Riviera (BS), Archivi del Vittoriale degli Italiani, Archivio Fiumano, serie legionari, pratiche definite, cartella 18/ 1419 «Antonio Ammaturo».

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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241686 | DOI 10.5281/zenodo.3901238

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